Voci di Pace 4
***
Milanocosa cura questa rassegna di Voci che vogliono testimoniare, senza retorica e schieramenti di tifoserie acritiche, il bisogno di creare un’altra prospettiva umana rispetto alle derive sempre più gravi dell’orizzonte internazionale, in cui appare senza alternative uno stato di guerra assoluta (come definita da Cacciari), di distruzione totale dell’avversario, con logiche imperiali e sbocchi di terza guerra mondiale, che rendono patetico il sogno e bisogno umano di relegare nel macero della Storia la cultura di guerra per la cultura di Pace di una Fenice Resistente.
Sono testi di dolore condiviso e ricerca di pensiero critico, che non vogliono farsi ridurre al silenzio indifferente e connivente di gran parte del circo mediatico. Testi che continuano a interrogare il male e i responsabili di scempi e degradi, per riaffermare con forza la necessità di ritrovare il senso perduto dell’alternativa storica e vitale di restare umani!
I testi, in versi, in prosa, o in immagini, verranno diffusi con aggiornamenti aperiodici.
Redazione Milanocosa
(Adam Vaccaro, Lugi Cannillo, Laura Cantelmo)
***
Testi di Lucia Guidorizzi, Laura Cantelmo, Paolo Gera,
Sandro Pecchiari, Adam Vaccaro
Report a cura di Laura Cantelmo, sugli eccidi in corso a GAZA
***
LUCIA GUIDORIZZI
(Venezia)
VORTICE OSCURO
Due serpi dormivano
Intrecciate tra le pietre
Della tomba di Ciro il Grande
A Pasargadae
Questo solve e coagula del tempo
Si manifesta in un vortice oscuro
Che genera i fantasmi
Della storia e della civiltà
Oggi spoglie digitali
Fioccano neve di pixel
Cha sfarfalleggia
Emozioni indotte
Una ridda di opinioni
Dibattiti e contrasti
Dilania questi giorni
Rancorosi e inerti
Mentre la peronospera
Delle ideologie intacca
Pensieri parole ed opere
Corvi e avvoltoi
Prevedono gli eventi
Volando sopra gli eserciti
In attesa del banchetto
Popoli in fuga
Da quel giardino nero
In cui si allungano le ombre
Vanno per sentieri di fango
Anelando a quel punto
Estremo
Dove si celebra
Il tramonto del sole
In Occidente
***
LAURA CANTELMO
(Milano)
Ad occhi aperti
Come governare il fuoco distruttore
come salvarsi dove non c’è salvezza?
La Storia è uscita fuori di noi e ci cavalca
il cuore non conosce più la pena, tanto
grave è la mattanza che si apriranno scuole
per ricordare che un tempo ci fu pietà
per il dolore sparso, per le viscere rubate
agli innocenti, per i penitenti.
Non servono racconti, serve chiudere le porte
del presente e ricreare il mondo dai campi
della morte, dai tunnel di Gaza , dagli ospedali
dove tra le candele urlano i feriti, dal suo infinito
martirio.
Serve riaccendere il sole che si è spento
e scovare la luna che le fiamme hanno annerito.
Serve distinguere i veri giusti dai dannati.
Attrezziamoci, dunque, benché prostrati.
Ci vorrà amore per la terra e rispetto per gli umani
ci vorrà amore, se non è già morto. Ci vorrà
un nuovo plenilunio quando il cielo sarà
risorto anche di notte per gli innamorati
nei loro letti stanchi, per i replicanti,
per i bimbi che temono il buio della notte
e ad occhi aperti attendono un mattino
di bellezza, un giardino comune tra le case
per tornare a raccontare.
Se questa è vita.
***
PAOLO GERA
(Genova)
LA STRADA DI SOTTO
Prima di entrare, a fondo mi pungo un dito.
Seguendo a ritroso le gocce di sangue
ritroverò l’uscita.
Ho spento lo smartphone
perché il Minotauro legge i messaggi
e a ogni vibrazione inarca le corna, lo zoccolo scalpita.
Dov’è lo splendore degli ori?
Labirinto è ammasso di macerie:
a stento riconosco un tracciato,
i sentieri devo riprendere
salendo su muri crollati e intonaci a pezzi.
Ringhiere contorte, vetri infranti, lamiere esplose
fiancheggiano il duro cammino.
