Analisi e denunce

Pubblicato il 19 giugno 2013 su Temi e Riflessioni da Adam Vaccaro

Palmiro Prospero, maestro di libertà

di Marco Travaglio sul Fatto quotidiano di lunedi 17 giugno 2013

Un volgare articolo di Michele Prospero sulla fu Unità, intitolato “Travaglio, il ‘giornalismo servo’ contro i ribelli M5S”, ci dà l’occasione per fare il punto sul Fatto Quotidiano e sullo stato dell’informazione e del potere in Italia. Fin da quando siamo nati, a chi ci domandava quale fosse la nostra “linea politica”, abbiamo risposto: la Costituzione. In un sistema informativo disegnato a immagine e somiglianza di quello politico-partitico, fu come bestemmiare in Chiesa. Non avendo altro padrone che i lettori, il Fatto risponde soltanto a loro e alla coscienza dei suoi giornalisti. Per questo non ha mai taciuto una notizia, anzi ne ha date molte che gli altri tacevano. Ha preso e prende posizione, certo, ci mancherebbe: la sua posizione, non quella di altri, che non ha il piacere di conoscere. Abbiamo le nostre idee, ben chiare e radicate, e in base a quelle giudichiamo ciò che accade. Chi fa proprie le nostre posizioni e battaglie ci piace. Chi va in altre direzioni non ci piace. La nostra intransigenza sulla legalità (non solo penale, ma anche costituzionale e contro tutti i conflitti d’interessi) e sul rinnovamento della politica ci ha portati ad apprezzare molte battaglie prima di Di Pietro, poi di Ingroia e del Movimento di Grillo. Ma anche a rimpiangere lo spirito dell’Ulivo modello 1996, poi tradito dai partiti che avrebbero dovuto farsene portavoce. E a sostenere i cani sciolti del Pd e i movimenti di base tipo OccupyPd che contestano l’inciucismo dei vertici. Questo non ci ha impedito di criticare le sciagurate scelte di classe dirigente da parte di Di Pietro, la frettolosa e improvvisata entrata in politica di Ingroia, certe sparate di Grillo con annesso deficit di democrazia interna al M5S.

Anche a destra, quando si muoveva qualcosa di interessante, tipo il coraggioso distacco di Fini e dei suoi dalla Banda B., l’abbiamo guardato con simpatia (Flavia Perina scrive spesso sul Fatto ), senza però rinunciare a denunciare il grumo di interessi che, al netto delle calunnie berlusconiane, si celava dietro il “caso Montecarlo”. Siamo fatti così: non più bravi degli altri, solo più fortunati perchè più liberi. Quando sbagliamo, lo facciamo da soli, non per conto terzi. E, quando ci alziamo la mattina, non sappiamo mai a chi daremo ragione o torto: dipende da quel che succede. Purtroppo sono pochi i giornali e le tv che possono dire onestamente altrettanto. Il nostro sistema mediatico ricorda il feudalesimo: il tal giornale fa gli interessi di questo o quel partito perchè gli appartiene o ne riceve fondi pubblici; o fa il gioco della tal banca o azienda o lobby ben accomodata nella stanza dell’editore, ovviamente impuro.

