Fabiano Alborghetti

Fabiano Alborghetti

Fabiano Alborghetti nasce a Milano nel 1970, vive a Paradiso (Lugano).

Ha pubblicato:

  • Verso Buda (LietoColle, 2004)
  • L’opposta riva(ibid, 2006)
  • lugano paradiso (pulcinoelefante, 2008 – plaquette d’arte)
  • Ruota degli esposti(edizioni fuoridalcoro, Mendrisio, 2008 – plaquette d’arte).

Ha curato i volumi:

  • Corale (Le Voci Della Luna Editore, 2007)
  • Il Segreto delle fragole 2008(LietoColle, 2007 – con Giampiero Neri

Ha inoltre scritto per il teatro:

  • Santo spaccia , Milano, Bartleby Factory per Teatro Out-Off, 2003
  • Parole Stanze , Milano, Banda Putiferio Teatro, 2005
  • La notte dei desideri , da Michael Ende, Milano, Atir Teatro, 2005
  • Emarginata , Como, Radio Lifegate, 2006
  • Aspettando Elebab , Ravenna, Rassegna Mosaico di Notte – Teatro, 2006
  • L’opposta riva,, Treviglio, E 20 – IN-ChiostroCircolocorrenti, 2006
  • Immigra Mundi , Monza, Poesiapresente per Teatro Binario 7, 2007

Collabora con diverse riviste e case editrici, è drammaturgo teatrale ed è direttore di collana per Le Voci della Luna Editore.

da Verso Buda (LietoColle, 2004)

*
Di nascosto, col rumore capace dei bambini

compaiono in massa, in numero da tre a sette:
un drappello in sudore disperato

a dar la caccia al cane, al giorno lungo ancora.

Tutti figli di zona a scattare tra gli sterpi
urlando nomi, azioni anche: un’evidenza di energia

a trafugarmi il cortile. All’inseguimento

lo sguardo retrocedo credimi: già sudo esaltato
correndo in testa

fermo al muro, immaginando.

*
Seduto sopra il livello del mare

di parecchie colline a raffiche di distanze:
all’occhio mai distrattamente l’assenza

di persone ma l’imperiosa pace che affermo

senza movimento. Non potrei cedere
alle comunioni di famiglie e quei riti da spiaggia

al rumore soprattutto e l’incoerenza che non lascia

illesi convivendo. Meglio solo all’alto fondo
che condomini in valigie

meglio lo spazio che tracima e sembra troppo.

da L’opposta riva (LietoColle, 2006)

*

C’è gente appesa perfino sui pali delle navi

lo sguardo che accusa e spunta o non crede:
dopo la voce italiana il motore spegne e qualunque suono

riassorbe fino al beccheggio, ai corpi fermi: procedure dice

le tue leggi uguali sempre. Sotto scorta fino al porto
e poi la fonda lo sbarco diritto fino al recinto a cumulare

le presenze come merce di stoccaggio. Non più di poco ripete

poi si rimpatria cosi come si arriva. Non si vede il numero
non si conta nemmeno quanta legione per nave al giorno

sperare la terra e nonostante le preghiere rimbalzare.

*

Non si può non scioperare diceva assorto valutando

ma per contro che guadagno? Il diritto ha le ragioni
ma la fame conta troppo per far finta d’essere uguali: quando scade

il mio contratto tu sai dirmi cosa fare? Non opporre la ragione

allo stomaco che vale: per chi vince sempre a perdere qualcuno
ma quell’uno è troppo esiguo, non fa nozze col diritto.

Al tornio continuava poi in silenzio al grido forte di crumiro…

da lugano paradiso (edizioni pulcinoelefante, 2008)

lugano paradiso

Alla fine qui sul lago son rimasto.
Le rotte, le rotte dico:
io per treno ho fatto il viaggio.

E pensare ch’ero solo di passaggio.

da Ruota degli esposti (edizioni fuoridalcoro mendrisio, 2008)

III

Sei contento di venirci gli diceva fermo in cassa

con la coda della gente per salire sulla giostra
e le spalle gli teneva per non farlo allontanare

mentre attorno le attrazioni, tutti i suoni della fiera.

