Antonio Porta, Tutte le poesie (1956-1989)

Pubblicato il 17 giugno 2011 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Antonio Porta, Tutte le poesie (1956-1989)

A cura di Niva Lorenzini, Garzanti, Milano 2009, pp. 662.

John Picchione (York University)

A distanza di vent’anni dalla morte, esce un volume che raccoglie tutte le poesie di Antonio Porta. Curato da Niva Lorenzini, il volume comprende una elegante e limpida introduzione (intitolata “«Bucare la pagina»: il progetto della poesia”) e tutte le singole raccolte di Porta , dalle sue prime prove, I rapporti, all’ultima produzione, da Invasioni a Il giardiniere contro il becchino. Il volume include anche una sezione dal titolo “Poesie disperse” – una selezione di poesie tratte da una piccola raccolta giovanile Calendario, insieme ad alcune composizioni inserite in raccolte antologiche – e un’appendice con i primi due testi significativi di poetica del primo Porta, “Poesia e poetica”, “Il grado zero della poesia”. Chiude il volume un’antologia della critica in cui la curatrice presenta scritti stralciati da vari interpreti di Porta che seguono, in senso diacronico, le sue tappe poetiche fondamentali.

Come annota la stessa Lorenzini, non si tratta di un’edizione critica, ma di una riproduzione fedele delle varie raccolte. Il volume pertanto non prende in considerazione problemi connessi alle varianti e ad altri aspetti editoriali. La curatrice segue infatti diligentemente le stesse orme di Porta il quale aveva riordinato la sua produzione iniziale (piccole raccolte che si accavallano in quelle piu’ ampie e componimenti che incontrano diverse collocazioni) in una raccolta uscita presso Feltrinelli nel 1977, Quanto ho da dirvi. Poesie 1958-1975. Qui lo stesso Porta aveva escluso ad esempio Calendario, risistemando altri testi usciti in raccolte precedenti. Il volume si presenta quindi in una veste organizzativa chiara e lineare che permette al lettore di seguire cronologicamente fasi e sviluppi di un poeta la cui opera affonda le radici nell’esperienza della Neo-avanguardia e che indubbiamente rappresenta una delle voci più originali e complesse del secondo Novecento.

La Lorenzini si è avvicinata a più riprese alla poesia di Porta e anche in questo saggio che apre il volume fa emergere il centro nodale del suo orientamento critico: l’attenzione rivolta alle pratiche formali della scrittura di Porta è sempre legata alle sue preoccupazioni civili e esistenziali. Come dire, la creatività e la febbrile sperimentazione linguistica di Porta è costantemente inserita in un’ottica critica che riesce a far emergere la sua ricerca di realtà, ansie, conflitti e desideri. La Lorenzini ricostruisce con estrema agilità i percorsi poetici di Porta, facendo affiorare allo stesso tempo varie letture proposte dalla critica per le singole raccolte.

Ne emerge il quadro di un poeta attraversato da intense tensioni linguistiche, culturali, e ideologiche, costantemente aperto a misurarsi con le infinite potenzialità del linguaggio e con la molteplicità degli accadimenti che formano l’intricata rete dell’esistere. Il titolo del saggio si richiama a una dichiarazione di poetica di Porta in cui afferma che l’attività di un poeta mira a “bucare la pagina, per sfondare oltre i linguaggi automatizzati che una società ben pianificata vorrebbe imporre (e non ci riesce, non può” (p.6).

Infatti la curatrice mette in evidenza il traumatico rapporto di Porta col reale e la sua spinta civile. Nelle sue parole, “l’angoscia di un io che si espropria di sé per denunciare […] le violenze e i soprusi di una società” (p.9). L’urto, la tensione, il conflitto trovano in Porta immancabili rinnovamenti e, giustamente, la Lorenzini sottolinea che è come se Porta “volesse ogni volta esorcizzare il definitivo in favore di un processo inesauribile e aperto” (p.13). Lo stesso Porta, infatti, aveva prospettato il suo fare poetico come “progetto infinito”.

Nella prima fase della sua poesia, da I rapporti a Cara, dominano la frammentazione e gli sconvolgimenti sintattici, le tecniche collagistiche, la carica visiva, la violenza e le atrocità quotidiane. Lacerazione del linguaggio e visione del tragico vengono a coincidere. Si leggano ad esempio questi versi: “Con le mani la sorella egli/ spinge sotto il letto. Un piede/ slogato dondola di fuori./ Dalla trama delle calze sale/ l’azzurro dell’asfissia. Guarda,/ strofina un fiammifero, incendia/ i capelli bagnati d’etere/ luminoso. Le tende divampano/ crepitando. Li scaglia nel fienile/ il cuscino e la bottiglia di benzina./ Gli occhi crepano come uova./ Afferra la doppietta e spara/ nella casa della madre […] // l’esplosione soffiò dal deserto/ sui capelli, veloce spinta al terrore:/ tutto male in cucina il gas/ si espande, l’acqua scroscia,/ la lampada spalanca il vuoto” (pp.79-80).

Fanno seguito operazioni metalinguistiche (Cara in particolare) e di svuotamento dei luoghi comuni fabbricati dalla società dei consumi ai fini della mercificazione dei linguaggi e della falsità – la raccolta Metropolis lo esplicita con forza. Lo spostamento verso un progetto di comunicazione ad iniziare da Passi passaggi, i cui sintomi si avvertono comunque già con abbastanza trasparenza in Week-end, è rapportato dalla Lorenzini, da un lato, alla cultura dell’oralità e della performance che si sviluppa tra gli anni’70 e ’80 (ricorda tra l’altro gli studi di Ong e di Zumthor) e, dall’altro, alla necessità di Porta di sperimentare nel contesto poetico col linguaggio teatrale e diaristico.

