Lettera di Antonella Zagaroli

Pubblicato il 29 dicembre 2012 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Ho chiesto di pubblicare questa lettera, già ricevuta in forma di e-mail collettiva.
La conoscenza e lamicizia con Antonella Zagaroli sono recenti, propiziate dalle consonanze creative e umane con Alfredo De Palchi. In genere non amo le lettere e le risposte collettive, spesso generatrici di chiacchiere ed equivoci, ma questa fa eccezione con la sua faccia messa controvento rispetto al male proprio e comune. Invoca una condivisione che le piazze reali e virtuali spesso non riescono a darci, con risposte poco adeguate alla spaventosa perdita di senso di comunità in cui siamo.
Anche per chi non sapesse tutto dei suoi più recenti e acutizzati problemi di salute, questa lettera è un grido umano che trafigge, in un modo o nell’altro e qualunque sia lo stato personale, tutti noi o coloro che più soffrono il degrado socioculturale in atto.

N.B.: Alla lettera segue una integrazione successiva di Antonella, inserita anche nei commenti, come invito agli amici ad aggiungere i propri.
Adam Vaccaro
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Cari Amici
sono stata male e lo sono ancora, è l’effetto di una vita carica di struggimenti pesi di ogni tipo che ho condiviso poco e non per volontà per mancanza di ascolto, di sincronicità temporo-spaziale e questo nelle amicizie, negli affetti, nelle modalità di realizzazione di proposte di vita sociale, della poesia, dell’arte tutta. Mi si è sempre tacciata di utopia, di non avere i piedi per terra, di sognare un mondo irrealizzabile (ascolto con piacere che qualcuno comincia a dire -P. Grasso oggi- ciò che da trent’anni dicevo e seguivo ma ero una semplice sconosciuta donna e in più senza alcun appoggio pretendevo di voler diventare una poetessa!- ) A tutti coloro ho sempre risposto se il loro mondo era quello del compromesso in casa, nel luogo di lavoro, nel loro modo di porsi davanti alla scrittura o alla critica d’arte facessero pure io continuavo per mio conto con i miei mezzi e senza compromessi. Qualche volte ho pagato per i miei versi (due soltanto) la primissima nel 1986 a una piccolissima casa editrice e poi nel 2006 un anticipo per un saggio ad una piccolissima casa editrice in parte poi restituito. Non sono andata a letto con chicchesia per pubblicare, ho amato per piacere (come Bocca di Rosa di De Andre ma senza pagamento l’ho fatto per piacere e con innamoramento), non ho detto sì in qualche giuria per qualcuno che non mi piaceva per ricevere in cambio un favore a qualche gruppo per farmi pubblicare da qualche editore importante. Ormai ho pubblicato tanti libri, un’antologica anche negli Stati Uniti (Alfredo De Palchi grande poeta ed editore di Chelsea Editions mi ha riconosciuta simile a lui leggendo una mia email in un blog) e non pagando. Quei versi in inglese stanno girando nei vari blog stranieri e so che chiedono il mio libro, non è tanto ma per un’appartata è una grande cosa. Gli altri libri non hanno avuto tanti lettori perché? Essenzialmente per pigrizia e in questa comprendo anche la “scocciatura” di leggere” un non iperpubblicizzato nome poetico, la mia poesia non segue mode  approfondisce il classico su cui poniamo le basi nazionali e trasnazionali ed è trascinata dal ritmo diastolico e sistolico mio personale e del mondo in cui vivo scrivo. So che i miei pochi ma buoni lettori comprendono e amano le mie strutture che si intersecano lasciando loro la libertà di trovare a ogni lettura un senso diverso. La letteratura non è un cruciverba da riempire e i lettori dei beoti passivi riempitori di quadrati bianchi. Qualche critico si sta sempre più interessando a me e va bene così, mi fa piacere, non nascondo che avrei voluto che molti di più di loro avessero per lo meno letto ciò che ho scritto e avuto il coraggio di scriverne ma non importa io vado avanti ugualmente perché so che gran parte di quello che ho scritto è di altissimo livello, non è falsa modestia, so che non sono una pennivendola (purtroppo e per fortuna direbbe Gaber). In Italia ci sono stati trent’anni di volontario annullamento della cultura e di non educazione alla lettura, alla non curiosità della scoperta, anche da parte di chi avrebbe dovuto farlo e invece per potere detenuto fino oltre chi ha più di ottant’anni non demorde e nelle università si è fatto come in politica il potere molto spesso si è trasmesso più ai portaborse universitari che ai seri professori che spesso hanno dovuto faticare per andare avanti. Nella cultura italiana sono stati pagati molto spesso gli snob salottieri e televisivi che hanno distribuito notizie da supermercato. Quanti guai dagli anni ’80 in poi!
