Il Supplizio di Gaza

Pubblicato il 13 luglio 2014 su Senza categoria da Adam Vaccaro

Mentre tutto scorre tra tanti consueti problemi orrori e armi di distrazione di massa dell’esercito dei media, assistiamo tra impotenze e connivenze all’ennesima azione criminale contro la Palestina. Il vittimismo del governo israeliano per giustificare i propri crimini è una ignominia di cui sono responsabili i poteri del mondo intero. E fa parte di questa ignominia il ricatto dell’accusa di antisemitismo verso chiunque ne denunci il meccanismo ideologico e cinico. Da parte di chi non ha perso la voce la dignità e la libertà contro tale ricatto, occorre continuare a dirlo. Perché con Gaza è massacrata la carne e la vita del mondo. Seguono alcune mie poesie, scritte anni fa e purtroppo ancora attuali, in buona parte inserite in Seeds, Selected Poems 1978-2006, Edited and Traslated by Sean Mark, Chelsea Editions, New York 2014. E Invito gli interessati a commentare e ad aggiungere testi.

Adam Vaccaro

IL ROSSO E LA NEVE

Nello splendore del supplizio*

Qui è ormai tutto bianco

come una perfetta notte

di Natale mentre una fitta

si conficca nel costato

di questa impotenza

che può solo pensare

al rosso che cola

tra i muri massacrati

di Gaza

*

Qui da noi il padrone è una stella

che ci impone la misura della terra

della farina dell’acqua della dignità

che ci invade e distrugge le case

che ci affama e fa piovere bombe

nel nome di Davide e di Israele

che chiude il cerchio glorioso

della bestemmia Gott mit uns

su noi che non abbiamo più voce

in questo dominio del mondo

sommersi dalle mille voci

che del tempio fanno mercato

su noi resi ciechi e muti dall’oro

che scorre nelle reti e nei nervi e

comanda sapiente voce o silenzio

che non rompa la pace dei servi

o silenzio del dio dei popoli

tra scoppi di brindisi e bombarde

nell’impronunciabile nome YHWH

di un dio che ormai è solo tra gli eserciti

*

e voi qui ancora al caldo della favola di lana

del lupo e dell’agnello – di una stella che brilla

di dollari e uranio minacciata da un esercito

insensato di fame e stracci – di una stella

supernova del pensiero unico dominante di

una destrasinistra che balla abbracciata

alle stesse bugie e bolla da antisemita chi

rifiuta macelleria e storia che fa della speranza

umana una tomba, che rovescia la clessidra

e fa dell’Olocausto un grande ombrello

per coprire meglio tutte le vergogne, che

compra silenzi e falsità di politici e media

O Obama Obama, tu quoque!, ci dici anche qui

yes we can, incurante di quanto verdelatte

ti ha versato la lobby di Sion?, o voi

re della parola, poeti di lumini accesi

e voi che beati nuotate nel mare di cose

appesi alle code dei saldi – bambini dietro

aquiloni d’affari d’oro – non siate troppo disturbati

da bambini sventrati o ammutoliti di terrore

sulla striscia di Gaza

Gennaio 2009

*espressione di Michael Foucault, ripresa per la tragedia palestinese anche da Stefano Bologna – vedi http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090107/pagina/01/pezzo/238803/ e https://www.milanocosa.it/temi-e-riflessioni/lo-splendore-del-supplizio-di-gaza

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Memorie del futuro

La cenere dei fumi di Auschwitz

così bianca e viola infine rossa

batte batte dentro al cuore come

blatta che non volerà rimarrà

a rodere tra questi ruderi nutrirà

il nostro sangue nero sconfinato

insaziabile non si fermerà vorrà

sfamarsi di ogni sangue e vittima

diventata cenere deporla

nelle mani di Cerere a farne

messi di una Terra non più

prona a poteri e follie di ieri e

di oggi che sappia pesare

sulla stessa bilancia ogni

grammo di carne umana

rossa poi viola infine bianca

offerta al dio di tutti

i popoli di tutte le terre

ricche povere e senza

privilegi né figli prediletti

di una Terra non più

crocifissa da confini e

tavole imbandite da eletti

assediate da cumuli di blatte

affamate impazzite –

se questo è un uomo

2006

Inserita nell’antologia, 25 poeti per il giorno della memoria, a cura dell’Associazione per la storia e la memoria della repubblica, e dei Comuni di Civitella in Val di Chiana e Monte San Savino, 27 gennaio 2006.

