Assassinii e Salvezze di Haruki Murakami

Pubblicato il 18 maggio 2019 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Assassinii e Salvezze di Haruki Murakami 
Rinaldo Caddeo

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Murakami Haruki, Ranocchio salva Tokyo, Einaudi, Torino 2017

Lungo il crinale affilato dove il versante sfuggente della realtà si incontra e si unisce con le ripide inclinazioni del sogno, Murakami, alla pari con le sue altre grandi e piccole narrazioni, ci conduce in alto con le parole esatte di una lingua cristallina.
Questa volta è una fiaba metropolitana breve, poche pagine corroborate dalle illustrazioni di Lorenzo Ceccotti: un ranocchio gigante (oltre due metri) convince il nostro eroe, Katagiri, un impiegato di banca qualunque che vive da solo (ma non fa un qualunque lavoro: riscuote, con successo, i prestiti), a combattere contro il Grande Lombrico che vive a Tokyo, sottoterra e vuole provocare un terremoto catastrofico.
Come va a finire? Nessuna rivelazione (da parte mia). Dirò solo che finisce in quella feconda nicchia murakamiana dove non solo sogno e realtà ma anche anomalie e routine della vita quotidiana, il solito e l’insolito, si fondono con le regole, le trasfigurazioni e le sorprese del mondo fantastico.

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Murakami Haruki, L’assassinio del Commendatore, Einaudi, Torino, 2019.

L’apice drammatico è costituito da una peripezia, nel II volume, che porta il protagonista in un oltremondo sotterraneo dove incontra un uomo-senza-volto, la sorella morta a 12 anni, personaggi del don Giovanni di Mozart. Attraversa un fiume, un bosco, una grotta e precipita in una cripta rotonda come un pozzo, scavata sotto terra, ben nota ai lettori del I volume.
È un’allucinazione? Una concatenazione illusoria di miraggi nati da uno stato alterato della mente?
Murakami è uno scrittore iper-reale. L’iper-realtà che costruisce magistralmente con i suoi romanzi ha solide basi nella realtà ma va oltre la realtà. La sua chiarezza traslucida conduce, con naturalezza e raffinata semplicità, in una dimensione metafisica e metamorfica, non teologica o fideistica, dove vige una sottile e nuova corrispondenza tra interno e esterno, mente e realtà. Mai come in questo romanzo emerge l’esistenza di un mondo parallelo che intende fare i conti con una contaminazione tra cultura occidentale e tradizione artistica e filosofica nipponica (buddismo, pittura nihonga). Sono le decisioni e le mosse dei personaggi a generare la realtà delle cose e delle persone, secondo quella che viene più volte definito il regno della correlazione. Murakami tiene il lettore, con uno stile inconfondibile, sul filo del rasoio fino alla fine. Alla fine il cerchio si chiude. Tutto ritorna al punto di partenza ma non è come prima.

Rinaldo Caddeo

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