Parlando di me cosa ho fatto? Ho lavorato per trent’anni alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con incarichi seri e orari anche pesanti, nel frattempo scrivevo, facevo volontariato e vivevo naturalmente. Da due anni e 7 mesi sono in esonero dal servizio il che significa che per 5 anni mi pago tutti i contributi previdenziali e recepisco il 70% dello stipendio, sono in attesa di avere la certezza di andare in pensione dal 1 luglio 2015 con 40 anni e 6 mesi di contribuzione. Ho fatto questa scelta quando potevo proprio per stanchezza.
Come vivo la poesia? Molto spesso quando mi sono ritrovata a qualche lettura poetica mi si è stato chiesto ma come mai non ti si vede mai? Ho sempre risposto E quando vivo e quando scrivo?
E sì come si fa a scrivere un romanzo in versi con una complessissima struttura girando per salotti? (7 anni di stesura-Venere minima)
Oltre all’antologica Mindiskin uscita nel 2011 attualmente è uscita una mia traduzione dall’inglese, sono usciti due libri di poesie con fotografie di Mariangela Rasi (uno in realtà è in uscita in gennaio) a Pienza è ancora allestita una mostra di mie istallazioni poetiche col pittore  Michele De Luca. C’è un progetto con uno scultore.
Naturalmente insieme all’attività della mia Onlus Associazione Italiana di Poesia nella Psicologia Laubea fondata nel 1995. L’anno scorso il mio Capodanno l’ho trascorso in Kerala (a proposito conosco i pescatori  e quante balle raccontiamo noi qui)
Vorrei andare avanti con questi miei progetti ma non sono ottimista in questo momento la mia salute ha avuto uno stop, anche se non sono la poesia e il volontariato a crearmi i problemi di salute. Sono la non serenità umana passata e presente, il disagio di vivere in un habitat (l’Italia ancora di più) che non mi consente e che non mi ha consentito di lasciar andare al massimo tutta la mia fervida eccellenza umana e creativa o meglio l’ho lasciata andare lo stesso ma è rimasta compressa e non a disposizione.
Chissà quanti  artisti scienziati come me senza padri eccellenti o padrini eccellenti o più Dorian che il suo ritratto ci sono in Italia!
Non voglio commiserazione ma solo condivisione perché l’Antonella che è stata sempre sempre forte, ha fatto tutto da sé ha tanto aiutato gli altri ora ha bisogno di lasciarsi andare anche in questi modi e forse di trovare un po’ di sostegno.
Ciao e
Buon Anno a tutti

P.S.
Fra le novità c’è che non posso guidare e per 2 mesi se va bene non posso stare sola, in questo periodo di feste sarò da amici. Poi dal 7 avrò un un body guard (non ridete e non ha nulla a che vedere col film)
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Ricevo oggi – 4 gennaio 2013 – questa ulteriore precisazione di Antonella, che mi sembra utile aggiungere qui in coda e come commento, aperto a chi volesse aggiungerne altri.
A.V.

Scrivo direttamente ai lettori di Milanocosa grazie alla gentilezza di Adam, cui devo dare atto di essere stato uno dei pochissimi ad avere compreso il senso della mia lettera scritta a quel lungo eterogeneo indirizzario, e del mio assenso alla richiesta di pubblicarla sul sito dell’Associazione

Volevo dare il buon anno a varie persone fra loro diverse ma stavo veramente poco bene, poi chi mi conosce personalmente sa che non mento, non so farlo, mi sento di dire sempre le cose come sono. E’ scivolata non la penna ma la tastiera e non mi è parso male mettere nero su bianco un malessere che è mio ma che è di tutti noi (ciascuno a suo modo) della mia generazione, che hanno vissuto un boom inutile e falso, una struttura di base falsa in ogni aspetto del quotidiano. 

