Davos e Città di Castello

Pubblicato il 16 settembre 2010 su Resoconti da Adam Vaccaro

Il grido della terra e la lezione della crisi.

di Patrizia Gioia

La Classe di Davos (così chiamato dalla George l’annuale World Economic Forum di Davos, Svizzera) ha anticipato il tema del prossimo anno: “L’eclissi dell’etica”.

Se non lo faremo bene e tutti insieme, anche la vostra classe, insieme alla scuola, rischia di non esserci più. 

Il “tutto per noi stessi e niente per gli altri” non è solo ingiusto, prepara tragedie per tutti.

Tenterò di dire alcuni dei molti punti portati a dialogo al Convegno che si è tenuto l’11 e il 12 di settembre a Città di Castello, punti che mi hanno particolarmente colpita, portandomi ancora una volta, di fronte alla consapevolezza della mia ignoranza.

Questo Convegno, organizzato ogni anno da “l’altra pagina”, sotto la cura di Achille Rossi, è un appuntamento per chi non vuole ignaviamente aderire alle sterili e mortificanti voci degli attuali media e poteri ma, attraverso la passione e il desiderio di conoscenza, farsi fecondare da più fertili campi, coltivati dall’esperienza e dallo studio di esseri umani calati nella realtà dei più poveri.

Personalmente credo che solo ponendoci in questo ascolto potremo offrirci l’un l’altro la possibilità di divenire esseri umani, aiutando il cosmo e il divino, dato che ne siamo parte costitutiva, e scoprendo dentro e fuori il profondo senso della Vita.

Senso che stiamo sempre più velocemente perdendo, incapaci di vedere che sull’ara sacrificale c’è anche il nostro di corpo, inseparabile dall’anima.

Una crisi economica di enormi proporzioni ha messo in difficoltà le fasce più deboli della popolazione mondiale e sta ora, come un’inarrestabile onda, arrivando sino a noi.

E’ estremamente riduttivo prendere coscienza di questo grido umano, senza rendersi conto che anche la terra soffre per l’esercizio di spietato dominio che la civiltà tecnocratica le fa subire, riducendola a una risorsa a costo zero, che si può impunemente violare, inquinare, distruggere.

La natura però, a differenza dei poveri, si sta vendicando, dimostrando agli esseri umani che la perturbazione degli equilibri sta ricadendo sulle nostre teste, provocando esiti imprevedibili che potrebbero arrivare sino alla distruzione della nostra specie.

Il riscaldamento globale e la crisi climatica che ne consegue ( e di cui stiamo già “godendo” gli effetti) aprono inquietanti scenari, dove la crisi economica e quella ambientale non sono separabili.

C’è bisogno di un cambiamento radicale, non solo del nostro modo di rapportarci nel sociale, ma nella nostra stessa concezione del reale.

Molti i punti toccati dai relatori, tutti capaci di farci vedere la realtà che viviamo da altri punti di vista, dimostrando, con dati alla mano, come quel che ci raccontano e raccontiamo sia ben lontano dalla verità che viviamo.

Oggi è la finanza a governare, capace di dare ordine a tutti gli stati e che detesta due cose – dice Susan Gorge ( studiosa dei rapporti Nord-Sud, presidente onorario di Attac e direttrice del Transnational Insitute di Amsterdam) nella sua illuminante relazione – : il costo del lavoro

e le tasse. Più licenziati ci sono, più si riduce il costo del lavoro e più si sale in borsa.

Oggi non si investe più nell’economia reale, si fa soldi coi soldi.

In questo campo, con un enorme sforzo, è possibile cambiare, ma con l’ambiente, profondamente correlato, non è possibile tornare indietro!

“ Per credere che la crescita possa essere infinita in un mondo finito, bisogna essere o pazzi, o economisti”.

La Finanza sta abbattendo tutte le leggi che prima ci proteggevano, ha tolto tutti i limiti che ci proteggevano dal capitalismo.

