LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL DI MONTIANA, LETTIANA E RENZIANA MEMORIA.
DRAMMI E CINISMO DEI GOVERNI
Istat: 6 milioni senza il necessario per vivere
Sei famiglie su dieci vivono con meno di 2.500 euro al mese. Nel 2011 circa il 58% delle famiglie residenti in Italia ha conseguito un reddito netto inferiore all’importo medio annuo di 29.956 euro, circa 2.496 euro al mese. Mentre alcuni milioni di esse sguazzano nell’oro E’ quanto emerge dal rapporto Istat ‘Noi Italia, 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo’. Un rapporto che mette nero su bianco alcune contraddizioni laceranti in cui si dibatte il Bel Paese da qualche anno a questa parte. Una fra tutti, “vantiamo” la pressione fiscale della Svezia, circa il 44,1%, comunque superiore alla media Ue, ma abbiamo la povertà della Grecia, con quasi sei milioni di persone, il 10% della popolazione, in povertà assoluta. Sono in situazione di deprivazione circa 15 milioni di persone in 6,3 milioni di famiglie. Nel 2012, per la precisione, il 24,9 per cento delle famiglie residenti in Italia presenta almeno tre delle difficolta’ considerate nel calcolo dell’indice sintetico di deprivazione, una quota in aumento rispetto all’anno precedente.
In decisa crescita, l’indice di disoccupazione giovanile, che -secondo l’Istat- supera il 40%
Nella crisi i suicidi sono all’ordine del giorno o quasi. Nel 2013 uno ogni 2 giorni e mezzo
ell’anno 2013 149 persone si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012. Sale quindi a 238 il numero complessivo dei suicidi per motivi legati alla crisi economica registrati in Italia nel biennio 2012-2013. Uno ogni due giorni e mezzo. Sono questi gli ultimi dati resi noti da Link Lab, il Laboratorio di Ricerca Socio-Economica dell’Universita’ degli Studi Link Campus University, che da oltre due anni studia il fenomeno e che adesso pubblica i dati complessivi di un’attivita’ di monitoraggio avviata nel 2012. ”Dietro al tragico gesto – dichiara Nicola Ferrigni, docente di Sociologia della Link Campus University e direttore di Link Lab – vi e’ un sistema Paese che fatica a trovare soluzioni a problemi ormai divenuti insormontabili: perdita del lavoro, impossibilita’ di pagare l’affitto o la rata del mutuo, debiti accumulati, stipendi non percepiti, tasse, bollette da pagare. Con il solo stipendio, quando questo arriva, si riesce a stento a far fronte alle spese ordinarie come quelle per affitto e utenze domestiche”. ”D’altra parte – prosegue Ferrigni – le analisi delle ultime ore dell’Istat continuano a lanciare segnali preoccupanti: l’Istituto Nazionale di Statistica rileva infatti che il reddito delle famiglie italiane in valori correnti diminuisce in tutte le regioni italiane”. Il 40% dei suicidi registrati nel 2013 e’ avvenuto nell’ultimo quadrimestre. Dopo i mesi estivi, il numero dei suicidi per ragioni economiche e’ tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati, nel mese di ottobre che conta 16 vittime, novembre con 12 casi e nell’ultimo mese dell’anno in cui le vittime sono state ben 18. Nell’ultimo quadrimestre del 2013 quindi i suicidi riconducibili a motivazioni economiche rappresentano circa il 40% del totale registrato nell’intero anno. Un suicida su due e’ imprenditore ma in un anno e’ raddoppiato il numero dei disoccupati suicidi. Triplicato anche quello degli ”occupati”. Circa un suicida su due (45,6%) e’ imprenditore (68 i casi nel 2013, 49 nel 2012) ma, rispetto al 2012, raddoppia il numero delle vittime tra i disoccupati: sono 58, infatti, i suicidi tra i senza lavoro, numero che risulta piu’ che raddoppiato rispetto al 2012 quando gli episodi registrati sono stati 28. Cosi’ come sono quasi triplicati, rispetto