Saggezze e miserie

Pubblicato il 19 aprile 2013 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Saggezze e miserie nella crisi economica e politica italiana

Parole tradite, perdite di senso, di identità e possibili rinascite

Adam Vaccaro

Ogni fase di mutamento storico, di degrado o di espansione, tende a distruggere i sensi precedenti di quelle parole che sono pilastri della nostra operatività mentale: categorie del senso fondanti la nostra soggettività, dalle 12 precisate da Kant (su quantità, qualità. relazione e modalità) rispetto alle prime intuizioni di Aristotele, al numero più ampio sviluppato poi dalle moderne scienze cognitive. Sono pilastri indispensabili per la costruzione dei nostri processi cognitivi, che innervano inestricabilmente il principio di realtà e le capacità di valutazione, scelta e giudizio, dunque di coscienza che intreccia campo etico e creativo, capacità di pensiero critico e di invenzione di soluzioni altre, in campo artistico o scientifico, come in quello delle relazioni e della struttura sociale, dunque del potere e dei suoi sottoposti.

Questa catena di interconnessioni è un forte e fragile sistema complesso, che l’ultimo (ma non per importanza) nodo citato – quello del potere – cerca per sua natura di ricondurre a propri interessi e logiche.

Basta riflettere su quante parole-cardine negli ultimi 20-30 anni il neoliberismo (in campo internazionale) e il berlusconismo (in Italia) abbiano operato un ribaltamento culturale dei sensi precedenti, a cominciare da termini fondanti come “libertà” e “giustizia”, o “diritto”, “popolo”, “lavoro” ed “equità”, fino alla stessa idea di democrazia. Tutte parole che sono state via via rivoltate come zolle o calzini, con una arroganza di Verità indiscutibile sempre più priva di freni, da parte dei sostenitori di tali forme ideologiche, che le rivendicavano come nuove o “rivoluzionarie” (altra parola distrutta nel suo senso storico). A tali rodomontismi di destra ha corrisposto il collasso di un pensiero critico degli apparati politici e culturali della sinistra. Il che ha favorito una riduzione o perdita di capacità di reazione di chi vi faceva riferimento per collocazione sociale o per visione di idee.

L’affermazione dell’ideologia della cosiddetta fine delle ideologie ha prodotto un effetto omologante e una passività culturale diffusa, che in Italia con la crisi economica (interconnessa a tali visioni) spinge vasti settori sociali in un incrocio di rabbia sorda e stato depressivo, per cui tanti singoli (operai e imprenditori) scelgono il gesto estremo e autodistruttivo del suicidio. Su questa forma di passività, forse non completamente analizzata, qualcuno ha sproloquiato sui caratteri del DNA profondo dell’italianità, pronta a piegarsi all’aria che tira, a chi fa la voce grossa e al potere con più attributi. Ma credo sia preferibile la riflessione su aspetti e responsabilità socioculturali, che hanno caratterizzato gli ultimi decenni.

Quali le cause dell’incapacità delle diverse componenti della sinistra (anche di quelle pateticamente rifondatarie) di contrapporsi con efficacia di pensiero e prassi al neocapitalismo? Credo non risiedano in misteriosi decadimenti, ma in fattori materiali e storici, di cui diremo e da cui gli apparati di tali partiti sono stati formati. Apparati che (nonostante le rivendicazioni berlingueriane) non hanno posto argini etici alla corruzione e ai privilegi crescenti di una Casta, che ha favorito uno Stato bulimico e parassita, con tassazioni soffocanti e distruzione di produttività. Viene valutato in oltre 300 mld il costo di tali distorsioni a favore di piccoli e grandi rendite di posizione, che nulla hanno a che fare con il welfare.

Ma tale processo e sbocco è stato rafforzato, in Italia, dall’invasione della massa (scura e chiara) dei capitali berlusconiani, nei media e in particolare nel settore televisivo. La guerriglia ideologica finanziata da tali risorse ha fatto, soprattutto della TV, arma di un intruglio ideologico di sottocultura, settarismo, ignoranza e rimbecillimento dei fruitori, contro nemici reali e immaginari, tra i quali supposti eredi del pensiero comunista. Eredi che, dopo l’implosione dell’URSS e il crollo del muro di Berlino, hanno velocemente raschiato la vernice ideologica staliniana e cambiato nome, finalmente liberi di essere ciò che erano sempre stati, cioè borghesi. Impossibile perciò chiedere ad essi (come fece Nanni Moretti a D’Alema e C.) di dire qualcosa di sinistra.

