MILANO: Storia e Immaginazione
a cura di Adam Vaccaro – Milanocosa, 2011
Gio Ferri
Questo volume è la ricca e complessiva testimonianza di una iniziativa promossa e curata da Milanocosa nel 2007 alla Libreria del Castello in Milano (libreria che purtroppo oggi non c’è più…).
Le motivazioni dell’impresa, collettivamente assai considerevole, sono ampiamente espresse nell’introduzione da pagina 5 a pagina 11 di Adam Vaccaro. Non è possibile riprenderle qui in poche righe, tuttavia mi perito di sottolineare qualche indicazione progettuale di maggior rilievo:
– si tratta di “squarci di storia… che non hanno ovviamente la pretesa di offrire una Storia di Milano, ma… piuttosto di offrire… [di Milano e della sua cultura nei secoli] una molteplicità e ricchezza di sollecitazioni… coinvolgendo diversi ambiti e linguaggi…”… Compresi quelli del corpo;
– “si intrecciano voci… di esponenti di più discipline (dall’arte visiva all’architettura, dalla poesia alla antropologia, dalla narrativa alla stessa storia…)”;
– la considerazione del “linguaggio vissuto come corpo vivente che, come tale, sollecita e genera creatività…”;
– l’idea di superare le mancanze e gli squilibri del nostro tempo (storico e politico, e culturale, e squallidamente utilitaristico) procedendo oltre – partendo dalla storia e dall’esperienza viva – alla ricerca di una “immaginazione e creatività capaci di contrapporre un altro senso a quelli del linguaggio dominante”.
Se è arduo sintetizzare opportunamente le motivazioni espresse nella prefazione, ancor più difficile è dire correttamente degli approfonditi interventi dei diversi partecipanti al dibattito.
Gli atti qui pubblicati riprendono in Cinque capitoli i temi affrontati da, se non vado errato, 12 relatori esperti di diverse discipline, comunque tutti interagenti nell’ambito delle premesse e della visione culturale e ‘milanese’ della ricerca. Inoltre venivano e vengono presentate dell’artista Romolo Calciati tre opere di grandi dimensioni dal titolo coerente con la proposta: “Città-Corpi dalla serie ‘Body Tales’”.
Possiamo assai superficialmente entrare qui nel dettaglio.
Particolarmente suggestivi sono gli interventi di Laura Cantelmo, poeta, critico e storico, sulla Milano sforzesca e sull’uomo vitruviano. E sul “Nibbio” di Leonardo anche interpretato psicanaliticamente e poeticamente da Feud, Lacan, Pater e Yeats.
Ma Laura Cantelmo non si ferma qui: con Michela Zucca (antropologa) dedica alcuni fascinosi e documentati paragrafi alla Milano della peste, della Colonna Infame, della tortura e della stregoneria.
E Michela Zucca ci intrattiene con sapienti analisi sulle Madri streghe, sul Femminicidio di massa, e sul “Rinascimento che nasce dalle ceneri dei roghi” (come esplicita il titolo dell’ultimo passaggio della sua analisi).
Se una sintesi vogliamo trarre da queste ricerche, possiamo citare il rilievo delle straordinarie abilità che risalgono alle profonde e creative conoscenze di Leonardo come ingegnere e architetto – conoscenze che sempre dialogano e si integrano con la sua eccezionale inventività artistica (mai semplicemente artigianale), estetica ed etica: un’”etica della laicità”, come sottolinea Laura Cantelmo.
In quanto all’età dei roghi è confermato il dominio irrazionale dei pregiudizi sugli stessi intellettuali dell’epoca, e sulla Chiesa. Quella Chiesa che in particolare con papa Gregorio aveva pur, fin dal secolo Quinto, cercato di non cancellare le credenze pagane, vive nella naturalità dell’esistenza, adattandole ai riti cristiani. Ma nei secoli le ragioni del predominio civile e chiesastico, della repressione dei contadini rivoltosi per fame, si ripromisero di governare più facilmente diffondendo credenze assurde e attuando regole repressive del tutto inumane. Con maggior danno per le donne, considerato l’ufficiale riconoscimento di una società maschilista. Solo le rivoluzioni ideali, tecnologiche e scientifiche del Rinascimento crearono le premesse di un civiltà moderna. Tuttavia ancora fra il 1500 e il 1600, con il Concilio di Trento si ribadì ogni principio di illebertà e si raggiunse “l’apice della violenza” cosicchè “il fulgore del Rinascimento venne pagato con il sacrificio di milioni di persone, in gran parte donne” (Michela Zucca).