Dov’è il mio nemico?
Il centro: un cratere di bomba e un minion bruciato.
Intorno solo distesa devastata dove l’occhio arriva.
Voglio tornare.
Le stille versate si sono confuse: il sangue degli altri,
fresco ancora sui viali, ha ricoperto il ritorno.
Perduto.
Scavo, sprofondo, trovo i morti:
una bambina sepolta mi dice la strada di sotto.
(da Poesie per Recaptcha, Oèdipus, 2018)
*
e dopo l’esplosione raccolgo le parole scagliate più lontane
le residuali, le mutili, le parole rintronate che hanno perso memoria
le morte intatte, i tronconi rigirati che ancora gemono e segnano
e a mano nuda afferro tutte intorno, gli spenti bolidi, i cadaveri rigidi
e a starci attento la minutaglia, il vocabolo fine
con cura e devozione tutte allineo e parteggio.
La cosa complicata è là al centro come sempre
l’ammasso, l’intrico, la maceria caduta una sull’altra,
il senso nascosto e ferito, il fiato mancato e l’appena percepito.
Occorre allora delicato che io prenda un morto fra le dita
e con la punta faccia balzare la parola caduta
in un riscatto funambolico d’aria
che alla morta e alla ferita in partecipazione riporti la vita
una dopo l’altra ogni parola fino alla più schiacciata e nascosta là sotto
un vocabolo congiuntivo, e, che da lì comincia questo shangai poesia
(da Ricerche poetiche, puntoacapo, 2021)
***
SANDRO PECCHIARI
(Trieste)
GUERRA
Rovi sui roseti
anni come braccia sollevate
-non avvicinarti –
Il cancello divelto
un pentagramma
di pallottole
sull’erba di cicale
Era casa, no?
Ripartono i cuculi
a mezzotono
una luna esplosa qua
un bimbo rotto là
Vivremo tutti?
*
FRATELLI
Plasmando nessuna parola
cammino guardo abbraccio
te
con tenerezza
Ti ricorderò cosi
un gatto all’erta
un attimo prima
dell’esplosione tra di noi
bruciandoci i vestiti
divorandoci a vicenda
per brama di dissolverci
***
ADAM VACCARO
Natale tra qui e Gaza
C’è festa ovunque qui – qui tra
mafie bande multicolori scippi e
allegre babygang di spacci e porte
sfondate – tra sfavillanti addobbi e
alberi-bugia del solito Natale che fa
tanto bene al cuore e all’adipe ben al
caldo affamato nel soggiorno illuminato
da belle bollette attese al varco nel gelido
gennaio – mentre incalzano serie di offerte
da sogno a soli ics virgola novantanove – per
ché nessuno nessuno pensi a scie di ignominie
eccidi di macellai che continuano continuano su
questo Paese ridotto a Striscia ricolma di sangue! –
ci pensi un po’ coglione a due passi dal tuo cesso?
15 dicembre 2023
***
REPORT A CURA DI LAURA CANTELMO
Un viaggio nell’orrore. La situazione di Gaza.
———- Forwarded message ———
Da: info <info@parallelopalestina.it>
Date: lun 11 dic 2023, 20:17
Subject: All’interno di un ospedale nel sud di Gaza: bambini orfani urlanti, bambini amputati e il fetore della carne in decomposizione
To: parallelo palestina <parallelopalestina@parallelopalestina.it>
di Bel Trew,
Independent, 9 dicembre 2023.
Mentre Israele espande il suo assalto di terra a Khan Younis, un chirurgo dell’Ospedale Europeo della città descrive il disperato tentativo di curare un flusso incessante di bambini feriti mentre le scorte critiche si esauriscono.
Un bambino gravemente ustionato che chiama la madre senza sapere che è morta – e che urla perché i medici non hanno abbastanza antidolorifici per alleviare le sue sofferenze. Un bambino di otto anni il cui cervello è esposto a causa di un bombardamento che ha danneggiato parti del cranio. Un’adolescente a cui è stato rimosso chirurgicamente l’occhio, perché ha tutte le ossa del viso spappolate. Un bambino di tre anni con doppia amputazione, i cui arti mozzati sono disposti in una scatola rosa accanto a lui.
E sullo sfondo c’è il fetore della carne in decomposizione, mentre i vermi “strisciano fuori da ferite non curate”.
