Intervista a Barbara Spinelli

Pubblicato il 17 maggio 2014 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Intervista a Barbara Spinelli

sul Manifesto del 16 maggio 2014

e su Pagine Online del 17 maggio 2014

Daniela Preziosi

I fermi di ieri a Bru­xel­les sono una cosa grave. Non c’era stata alcun tipo di vio­lenza da parte dei mani­fe­stanti. Mi torna in mente il rap­porto della JP Mor­gan del 2013, dove si sostiene che le Costitu­zioni più influen­zate dall’antifascismo vanno sman­tel­late per­ché difen­dono diritti troppo avan­zati, com­preso il diritto di pro­te­sta. La poli­zia di Bru­xel­les si è già ade­guata?». La prima telefonata con Bar­bara Spi­nelli, capo­li­sta di L’Altra Europa con Tsi­pras, è al mat­tino men­tre da Bruxelles arri­vano le noti­zie di 249 fer­mati fra i manifestanti con­tro il sum­mit delle Con­fin­du­strie. Fra loro un altro can­di­dato, Luca Casa­rini. Pro­viamo a scher­zare: era per cose come que­ste che qual­cuno dei promotori della lista non voleva Casa­rini? La rispo­sta è seria: «Sta­vano solo manifestando. Comun­que le con­danne per disob­be­dienza civile non sono un motivo di esclu­dere qual­cuno dalle nostre liste». Nel pome­rig­gio, per for­tuna, saranno tutti rilasciati.

Il can­di­dato del Pse Mar­tin Schulz dichiara a Repub­blica: «Se vince la destra ci saranno altri cin­que anni di auste­rità». Se vince il Pse l’austerità sarà cancellata?

Que­sta dichia­ra­zione è una vera beffa agli elet­tori. Gli anni di auste­rità li abbiamo avuti gra­zie alle intese fra socia­li­sti e popo­lari. In Ger­ma­nia l’accordo sulla Grande Coa­li­zione è stato nego­ziato fra Angela Mer­kel e Schulz, per la parte euro­pea. Il risul­tato è stato che la Spd ha rinun­ciato a ogni critica dell’austerità, all’idea del piano Mar­shall che pure aveva difeso in cam­pa­gna elet­to­rale e ha ’dimen­ti­cato’ gli euro­bond. Insomma sull’Europa ha ceduto su tutto. Le parole di Schulz non corrispon­dono a quello che i social­de­mo­cra­tici hanno fatto negli anni di crisi.

Schulz non esclude lar­ghe intese future con il Ppe. Dice: «Prima del voto non è il tempo di par­lare di accordi».

Que­sto non è leale verso l’elettorato. In realtà si pre­para alle lar­ghe intese senza dirlo. Schulz sa bene che se il Pse diventa il primo gruppo e se lui vuol fare il pre­si­dente della Com­mis­sione avrà biso­gno dell’appoggio del Ppe.

Invece voi cosa farete? Farete pesare i vostri voti, even­tual­mente, nell’elezione di Schulz? E innan­zi­tutto: quando dico ‘voi’ dico la ‘Sini­stra europea’?

Non è detto che il futuro gruppo si iden­ti­fi­chi tutto con il Gue. Si è impe­gnato comun­que a «stare con Tsipras», cioè a non entrare in altri gruppi. In ogni caso peserà molto per­ché, quale che sia il risul­tato italiano, è una for­ma­zione che aumen­terà note­vol­mente. In Fran­cia, Spa­gna, Ger­ma­nia la sini­stra non socialista è in aumento.

Tsi­pras dice: «Saremo la terza forza».

È pos­si­bile. Spero che la lista per Tsi­pras abbia la forza e l’indipendenza di giu­di­zio per aprire un dia­logo con i 5 stelle e deci­dere su punti spe­ci­fici poli­ti­che con­cor­date. Ci sono molte cose in comune. Per esem­pio l’idea della con­fe­renza che riduca e comu­ni­ta­rizzi il debito è una nostra idea che il M5S ha fatto pro­pria. Ora Tsi­pras ha appro­vato il ‘New Deal 4 Europe’ dei fede­ra­li­sti: è un’iniziativa cit­ta­dina che sta rac­co­gliendo firme in tutta l’Unione per un grande piano comune di inve­sti­mento. Sarebbe inte­res­sante sapere cosa nel pensa il M5S.

Per la verità Grillo sem­bra più inte­res­sato alla cam­pa­gna for­sen­nata con­tro il Pd.

Ci sono molte posi­zioni di Grillo com­ple­ta­mente con­di­vi­si­bili, e fra l’altro simili se non iden­ti­che alle nostre. M5S potrebbe svol­gere un ruolo molto impor­tante. Mi chiedo però cosa faranno i suoi eletti, nel par­la­mento euro­peo. Se non si alleano con altri dovranno entrare nel gruppo dei non iscritti, una sorta di gruppo misto. Saranno con­dan­nati ad un ruolo di testi­mo­nianza. A un limbo.

