Ultime da Gaza

Pubblicato il 26 luglio 2014 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Non si può tacere la barbarie spietata degli israeliani e chi tace, non solo il governo italiano, è connivente. Ma accanto alla denuncia della crudeltà di Israele occorre ricordare (servirebbe un altro giorno della memoria) che la creazione di questa nazione è stata fin dall’inizio concepita come braccio armato degli interessi e poteri militari occidentali. Oggi è il fulcro di tali poteri, lupi che belano o tacciono davanti a violenze e soprusi, tra i peggiori orrori di impronta razzista di oggi. Sono crimini contro l’umanità, che non ha purtroppo forze sufficienti per fermare il programma di eliminazione etnica, avviato 70 anni fa e per il quale è difficile non fare il parallelo con i crimini nazisti.
O c’è ancora qualcuno in buona fede che crede nelle perorazioni sulla sicurezza di Israele e sui pericoli della sua distruzione? Giustificando così il ribaltamento della verità e la mutazione delle vittime di allora in rinnovati carnefici?
Vedi anche su www.milanocosa.it e sulla relativa pagina FB, “Il supplizio di Gaza”.
Adam Vaccaro

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Da Pagine On Line del 25 luglio 2014

Alleghiamo un comunicato sulla proiezione del film “Ana Arabia”, del regista israeliano Amos Gitai, che si terrrà giovedì 31 luglio alle ore 21:30 nell’ambito della rassegna cinematografica all’aperto della Pinetina, Spazio Boss.

L’iniziativa è del Comitato Dialoghi di Pace in Medio Oriente, di cui fa parte l’Associazione Culturale Mediterraneo.

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I crimini di guerra e i massacri israeliani  sono sempre più inquinati da una logica di tipo nazista, priva di ogni minimo rispetto  anche delle vite umane più innocenti. L’Onu ha aperto un’indagine nei confronti d’Israele per gravi crimini di guerra. Molti parlano di uso di gas tossici

Gli Stati Uniti  – con le irresponsabili  dichiarazioni fatte da Kerry nei giorni scorsi –  coprono i massacri e  crimini.

“Bombardamento nazista sulla scuola dei profughi” di Cosimo Caridi – dalla Striscia di Gaza –

sul Fatto quotidiano di venerdì 25 luglio 2014

La rabbia di Gaza per la strage nell’edificio dell’ONU: 17 morti (7 bambini) e anche funzionari delle Nazioni Unite. “Israele sapeva che c’erano sfollati”

La strada che dal centro della Striscia corre verso il confine nord è deserta. Sfilano dal finestrino dell’auto i palazzi distrutti. In terra ci sono i detriti che testimoniano le molteplici esplosioni. “Sono pericolosi – dice uno dei pochi tassisti che ha il coraggio di guidare per queste strade – ma fermarsi a toglierli è una pazzia. Qui Israele non ha mai smesso di bombardare”. Beit Hanoun è un piccolo villaggio di campagna, tra gli alberi si intravede il muro che separa gazawi e israeliani. Da giorni gli abitanti hanno lasciato le loro case. Si sono rifugiati nelle scuole dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi. Una di queste si trova proprio a Beit Hanoun, qui avevano trovato rifugio più di 1.400 persone. Si sentono tre, quattro esplosioni, forse di più. Diciasette i morti e oltre 200 i feriti. La scuola è stata colpita e tra le macerie hanno perso la vita anche 7 bambini e alcuni funzionari delle Nazioni Unite. “Avevamo tentato più volte – spiega Chris Gunness, portavoce Unrwa – di evacuare la scuola, ma non c’è mai stata la possibilità di un coordinamento con l’Idf. Avevamo comunicato all’esercito le coordinate gps della scuola, sapevano che qui c’erano gli sfollati”. La dinamica dell’attacco non è chiara. L’Idf ha fatto sapere che aprirà un’inchiesta. Da fonti militari israeliane dicono che diversi colpi erano stati sparati da un carro armato, verso una postazione di Hamas. Uno sarebbe andato a cadere, per errore, sulla scuola. Poi, sempre nella ricostruzione dell’esercito, sarebbero piombati sull’edificio dei razzi Qassam. Testimoni, che al momento dell’attacco si trovavano nell’ospedale davanti alla scuola, parlano invece di “un’intensa attività di droni”.