Questa è la realtà quotidiana dell’Ospedale Europeo di Khan Younis, nella parte meridionale della città di Gaza, secondo la descrizione del veterano chirurgo di guerra britannico Tom Potokar, che lavora per il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR).
Mentre le Nazioni Unite avvertono che la situazione umanitaria a Gaza è “apocalittica”, l’esercito israeliano ha esteso una feroce campagna di terra dal nord al sud del territorio assediato, dove si stima che siano sfollati 1,9 milioni di palestinesi.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha giurato di continuare la guerra fino a quando l’esercito non avrà distrutto Hamas, che gestisce la Striscia e che il 7 ottobre ha lanciato un attacco mortale nel sud di Israele in cui sono state uccise 1.200 persone e altre 240 sono state prese in ostaggio.
Israele ha lanciato il più pesante bombardamento aereo di Gaza dopo l’attacco di Hamas. Negli ultimi giorni, le forze israeliane hanno iniziato a prendere d’assalto Khan Younis, la città più grande nel sud di Gaza, lanciando quello che si ritiene essere il più grande assalto di terra da quando la fragile tregua di sette giorni è crollata la settimana scorsa.
All’interno dell’Ospedale Europeo, uno dei principali centri medici della città e delle aree circostanti, i medici lottano per curare il flusso “incessante” di feriti, dice il dottor Potokar.
Quasi la metà di loro sono bambini
“Ho perso il conto del numero di bambini che abbiamo curato, con ferite orribili, ustioni, amputazioni, che hanno perso tutta la loro famiglia”, racconta il dottor Potokar a Independent dall’interno del complesso ospedaliero che, come altri medici, non lascia da cinque settimane.
I medici palestinesi e internazionali dormono sul pavimento degli alloggi per le infermiere, vivono con pacchetti di noodles e fanno turni di 14 ore, spiega il dottor Potokar. Una notte il dott. Potokar racconta di essere stato quasi ucciso da una scheggia che è entrata da una finestra.
Alcuni medici, tra cui personale infermieristico e chirurghi con cui il dottor Potokar lavorava, sono stati uccisi insieme a decine di membri della loro famiglia. Almeno uno dei 100 operatori del CICR che lavorano a Gaza è stato ucciso.
È la 14ª volta che il dottor Potokar lavora come medico a Gaza. Ha lavorato sul campo come chirurgo in Somalia, Siria, Afghanistan e Yemen, ma questo conflitto “è senza dubbio il peggiore”.
“Ho visto troppi bambini la cui vita è stata distrutta”, dice. “Ho curato un bambino di quattro mesi con gravi ustioni. Ho curato un bambino di otto anni che aveva una frattura aperta del cranio con il cervello esposto. È terribile da vedere ed è una cosa implacabile. Non ci si ferma, continuano ad arrivare ogni giorno”.
Di recente il dottor Potokar stava curando nel reparto di terapia intensiva un paziente ustionato che era fuggito dal nord del Paese e le cui ferite erano settiche perché la medicazione non veniva cambiata da giorni. Sul letto accanto al paziente ustionato c’era un bambino di tre anni.
“La sera prima aveva subito due amputazioni sopra il ginocchio a causa di un attacco aereo. Ho scoperto in seguito che anche suo padre aveva subito un’amputazione e che il resto della sua famiglia non ce l’ha fatta”, racconta il dottor Potokar. “Non si tratta di un evento isolato”
La pausa nei combattimenti durante la settimana di cessate il fuoco mediata dal Qatar aveva dato un po’ di tregua ai milioni di palestinesi che vivono nell’enclave lunga 42 km. Decine di ostaggi, tra cui donne anziane e bambini di soli quattro anni, sono stati rilasciati. Il CICR ha facilitato il trasferimento di 104 ostaggi e 154 detenuti palestinesi coinvolti nello scambio.
Ma da quando la tregua è scaduta il 1 dicembre, Israele si è spinto nel sud di Gaza, oltre a continuare le operazioni nel nord. Quasi 2 milioni di palestinesi – a cui Israele ha ordinato di rifugiarsi nel sud – sono ora stipati “in luoghi sempre più limitati ed estremamente sovraffollati, in condizioni insalubri e precarie”, ha avvertito mercoledì il capo delle Nazioni Unite per i diritti, Volker Turk.
