Alfredo Panetta su
GOOGLE – IL NOME DI DIO
Adam Vaccaro, Puntoacapo Ed., 2021
Ogni epoca storica ha le divinità che merita, ci ammonisce Adam Vaccaro nella sua ultima, vibrante raccolta di versi dal titolo eloquente: Google- il nome di Dio. In una fase di acclarata decadenza del capitalismo non potevamo che guadagnarci un Dio apparentemente minore, quale la Rete-di-recinzione-Internet dalla quale nessun umano potrà più sottrarsi. Frutto di quella Tecnologia che secondo molti filosofi e artisti è diventata ormai padrona assoluta delle esistenze individuali. Adam Vaccaro, intellettuale e poeta che da decenni cerca di dare alla parola una significativa valenza etica, ci regala una bella raccolta che scoperchia le carte della fragile modernità nella quale siamo tutti artatamente immersi. E senza tanti giri di parole Vaccaro assume una forte posizione politica contro il potere costituito, laddove la massa si prostra in atteggiamento adulante (“Ruota ruota Drago tra i Monti/ prima di azzannare i nostri conti”). Massa che inconsapevolmente si fa ammansire dai fantastici like su facebook, strumento di un potere invisibile ai più ma non all’occhio allenato del poeta (Volano avvoltoi su di noi/ come fossimo carogne). Necessaria quindi la presenza dell’artista che dispone di quella che forse è l’ultima arma salvifica (Una lingua aliena che sappia dire ancora di te e di me).
Una lingua che per dire ha bisogno di sporcarsi le mani nella realtà; l’autore usa inglesismi e linguaggio tecnico, si avvale del parlato ma anche del registro religioso che ci richiama al tema del titolo (Venite a me fanciulli, datemi/ le vostre parole, i vostri segreti…). Così Vaccaro si addentra nella realtà virtuale di Alexa che come un robot esegue ordini vocali, o di Bimbi che sostituisce le innumerevoli funzioni del cuoco, quasi in disprezzo del lavoro manuale ormai in disuso e fuori moda. Siamo tutti dei bimbi, stavolta in minuscolo, che acriticamente accettiamo il diktat del potere costituito della Tecnologia. Il registro ironico, talvolta sferzante, è sottile e predominante in quasi tutte le composizioni dell’autore, (Soros dal cuore d’oro/ dacci oggi il tuo miliardo/ quotidiano che ci fa correre..). Oppure: (Bravi italiani educati come bambini/ in fila educati come topini…). Siamo bimbi con la presunzione dell’intelligenza, gravissimo difetto che può provocare danni irreparabili (Ora è il tempo degli intelligenti cretini/ che credono di sapere capire mentre/ seguono pifferai e prediche crocifisse). Opera essenziale quella di Adam che assolve in pieno a una funzione basilare del poeta: scovare oltre il visibile, tirar fuori la polvere da sotto il tappeto, avvisare, ammonire. Durante il regime nazista, i medici civili avevano un protocollo che permetteva loro di disporre a piacimento delle vite di tutti gli ammalati, compresi i tedeschi, che avevano gravi disturbi fisici o varie forme di handicap.
Quei medici osservavano la legge dello Stato, non commettevano reato, però erano da biasimare dal punto di vista etico. La domanda che ci impone quella tragedia è: quante vicende simili, con le dovute proporzioni, ci sono oggi al mondo che, pur approvate dalle leggi degli stati sovrani o dal politicamente corretto, bisogna mettere a nudo e denunciare? I poeti possono rispondere meglio di altri a questa domanda. Adam Vaccaro, nello splendido Google – il nome di Dio, sa farlo con vigore e senza reticenze.
Milano, 31 dicembre 2021
Alfredo Panetta