BAN KI-MOON CONDANNA l’attacco, ma non accusa nessuna delle due parti. Le autorità palestinesi parlano di “bombardamento nazista”. Non sarebbe la prima volta che l’Idf colpisce una scuola delle Nazioni Unite. Nel 2009, durante l’operazione Piombo Fuso, un edificio dell’Unrwa, anche in quel caso adibito a rifugio per gli sfollati, fu bombardato con il fosforo bianco, 43 i morti. Dall’inizio della crisi l’Unrwa ha rinvenuto razzi in due sue strutture, entrambe vuote. Sono invece 83 le scuole in cui le Nazioni Unite hanno accolto 143mila sfollati palestinesi. Tanto spietata, quanto efficace. La strategia dell’esercito israeliano si rivela di giorno in giorno sempre più nella sua semplice risolutezza. Tsahal ha individuato una serie di aree della Striscia nelle quali Hamas ha costruito le sue infrastrutture: tunnel, basi operative, rampe di lancio e depositi dei razzi. Con le operazioni di terra sta tentando di distruggere tutto questo. Ma si trova davanti siti “militarizzati” che sono integrati nel tessuto urbano. Non potrebbe essere diversamente, infatti Gaza ha una superficie molto limitata, circa 350 chilometri quadrati, e una delle più alte densità abitative al mondo. L’Idf quindi procede distruggendo tutto. Dall’inizio della crisi oltre 80 edifici delle Nazioni Unite sono stati danneggiati e 25 presidi sanitari sono stati colpiti, tra cui 4 ospedali. Il 17° giorno di crisi è stato uno dei più sanguinosi, almeno 89 morti palestinesi e due soldati israeliani uccisi. Sin dal mattino ci sono stati duri scontri a Khan Younis, nel centro della Striscia, dove per ore anche alle ambulanze è stato impedito l’accesso. La diplomazia lavora senza sosta per trovare una soluzione. Si rincorrono le voci di una possibile tregua umanitaria che dovrebbe iniziare sabato o domenica, in concomitanza con Eid al Fitr, la festa islamica per la fine del mese di Ramadan. Oggi intanto sono in programma importanti manifestazioni in tutta la Cisgiordania, ci si aspettano scontri.

Gaza, sterminata una intera famiglia. L’Onu vota una inchiesta sui crimini di guerra. Italia astenuta di Fabrizio Salvatori su “Controlacrisi ” di venerdi 25 luglio 2014

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L’AMACA di Michele Serra su Repubblica di mercoledi 23 luglio 2014

L’ACCANIMENTO israeliano su Gaza — un budello sovrappopolato e senza via di scampo — appare spaventoso da qualunque punto di vista lo si guardi o lo si giudichi. Se si è palestinese, ed è ovvio. Se si ha a cuore la sopravvivenza di Israele, e dunque si è agghiacciati dall’inevitabile aumento del tasso di odio, già altissimo, che circonda quella nazione e quel popolo già così offeso dalla storia. Se si è cinicamente neutrali, e interessati solo al quieto vivere, e si vede il quieto vivere messo sempre più a repentaglio da un’escalation che esalta i fanatici delle due parti e mortifica i pacifici delle due parti. Se si è spaventati dal terrorismo arabo, che da questo sbocco di odio non può che trarre nuova linfa e nuovo proselitismo. Se si abita vicino a una sinagoga, e si guarda con apprensione e solidarietà al possibile bersaglio.

Se si solidarizza e si patisce per la povera gente di Gaza, che un bersaglio è già. E dunque, chi può trarre vantaggio o soddisfazione da un simile, oggettivo disastro politico e umanitario? Secondo quale logica si muove il signor Bibi Netanyahu? Mi ero ripromesso di non proferire sillaba su una tragedia decennale che ha già provocato, a parte i disastri più concreti, anche la penosa consunzione delle parole di condanna, identiche a loro, logore, patetiche. Ma anche il silenzio, perfino il silenzio oggi mi sembra una scelta senza senso.

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