Se qualcuno, restando serio, può accusarci di essere al soldo di Grillo e Casaleggio è perchè giudichiamo i 5Stelle senza pregiudiziali, apprezzandone le giuste battaglie e criticandone le magagne, mentre tutti gli altri giornali, a parte rarissime eccezioni, li attaccano sempre e comunque nell’interesse dei loro editori, cioè dei padroni dell’economia e della finanza e dunque della politica, e non possono tollerare la presenza in Parlamento di un gruppo (diciamo pure un’Armata Brancaleone) di ragazzi che non rubano e non mafiano (non ancora, perlomeno, non che si sappia) e dunque non sono controllabili perchè non ricattabili. Così in campagna elettorale i 5Stelle erano un branco di eversori. Poi, quando vinsero le elezioni e lorsignori speravano che facessero da stampella al governo Bersani, divennero quasi buoni. Poi, quando si capì che manipolarli era più difficile del previsto, iniziò il giochetto che dura tuttora (con la complicità di alcuni di loro, non si sa se troppo fessi o troppo furbi): il tentativo di staccarli non tanto da Grillo, ma dai loro elettori e dal loro programma, per convertirne una parte al Sistema. Basta che dicano qualcosa contro Grillo o a favore dei partiti perchè da “signori nessuno” pericolosi per la democrazia diventino i nuovi Sacharov e Solgenitsin. Il fatto che in campagna elettorale si fossero solennemente impegnati a decurtarsi gli emolumenti e soprattutto a non allearsi con alcun partito per ottenere i loro obiettivi (alcuni sacrosanti, altri inattuabili, altri demenziali) e fossero stati votati proprio (e solo) per questo, non conta. Anzi, assistiamo al paradosso che il Pd e il Pdl che hanno tradito gli elettori scilipotizzandosi, cioè governando insieme dopo aver giurato in campagna elettorale di essere irriducibilmente alternativi e incompatibili, danno lezioni di coerenza all’unico movimento  fedele agli impegni: chi vuol tradire la parola data agli elettori diventa santo, chi vuole mantenerla è un mascalzone. E se qualcuno ricorda cosa diceva il Pd di Razzi e Scilipoti quando passarono al Pdl, o il Pdl di Follini quando passò al Pd e di Fini quando sfiduciò B., è un servo di Grillo e Casaleggio. Se in questi vent’anni stampa e tv avessero trattato i partiti che hanno devastato l’Italia con un decimo dell’acrimonia che applicano ai 5Stelle, la Seconda Repubblica sarebbe morta da tempo senza fare i danni che ha fatto. E forse M5S non avrebbe ragione di esistere: Grillo farebbe ancora il comico, guadagnando dai suoi show il triplo di quel che guadagna da quando fa politica.

Ma questi ragionamenti di semplice buonsenso Michele Prospero non se li può permettere: sull’Unità si guadagna la pagnotta falsificando ciò che ho scritto l’altroieri, quando invitavo il “Movimento 5 Polli” (titolo dettato da Casaleggio) a piantarla con le batracomiomachie autoreferenziali sulle espulsioni e a fare “conferenze stampa e iniziative di piazza per denunciare le porcate che scoprono in quell’ente inutile che ormai è il Parlamento”, tipo “l’esproprio delle Camere per blindare la controriforma costituzionale” e “la presa in giro su Imu e Iva”. Il mio invito all’opposizione a opporsi diventa, nel taglia-e-cuci di Prospero, “santificazione” di M5S e “ordine di insurrezione” di stampo fascista “contro ‘quell’ente inutile che è il Parlamento’” con un “sospetto automatismo” verso “l’aula sorda e non più grigia, ma comunque inutile” di Mussolini. Del resto “Travaglio nel 1994 accarezzò la Lega” e ora “punta sul M5S… garante del buon mondo antico presidiato dal grato Cavaliere”. Ora – a parte il fatto che il garante del grato Cavaliere è il Pd che ci governa insieme e che la Lega rovesciò il primo governo Berlusconi, poi resuscitato dagli amici di Prospero con la Bicamerale – io non so dove fosse questo falsario nel ’94. Ma so bene dov’ero io: in un comodissimo posto al Giornale di Montanelli, che lasciai con il direttore e 50 redattori per l’avventura de La Voce, sabotata da tutti e chiusa dopo un anno perchè si opponeva da posizioni liberali al governo B.-Lega. Nel 2001, da vero criptoberlusconiano, fui il primo giornalista a denunciare in Rai (Satyricon di Daniele Luttazzi) i rapporti fra la mafia, Dell’Utri e B. che nel 2001 – molto grato – mi fece cacciare da tutte le tv con l’editto bulgaro, mentre le spie del Sismi e della Security Telecom accumulavano dossier illeciti sul mio conto e il grato Cavaliere e i suoi sgherri mi denunciavano in tutti i tribunali d’Italia per milioni di danni. E fui accolto all’Unità, quella vera, rifondata come giornale libero e non di partito da Colombo e Padellaro, che infatti combatteva contro B., la Lega e gli inciucisti del centrosinistra che demonizzavano i girotondi e la Cgil di Cofferati. Se il signor Prospero oggi ha un giornaletto su cui scrivere dovrebbe ringraziare chi 12 anni fa lo resuscitò, dopo che i suoi amici l’avevano ammazzato mettendo in fuga i lettori. Naturalmente non lo farà: di recente ha additato al Pd come modello da seguire non Enrico Berlinguer, ma Palmiro Togliatti. Un sincero democratico che i dissidenti non li attaccava sul blog: li lasciava semplicemente crepare nei gulag dell’amico Stalin o, se erano anarchici o trotskisti, perseguitare e ammazzare in Spagna. Ecco, magari le lezioni di libertà e democrazia Prospero ce le dà in un’altra vita.

