La passione poetica assume le forme più svariate, anche divergenti. Ma ognuna crediamo possa dare contributi anche a chi non le condivida. Con tale visione e apertura ospitiamo questo intenso articolo, pur di approccio diverso rispetto alle linee di ricerca del nostro Blog. Invitiamo pertanto gli interessati a commentare.
Della stessa Autrice – presente anche in rete con rilievi appassionati sul degrado sociopolitico italiano – segnaliamo in coda all’articolo, il recente libro, curato con Antonio Spagnuolo, L’evoluzione delle forme poetiche, Edizioni Kairòs, ampio catalogo e panorama di Autori contemporanei.
Adam Vaccaro
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La Poesia, arte e magìa del linguaggio
Ninnj Di Stefano Busà
Arte e poesia non possono fare a meno l’una dell’altra. Eppure, sono ben lontane dall’essere sinonimi. L’Arte più in generale è intesa come attività creativa del pensiero producente quell’energia primordiale del bello che la mente umana sviluppa e realizza, avvalendosi dell’estetica e dell’armonia. Vi è però tra loro quell’ulteriore sincronìa sinergica che fa dello stimolo artistico una manifestazione della natura – eccellente –.
Vi è un’intercambiabilità tra l’essenza interiore delle cose e l’essenza effettuale dell’umano che è sensibilizzazione, o meglio, divinazione, illuminazione…
Si pensi al – vates – latino. Era un poeta e nello stesso tempo un indovino, quasi divinità con alti poteri intuitivi. Poesia, in tal senso, indica la vita segreta di ciascuna e di tutte le arti più elette. Fu ciò che Platone (se non erro) chiamò “monsikè”.
L’arte, dunque, e la poesia sono due strane compagne, un connubio che trae origine dalla vita preconcettuale dell’intelletto che esige il suo spazio gaudente per vivere e trovare un rifugio nell’intima armonia di stranissime e arcane magìe, siano esse fatte di suoni, parole, reminiscenze d’echi, fruscii che le segrete porte dell’inconscio ci spalancano in determinate circostanze e in particolari stati d’animo o accadimenti.
Parlando poi di intelletto e ragione (vi confluiscono entrambi) perché non si può fare poesia senza il dono dell’intelletto e della ragione, desidero evidenziare che tali termini sono riferiti all’energia spirituale del prodotto d’anima, chiamato comunemente – poesia – e che è l’elemento imprescindibile che opera nel più profondo e nel senso più ampio del suo significato. L’intelletto, poi, per quanto sia anch’esso indispensabile vi gioca un ruolo talmente determinante da non poter essere disgiunto.
Si crede erroneamente che la poesia (in senso lato) sia una produzione d’ispirazione immediata (si dice di essa che sia “quel che il cuore detta”), è vero, ma è l’immaginario, il sogno, il mito che si presentano al senso più universale della nostra immaginazione e bucano l’intelletto. Esso, stimolato dai segnali esterni e interni, si muove nella direzione di una materia quasi inconscia, eterea, di primo acchito inconsistente ed estemporanea che fa della parola detta un messaggio per la vita, un prodotto dell’intelligenza, dell’istinto (sì anche questo è vero) ma soprattutto ne fa una produzione dell’uomo: il più qualificato prodotto del suo linguaggio.
Medawer disse: “la poesia è l’arte della vita”; non a caso il premio Nobel così si espresse nei confronti della parola poetica. Se parliamo di bellezza, si deve prima di tutto interpretare che cosa è bello e definirlo, fare una libera traduzione tra natura dell’uomo e natura del suo prodotto estetico. Si cerchi, perciò, di stabilire cosa s’intenda per bellezza – in poesia –. Allora, ci accorgiamo che il rapporto dialogico tra il termine usato e i suoi significati intrinseci sono molto vasti, si entra per così dire, in un territorio minato, s’innescano mine sotterranee che potrebbero esplodere (si fa per dire) in polemiche bizzarre e lunghe diatribe.
Tutti (o quasi) riconosciamo la Bellezza vera, purissima, essenziale, misteriosa e arcana della poesia alta, nobile che chiamerei con termine più appropriato – storica –.
Questo, stranamente, avviene d’impulso, al primo contatto immediato e non sappiamo spiegarcene apparentemente le ragioni. In poche parole è presto detto, entriamo nel mistero profondissimo dell’arte e ne restiamo estasiati, sedotti, affascinati. La ragione è proprio quella che riconosciamo, nostro malgrado, la vera arte. In certo senso la natura entra in noi e ci segnala la presenza della parola perfetta, dell’èmpito dolce e soave della poesia che commuove. Questa prerogativa è proprio l’Arte (con la maiuscola), quel termine cui rivolgiamo tutte le nostre attenzioni, tentando di emularlo, esumarlo, farlo nostro e appartenergli nella sua purezza e nell’assoluto della sua verità.
L’arte, allora, racchiude in sé la magìa stessa della vita, quella specie di magico gioco che ci prende emozioni e sensi e che si è purificata nel corso dei secoli, ponendosi al nostro cospetto nella connotazione primordiale di Bellezza eterna e immortale.