al 2012, coloro i quali, seppur in possesso di una occupazione, si son tolti la vita perche’ stretti nella morsa dei debiti a causa molto spesso di stipendi non percepiti: 7 i casi registrati nel 2012, 19 nel 2013. Il fenomeno non conosce piu’ differenze geografiche: al Sud come al Nord. Rispetto al 2012, quando il numero piu’ elevato dei suicidi per motivi economici si registrava nelle regioni del Nord-Est (27 casi con un’incidenza percentuale pari al 30,3%) – area geografica a maggior rischio di suicidio tra gli imprenditori a causa della maggiore densita’ industriale – l’analisi complessiva dell’anno 2013 sottolinea come il fenomeno sia andato uniformandosi a livello territoriale interessando con la stessa forza tutte le aree geografiche. Persino nel Mezzogiorno dove il tasso dei suicidi per crisi economica e’ sempre stato storicamente piu’ basso rispetto alla media nazionale, vi e’ stato un allarmante aumento del numero dei suicidi: 13 i casi complessivi dell’anno 2012 a fronte dei 29 del 2013. Nel 2013 il numero piu’ elevato di suicidi per ragioni economiche si e’ registrato nel Nord-Ovest che vede triplicato il numero delle vittime che passa da 12 dell’anno 2012 a 35 nel 2013. A seguire le regioni centrali con 33 casi (22,1%) a fronte dei 23 del 2012 (25,8%) e il Nord-Est con 32 (21,5%), dato quest’ultimo in linea con quanto registrato nel 2012 quando gli episodi sono stati 27. Sono invece 19 i casi di suicidio registrati nelle Isole (14 nel 2012). La crisi interessa strati sempre piu’ ampi della popolazione. Nel 2013, cosi’ come nel 2012, la crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, rappresentano la motivazione principale del tragico gesto e’ all’origine dei 108 suicidi (72,5%) nel 2013, a fronte dei 44 del 2012. La perdita del posto di lavoro continua a rappresentare la seconda causa di suicidio: 26 gli episodi registrati, in lieve aumento rispetto al 2012 quando i casi sono stati 25. Ad incidere inoltre sul tragico epilogo, i debiti verso l’erario: 13 le persone che nel 2013 si son tolte la vita a causa dell’impossibilita’ di saldare i propri debiti nei confronti dello Stato. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 86 le persone che nel 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 72 uomini e 14 donne, contro i 48 casi complessivi registrati nel 2012. Picco ad ottobre: 20 i tentati rispetto agli 86 complessivamente registrati nel 2013. Oltre la meta’ nell’ultimo trimestre. A seguire il mese di dicembre in cui gli episodi sono stati 15 e novembre in cui i casi sono stati invece 12. Ancora una volta grido di allarme nelle regioni del Sud e nelle Isole. Anche tra i tentativi di suicidio, a destare allarme e’ l’incremento registrato nelle regioni meridionali: si passa infatti dai 5 casi del 2012 a ben 25 tragici tentativi di porre fine alla propria vita rilevati nel 2013. Anche nelle regioni insulari una simile considerazione: 15 casi rispetto ai 6 registrati nel 2012. L’aumento si registra anche nelle regioni del Centro Italia in cui nel 2013 si sono verificati ben 22 casi a fronte dei 13 rilevati nel 2012. A livello regionale il numero piu’ elevato di tentativi di suicidio nel 2013 si ha nel Lazio (12). Seguono Sicilia (11), Campania ed Emilia Romagna (10), Lombardia (7), Abruzzo e Toscana (6). Nel 2013 il numero piu’ elevato dei tentativi di suicidio si registra ancora una volta tra coloro ai quali la crisi economica ha portato via il lavoro. Sono infatti 50 i tentativi di suicidio tra i disoccupati a fronte dei 20 registrati nel 2012. Seguono gli imprenditori con 16 casi (numero che peraltro resta invariato rispetto a quello del 2012) e i lavoratori dipendenti con 11 (contro i 6 dell’anno prima).