Il grottesco era che, mentre la destra berlusconiana continuava ad additarli come comunisti, facevano di tutto – leggi, governi, atti di fede, inciuci vergognosi col rivoluzionario di Arcore e altri, compresi fascisti ed emissari mafiosi – per mostrare anche a un cieco la loro sostanza. La deriva italiana degli eredi del “comunismo” staliniano è e non poteva essere che parallela all’implosione della paternità, da cui tali eredi erano stati nutriti, radice di una forma orribile di capitalismo di stato, quale lo stalinismo (al pari del maoismo) ha prodotto, con l’incommensurabile danno collaterale del più grande imbroglio ideologico del ‘900. A tutto vantaggio dell’ideologia del neoliberismo.

Questo rapido escursus storico può apparire fuori luogo rispetto agli ultimissimi sviluppi post-elettorali della politica nazionale e istituzionale – che con Napolitano, esemplare erede PCI, ha accentuato lo stallo-caos con perdita sia di tempo che del senso della parola “saggio”. Ma quanto riesumato (termine esatto) penso sia matrice connessa alla plateale incapacità politica della dirigenza del PD degli ultimi decenni, che con Bersani è finita nel ridicolo, riuscendo a far rinascere un morto quale era il PDL e il suo capo osceno, per poi rincorrere i grillini, che a loro volta hanno mostrato gravi carenze.

L’empasse venutasi a creare è stata così rimessa nelle mani del “saggio” Napolitano, per il quale (come per tanti), saggezza vuol dire stare con i piedi per terra, cioè assecondare il potere in essere. Che qui e ora sta nei poteri forti europei ai quali, come già col governo Monti, Napolitano (con tutta la dirigenza PD) ha impetrato indicazioni. E Draghi, portavoce di questi ultimi ha dato direttive, tradotte poi nella commissione di “saggi”, con 10 burocrati e politici, pescati uno di qui e uno di là, quasi tutti tra emeriti inciucisti di sinistra e autentici lacché berlusconiani, per dare indicazioni a un parlamento sostanzialmente esautorato. Quasi tutti i media ad applaudire tale esempio di luminosa saggezza. E così anche Grillo di primo acchito, salvo poi a rettificare. E similmente il PDL e B.

Manovre furbesche, mentre continua il marasma del PD, con i biascicamenti di Bersani. Cui fino a quel momento bisognava dare atto di aver resistito alle pressioni di Napolitano per le “larghe intese” (reclamate dallo statista B.), nel ricordo del compromesso storico di Berlinguer. Il quale aveva ben altra caratura morale, ma è vero che si muoveva nello stesso solco di soluzioni “sagge”, di rinuncia a battaglie non tanto “rivoluzionarie”, quanto semplicemente trade-unioniste, cioè di efficace azione di difesa di diritti e reddito di chi vive solo del proprio lavoro. Il compromesso storico cominciò a minare il senso e l’identità del popolo di sinistra, fondati su termini materiali di giustizia sociale, e tradotti da Berlinguer (in linea con teoria e prassi del PCI di Togliatti) in rivendicazioni che ponevano invece al primo posto la responsabilità nazionale e la pretesa diversità morale – con richiami di moralismo paracattolico.

Nacque l’attributo cattocomunista, entro una ipotesi di compromesso piccoloborghese, che tentava di trovare soluzioni conciliatorie degli scontri sociali, già in fase di riflusso economico-sociale degli anni ’70. Una fase che aveva acuito la strategia della tensione della destra nazionale e internazionale, con stragi e attentati (compreso il delitto Moro), cui fu sicuramente utile (e forse in parte strumento) il terrorismo BR. Fu quel terreno a favorire il craxismo, strumento delle debacle sindacali e politiche degli anni ’80.

