LUIGI CANNILLO
Icaro moderno tra galassie di pensiero e poesia
Donato Di Poce
Matisse nel suo “Icarus” ci consegna un’ombra nera danzante o in caduta tra le stelle.
Giordano Bruno ne scrive un ritratto struggente: «La voce del mio cor per l’aria sento:/ «Ove mi porti, temerario? china,/ che raro è senza duol tropp’ardimento»;/ «Non temer (respond’io) l’alta ruina./ Fendi sicur le nubi, e muor contento:/ s’il ciel sì illustre morte ne destina».
Bachelard vede il mito di Icaro come caratteristica dell’immaginazione dinamica rappresentata nel motivo poetico del volo «nostalgie inexpiable de la hauteur » .
Ragozzino ci regala un Icaro astronauta che vola ironico e irridente con ali scheletriche nei cieli del futuro, o almeno così ce lo ritrae nella splendida cover del libro di Cannillo “Between Windows ad Skies”, Gradiva Publications, New York, 2022.
Luigi Cannillo, per me rappresenta un moderno Icaro della Poesia che vola senza mai cadere tra le galassie del pensiero critico e della poesia. Infatti è uno di quei poeti-critici più interessanti del panorama poetico contemporaneo (Pagnanelli, Lucini, Vitagliano, Vacca, Ercolani, Fantato, Donati, Guglielmin, Vaccaro, Cantelmo, Corbetta) e che vanta una gloriosa tradizione nei classici Baudelaire, Eliot, Auden, e nei poeti di Officina (Pasolini, Roversi, Fortini, Romanò).
Icaro è una delle figure più affascinanti della mitologia greca. Icaro è noto per la sua tragica fine. Questo mito è spesso interpretato come un monito contro l’eccessiva ambizione e l’arroganza, ma nel caso di Cannillo deve essere interpretato come l’audacia, la tensione verso la conoscenza che si fa desiderio, il volo che diventa e inventa la poesia, la competenza in umiltà che si libra in volo nei cieli della conoscenza e del desiderio di oltrepassare i limiti, di osare l’eresia della parola, che ama vagabondare tra futili minuti di grazia e arabeschi di visioni invisibili, danze di silenzio tra le vie lattee del pensiero. Si leggano per tutt questi versi tratti dall’ultima raccolta di Cannillo: “Between Windows ad Skies”, Gradiva Publications, New York, 2022, una preziosa antologia bilingue Italiano /Inglese:
da Volo simulato / Simulated flight (1993): “Viste dall’alto/ sono le città cieli stellati/ vie lattee/ che il distacco rende innocue/ di quei punti/ eguale quale/ uno tu e c’è vita/ Forma interpreta/ di quelle lampade un alieno/ un reticolo/ di somiglianze nel/ sentimento/ Si potessero/ gli aliti almeno incontrare/ dai due palmi/ lo stiamo ancora calcolando/ Per altra ipotesi sarebbero/ in un punto due/ spicchi di universo attaccati/ si potrebbe/ percorrendoli interi trovarsi/ O che infine/ riflettano i mondi l’un l’altro/ al centro una lente complessiva.”
Dell’ultima raccolta, Dal lazzaretto, La vita Felice, Milano, 2024 ha correttamente scritto Adam Vaccaro: …Il viaggio di ricerca di conoscenza del moto vitale di Luigi Cannillo ha prodotto mappe proiettate nei cieli, in flussi filmici aerei, trasmutanti il suo cammino sulla Terra, in immagini e suoni di un putto mascherante i pesi gravitazionali. La Terra veniva via via come ridotta in molecole imprendibili nel vento creato e sospinto dal bisogno di liberarsi e librarsi in un contesto inventato, come inventio di sé oltre barriere mal sopportate…”
Cannillo è un poeta-critico che sa ascoltare, vivendo nell’ombra e nel silenzio ma all’occorrenza scrive “a futura memoria” la poesia e il pensiero tracimato dai labirinti dell’anima e dai bordi del corpo: “…È l’ora della rincorsa per tutti/ tranne uno che il sole non scalfisce/ che vive d’ombra, in un albero nudo/ un eremita che dal silenzio/ delle scale sente chiamare/ Non c’è più nessuno, maestro, scrivi.” E più avanti scrive: “…Pietà per il destino che ci aspetta/ nel ritratto che si va compiendo/ La mia casa con la finestra aperta/ e il vento che mi cerca/ mentre sono altrove.”
Il pensiero poetante e la poesia che pensa, in Luigi Cannillo si ricongiungono in una “Galleria del vento” (titolo di una sua raccolta del 2015), le poesie diventano stelle cadenti e comete del desiderio, ricordi e memorie nostalgiche e sapienziali che ci riportano indietro nel tempo all’infanzia del poeta e avanti in un futuro dove possano finalmente convivere memoria e desiderio, anima e corpo, dicibile e indicibile e il nostro moderno Icaro potrà indicarci ancora una volta la via della salvezza.
Milano, 17/11/2024
Donato Di Poce