Pierangelo Sequeri
L’IBRIDO E IL DOPPIO
Arcipelago Edizioni 2007, pag.135, euro 10.00.
Sacro e profano, cielo e terra, anima e corpo, eros e amore. Ma anche maschile e femminile, coscienza e inconscio, ragione e follia, rappresentazione e immaginazione, e altro ancora.
Esiste un’estetica della conciliazione, per quanto inafferrabile e incompiuta? La caduta nella forzatura dell’ibrido e nell’angoscia dello sdoppiamento, è forse una fatalità inespugnabile? Il tema ha qualche significativo collegamento con le ricerche svolte in corsi precedenti (“Il pure e il folle”; e ancora prima “Fasmi e fantasmi”).
L’intermedio fra lo sguardo e la realtà, il soggetto e il mondo, annuncia uno spazio che non è mai vuoto, in cui gli opposti intrecciano rapporti creativi che le presenze dell’intermedio rendono misteriosamente – pur se rischiosamente – possibili.
L’Angelo, la Ninfa, il Genio, sono qui individuate come figure – religiose, mitiche, letterarie ed estetiche – di quella dimensione enigmatica dell’esperienza in cui filtra una forza (grazia e seduzione, inestricabilmente) che riapre i giochi della conciliazione cercata. L’essere spirituale della nostra esistenza corporea, infine, è deciso in rapporto alla possibilità di rimanere a distanza dall’ibridazione e dallo sdoppiamento. La rassegnazione, che brucia tutti i sogni, abbrutisce. L’impazienza, però, che brucia tutti i segni, precipita.
Beno Fignon