Rinaldo Caddeo

Rinaldo Caddeo

Rinaldo Caddeo ha pubblicato tre libri di poesie: Le fionde del gioco e del vuoto, Narciso, Calendario di sabbia, un libro di racconti: La lingua del camaleonte e un libro di aforismi: Etimologie del caos.

Ha tradotto testi di Raymond Carver (ClanDestino n.4/89), Wallace Stevens (Testo a fronte n.9, Schema n.51/52, Iduna 1990), Francis Ponge (Confini n.4).

Ha pubblicato saggi critici, recensioni, racconti, aforismi e poesie su diverse riviste. Ha collaborato a Le regioni della poesia (Marcos y Marcos), occupandosi della Lombardia e all’ Annuario di Poesia 1997 di Crocetti, con un saggio sulle riviste di poesia. Ha scritto un saggio sulla poesia di Giampiero Neri nel volume Memoria, mimetismo e informazione in Teatro Naturale di Giampiero Neri(Edizioni Otto/Novecento).

LA DANZA DEGLI SCHELETRI

esaurite tutte le pile
i lumi i candelabri

consumata l’ultima bombola
i sogni dimenticati nei cassetti

e i cassetti pieni di polvere anch’io
mi sono unito al corteo della rabbia

c’erano braccialetti con mani mozze collane
con teste decapitate pietre rotolanti

carrozzine mitragliatrici che precipitavano
dai gradini sui loro tre piedi sputando

fiamme lemuri rullanti bocche
spalancate schiumanti artigli con sonagli

zanne con pennacchi cuccioli con grifi
di medusa arpie mascherate da presentatrici

istrici con bambole trafitte sulla schiena
carriole di trofei trainate da babbuini

cavallucci di legno cavalcati da scheletri
cuori infilzati cervelli allo spiedo

carogne lanciate nel vuoto
come corone sibilanti di carciofi

che perdevano foglie e spine
a battaglie scagliate ai muri

trattati di cristallo fumanti
paci a tre punte baci di pallottole

frasi di slogan senza nesso
bandiere lacere sputi stemmi rotti

un lume di ghiaia
un alito di luna ammalata

i nomi alle pareti le vocazioni
i fiori di plastica

VOCAZIONE

dopo la paura
di tutto e di tutti

dopo la fuga e la cattura
dopo la sconfitta (velluto

di polvere e sangue) dopo la spada
spezzata dopo gli inchini

per salvarsi i solchi bianchi a polsi
e caviglie scavati da catene…

ho imparato a decifrare
l’alfabeto delle tenebre

le spaccature del terreno
le crepe ai muri l’orlo

appuntito di un vetro rotto
il fumo delle rughe intorno agli occhi

il bordo seghettato della fiamma
la sua anima bianca gelida immobile

l’onda che si ritira
e lascia la rovina sulla rena

l’enorme radice nuda
grondante

e ascoltando la vocazione del vento
nella geometria dei pozzi e dei camini

e misurando la mia prospettiva
con il compasso di foglie morte

che ruota nel cortile
ho imparato a scrivere cenere

con la cenere rimasta
sulla punta delle dita

L’IMMAGINE

sempre ritorna l’immagine
rabbrividisce alla foglia

che su lei riposa per un’unghia
di vento che la sfiora si torce sull’asfalto

va in mille schegge
se un’automobile le passa sopra…

non scompare
l’immagine riaffiora

da un fondo inesauribile
con la quiete della superficie

si ricompone restituisce case nubi uomini
alla piuma della luce ancora esaudisce

la vanità delle cose concrete
l’inquietudine delle forme profonde

basta un grido il guizzo di una rondine
un filo strappato si disfa sempre l’immagine

si scompone nelle onde che l’allungano
diventa lavagna va in malora …

va nelle tenebre ombra tra le ombre
un soffio che viene la notte

eco di un boato sordo
minerale rimasto impigliato

ai rami ai chiodi dei muri
allarme acceso spento voce di neon

le unghie le ciglia i capelli
la carne di carta dei sogni

questo a vuoto girare andare a rotoli
non si potrebbe fermarlo?

sale con la luce in frantumi
non ascolta le parole nostre

in altre parole
diventa un altro giorno

TEMPORALE

smettere di pensare sdraiarsi
appoggiare un orecchio sulla terra:

ascoltare il rumore della guerra
lontano che in quattro passi s’avvicina

a mezzo metro d’altezza scoppia arde
va in rovina

FELICITA’

né grande né piccola
né bella né brutta

camminando per la via
l’ho vista davanti

né invisibile né visibile
era lì dietro un cancello

LA BESTIA NERA

l’ho bendato
gli ho dato da bere

e da mangiare (era un piccolo
arruffato ferito

sotto un’ala)
con lui sopra il letto

mi sono addormentato
nel pieno mi ha svegliato

della notte gli artigli nella carne
il becco nel mio petto

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