Da Il Fatto Quotidiano del 17/06/2013

CARO PD, RIVOGLIO INDIETRO IL MIO VOTO

di Furio Colombo sul Fatto quotidiano del 9 giugno 2013

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Pd, spiegami come posso avere indietro il mio voto.

Non avevamo votato per uno scherzo incomprensibile agli italiani, o almeno ai dieci milioni che hanno creduto di votare a sinistra. Neppure la fantasia più distorta avrebbe immaginato un governo Enrico Letta-Angelino Alfano.

Caro Furio Colombo, Come me, tanti compagni hanno seguito il partito che di sinistra aveva sempre meno, fino ad approdare al Pd. Alle ultime votazioni mi sono convinto che, dopo una vita a sinistra, quello doveva essere per forza il mio voto. Adesso, dopo quello che vedo accadere, voglio farti una domanda. Come posso riavere indietro il mio voto? Mi sento umiliato, derubato e offeso, dal fatto che governiamo insieme al peggior avversario che avevamo. Ed è qui che voglio arrivare. Sento parlare di presidenzialismo o di semi presidenzialismo. Come fanno a non vedere che, lungo questa strada, fra poco al Colle ci sarà lui, il cavaliere Silvio Berlusconi? Io sono laico e di sinistra. Ma temo che, contro una situazione così pazzesca che noi stessi stiamo costruendo, mi resti solo la preghiera. “Dio, se ci sei, pensaci tu”.

Daniele Bolzano

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RISPONDE FURIO COLOMBO

Ho pubblicato questa lettera esemplare perché ne rappresenta e ripete moltissime altre e perché racconta bene l’incredibile frustrazione non tanto per il passato di sinistra quanto per la tranquilla violazione del voto, proprio nel mezzo di un guado nel quale tutta la partita, persino per tanti elettori più cauti di Daniele e di me, sembrava giocarsi sul “sì o no” a Berlusconi. Ha ragione l’autore della lettera. Non avevamo votato per uno scherzo incomprensibile agli italiani, o almeno ai dieci milioni che hanno creduto di votare a sinistra. Neppure la fantasia più distorta avrebbe immaginato un governo Enrico Letta – Angelino Alfano (con Quagliariello ‘il buono’ come mite messaggero e Berlusconi che annuncia “la fine della guerra civile” ). È una storia che qualunque produttore cinematografico avrebbe giudicato oltre ogni limite persino per un film satirico di cattiveria e irrisione. Purtroppo se guardi, in cerca di soccorso, verso l’alto (non parlo di Dio, come l’autore della lettera citata, ma del Qurinale) ti senti ammonire dalle parole “occorre porre fine a opposte forzature e rigidità” e “Nessuno pensi di tirarmi dalla sua parte” . Ma noi pensavamo che ci fosse una parte dentro la legge e una parte fuori dalla legge (come è stato e come sta per essere ampiamente sentenziato nei luoghi giusti, i tribunali). E poi non avevamo detto che era in gioco la difesa della Costituzione contro lo svilimento e la violazione continua della Costituzione?