Quelle ipotesi compromissorie, stroncate dalla destra (fuori e dentro il Parlamento) rimasero gestazioni abortive che cercano ancora oggi dentro e fuori il PD il contenitore politico corrispondente, sottoposto a forte rischio di esplosione, anche grazie alle scelte fatte in tutto il suo settennato dal saggio Napolitano.

Insomma, se tutta l’azione di quest’ultimo non viene dal nulla, è indubbia la sua responsabilità di aver spinto al peggio i caratteri originari della politica del PCI, con una resa totale agli interessi e poteri più deteriori ora in campo, da quelli del capitale finanziario al berlusconismo. Bersani ha opposto su questo resistenza, durata poco però, come lo yogurt, facendo accordi notturni con B., rivelando così pochi giorni dopo una insipienza superiore a quella alcuni novizi grillini. E rafforzando le probabilità della morte politica più rovinosa di se stesso e dell’ultimo tentativo di un contenitore cattocomunista.

Napolitano non è certo il solo, dunque, tra gli ex PCI, ad avere meriti (esaltati infatti dall’opinione prevalente dei media), rispetto allo sfascio attuale di una Italia in cui monta la melma morale, culturale, politica e sociale della c.d. seconda repubblica – di cui è stato indubbio primo attore B., sorretto dalla vasta materia malsana e ricattabile di tanti suoi elettori, ma anche degli apparati della c.d. sinistra.

Quali le possibilità di sbocchi positivi, al di là di chi sarà eletto presidente della Repubblica?

È una situazione che non consente a nessuno risposte precise. Siamo su un orlo epocale che può generare frutti orrendi o rinnovamenti collettivi inimmaginabili. Una cosa è certa, le forze politiche esistenti non consentono di nutrire speranze. Anche Grillo e gli eletti M5S hanno denunciato aspetti e punti sacrosanti, ma in concreto hanno aiutato il peggio, contribuendo a rimettere in gioco il PDL e B.

Compete perciò ai cittadini che non condividono tali andamenti attivarsi e incalzare, informarsi e riattivare relazioni, cercando di colmare il vuoto e le mancanze che avvertiamo, senza più deleghe in bianco a nessuno. La miseria in cui stiamo precipitando è sia economica, sia culturale, e non consente supponenze e recite di saggezze. In tale vuoto è stato ucciso il noi, sostituito da una somma atomica di io, tendente costitutivamente allo zero. Perché l’io esiste se è frutto molteplice di una comunità e di una identità collettiva, altrimenti diventa una povera pallina oscillante tra deliri di onnipotenza e declini depressi.

Occorre perciò guardare ai movimenti anche piccoli o nascenti che pongono questo insieme di esigenze, economiche e politiche, etiche e culturali, per ora insoddisfatte. Occorre guardare ad aggregazioni che finora sono solo in fase di abbozzo, quali Alba o Cambiare si può (cannabilizzato alle ultime elezioni dalla lista Ingroia), ma anche ai tanti gruppi di azione civile, con riviste, giornali e la parte migliore della rete e dei blog, che fanno circolare notizie e prese di posizione, altrimenti sommerse dal peggio dell’agorà mediatica.

18 aprile 2013

10 comments

  1. Angela Passarello ha detto:

    Personalmente sono assolutamente dello stesso parere .Codivido e mi assumo le mie responsabilità di testimone su fatti e accadimenti di queto triste periodo storico .Grazie.Angela

  2. Gianmario ha detto:

    Io accuso

    – il Partito delle Cinque Stelle per aver preteso di candidare alla carica di Presidente della Repubblica, persone che neppure lo sapevano, con una prassi consultiva inventata e fantasiosa, senza discutere con nessuno l’opportunità del metodo adottato né la pertinenza degli strumenti e la loro coerenza rispetto all’obiettivo. La democrazia è trasparenza (e non soltanto, ma anche competenza).

    – il capo del suddetto P5S, sordo a qualsiasi tentativo di dialogo, in cui unico scopo è stato fare i giochini e gli sgambetti da scolaretto mentre l’Italia sta andando alla malora. La democrazia è responsabilità, non una play-station.