Questo spostamento di Porta, assai dibattuto dalla critica, viene distanziato – come anche chi scrive ha sottolineato in varie sedi – dalle pratiche della cosiddetta “parola innamorata” in quanto, precisa giustamente la Lorenzini, “il percorso di Porta restava […] più articolato e complesso, la sua ‘sfida orizzontale della comunicazione’ non si poteva esaurire in formule riduttive” (p.41). Il saggio esplicita abilmente i costanti richiami tra scrittura e affioramenti edipici, linguaggio e pulsioni erotiche, desiderio cannibalistico e metamorfismi. “Portare in scena il linguaggio della poesia” – scrive la Lorenzini – “e il linguaggio del corpo è per il poeta un’esigenza improrogabile” (p.46). L’inquietudine linguistica e di vita di questo straordinario poeta viene riagganciata anche alla sua costante apertura verso l’assorbimento di altri generi come quello della fiaba. A proposito del bellissimo poemetto Melusina, la Lorenzini scrive che ciò che “attira Porta è la possibilità di trasformare la fiaba in sogno di perdita e rigenerazione, incantesimo e fatalità, morte e palingenesi” (p.45). Lo testimoniano versi come questi: “Così come la terra prepara i suoi frutti/ si gonfia il ventre delle donne e quello della sirena,/ dentro scalciano nuove vite/ e l’orecchio sensibile delle madri ascolta/ battere i cuori minuscoli con forza di guerrieri/ pronti a inventare il mondo di nuovo/ attraverso la luce velata della nascita/ con uno strappo deciso/ dall’invisibile al visibile/ con la nostalgia dell’invisibile»” (p.469).

Particolare rilievo è dato al poemetto ‘Airone’, inserito nell’ultima raccolta di Porta, Il giardiniere contro il becchino. Qui si assiste a una totale proiezione dell’io e della scrittura nella figura dell’airone che, nelle parole della Lorenzini “è spazio del contatto e dell’assenza” (p.49). Infatti, sempre lontano da soluzioni mistificanti, anche quest’ultima poesia di Porta si muove tra antinomie e dualismi, tra immobilità e movimento, discesa e ascesa. Con i suoi voli allegorici, l’airone interviene a sottrarre l’io dallo stato di cattività, dalla prigionia di un’asfittica realtà umana per restituirgli, tramite la poesia, un canto liberatorio atto a ristabilire unione col mondo, ridare forza e possibilità cognitive. Nelle osservazioni che chiudono il saggio, la Lorenzini coglie tutta la peregrinazione poetica e umana di Porta.

Resta fermo in lei la convinzione che in Porta la dimensione dell’io non è ravvisabile al di fuori delle componenti sociali, civili, antropologiche e politiche che costantemente informano la sua poesia. In questo ultimo poemetto, l’io anticipa la fine con serena accettazione dei limiti, nella convinzione di poter lasciare ad altri il compito di continuare il proprio dialogo con il mondo e con il linguaggio: “quando non ci sarai più né io/ sarò più con te/ insieme sciolti nelle acque/ un altro airone, un altro sguardo/ altre parole simili a queste/ e chi continuerà a parlarti/ ci sarà non io/ e il pensiero non mi dà tristezza né gioia/ ma quiete, soltanto, felicità del limite», (561). All’io basta sapere di aver tentato autenticamente una vita, quella offerta dalle possibilità della terra: “vivere un intero mattino,/ questo è un risultato, la mia lingua batte su questo mattino,/ voi stelle estranee siete dove siete/ io rimango al di qua/ in preda al vento” (p.562).

Questo volume è sicuramente uno strumento utile (sorprende tuttavia l’assenza di una bibliografia della critica) a diffondere la poesia di Porta e a facilitare lo studio di un poeta che continua ad offrire alle nuove generazioni di poeti e lettori di poesia stimoli infiniti: esplorazione dei linguaggi, fame di realtà, e slanci di utopia.

(Recensione già apparsa su “Italian Culture”)

3 comments

  1. erminia ha detto:

    Il concetto di “critica ufficiale” viene da una concezione statalista dell’arte, se non addirittura stalinista.

    Nulla di male in tale concetto, perché siamo all’interno di uno stato.

    Dunque, rispondo alla domanda retorica dell’autrice su dove siano i critici della critica “ufficiale”: sono all’università.

    Ad esempio, se il desiderio è quello di incontrarne uno piuttosto autorevole, si vada a Siena, si scenda per la via dell’Università, Facoltà di Lettere, a pianterreno, si svolti a destra, poi a sinistra, terza porta del corridoio buio, si legga il cartello: Prof. Romano Luperini.

    Ecco dove sta uno dei tanti funzionari della “critica ufficiale”. Knock Knock. Non risponde?

    Si torni indietro e si chieda senza timore al portiere: “A che ora riceve la Critica Ufficiale?”

    Potrete ricevere diverse risposte, tra cui: “La Critica Ufficiale è in aspettativa! Stiamo aspettando il / la supplente.”

    Cmq, per non fare un viaggio a vuoto, prima di imbarcarvi, verificate se sia o meno andata in pensione, la Critica Ufficiale.

    🙂

  2. erminia ha detto:

    ho sbagliato a postare il mio commento: non era per questo articolo, e dunque chiedo scusa.

  3. kanzan ashie 4 ha detto:

    In fact no matter if someone doesn’t be aware of after that
    its up to other viewers that they will help, so here it occurs.

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