Adesso ci ammoniscono: “State calmi, dobbiamo fare insieme le riforme”. La frase suona strana, un groviglio di sorpresa, insensatezza e ossimoro. Tanto più che il membro del governo, Santanchè dichiara con onestà: “Una eventuale condanna di Berlusconi sarebbe lesiva della democrazia”. Tutto era cominciato dal confronto fra due mondi incompatibili, uno costituzionale e uno personale (lui dice di essere un caudillo), uno nato dalla Resistenza e l’altro dalla negazione della Resistenza e di tutti i suoi valori, uno fondato sul lavoro, l’altro sul “prendi i soldi e scappa”. Dice Giovanni Sartori, uno dei maggiori politologi del mondo: “Ho avuto fortuna, non mi hanno chiamato. Ma un gruppo di 35 non può combinare nulla. Sarà solo un grande pasticcio” (Dagospia, 6 giugno). Ma il pasticcio è iniziato. E benché mi renda conto di aggravare la pena di Daniele Bolzano, autore della lettera qui riportata, devo confermare che il governo Letta – Alfano, “per snellire i tempi” ha scelto, nominato e convocato davvero un gruppo di 35 esperti di vario valore, ma con un rigoroso tratto in comune: nessuno di essi, mai, si è occupato della illegalità e del conflitto di interessi di Berlusconi. Ha fatto scienza, esperienza e professione restando alla larga da un mondo di imputazioni e processi che – se lo commenti – ti rovina qualunque carriera.

VEDI ZAGREBELSKY e Rodotà, che ormai ogni cronista si sente in diritto di trattare con bonario compatimento. Sono “antiberlusconiani”, dunque non più spendibili in attività politicamente o scientificamente utili. Purtroppo ha ragione chi ci scrive. Lui e noi (penso a molti lettori e a me) abbiamo votato Pd per il contrario esatto di ciò che ha fatto e che sta facendo. I motivi erano eleggere un nuovo presidente della Repubblica, aprire porte e finestre a un mondo italiano un pò migliore (basta, come primo criterio, una distanza di sicurezza dalla mafia e dalle imputazioni più gravi) e ricominciare a vivere. Invece questi Trentacinque scelti fra chi non si impiccia, e si impegna a non impicciarsi, di Berlusconi, saranno presto raggiunti dai gruppo dei Quaranta (questa volta senatori e deputati) che prenderanno la torcia delle riforme e la porteranno sulla collina del disorientamento totale: un fitto dibattito su presidenzialismo o semi-presidenzialismo, mentre intorno a noi, in cerchi sempre più stretti, si aggira Berlusconi in cerca di ciò che – lui pensa – gli è dovuto. Benché anch’io sia laico come la persona che ci scrive, non resta che constatare che il partito se ne è andato dopo l’appropriazione indebita di milioni di voti. Non resta che ripetere, sia pure da laici, “che Dio salvi i giudici”. L’invocazione significa: resti loro il coraggio che manca, in questo brutto momento, a molti italiani.

Da Il Fatto Quotidiano del 09/06/2013.

One comment

  1. Savonarola ha detto:

    Ora, con l’inciucio a porte chiuse tra Renzi e Berlusconi, altro che voto indietro!
    Non bastano più neppure le condanne di Grillo, qui ci vorrebbe una azione di piazza a stracciare le tessere del partito e bruciare le bandiere.
    Che ne è rimasto della sinistra? Forse solo l’altro braccio del corpo diverso dal destro!!!

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