Vattimo: «rispettare il dissenso»
Intervista di Roberto Ciccarelli sul Manifesto di giovedi 26 settembre 2013
Gianni Vattimo, filosofo e europarlamentare, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Torino con l’accusa di falso ideologico. Nella visita al carcere torinese delle Vallette del 15 agosto scorso si è fatto accompagnare dagli attivisti No Tav Nicoletta Dosio e Luca Abbà presentandoli come suoi consulenti.
«A dire la verità – afferma al telefono – non ho ancora ricevuto nulla, mentre l’avviso è arrivato alle altre persone coinvolte. Sono sereno e ho fiducia nell’operato della magistratura».
Cosa è avvenuto a Ferragosto?
Come tutti gli anni, ho visitato il carcere in quanto europarlamentare. Due giorni prima mi trovavo in Val Susa per una lezione davanti ai cancelli del cantiere. C’era anche Nicoletta, che è una mia vecchia allieva all’università. Lei e Luca sono tra le persone che io consulto quando voglio intervenire sulla Tav. Ho chiesto a entrambi se volevamo venire con me. All’entrata del carcere ho dichiarato che erano miei consulenti. Loro hanno firmato un modulo in cui dichiaravano che non erano giornalisti e siamo entrati. Il capo delle guardie carcerarie ci ha accompagnato e abbiamo, tra gli altri, incontrato uno dei No Tav arrestati due anni fa.
Perché è stato convocato in Procura?
Ci sono andato come persona informata dei fatti. Ai magistrati che volevano sapere chi erano le persone che mi hanno accompagnato ho detto le cose che sto dicendo a lei. Forse sono stato imprudente, ma dopo questo colloquio, il 7 settembre, siamo tornati per visitare il carcere femminile e un pezzo di quello maschile dove erano stati rinchiusi gli altri arrestati No Tav. Mi ricordo di averli rimproverati perché oggi è imprudente girare con la macchina in Valle trasportando petardi.
Contro il movimento No Tav è in atto una criminalizzazione?
Con tutta l’amicizia e il rispetto possibile che ho per Giancarlo Caselli devo dirgli che sta sbagliando. La magistratura è indipendente e applica le leggi, ma qui il dissenso non viene minimamente contemplato. Le ragioni della popolazione o dei sindaci contrari all’Alta Velocità non sono mai state ascoltate. Sono stati sentiti solo coloro che sono d’accordo. Questa è la prima provocazione. La seconda è la militarizzazione della Valle scelta dal governo. Non farà altro che peggiorare la situazione.
Come giudica il blitz di Alfano di ieri?
Credo che voglia concentrarsi sui destini della Tav per distrarre l’opinione pubblica dalle incerte sorti del governo. Non è vero che le popolazioni sono state consultate. Quando lo sento parlare mi chiedo se è la stessa persona che ha votato per Ruby nipote di Mubarak.
Che cosa significa oggi il concetto di «resistenza»?
Le rispondo con Dossetti: non è solo un diritto, ma un dovere del cittadino opporsi alle decisioni del potere quando violano i diritti fondamentali, come quello alla salute o all’ambiente. Oggi abbiamo un potere politico che non prevede altre forme di resistenza che non siano la lettera al direttore. In questo contesto ogni discorso sul terrorismo è una palla. Sdraiarsi per strada e bloccare il traffico è illegale? Forse si, ma lo ha fatto anche Gandhi con la sua resistenza passiva. Il vero problema è un altro. Come dare voce al dissenso in un paese dove la gente viene tacitata dai media, il parlamento è stato esautorato e un Presidente della Repubblica governa come un monarca? Direi che oggi politica è fare resistenza in maniera meno illegale possibile.