ESSERE POVERI DENTRO
di Ninnj Di Stefano Busà
È un guazzabuglio la società di oggi, dentro un coacervo di contraddizioni sconclusionate e assurde, un artificio di azioni atte a rappresentarsi, autoreferenziarsi, mostrarsi all’ennesima potenza, senza costrutto, senza logica e raziocinio, né coerenza, essere privi di ragioni etico/morali.
Il comportamento umano è votato a dare la peggiore immagine di sé, il più lacunoso, estroverso, eterodosso progetto di squalificazione e di disfattismo: si ricorre all’orrido quando non si trovano modelli, già preconfezionati, standardizzati da seguire. Mai secolo è stato più patentato al libertarismo sfrenato e inconcludente, portato alle sue estreme conseguenze, come quello attuale, mai società più dispersiva, inadeguata e, sprofondata in dubbi, compromessi, contraddizioni, incognite, pregiudizi, incertezze, conflittualità e aberrazioni come quella attuale. Ma cosa succede alla ns. coscienza? Cosa fa scattare la molla di perversione che ci svilisce e ci disorienta in episodi di poca luce spirituale, in assenza di valori, di significati, di idealità e moralità?
Cominciamo col dire che il Bello non è più di moda, ma è il costrutto di una esigenza che deriva dall’interno e senza quella visione della vita non si può andare lontano. Oggi è il nomadismo della coscienza a dettar legge: si è orientati al buio, alla tenebra del ns. sentire. Il tanto deprecato male ha preso il sopravvento sul bene: non vengono rispettati piani di sviluppo morali, progetti di alto livello, ipotesi di meritocrazie, di sintonie comunicative. Ovunque alligna lo sfacelo, la ruberia, l’inganno, il sotterfugio per arraffare denaro (quasi sempre denaro sporco, contaminato), proveniente da intrallazzi, imbrogli, droga, corruttele.
La politica fraudolenta dell’epoca postmoderna è stata un crescendo di sovvertimenti e devianze morali, economiche e sociali con un sistema che pratica il “politichese” per gonzi e la bella vita per le tasche “elitarie” di chi giunge in alto, tra i privilegiati di una gang che storicamente, da troppo tempo si fa i propri interessi personali, tralasciando e ignorando invece quelli di tutti gli altri. In Italia in particolare in questi ultimi quindici anni sono avvenute le peggiori ruberie e disfatte morali dal dopoguerra in avanti. Le greppie sono state basse e i partiti e i politici lesti a fare man bassa degli ingenti proventi pubblici. Un fiume di denaro è andato perso in sprechi, malefatte, scambi di favore, partitocrazie, collusioni e corruttele di ogni genere. L’uomo è come impazzito, gira attorno al potere, come un lupo famelico intorno alla preda, il protagonismo è la religione che meglio accoglie, predilige, mette in atto: tutti vorrebbero essere parlamentari, senatori, politicanti da strapazzo, pur di conquistare uno scranno in parlamento venderebbero la loro madre e anche le figlie, se necessario.
Ci si chiede, come questo sia potuto accadere?
Liberismo economico, libertarismo e individualismo più sfrenato hanno connotato il capitalismo senza regole del postmoderno, che ha aperto le frontiere ai senzascrupoli di turno, che in l’Italia senza una sua moneta forte, il malgoverno l’incapacità e la corruzione dei suoi rappresentanti politici, ci ha condotti al rischio default. Oggi siamo arrivati al capolinea, paghiamo a caro prezzo le menzogne, gli arrivismi, i rinvii, gli egoismi dei mediocri, senza una visione alta di priorità delle regole di un vivere “civile”. Il bubbone è scoppiato, l’Italia si è rivelata per quello che è, una nazione fragile tra i grandi del mondo, senza i connotati necessari.
Mi spiego meglio, quando l’Italia è entrata quale membro nel Mercato Comune Europeo avrebbe dovuto tener conto dei diversi livelli e potenzialità economiche, sociali e culturali, si sarebbe dovuto tener conto delle differenze, dei parametri economico-finanziari di ognuno, di culture e mezzi: welfare, ideologie, condizioni di lavoro e di ricerca.
Molti paesi più sviluppati dedicano ad esempio alla ricerca ingenti somme, perché da essa origina la superiorità, la competitività sul mercato. L’import e l’export dipendono direttamente da quest’ago della bilancia: più un popolo è arretrato in tecnologia e sviluppo, minore è la possibilità di essere competitivo con gli altri paesi. Le ragioni della nostra debacle sono tante, tutte da essere valutate e studiate, invece, si tende a fare: “si salvi chi può” e l’Italia affonda.
Infatti, dov’è la crescita? Dove sono il senso comune, la logica di immettere forze nuove sul mercato? Forze in grado di confrontarsi, di rivaleggiare e competere con le nuove strutture e le nuove forme di economia globalizzata? Dove sono le menti atte a disporre di nuove tecnologie d’avanguardia? (non s’investe in risorse umane, nei laboratori di ricerca, anzi si tende ad azzerare i fondi che vengono quasi eliminati del tutto…) dove sono i governanti capaci di ristrutturare davvero le regole del lavoro?
Sarebbe indispensabile costruire un baluardo alle vecchie partitocrazie abuliche e insofferenti, sclerotizzate, ingessate da una burocrazia paradossale e fuori tempo, da un manierismo di regole non più aperte alla globalizzazione in atto.
Per usare un eufemismo, dico figure mediocri, dico incompetenti, dico inadatti, ma…si dovrebbero giudicare con minore delicatezza e metterli al posto che meritano. Tanti, troppi furfanti che senza alcun titolo, ci hanno condotto fin qui, sprecando il nostro desiderio e destino sognato di libertà, di giustizia, di uguaglianza, massacrando le condizioni economico/finanziarie delle nuove generazioni, oltre che il benessere di oggi e di domani di milioni di italiani.