La presenza di Dante a 700 anni dalla morte.
Testimonianze di voci contemporanee.
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A partire da Dante
Progetto di Milanocosa per BookCity Milano 2021
Proposto da Rinaldo Caddeo e definito con contributi di:
Claudia Azzola, Rinaldo Caddeo, Laura Cantelmo, Luigi Cannillo,
Gabriella Galzio, Giacomo Graziani, Paolo Quarta,
Fausta Squatriti, Adam Vaccaro
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Realizzazione a cura di Adam Vaccaro
A partire da oggi e fino a ottobre, pubblicheremo post dedicati ai contributi degli Autori partecipanti.
A ogni post seguiranno riunioni Zoom, che invitiamo a seguire.
Al termine di questo percorso tutti i contributi verrano assemblati in un video per BookCity 2021
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Diamo avvio alla sequenza suddetta con il post dedicato ai contributi di Gabriella Galzio e Rinaldo Caddeo.
Contributi che – come per tutti cgli Autori partecipanti – a partire da un verso, una terzina, o anche un testo/brano non tratto dalla Divina Commedia, abbinano un proprio testo, con una breve nota esplicativa di connessioni formali e riferimenti semantici. Il prossimo 8 aprile avremo la corrispondente riunione Zoom, e per il relativo link di connessione, scrivere a info@milanocosa.it
A.V.
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Il senso di un’apparizione – Gabriella Galzio
Il senso di un’apparizione epifanica permea entrambi i componimenti, in Dante è la donna-Beatrice tramite verso il cielo, nel mio testo è una melagrana, simbolo arcaico sacro alla divinità; in entrambi è compresente la fiamma e il candore o nitore, segno che la fiamma dell’eros non è disgiunta dalla purezza spirituale e, in quanto tale, è un’energia ch apre al paradiso in Dante e nella mia poesia al pairidaeza (o giardino persiano). Se il componimento dantesco è interno all’angelica religiosità cristiana, i miei versi guardano alla magia delle nostre origini orientali.
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Io vidi già nel cominciar del giorno
la parte oriental tutta rosata,
e l’altro ciel di bel sereno addorno;
e la faccia del sol nascere ombrata,
sì che per temperanza di vapori
l’occhio la sostenea lunga fiata:
così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fori,
sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva.
Dante, Purgatorio XXX, 22-33
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Meraviglia! è apparsa
sul ramo spoglio una melagrana
aperta come una rosa, in una sera andalusa
calda, sinuosa e
scintillante, rouge, fiammante…
In cuore serbava il nitore
della magia più preziosa
gemma sgranata a sangue
di un giardino persiano
Gabriella Galzio, “melagrana” (da Breviario delle stagioni, Agorà & Co, 2018)
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Preambolo Esplicativo – Rinaldo Caddeo
Nel cielo del sole, in Paradiso, gli spiriti lucenti formano una “corona” danzante intorno a Dante e Beatrice. San Tommaso prende la parola e spiega chi è e chi sono gli altri sapienti che circondano i nostri pellegrini. Poi la “corona” riprende la danza e il canto. La similitudine paragona il suono della sveglia, il “tin-tin”, e il moto rotatorio degli ingranaggi dell’orologio meccanico, al canto dei beati e al movimento, sincrono e circolare, della danza, mettendo in risalto la “tempra”, l’armonia, sia del canto, sia della danza. Il movimento meccanico dell’orologio viene rappresentato, nella sua precisione, come qualcosa di coordinato, di armonioso e di lieto.
Ciro di Pers (1599-1663) è uno dei maggiori esponenti della poesia barocca degli orologi. L’orologio meccanico, nel sonetto Orologio da rote, viene rappresentato come un meccanismo di distruzione e di morte. I denti delle ruote lacerano, dolorosamente e inesorabilmente, il tessuto del tempo e il suono della campanella è un suono di lutto.
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Indi, come orologio che ne chiami
ne l’ora che la sposa di Dio surge
a mattinar lo sposo perché l’ami,
che l’una parte e l’altra tira e urge,
tin tin sonando con sì dolce nota,
che ‘l ben disposto spirto d’amor turge;
così vid’io la gloriosa rota
muoversi e render voce a voce in tempra
e in dolcezza ch’esser non pò nota
se non colà dove gioir s’insempra.
Dante, Paradiso X, 139-148.
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Nel cielo del Sole dove parla con San Tommaso
Dante paragona il canto e la danza dei beati
Al suono della sveglia di un orologio meccanico:
«tin tin sonando con sì dolce nota».
Gli orologi meccanici sono nati
Per le preghiere dei monaci
Da meno di un secolo.
Tre secoli dopo con Ciro di Pers l’orologio meccanico
diventa macchina che soggioga l’uomo.
Con i denti delle ruote
«mobile ordigno di dentate rote»
L’orologio lacera il fragile
Tessuto del vivere quotidiano.
Con lo stillicidio delle ore e dei minuti
Ci consegna all’angoscia della fuga del tempo
E all’attesa della morte.
Rinaldo Caddeo, Inedito
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