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Quale bellezza Abbagliato imberbe e senza parole

rimase dalla bellezza trafitto e

reso palloncino panico e afflitto

gonfio solo della tonda domanda

se la bellezza era questa sconfitta

che taglia alla gola le solite parole.

Poi imparò dai più grandi – Dante etc. – che

ogni scuro squallore e viso sfigurato da

dolore e orrore – persino Auschwitz – ti sfidano

ad accendere segni che come amante

rovescia in luce la fragile clessidra

della bellezza che ti apre al mondo

E si volse alla bellezza che toglie

parole a chi ne ha paura e si chiude

o ama chiudere nel suo sacco il mondo

scegliendo tra potere e bellezza il polo

che insiste non si arrende e resiste

tra la morte e la vita che continua

genn. 2010

Inserita nell’antologia Chi ha paura della Bellezza, a cura di Tomaso Kemeny, Arcipelago Ed., Milano 2008

5 comments

  1. Ennio Abate ha detto:

    Su Gaza, e spero che non sia inteso come stupida concorrenza, mi permetto di segnalare testo e discussione in corso sul sito di POLISCRITTURE:http://www.poliscritture.it/2014/07/10/punti-interrogativi/

  2. Rossana ha detto:

    Grazie Adam, per le tue poesie contro il ricatto del governo israeliano e la smemoratezza sulla storia di una guerra che, per i troppi interessi-disinteressi, non avrà mai fine. Mi permetto di aggiungere una poesia che scrissi nel 1982 su SABRA E SHATILA. Anche questo fa parte,purtroppo, della storia.

    SABRA E SHATILA

    Mutandine stese così piccole al sole,
    lo stesso orrore di montagne di macerie
    e cadaveri di Haddad,
    mercenario con cinque punte sulla sua “buona” stella.

    Il terrore,
    carnefice travestito da vittima,
    mostra impunemente al mondo
    il petto ricoperto di medaglie da guerra.

    Stelle rosse sventolano
    nell’aria vergognosa che non potrete più respirare,
    carcasse umane, esuli chiamati terroristi
    per l‘illusione d’uno scampolo di terra
    dove coltivare la vita.

    Quella terra ora è vostra,
    sopra di voi
    attorno a voi
    dentro di voi
    materia unica coi vostri corpi
    nell’unica pace che chiede vendetta.

    Terra,
    terra esigente e barbara quella
    bagnata col sangue
    per insegnare al mondo il nome del terrore.

  3. Vanda Grazia ha detto:

    Caro Adam, aspiro il soffio della tua protesta e
    mi chiedo se questa volta sarai tu a inviarmi un segno che apra la piccola porta del ricordo…

    Il giorno affronta il vuoto
    negli occhi bambini di Gaza
    affamati nell’orrore che non
    concede pietà.
    Come combattere l’aguzzo
    reticolato di dolore e
    credere in un Dio più grande
    tra silenzi furiosi barricati
    di macerie?
    Nessuno è preparato a questa
    risposta sporca di sangue e fango
    che assorbe il ricordo del sorriso
    violentato su gradini di pietra.
    Accovacciati sul limite fissato
    scopriamo la bestia mentre fuggiamo
    l’inquieto corrotto che sgorga nel
    sangue riflesso d’innocenza.
    Come scossi da una mano invisibile
    i corpi devastati affondano nell’obliquo
    tempo attraversato dall’ombra di Caino

  4. Laura Cantelmo ha detto:

    Tra tanto dolore è bello vedere fiorire la poesia.

    Senza occhi a Gaza

    Mille lumini tremanti sul ciglio
    della strada.
    Mille bambini anneriti
    straziati in sudari di menzogna
    e vento
    lacerati da fuochi e piombo fuso.
    E il cielo chiuso è prigione di chi
    subì e qui senz’occhi ripete
    paura e sterminio alto
    levando una stella gialla
    sul sangue che arrossa
    il dolce mare di Gaza.

    *
    Il mondo tace e la città è brivido
    d’orgia di negozi
    sul ciglio opaco
    di una bambola silicone
    che trottola bolsa l’iride
    invasa
    nei giochi di colore insani
    al neon e
    la borsetta vola e la bocca
    a cuore promette baci
    perugina
    tra mille lumini ondeggianti
    tra i rami di natale
    tra mille lupi invisibili
    da un volto
    lucido e ferale come un kabuki
    disumano.

    Laura Cantelmo

  5. Derrick ha detto:

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