Patrizia Valduga, rammentando l’”Autoritratto” di Giovanni Raboni e le poesie da “Le case della Vetra”, sottolinea l’interesse letterario e umano del poeta nella memoria anche urbanistica della pestilenza milanese e della scrittura ammantata di pietà del Manzoni. E il nostalgico ricordo della vecchia Milano scomparsa.
Claudia Azzola e Gilberto Finzi raccontano della Milano post-napoleonica e post-risorgimentale e della vitalità culturale della città ai tempi della Scapigliatura.
Gli intellettuali Milanesi viaggiano e si collegano alla lezione parigina a cominciare da Baudelaire: ed ecco i nomi, fra gli altri citati, di Dossi, Boito, Tarchetti, Righetti, Camerana, Rovani, Praga, Verga, De Marchi… giù giù fino al Novecento e alla straordinaria epifania dell’opera di Gadda che sempre risente del rapporto stretto dello scrittore con Milano.
Della Scapigliatura Gilberto Finzi, in particolare fra l’altro critico e storico di quel periodo, riferisce in merito alla questione del reale e del fantastico un detto di Tarchetti: “Dove rintraccieremo (sic) noi quella linea che separa l’immaginario dal vero? E nel mondo dello spirito, nelle sue vaste concezioni, esiste qualche cosa che noi possiamo chiamare assolutamente reale, o assolutamente fantastico?”. Nota Finzi come gli Scapigliati ritenessero sovente di guardare al vero, quando invece sperimentavano di fatto una visione fantastica della narrativa e dell’arte, aperta al Simbolismo.
Valeria Sgambati, storica e docente di filosofia, osserva Milano quale “capitale della ‘Rivoluzione Nazionale’” e riporta nomi ed episodi, e analizza ideologie, riferibili agli ideali delle Cinque Giornate. Ma riprende anche le problematiche diverse che caratterizzarono il Risorgimento e in particolare i movimenti milanesi del tempo.
Luigi Cannillo, poeta e saggista, vuole scoprire nella “città visibile e invisibile”… le “pietre e i fantasmi della Milano segreta”. E rammenta fra l’altro la Milano Medievale e miracolistica, e ancora per venire più d’appresso il film di De Sica Miracolo a Milano girato nel 1951, la Milano della Malavita, la Milano metafisica di Buzzati. Ma ricorda anche le più recenti misteriose, fantasmatiche, scoperte di Bianciardi, Testori, Raboni, Erba… “Milano, così schiva, per chi la osserva e la vive, sembra così adunare dietro le sue mura pietre e fantasmi, storia e leggende, realtà e visione…”.
Michela Zucca, che già ho citato, ci conduce per mano fra i meandri, i camminamenti, i sotterranei, i musei rinascimentale ed egizio, i fantasmi e le leggende del Castello Sforzesco.
Chiara Dattola, artista e illustratrice, con due raffinati collages rende omaggio a “Un amore” di Dino Buzzati. Umberto Fiori, poeta e cantautore, musicologo, dedica tre poesie a Milano. E rievoca la Milano del lavoro e del traffico rumoroso e, poi, la sera, la Milano del silenzio: “Quando è ora di uscire dal lavoro/ in giro non si cammina./ Nel rumore di fondo, le voci/ si capiscono appena. // Mezz’ora un’ora/ poi le vie si svuotano,/ il bar chiude, la gente/ è già sparita…”.
Eleonora Fiorani, saggista, antropologa e semiologa, e docente di filosofia della scienza e delle scienze della comunicazione, dedica un lungo e approfondito saggio alla Milano della “Memoria”, della “Museificazione” e della architettura delle “Nuove torri”.