La classe di Davos, ( tutto per noi stessi e niente per gli altri), che si ritrova ogni gennaio per vedere dove poter ancora e meglio colpire, mi ha portato alla mente la banalità del male e una scena del film “ Schindler’s list”, dove un annoiato ufficiale tedesco, insoddisfatto, rigurgitante sesso alcool cocaina, dall’alto del suo alloggio prende, come può visto lo stato in cui è, la mira, colpendo il povero essere umano, già ridotto a numero, alla stregua di un piattello.

Nessun problema se si perde la mira del primo colpo e il piattello non si vede più, ce ne è sempre un altro che passa per rifornirci dello scettro del potere che ci è cascato per un colpetto di sonno.

Nessun brivido?

No, proprio nessuno, perché siamo diventati così.

Attenti però, i piattelli, quando sono troppi, s’innalzano fino al nido degli ufficiali, soffocando mira e potere.

Quello vero non ha bisogno né di parate né di ufficiali.

Il capitalismo, si sa, non è un sistema altruista, ha la stessa mentalità e voracità del cancro (non a caso malattia che gli cammina a fianco), è una cellula egoista che perde il senso della sua collocazione, come dire: l’Io prevale sul Noi.

Ma non è finita, siamo felici di cadere dalla padella nella brace.

Si sta aprendo un nuovo capitolo, ben camuffato e vestito di buonismo caritatevole, ben lontano dalla verità dell’Agape.

Il plagio dell’informazione e della cultura ci fa credere che il multimiliardario Bill Gates e il suo reale seguito di multimiliardari, siano tutti sulla via di Damasco in una meraviglia di conversione. Certo, è vero, nessun progetto sociale, ma nuovi progetti di investimento!

E come sempre alla faccia dei più poveri.

Ci mancava l’Africa nel giocare al Monopoli: chi la compra oggi?

Gianni Mattioli ( ex ministro delle Politiche comunitarie, ordinario di Fisica Matematica all’Università di Roma) ci parla della delega all’esperto, come nell’antica tragedia, si invoca ancora il deus ex machina. Ci abbiamo provato dico io, anche e ancora con re Silvio, ma non ci è riuscito.

Viviamo di inviti: non gli illustri perché esperti, ma gli esperti perché illustri.

E intanto siamo nel pieno del caos, dove i cambiamenti climatici improvvisi non sono solo fuori, ma anche dentro ognuno di noi.

Saltiamo dai balconi, ci tuffiamo sulle rotaie delle metropolitane, ci spariamo botulino nelle vene.

Nel Levitico si diceva “ Se osserverete i miei comandamenti, vi darò le piogge nelle loro stagioni”, ma Isaia già aggiungeva: “ la terra è stata profanata a causa dei suoi abitanti”.

I reattori nucleari attualmente in funzione producono un modestissimo 6,4% dell’energia consumata nel mondo, e a questo ritmo, di uranio 235, ce ne sarà solo per 35 anni.

In compenso, da un serio e verificabile studio fatto in Germania, c’è un aumento del 160% di tumori infantili e del 220% di leucemie.

Ci interessa qualcosa se le mamme si ammalano mentre sono in attesa dei nostri bambini?

Si tratta di operare per un buon vivere di tutti.

Gianni Tamino ( ex parlamentare europeo, ordinario di biologia all’Università di Padova) ci parla delle relazioni complesse, dell’equilibrio tra fotosintesi e respirazione, questa è la inter-in-dipendenza di cui non vogliamo proprio prendere atto.

La stessa cosa della inter-in-dipendenza di finanza, economia, ambiente.

Viviamo in un sistema chiuso, con energia del sole, senza rifiuti né combustioni; invece l’uomo li produce entrambi e tanti. Il pericolo non è l’effetto serra, ma la sua variazione!

Non parliamo poi degli OGM, gli organismi transgenici.

Inserire un gene in una sequenza di DNA è come mettere una frase, a caso, dentro un romanzo.

Qualche ideina ci viene a proposito di quel che …non sappiamo potrebbe accadere?

Ma anche qui prevale il danaro, depauperare il povero contadino, la terra e il seme ci piace sempre.

O muore il capitalismo o muore la madre terra.