Sopra il giudizio di parte, quale quello personale e soggettivo degli addetti ai lavori opera, dunque, quel meccanismo inalienabile della Bellezza, senza infingimenti.
In realtà osserviamo che ovunque c’è poesia, c’è l’uomo e la natura e che l’una non si disgiunge mai dall’altro. La Natura nella sua impenetrabile realtà si produce in noi, libera e sincera, proiettando sulle cose la sensazione prepotente che noi siamo tutt’uno con le cose stesse (cosmo). Una proporzione riusciamo a coglierla tra noi e le cose circostanti, quasi simbiosi o alchimia, questo è il momento sommo, il momento in cui nasce la poesia. Quando tale bellezza si rivela nel migliore dei modi e noi la sappiamo esprimere in modo eccellente e imperituro si rinnova il miracolo storico, la Poesia ci trascende, passa da noi al mondo, noi ne restiamo trasmettitori; abbiamo realizzato il “transfert”, rimosso una verità inalienabile, la migliore tra le qualità dell’uomo.
Ovunque le capacità dell’uomo sanno realizzare le emozioni più violente o commoventi della razionalità e dell’intelligenza individuali, lì, si crea la poesia autentica.
La natura è arte che si rimodella, è vita che si riveste e rinasce sempre, è coscienza di una Bellezza sempre nuova. Allora, è proprio attraverso la storia che la vicenda dell’uomo viene narrata in Poesia e che si compie quell’unione quasi perfetta che ci portiamo dentro da sempre. La poesia è allora più vicina alla Verità e alla conoscenza di quanto possiamo immaginare. Seguendo lo stesso binario ideale vediamo che anche le parole di Oscar Wilde: “la natura imita l’arte” non sono molto ovvie, perlomeno per quanto riguarda la percezione della Bellezza nella natura (questa volta intesa come complesso di leggi che ci regolano). Bisogna chiarire che ogni creatura è un insieme indissolubile di materia e spiritualità. Le cose stesse, essendo partecipative alla vita reale possono essere spiritualizzate o demonizzate, in altre parole, lo spirito che esse nascondono può essere svelato dalla nostra esigenza contemplativa e conoscitiva. In tal modo anche i sensi, attraverso cui passa il flusso purificatore dell’essere, possono essi stessi essere purificati e resi impalpabili dal potere materico dell’io perverso. Tale teoria ad es. spiega quale sia lo scopo fondamentale dell’arte cinese. Uno dei sei famosi canoni di Hsieh-Ho insegna che il moto vitale è colto come unica risonanza spirituale dell’artista sulle cose circostanti, ovverosia dello stesso ispirato, attraverso la sua comunione con lo spirito del cosmo. Cosa, infatti, meglio dell’arte cinese è affine alla musica? I Cinesi per es. cercano di razionalizzare il Bello, cioè non esplorano il concetto occidentale di Bellezza come valore supremo, associato al Buono, al Vero. In Cina la Bellezza formale, contrariamente alla nostra mentalità non è isolata, risiede nel resto del suo contenuto, come ogni altra cosa umana, perciò i Cinesi non parlano di Bello come valore estetico, ma dello spirito che tutto lo coglie.
Da tale punto di vista, la conclusione che si può cogliere da tale teoria è che l’Arte orientale è l’opposto dell’individualismo più occidentale, si rivolge al transnaturale, tutto è teso verso l’elemento sacro che fa da – contraltare – e che è espresso nella natura e nelle cose.
Contrariamente all’Arte cinese e orientale, quella greca cercò la bellezza con l’intendimento preciso dell’autoconsapevolezza. Questo fu un avvenimento per l’umanità: poesia e arte si liberarono dal valore trascendente di bellezza e fu un passo avanti verso la conoscenza dello spirito umano che si realizzava in sé.
La poesia greca riconobbe il privilegio dell’uomo nel regno oggettivo della pura forma, capì che il corpo umano è l’oggetto più bello in natura. Fu rivelazione immensa, perché prese forma l’avvento della personalità individuale, sicché l’arte e la Poesia si prostrarono ad adorare l’individualità meritoria dell’artista, che divenne il solo protagonista, compositore d’armonie e di creazioni perfette.
Per concludere queste brevi osservazioni, bisogna ricordare che arte greca e arte orientale sono rivolte alle cose, con l’unica differenza che la prima propone come elemento massimo della natura – l’uomo –, e ciò pur rimanendo dentro la natura cosa esso stesso dell’intero cosmo, subordinato all’universalità, ma libero di esprimersi al meglio delle sue capacità interpretative.
Publicando ”L’evoluzione delle forme poetiche” , gli autori Stefano Busà e Antonio Spagnolo offrono un regalo senza pari a tutti gli amanti della poesia italiana. Tutti questi autori, ne sono certo, sono testimoni del pensiero et dell’intera cultura contemporanea italiana. Mi piacerebbe avere amplie informazioni sull’Edizioni Kairos per procurarmi il libro il libro e aggiornare le mie conoscenze sulla poesia italiana.
Nicola Franco,Montreal,Canadà.
Un lavoro importante di grande generosità, con precisi e attenti riferimenti alla Poesia e ai poeti contemporanei.