In Ita­lia però siete in com­pe­ti­zione con loro. L’ultimo scon­tro è di ieri, alla camera, fra Sel che fa ostru­zio­ni­smo con­tro il decreto Poletti e il M5S che ci ripensa per anti­ci­pare il voto sull’arresto di Genovese.

Il decreto Poletti sarebbe pas­sato comun­que, l’ostruzionismo era ormai sim­bo­lico. Con­di­vido la linea del M5S: il voto su Geno­vese era l’emergenza. È stato giu­sto met­tere il Pd di fronte alle sue respon­sa­bi­lità e costrin­gerlo a votare sull’arresto. Il reato di cui è accu­sato Geno­vese è gra­vis­simo. Si rischiava di essere com­plici di una stra­te­gia del rin­vio, acca­rez­zata nel Pd.

Renzi ha tagliato il nodo impo­nendo il voto subito.

Ma è stato pos­si­bile solo gra­zie alle pres­sioni di M5S.

Torno al voto. Tsi­pras è ancora poco conosciuto.

Cer­chiamo in tutti i modi di spie­gare per­ché la Gre­cia è un caso para­dig­ma­tico, e che Tsi­pras sta inven­tando un modo di fare sini­stra total­mente nuovo. Ma è una strada in salita

Le tv non vi aiutano.

Spesso ci boi­cot­tano addi­rit­tura. Rispetto a noi hanno più spa­zio sia Fra­telli d’Italia sia la Lega. Un po’ perché nes­suno vuole più avere a che fare con le sini­stre radi­cali. Ma soprat­tutto per­ché il nostro poten­ziale elet­to­rato porta via voti al Pd.

Per que­sto avete preso anche ini­zia­tive pro­vo­ca­to­rie, come quella del bikini?

Non è una stra­te­gia della lista. È una mossa pro­vo­ca­to­ria nata all’interno del gruppo comu­ni­ca­zione, dan­nosa per il nostro pro­getto e per molti can­di­dati: per giorni lo sber­leffo ha oscu­rato il programma. Non so dirle per­ché sia nata; so solo che si tende a tra­sfor­marla in un’offensiva ideo­logica con­tro il fem­mi­ni­smo, e anche con­tro la mia can­di­da­tura. Per quanto mi riguarda, con­si­dero la dia­triba del tutto assurda: non ho mai fatto parte né del movi­mento «Se non ora quando», né di altri movi­menti femministi.

Renzi dice che le euro­pee non deb­bono essere un refe­ren­dum sul suo governo.

Renzi ha una sin­go­lare poli­tica sull’Europa. Attri­bui­sce tutti i suoi mali alla ‘buro­cra­zia’ di Bruxelles. Ma è una vec­chia stra­te­gia, risale ai tempi della That­cher: è un alibi die­tro il quale si nascon­dono i governi, che invece sono i veri ese­cu­tori delle poli­ti­che euro­pee. Non esi­ste la Federazione euro­pea, pur­troppo. Se esi­stesse, l’Europa sarebbe più soli­dale. Ma la respon­sa­bi­lità delle poli­ti­che è dei governi. Quindi è ine­vi­ta­bile che nel voto euro­peo si parli dei governi.

Lei fer­me­rebbe l’Expo di Milano, come dice Grillo, o la farebbe andare avanti per dimo­strare di avere uno stato più forte dei ladroni, come dice Renzi?

È dif­fi­cile fer­mare le mac­chine ora. Ini­zia­tive di que­sto genere in una crisi così pro­fonda è meglio non farle. In Ita­lia poi tutte le grandi opere sono infil­trate dalle mafie: non siamo di fronte a una nuova Tan­gen­to­poli, ma alla pro­se­cu­zione di quella dei primi anni 90.

Lo scan­dalo favo­rirà Grillo nelle urne?

Direi di sì. Potrebbe anche favo­rire noi, che diciamo cose ana­lo­ghe su cor­ru­zione e mafia.

C’è chi sospetta del tem­pi­smo dei pm.

In Ita­lia la cor­ru­zione c’è da lungo tempo. Ogni tanto ci sono degli arre­sti. Sic­come siamo una demo­cra­zia con con­ti­nue ele­zioni dob­biamo dire che ogni volta il tem­pi­smo è sba­gliato? Allora deci­diamo che la magistra­tura non fac­cia più niente. Un modo per evi­tare gli arre­sti in cam­pa­gna elet­to­rale c’è: la poli­tica e le classi diri­genti evi­tino la cor­ru­zione prima che inter­venga la magistratura. In demo­cra­zia non c’è un momento buono per un arre­sto: c’è nei regimi auto­ri­tari dove la giu­sti­zia è al ser­vi­zio della politica.

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