“Gli aiuti umanitari sono di nuovo praticamente tagliati fuori, mentre si diffondono i timori di malattie infettive e fame”, ha aggiunto.
Il portavoce militare israeliano Jonathan Conricus ha dichiarato alla CNN che le forze israeliane stavano prendendo di mira i centri di comando e controllo di Hamas, i depositi di armi e le strutture logistiche e che avevano chiesto ai palestinesi di evacuare in una zona umanitaria speciale nel sud di Gaza, vicino a Khan Younis. Ha ammesso che questa “non è perfetta, ma è la migliore soluzione attualmente disponibile che abbiamo”.
Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, governata da Hamas, ha dichiarato che il bilancio delle vittime ha subito un’impennata dalla ripresa delle ostilità, con più di 1.200 morti solo nell’ultima settimana. In totale, i funzionari sanitari affermano che l’offensiva di Israele ha ucciso più di 16.000 palestinesi, il 70% dei quali donne e bambini.
L’associazione umanitaria Save the Children afferma che il numero di bambini morti a Gaza è così alto da superare il numero annuale di bambini uccisi in tutte le zone di conflitto del mondo dal 2019.
Jan Egeland, segretario generale del Consiglio Norvegese per i Rifugiati, ha dichiarato martedì che “la polverizzazione di Gaza si colloca ora tra i peggiori assalti a qualsiasi popolazione civile nel nostro tempo e nella nostra epoca”.
L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia ha dichiarato questa settimana che Gaza è il luogo più pericoloso al mondo per un bambino. E la situazione non potrà che peggiorare.
All’European Hospital, almeno 360 persone sono in lista d’attesa per un’operazione, un numero “impossibile da gestire”, dice il dottor Pokotar.
“È quasi una tempesta perfetta di ferite trascurate e di pazienti malnutriti che non guariscono. Hanno subito interventi diversi in luoghi diversi e sono stati trasferiti da un posto all’altro”, aggiunge.
A ciò si aggiunge la carenza di personale, poiché i medici vengono uccisi a casa o non possono raggiungere l’ospedale a causa dei bombardamenti e delle strade distrutte.
L’infermiera che lo aveva aiutato con il doppio amputato di tre anni è stata uccisa tre notti fa insieme a 12 membri della sua famiglia, racconta il dottor Pokotar. Un chirurgo plastico senior, che era anche un collega, è stato ucciso con 30 membri della sua famiglia in un attacco aereo quattro settimane fa. Ogni giorno, il personale infermieristico e i chirurghi curano i familiari e gli amici che vengono portati in ospedale; molti non ce la fanno.
“È difficile trovare qualcuno che non abbia perso una persona cara”, aggiunge.
“Ci sono troppi pazienti e non c’è abbastanza personale, né abbastanza tempo in sala operatoria per curarli tutti. Quindi bisogna stabilire delle priorità”.
Le infezioni dilagano negli ospedali perché le ferite non vengono curate in tempo; c’è un numero “spropositato” di pazienti con ferite complesse che sono state trascurate.
Il dottor Pokotar afferma che chiunque dubiti dell’impatto devastante sui civili cambierebbe idea se trascorresse un giorno nei suoi reparti.
“Se si potesse portare qui qualsiasi persona che ha dei dubbi, e metterla qui, e farle sentire l’odore della carne in decomposizione, vedere la vista dei vermi che strisciano dalle ferite di una persona che ha la carne in necrosi e sentire le urla dei bambini perché non ci sono abbastanza analgesici e vogliono la loro mamma, che non apparirà perché è morta – penso che la gente cambierebbe opinione”.
Bel Trew, capo corrispondente internazionale
https://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/israel-gaza-palestinians-hospital-khan-younis-b2459507.html?fbclid=IwAR3jo59H7tdBIUdu5thBmvNrlCWAPnSbl63YpRqcISU-23Ns8GAlQkg_i_w
20 dicembre 2023
Ho apprezzato le poesie di Paolo Gera che non conoscevo e sono rimasta atterrita dal report di Laura Cantelmo…si rimane ammutoliti
…caro Adam..quale migliore sintesi per i polli da allevamento.natalizi..rimane un piacere leggere anche le altre voci che mi fanno compagnia..ringraziandoti come sempre x farmi sentire la loro vicinanza..a presto Vasko