Impossibile, ancora una volta, sintetizzare qui le ampie e rivelatrici suggestioni offerte dall’autrice. Potremmo citare la brevissima parte della premessa:
“… Il fenomeno da cui voglio partire è quello della gentrificazione [da ‘gentry’, nobiltà] dell’estetizzazione e della messa in valore del territorio, per le diverse valenze che può assumere nei processi di assunzione di una nuova identità, che interessa oggi i sistemi socioterritoriali e in primis le metropoli di terza generazione…”. Ecco perciò le idee per la rivalorizzazione sia simbolica che di consumo dei centri storici.
Le problematiche della munumentalizzazione e della museificazione. Il museo come strumento simbolico di rigenerazione urbana. Il museo a struttura scultorea (es. Bilbao). La cultura come sviluppo dell’economia.
I micromondi urbani a fronte della globalizzazione. I problemi delle diverse etnie, delle emarginazioni e integrazioni: argomento di grande utilità per una città come Milano.
Da altro punto di vista guarda a queste realtà urbanistico-culturali Mario Morganti, architetto, nell’articolo dal titolo “Milano che cambia: dall’Expo del 1906, attraverso il Liberty e l’ecclettismo, a oggi”. Percorsa la storia architettonica di questi periodi (con un particolare accenno al Futurismo e a Boccioni –trascurati dai diversi capitoli di questa antologia), Morganti non tralascia una convinta osservazione critica: “ La nuova edilizia, dirompente, estroversa, indifferente al contesto, vuole affermare attraverso forme spesso irrazionali e violentemente espressive lo scardinamento di un ambiente che si pretende di modificare secondo nuovi criteri di organizzazione urbana, più densa e con maggiore capacità di insediamento. Si rischia perciò di cambiare una immagine della città legata a modelli più tradizionali, con un paesaggio consolidato e armonico…: una violenta mutazione della qualità ambientale, con pesanti ricadute sull’efficienza delle infrastrutture di servizio e del clima”.
Mi permetterei di aggiungere che la pretesa di modificare secondo nuovi criteri urbanistici la città, a Milano, non pare che abbia quasi mai previsto dal punto di vista amministrativo e politico, ragionevoli (seppur innovativi) piani regolatori.
Adam Vaccaro a conclusione gestisce il capitolo dal titolo propositivo “Da qui: sguardi dal presente”. Riflettere e immaginare il futuro. Secondo Vaccaro Milano, oggi, è su di un “orlo storico” dalle difficili previsioni… augurabilmente non catastrofiche! Va riconosciuta tuttavia per certi aspetti la verità della sua considerazione: “ … Milano ha perso anima e strutture manifatturiere, è diventata capitale della moda e dello shopping, e sta diventando con ben pochi ostacoli centro di potere mafioso, non certo nemico di chi ha infarcito governo e parlamento di inquisiti di reati di ogni tipo…”.
Personalmente voglio sperare che la Storia e la Immaginazione di Milano, e le argomentazioni culturali e le proposte importanti uscite dagli incontri del 2007, e raccolte in questo volume, diano in avvenire a Vaccaro una risposta meno pessimistica!
Ancora, a chiusura, voglio sommessamente osservare che questa iniziativa e questa raccolta di saggi forse non manca di qualche importante lacuna (ovviamente non si può dire di tutto e se ne parlerà in una prossima auspicabile occasione).
Non sarei affatto contrario al fatto – riprendendo l’accenno di Vaccaro – che la Moda, non tanto come utilitaristica vanità mercantile, bensì come vicenda culturale e di costume, dovesse essere meglio considerata, con visione critica, ma costruttiva.
Andrebbe approfondito il tema fascinoso di Milano come Set cinematografico a partire da Miracolo a Milano (citato da Cannillo) per arrivare ad Antonioni, a Visconti, a Lizzani… Non si è citato, per quanto mi pare d’aver letto, un fenomeno eccezionale per Milano, per l’Italia e per l’Europa, quale è stata la vicenda del Piccolo Teatro di Grassi e di Strelher…. Inoltre anche il Futurismo e la più recente – attuale – Arte del secondo Novecento, primi anni Duemila, sono momenti che indubbiamente completano ad oggi la fisionomia anche internazionale di Milano.
Ma ripeto, e mi scuso, se ne potrà parlare in altre occasioni.
Gio Ferri