    – ancora il suddetto, per aver con ostinazione evitato il confronto con gli altri eletti e rappresentanti del Popolo, ingiuriandoli e sbeffeggiandoli, salvo poi avere la pretesa che costoro accogliessero le sue proposte come una verità metafisica e indiscutibile perché sancita da qualche migliaio di votanti. La democrazia è rispetto per l’avversario e confronto, non è lo slogan che recita: “chi non è con me è contro di me”.

    – ancora il suddetto, perché teorizza come nuovo modello di democrazia il cosiddetto web, che è di gran lunga lo strumento che offre le più scadenti garanzie di democraticità (come peraltro è stato ampiamente dimostrato in questa occasione), almeno in questa fase storica e tenuto conto del gradi di informatizzazione delgi italiani e della loro pratica nell’usare correttamente l’informatica e nel difendersi dai messaggi subliminali che essa nasconde. Le regole si cambiano trovando un accordo con l’avversario, non con i colpi di mano e neppure con la fantapolitica.

    – Stefano Rodotà, che è caduto nella grossolana trappola di coloro che vogliono agire dettando regole che non sono sancite da Leggi e Costituzione (l’elezione del Capo dello Stato avviene, per legge, sulla scorta di una proposta che scaturisce da una contrattazione interna ai partiti e non da 10.000 webcogitantes che si divertono al PC). Esiste democrazia soltanto se ci sono regole condivise, non le regole di chi sbraita di più.

    – La destra italiana, che non è capace di presentare di sé un volto pulito da ogni equivoco e un pensiero coerente con il bene di tutto il Paese. La democrazia è il vantaggio di tutti e non di pochi più uguali degli altri.

    – la destra italiana, che ha manovrato proponendosi come forza di governo, dopo il disastro economico imputabile alla sua mancanza di iniziative e al suo altissimo grado di litigiosità interna. La democrazia è alternanza, non ammucchiata.

    – La sinistra del PD per aver dato prova di una impressionante mancanza di cultura, sostituendola con il traccheggio, il tatticismo, il navigare a vista. La democrazia è limpidezza di linea e comportamenti e non una manovra per vincere a tutti i costi.

    – i franchi tiratori del PD, perché hanno preferito dare ascolto alla grancassa massmediatica e non alla Costituzione che prevede prassi e passaggi non riconoscibili nel metodo, pur da altri proposto, che essi hanno appoggiato. La democrazia è coerenza, non calcolo opportunistico.

    – Il Centro, perché proponendosi come ago della bilancia, in realtà invoca il cambiamento perché nulla cambi realmente. La democrazia è dire la verità, non far finta di dirla.

    – gli italiani tutti, perché si comportano come una folla e non come un popolo. La folla non è mai democratica, specialmente quando vuol marciare su Roma.

    – me stesso di pervicacia, perché ancora mi cruccio per questa democrazia da Bar Sport.

  3. antonella ha detto:

    Lo scritto di Adam ha fissato tutti i termini della situazione storica politica e sociale da cui nasce la deriva interiore che permette in questo momento di crisi di trovare un’unica forza quella di implodere. E questo sta avvenendo sia a livello individuale nei suicidi dei tanti sia nell’avvenuto suicidio del partito che per storia avrebbe dovuto sostenere proprio le fasce più deboli. Perché questo accostamento? La stampa ad eccezione di pochi ha dato usato parole come dignità(ah l’uso delle parole come bisogna tornare dall’abc)nella mancanza di chiedere aiuto o solo di esternare la propria debolezza. In questo marketing in cui la società “deve” rientrare la parola d’ordine è non mostrarti debole anche se non hai un soldo in tasca, fai vedere che non è vero, magari gioca finora a rovinarti fino a venderti la pelle, anche se hai paura mostrati leone, anche se sei una persona tranquilla se vuoi andare avanti devi avvelenare chi è intorno a te, colleghi e anche amici perché no anche i parenti. Lo aveva insegnato il lato peggiore della Chiesa nei secoli e la DC l’ha portato avanti per anni insegnandolo a piene mani. E’ allora che è nato il boom economico con le mazzette che ha portato ora alla criminalità organizzata all’interno di tutte le istituzioni (questa è la verità che dobbiamo vedere in faccia) e non è solo nei partiti. L’analisi di Adam sul Pci fino al muro è corretta anche se c’è da dire che il partito era un padre severo che non dava respiro ai suoi figli e se non dai respiro ai figli questi trasgrediscono. L ‘errore più grande di Berlinguer fu il compromesso (le parole sono terribili) storico. Da lì è nata l’agonia di questi anni anche se non si vedeva ancora. Però era arrivata la mamma permissiva con la quale ci si poteva mettere d’accordo per fare le cose di nascosto. Dopo il ’94 la mamma è diventata Berlusconi per alcuni di loro per i vecchi cresciuti secondo quella logica a cui si sono poi aggiunti i veri democristiani. Con Berlusconi la mamma è diventata sempre più ricattatoria, si è entrati nella spirale usuraia e lì nonostante le toppe, cambiamenti di nome, uscite proposte diverse, la base marcia restava. La fuoriuscita poteva essere lo smascheramento di gran parte della classe dirigente chiedendo aiuto a forze nuove disponibili per fare pulizia totale e questo avviene quando l’energia viene portata all’esterno. Oppure implodere e cioè suicidarsi come è accaduto.
    In tutto questo adesso purtroppo per noi (perché il M5S da solo non ce la) non hanno la forza per liberarsi(ci) definitivamente della mamma (Chiesa-Dc-Berlusconi) che non ci ha fatto crescere (ci penso io a te) non ci ha fatto studiare (amore mio non hai bisogno di studiare c’è mamma tua che ti fa divertire e che pensa a te) e che ora da vecchi continua a dirci (non preoccuparti c’è sempre mamma tua e se andrà via lascerà qualcuno a custodirti magari perfino nella tua testa).

  4. Adam Vaccaro ha detto:

    Ringrazio intanto degli intensi partecipati commenti e mi auguro se ne aggiungano altri che arricchiscano le riflessioni sull’enorme ma(ta)ssa di problemi che abbiamo davanti e dentro di noi.
    Adam

  5. Alfredo de Palchi ha detto:

    Italia scandalizzata, grida, critica il malgoverno e. . . le basta chiacchierare. Dall’Unità elegge ad ogni elezione circa mille inutili deputati e cinquecento senatori sconosciuti. Quando mettono il muso mafioso alla banca del popolo, i votanti scoprono che sono soliti truccatori, ladri, truffatori, falsari, corruttori, intrallazzatori, etc. etc. che sempre riescono a smistare teste di cazzo al governo e alla presidenza. E l’onestà? Non necessita in tale covo. L’unica onestà è il ladrocinio legalizzato dopo la mezzanotte, etc. etc..: aumento dello stipendio e della pensione per dire il minimo, incluso quello e quella del taciturno Presidente. Il quale, Presodente Napolitano, non rifiuta la presidenza compiuta con una marcia su Roma da due squadristi dell’Italia miserabile in miseria. Perché rifiutare questo disonore, si è chiesto il vecchietto ex comunista baciapile, quando mi si dà una seconda occasione di far saltare l’Italia durante i sette anni di ossequi e di esquie da servi e granatieri al Qurinale. A voce unita l’italia obblighi a dimettrsi il Presidente, politici d’ogni risma alla camera dei deputati e al senato, per proteggere la nazione e la democrazia.
    Alfredo
    22 aprile, 2013

  6. Nicola Franco ha detto:

    L’articolo di Adam è il migliore riferimento per capire cio’ che è arrivato alla nostra Italia. Il giusto riferimento storico alla base degli accaduti, seguito da una analisi giusta per cio’ che riguarda i comportamenti dei partiti politici durante gli ultimi anni. La lettura sarebbe rimasta moralmente schiacciante, se l’Autore non avesse proposto cio’ che c’era di meglio da proporre e cioé di ridare al popolo, al cittadino il potere di salvare la sua patria. Sono d’accordo con questo obiettivo di Adam : ”Compete perciò ai cittadini che non condividono tali andamenti attivarsi e incalzare, informarsi e riattivare relazioni, cercando di colmare il vuoto e le mancanze che avvertiamo, senza più deleghe in bianco a nessuno”.
    Quanto a me ho sempre sostenuto e sostengo che nel nostro popolo vi sono energie incredibili, ricchezze di creatività,valori profondi di giustizia e di uguaglianza e tutto cio’ non potrà rimanere silenzioso,ma sgorgherà presto in movimenti
    sociali e politici che sboccheranno sulla strada della ”rinascenza”del nostro paese.

