Dario Fo. “Franca censurata perché indigesta al governo democristiano”
Intervista di Giorgio Salvetti su “Controlacrisi” di sabato 2 novembre 2013
«Lo spettacolo di Franca dà fastidio al governo dove sono tutti democristiani». Dario Fo ha a che fare con la censura da una vita e non ha dubbi su quali siano le motivazioni che hanno portato all’annullamento della rappresentazione all’Auditorium della Conciliazione di Roma di In fuga dal Senato, tratto dall’omonimo libro di Franca Rame. Ieri padre Federico Lombardi, portavoce della Santa sede ha dichiarato: «Nessuna autorità vaticana sapeva nulla ma dopo queste uscite mediatiche che cercano di mettere in mezzo il Vaticano e il papa in modo non corretto e forse addirittura strumentale, penso proprio che sia meglio che lo spettacolo non si faccia». L’amministratore delegato dell’auditorium, Valerio Toniolo, invece, si è trincerato dietro a una poco credibile questione procedurale: lo spettacolo non è stato annullato perché non era mai stato confermato, e questa è una libera scelta del teatro».
Dario Fo, come risponde a queste prese di posizione?
È veramente fuori da ogni regola. Quello che è più sorprendente è che nessuno si vuole prendere la responsabilità di quello che è successo. Nessuno ammette di aver dato l’ordine. Una storia tipicamente italiana. Forse hanno paura che il papa s’incazzi per quello che hanno combinato.
Nella lettera aperta in cui ha denunciato la censura del Vaticano non se l’è presa con Bergoglio, anzi hai parlato «dello splendore e della gioia che ci sta regalando papa Francesco».
Questa vicenda dimostra che la liberalità di questo papa non è bene accetta in Vaticano dove si trama nell’ombra per porre un freno al cambiamento anche attraverso piccoli ma gravi atti come questo.
Il testo di Franca Rame non prende di mira in modo esclusivo la Chiesa, parla piuttosto della sua esperienza da senatrice. E allora perché dovrebbe indurre il Vaticano alla censura?
Evidentemente queste persone sentivano che lo spettacolo di Franca dava fastidio. Lei ha scritto un testo di una ferocia fredda ma non astiosa facendo nomi e cognomi di chi in questi anni ha fatto porcate, ha pensato a fare i propri affari e ha fregato i poveri cristi. Insomma si è voluto bloccare uno spettacolo di denuncia decisa contro i partiti che oggi sono uniti come fossero uno solo e sono al governo benedetti dalla Chiesa. È a questo governo di democristiani che secca tanto questo spettacolo. Hanno realizzato un sogno, stare tutti insieme a governare l’Italia e non vogliono che questa unione venga guastata. Non vogliono essere disturbati o che venga ricordata la storia. Per esempio di chi e come ha tramato perché non si sapesse della morte dei soldati uccisi dal cancro per l’uranio impoverito e ha fatto la manfrina per avvallare le bugie dell’esercito.
L’amministratore delegato dell’Auditorium però dice che lo spettacolo non era mai stato confermato.
Non esiste. Cosa vuol dire che non era stato confermato? Tutta la tournée è confermata da mesi. Le varie date erano già pubblicate sui giornali da quel dì. Se non lo volevano dovevano dirlo subito. E invece adesso, prima che sia aperto il botteghino, lo bocciano. Questo dimostra fra l’altro che chi fa queste cose non è del giro e non sa quello che fa. Al massimo sa solo che se avesse aspettato ancora un po’ ad annullare lo spettacolo avrebbe dovuto pagare delle penali. Come ho detto alla fine ci hanno fatto un grande favore: un enorme pubblicità. Queste sono persone che non si rendono neppure conto degli effetti della loro azioni. Credono di poter agire indisturbati da padroni, come se il resto del mondo non esistesse. Credevano che la loro decisione sarebbe rimasta al corrente di una cerchia ristretta. E invece hanno creato una notizia internazionale che è stata ripresa da tanti media. Noi lo spettacolo a Roma lo faremo (probabilmente al Sistina, ndr). Era già molto richiesto e adesso lo sarà ancora di più.
Ha dichiarato che nelle risposte del Vaticano «si ritrova uno dei vizi, delle costanti della politica italiana degli ultimi 50 anni».
Ma certo. Come al solito prima si vieta nell’ombra, poi quando la notizia diventa pubblica nessuno ha neppure il coraggio di dire con chiarezza chi ha deciso, perché, dove e come. È sempre lo stessa sistema, prima lanciano il sasso poi nascondono la mano. Tutta questa storia è grave: è un segnale che siamo tutti sudditi di un governo che nessuno ha votato e che non è il nostro governo