Dopotutto sono sempre una poetessa, che per di più da sempre ha amplificato il suo impegno nel sociale prima nella politica poi nella psicologia e nel volontariato. L’indirizzario (mi scuso se per poca attenzione l’ho reso visibile) comprendeva infatti più o meno amici vecchi e nuovi, conoscenti quasi amici, vecchi amori, parenti, amiche, nonché alcuni conoscenti della poesia, del sociale che dovrebbero distribuire sensibilità.

Ho ricevuto diverse risposte. Alcuni hanno capito che ce l’avevo con la poesia o che cercavo editori. Altri che non sapevo convivere col male, alcuni si sono preoccupati e mi hanno telefonato subito, altri non hanno proprio risposto, evidentemente disinteressati a me o forse assenti.

Le mie intenzioni erano di reale condivisione umana. Forse in quel momento in un angolo del cervello c’è stato anche un’occhaitina con la morte in ogni caso il tutto riguardava tutti noi non soltanto me. Tutti ci troviamo in questo habitat che non ci piace e non possiamo soltanto lamentarci. Meno pensiero su cose da comprare e più su calore da scambiare


Antonella

2 comments

  1. adam ha detto:

    Precisazione di Antonella – vedi anche in coda al post.
    Adam
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    Scrivo direttamente ai lettori di Milanocosa grazie alla gentilezza di Adam, cui devo dare atto di essere stato uno dei pochissimi ad avere compreso il senso della mia lettera scritta a quel lungo eterogeneo indirizzario, e del mio assenso alla richiesta di pubblicarla sul sito dell’Associazione.
    Volevo dare il buon anno a varie persone fra loro diverse ma stavo veramente poco bene, poi chi mi conosce personalmente sa che non mento, non so farlo, mi sento di dire sempre le cose come sono. E’ scivolata non la penna ma la tastiera e non mi è parso male mettere nero su bianco un malessere che è mio ma che è di tutti noi (ciascuno a suo modo) della mia generazione, che hanno vissuto un boom inutile e falso, una struttura di base falsa in ogni aspetto del quotidiano.
    Dopotutto sono sempre una poetessa, che per di più da sempre ha amplificato il suo impegno nel sociale prima nella politica poi nella psicologia e nel volontariato. L’indirizzario (mi scuso se per poca attenzione l’ho reso visibile) comprendeva infatti più o meno amici vecchi e nuovi, conoscenti quasi amici, vecchi amori, parenti, amiche, nonché alcuni conoscenti della poesia, del sociale che dovrebbero distribuire sensibilità.
    Ho ricevuto diverse risposte. Alcuni hanno capito che ce l’avevo con la poesia o che cercavo editori. Altri che non sapevo convivere col male, alcuni si sono preoccupati e mi hanno telefonato subito, altri non hanno proprio risposto, evidentemente disinteressati a me o forse assenti.
    Le mie intenzioni erano di reale condivisione umana. Forse in quel momento in un angolo del cervello c’è stato anche un’occhaitina con la morte in ogni caso il tutto riguardava tutti noi non soltanto me. Tutti ci troviamo in questo habitat che non ci piace e non possiamo soltanto lamentarci. Meno pensiero su cose da comprare e più su calore da scambiare

    Antonella

  2. Laura Cantelmo ha detto:

    Per mia colpevole ignoranza, credo, non conosco Antonella.
    Le auguro di trovare sollievo in questo difficile momento. Gli amici aiutano, quando sono sinceri.
    Il male, prima o poi colpisce tutti gli umani, ahimé.
    Quanto alla poesia, modestamente la pratico anch’io e non mi sono mai sognata di vendermi per avere affermazioni.
    Un abbraccio.

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