  7. Alfredo de Palchi ha detto:

    Buoni ragionamenti, buone discussioni, e chiacchiere a non finire non servono a nulla. L’italiano ascolta il politico del suo partito, e accetta le truffe: Napolitano rimane Presidente e alla testa del governo arriva un bidone di Berlusconi.
    Naturalmente ci saranno altri buoni ragionamenti, etc. su l’Italia che merita quello
    che si merita.
    Buona fortuna Italia mia bella!
    Alfredo de Palchi

  8. Adam Vaccaro ha detto:

    Le nostre speranze, da armigeri delle parole, le affidiamo a quelle che la luce umana che con rabbia e umiltà confidiamo di avere ancora, ci spinge a ritenere fuoco di verità e non fumo che le offusca. Ma rimarranno flatus voci se non diventeranno carne condivisa. E’ questa la scommessa difficile da vincere, mentre la disperazione svolazza irridente.

  9. Laura Cantelmo ha detto:

    In questi ultimi giorni ciascuno è indotto a chiedersi come si sia pervenuti a questa situazione che a gran voce era stata esclusa nel programma elettorale del PD.
    L’analisi di Adam è in generale corretta , anche se non condivido in tutto e per tutto la condanna globale di certe esperienze che poi, pur essendosi rivelate fallimentari, hanno comunque rappresentato un tentativo, credo l’unico, di cambiare la società. Ma ciò apre un capitolo a parte che andrebbe discusso e meglio approfondito e non liquidato da parte di molti che colpevolmente non vollero vedere le distorsioni e i tradimenti che venivano perpetrati. So di essere impopolare su questo punto, ma credo che non si sia ancora sufficientemente riflettuto sul tema da parte degli storici.
    A parte ciò, vedo un adeguamento acritico de parte dei molti che appartengono alla base del PD al “governo di larghe intese” che promette miracoli. Per costoro, ahimé, esiste IL partito/mamma al di sopra di tutto, qualunque sia la sua linea politica. Il che a me pare una delle cause dei danni immensi inferti alla sinistra, poiché impedisce qualsiasi tipo di atteggiamento che non sia allineato con la dirigenza, che sappiamo essere ben lontana da una pur vaga idea di sinistra . Tuttavia, e per fortuna, esiste quel contingente giovanile che si definisce Occupy PD che dà voce alle critiche sulle compromissioni della dirigenza, senza accusare di ogni colpa con troppa faciloneria e in modo strumentale il M5S . Che i cosiddetti grillini (o meglio,lo stesso Grillo)abbiano uno stile sgradevole, che si siano mostrati prima ottusi, poi goffi è indubbio, tuttavia non si può negare che gran parte delle tematiche che essi portano avanti sono state a lungo e inutilmente sostenute e gridate nel vuoto da una incapace sinistra “alternativa” penalizzata da un PD che, come il PCI, non ha mai ammesso l’esistenza di una forza alla propria sinistra. Vediamo come è andata adesso con Vendola, che credeva di far implodere il PD, invece ha dovuto staccarsene per non condividerne l’inciucio. Staremo a vedere come si muoverà un governo che ha come manovratore il caimano…Ma teniamo anche presente che esistono movimenti come ALBA (v.www.albanuovosoggettopolitico.org) che si occupa della tematica dei beni comuni (acqua, ecc.) in cui Rodotà, da me prediletto come candidato al posto di Napolitano, è parte attiva. Inutile brontolare e scagliarsi contro la casta se non si propone qualche alternativa che possa dare speranza alla sinistra su basi rinnovate. Questo, insieme a “Cambiare si può” restano per me attualmente gli unici possibili riferimenti.

  10. Basil ha detto:

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