Non è il terrorismo il grande pericolo del mondo, ma il capitalismo, senza dimenticare che il primo atto terroristico è stato fatto su Hiroshima.

Stiamo facendo alla terra, con quello che chiamiamo sviluppo sostenibile, la stessa “cura” che facevano i medici tra aguzzino e torturato, chiamati a dire :“basta, è meglio fermarsi,se no il torturato muore!”.

Ma noi non ci fermiamo. Ancora non abbiamo imparato che i due ruoli sono intercambiabili.

Ecologia – Economia, non è certo un caso che queste due parole abbiano la stessa “eco”, che proviene dal greco “oikos” : casa.

Leonardo Boff scrive : “nel principio era la ragione più profonda della parola”: il cuore.

Il cuore della casa, il cuore della terra, il nostro cuore.

La casa è unica, è di tutti e non è solo nostra.

Il Dalai Lama – ci dice il teologo della Liberazione, monaco e biblista Marcelo Barros, in italiano, con la sua danzante cadenza brasiliana e l’entusiasmo vivo di chi vive tra i più poveri del mondo – dice che dobbiamo sviluppare i semi della compassione che dentro ognuno vivono.

Una mutua fecondazione, suggerisco io, di questi semi della compassione del Dalai Lama, con i semi di Panikkar, per sottolineare il necessario passaggio dall’ecologia all’ecosofia: la saggezza del dare casa, del mettere a dimora i nostri comuni semi nella comune terra, con la sacralità del vero contadino e del vero monaco quale l’essere umano è: mediatore tra cielo e terra.

Dobbiamo trovare insieme un nuovo modo di divenire umani, dobbiamo sapere rimanere in attesa, fermarci per, come ci insegna l’amico indios: “aspettare l’anima” che abbiamo lasciato indietro, se non perduta, per la troppa fretta di arrivare.

Dove?

Nessuna tecnica sostituirà mai l’anima umana, non facciamo come l’apprendista stregone, la tecnica poi prende noi, come sta succedendo.

Ridiamo anima alla cultura, ritorniamo alla solidarietà, che non è un dare all’altro partendo dalla nostra generosità, ma partendo dalla sua necessità.

Panikkar scrive : Perdonare non è soltanto una virtù umana, è la vita stessa che si determina come armonia, ed io mi chiedo se la terra avrà ancora capacità di perdonarci per tutto quello che le abbiamo fatto, che continuiamo a fare.

Aiutare lei è aiutare noi stessi e il divino, trinità inseparabile. Dio muore se moriamo noi.?

Siamo la goccia d’acqua o l’acqua della goccia?

Ridistribuire la terra, eliminare i debiti dei più poveri.

Diciamo che stiamo aiutando l’Africa, quando ogni minuto ci deve solo di interesse così tanti soldi che rimarrà sempre in punto di morte.

E’ come un bambino sommerso dalle mosche, e le mosche siamo noi.

Sapete che possiamo eliminare la povertà nel mondo?

Basterebbe tassare dell’1 per mille le transazioni finanziarie. Ogni giorno vengono scambiati 4.000 miliardi di dollari. Alla fine dell’anno ci sarebbe a sufficienza per risolvere tutti i problemi.

La banca centrale europea presta alle banche private col tasso di interesse dell’1 per cento e le banche private prestano agli stati con l’interesse del 4 o 5 per cento.

Perché la banca centrale europea non presta direttamente agli stati con l’interesse dell’1 per cento?

2 comments

  1. laura ha detto:

    E’strano vdere come chi si arricchisce sempre più (con la finanza) a spese di chi non lavora e tratta la natura e gli essseri umani alla stessa stregua, con criminale indifferenza e disprezzo, alla fine non si accorga che quello che si chiamava progresso rappresenta un ritorno alla preistoria.
    E allora la fine sarà tragica per tutti, anche per loro.
    Possibile che non ci pensino?
    Laura

  2. elisabetta sperandio ha detto:

    la tragedia che anche questi bastardi hanno dei figli si chiedono per un solo momento che mondo lasciano a loro con i loro profitti ed i loro valori?

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