Non capisco la tua scelta gli chiedeva a mezza voce
il volere roba ferma mentre altro da provare:

guarda invece il tagadà o il vascello della morte
quelle sono cose vere non la smorfia dei cavalli
non la musica da donna

ma il brivido del vuoto. Indicava l’orizzonte

gli mostrava il thunderbird insistendo
che da uomo certe cose sono meglio

non le giostre da donnette e chiedeva

vuoi che andiamo?
Il bambino non diceva ma scoteva un po’ la testa

ricordava l’anno addietro perché c’era già salito

e quel vuoto nella pancia quella forza che ti svuota
mentre tutto attorno cambia e non sai dove aggrappare

mentre il vuoto va aumentando e continua l’oscillare

mentre l’aria va mancando e iniziava a vomitare
e suo padre che gridava, lo portava ai gabinetti

per lavare la vergogna, rimpiangendo un figlio uomo…

  • Autore del testo breve SANTO SPACCIA (in scena al Teatro Out-Off
    di Milano nel giugno 2003). Inserito nella rassegna “Città
    in Condominio” a cura di Giampaolo Spinato e Renata Molinari.
  • Co-autore con Daniele Manini e Roberto Barbini con lo spettacolo PAROLE
    STANZE
    . Prodotto da Banda Putiferio, attualmente in tournée.
  • Co-autore con Monica Patrizia Allievi dello spettacolo LA NOTTE DEI
    DESIDERI
    tratto da una novella di Michael Ende (con il nulla-osta
    degli Eredi e dell’editore tedesco). Prodotto da ATIR Milano, in scena
    a partire da Agosto 2005.

Partecipa inoltre ad una moltitudine di letture pubbliche dei propri
lavori poetici.

FOTOGRAFIA:

Ha lavorato come fotografo free-lance per diverse testate e per il mondo
della moda.

Ha realizzato ritratti per attori teatrali e del gruppo Manini&Barbini
per il Cd “La Stanza dei Giochi” (www.putiferio.it) per i quali
si è occupato delle fotografie del sito web, del book contenuto
nel CD e della location del video girato da Akab.

Ha curato con Luigi Cannillo la seconda edizione della manifestazione
Scatti&Versi per l’associazione Milanocosa (Milano, Zoo Cafè
da ottobre 2005 a gennaio 2006)

mostre personali:

Dioedio (Piemonte, 1998)

Waiting Chairs (itinerante in Piemonte e Milano 2000)
I Volti Immobili (itinerante in Italia, 2001)
Tutti i colori del Grigio (Milano, 2005)
Scatto per verso (Piemonte, 2005) .

Dalla raccolta Verso Buda (LietoColle Libri, 2004)

I

Non lasciare incustoditi i sensi,

tendono a divagare, ti spostano da un luogo
all’altro: la campagna Pavese

scende nell’occhio ed è difficile
da sostenere,
soprattutto quando è tempo di ritorno

dice la signora che passa di tanto in tanto, cosi discreta

in vestaglia lisa e cane, in aria di compagnia.
Non puoi vivere due esistenze, dice:

una ha sempre il sopravvento, anche se ignota.

II

Possibilmente vasto il ricordo
deve essere, per attingere e cambiare la successione
dell’evento prossimo a venire.

Fai tesoro, tutto insegna e non si smette mai d’imparare
erano le parole che sono adesso. Un monito,
un invito. Anche dei luoghi mantengo cara

memoria: per sapere d’esserci passato
con te o senza.
Almeno, anche li ho vissuto.

III

Un germoglio elementare, con ragione e postumo
alla pioggia, improvviso direi
e senza contenimento alcuno. Fiorita

senza sapere di niente, un’erba matta inutile
se non per il colore raccolto a chiazze di stagione.
Stando a guardare persuade al nuovo stato.

E’ tutto diverso e riempie nel gesto minimo
come tornare al sereno dopo il pianto
d’improvviso differente restando uguale.

Dalla raccolta l’Opposta Riva (LietoColle libri 2006)

I

Alla conta venne la misura non prima
non in moltitudine ma uno ad uno
sparivano lasciando il quesito al posto, il vuoto

della certa destinazione. Con l’assenza a tavola

continuava mamma a preparare per quattro
anche dopo rimasta ultima anche ora
che le fosse disimparano il contenere.

II

L’esodo ha meno oltraggio del sepolcro
credimi, cosi l’assenza seppellisce
ma solo nella memoria: agli scomparsi corpi

non pesa il luogo vacante come a chi scava…

III

C’è gente appesa perfino sui pali delle navi
lo sguardo che accusa e spunta o non crede:
dopo la voce italiana il motore spegne e qualunque suono

riassorbe fino al beccheggio, ai corpi fermi: procedure dice
le tue leggi uguali sempre. Sotto scorta fino al porto
e poi la fonda lo sbarco diritto fino al recinto a cumulare

le presenze come merce di stoccaggio. Non più di poco ripete
poi si rimpatria cosi come si arriva. Non si vede il numero
non si conta nemmeno quanta legione per nave al giorno

sperare la terra e nonostante le preghiere rimbalzare.

IV

Lunghissima l’onda ma non abbastanza
per il battello: attorno un rischio di secca
la vedetta a terra o in mare. Sbarca dicono, alzati

e cammina. Cosi il balzo l’affondo nell’acqua
l’impresa del guado, di sopravvivere l’entroterra.
Ombra ad ombra allontano oltre gli estremi

della rena e il giusto verso distanzia il fiato al passo.

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