Prima – Gabriella Cinti

Pubblicato il 20 febbraio 2024 su Scrittura e Letture da Adam Vaccaro

L’Origine e l’Oltre il presente
Adam Vaccaro
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Gabriella Cinti, Prima, puntoacapo Ed, Pasturana (AL) 2022, pp. 122

Sono due i termini e polarità di senso che strutturano questo libro di Gabriella Cinti: Origine e Oltre. Origine con sensi che già sono intrecciati all’oltre, in quanto non riguarda l’origine del Soggetto Scrivente, ma la complessità costitutiva della vita, dalle sue forme elementari e minime a quelle più complesse, di cui è parte il percorso, umano, sociale e culturale dell’Autrice.
È una ricerca ambiziosa quanto affascinante, piena di domande sull’ignoto, che rimarrà ignoto, ma diventa materia di azione di un poièin che non si accontenta di giochi verbali, autoappagati e indifferenti al crescente accumulo di problemi insoluti nell’Altro da sé. Lo sguardo di Gabriella continua a tradurre in versi la sua ansia di conoscenza e di passione antropologica, entro una affettività che fa diventare presenze adiacenti anche evocazioni lontanissime: “Ninfa del Miocene/ chissà se piangevi?// Le viridate tue lacrime,./ il dolore scoperto nel sale sulle labbra, / a terra cadevano/ hai accolto così in te anche /il pianto delle tue sorelle di prima. // Trenta milioni di anni per assaporare/ il soffrire come un sapore…”.
È il primo testo del libro che trasmette ricchezza di sensi, preziosi quanto più navighiamo in un’ansa di storia che produce falsificazioni e indifferenze, orizzonti di ideologie e tecnologie transumane, deliri di poteri invasivi e poco visibili, liberazioni illusorie, impoverimenti umani ed economici, compresa la nostra capacità di comprensione e articolazione di senso:
“Bambina primate,/ cucciola di nostra forma./ Tra gli alberi batteva il tuo cuore,/ i tuoi denti sonori ritmavano il respiro/ in suoni di preparola.// E non so se piangevi,/ se capivi la musica della savana,/ la voce delle conifere,/ l’intelligenza del silenzio.// Ne so quanto te del mistero dei rami,/ delle foreste troppo spesso nemiche// Quanti milioni di anni/ ha la storia delle mie lacrime?” (pp.9-10)
Ma l’immaginazione del libro si spinge oltre l’arco di qualche milione di anni dell’antropocene sulla zattera terrestre. Un avvento che, con crescente impatto, fino al dominio trionfante contemporaneo, minaccia di ridurre questa zattera in rottami apocalittici: sarà questo lo sbocco inevitabile prima di un nuovo inizio di vita e di senso? O gli esseri umani riusciranno a ricostruire una speranza e un destino capace di invertire i rischi autodistruttivi attuali?
La passione e il viaggio inanellati da questo libro sono perciò tutt’altro che a testa indietro, dimentichi e deresponsabilizzati rispetto alle derive contemporanee. Il testo si inoltra nei moti del pendolo di oscillazioni millenarie, imperscrutabili e violente, e che nemmeno il supposto Dio creatore ha saputo costruire secondo logiche consone ai sogni di antropologie d’amore, francescane o di parallele utopie laiche.
Il libro dipana una sorta di cantico di incessanti domande che, pur rimanendo prive di risposte, per l’Autrice diventano motivo di ri-creazione e resistenza all’angoscia di un evanescente fantasma di umanesimo atteso, continuando a dargli forma e corpo con versi accesi e inarresi:
“Il mento nella mano/…/ busso alla chimica del cosmo,/ cerco luce di intelligenza astrale.” (p.13);
“Di questo viaggio – storia di ombre mutanti/ a cui dare voce – è il mio tempo” (p.77).
Il filo rosso è una instancabile ricerca di magia che ridà vita a momenti in cui “ubriachi di miele nella voce”, riusciamo a risalire come salmoni ossessi all’origine, a “risalire il tempo:/ lo stupore turchese dell’estasi.” (p.94), attraversando con visioni bambine le “Acrobazie delle specie” (p.95), in una Psicosfera (p.101) che “tra i gomiti dell’accadere”, ritrova “il pensiero della luce” (p-105), “briciole Pollicine” (p.104), “Di presenza in presenza/…/ amore ultravioletto// e incendio elettrico di rinascita.” (p.103).
L’alito cercato è il “Respiro biondo di rinascita” (p.108), bocca di Euglena, ultimo splendido testo, con cui Gabriella Cinti, chiude il cerchio con al centro il bisogno primario di conoscenza, vuoto assediato dal poièin, inappagato dalle false verità spacciate dal piccolo stantio orizzonte del presente. Il bisogno di aprire Altro e Oltre, perviene così a tale nome, Euglena,“(dal greco, ‘la buona pupilla’), fatta simbolo di luce di intelligenza, “per raggiungere il bandolo primo,// dove Coscienza/ palpitava di carne, di foglie,/ di anime ruotanti, di umani/ nascosti in sigle, nei primi organismi.” (p.113), “nel tuo mistero d’essere, Euglena” (p.114).
Luce di ansia immaginativa e passione trovano attimi placati in testi come “L’amor che move il sole e l’altre stelle” (p.12), tremante astanza del divino Faro, rincorsa di canoscenza, che non può essere fredda: “Il governo del due/ tra quark danzanti e inusitati/ a celebrare il primo moto,/ per onde, della materia”, “il coraggio dell’origine/ euforia delle cellule nell’urto primario”, “brulichio e disordine/ come l’amore ardente”, “nel tempo Uno del fuoco”, in cui “c’è sempre un bacio all’inizio della vita”.
Adam Vaccaro

8 comments

  1. Umberto Sansoni ha detto:

    Vera poesia

  2. Anna Gianfelici ha detto:

    Gabriella Cinti è poetessa raffinatissima e di grande cultura. Meriterebbe uno spazio ancora più ampio nella letteratura italiana. L’articolo mette in evidenza sapientemente tutta la poliedricità dell’autrice.

  3. Gabriella Cinti ha detto:

    Con immensa gioia ringrazio per questa lettura così profonda e analitica di Adam Vaccaro che ha messo in luce i nuclei fondanti del mio libro con intelligenza coniugata a profonda sensibilità!!

  4. Adam Vaccaro ha detto:

    Felice di questi riscontri, che moltiplicano il senso del lavoro fatto
    Adam

  5. Filippo Ravizza ha detto:

    Acuta e attenta interpretazione per questo originale libro, testo di forte identità

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