Claudia Azzola
Claudia Azzola
Poeta, giornalista e collaboratrice editoriale, nata a Milano dove vive.
Ha pubblicato poesie in antologie e riviste, ad esempio in Versi d’Amore, d’autrici italiane contemporanee di M. Giovanna Maioli Loperfido, Corbo e Fiore, Venezia 1982, Il libro 7 parole del mondo contemporaneo, a cura di Fausta Squatriti e Adam Vaccaro, 2005, Quaderno del ventennale della rivista Schema, a cura di Franco Manzoni, 2005 ecc. Del 1993 è la raccolta Ritratti, Campanotto Editore, Udine, introduzione di Tomaso Kemeny. Nel 1994 ha pubblicato il poemetto Viaggio sentimentale con Book Editore, Bologna, con prefazione di Giuseppe Pederiali: Nel 2001 è uscita la pubblicazione Di questi luoghi con sette testi poetici e sette disegni per la Signum Edizioni d’Arte, Milano. Nel 2002 è uscita la raccolta Il colore della storia, Campanotto,
con prefazione di Stefano Verdino e, infine, E’ mia voce tramandare con illustrazioni dell’architetto Lorenzo Forges Davanzati, con una prefazione di Vincenzo Guarracino, per i tipi di Signum nuovamente.
E’ socia di Milanocosa dal 2003 e membro del Consiglio Direttivo.
Misura
la bella luce della terra è misura
nel giorno del solstizio d’estate
per buona misura, l’ombra diede
a Eratostene – ombra di un bastone –
dimensione della Terra
in vertigine dentro le stagioni
vide con vista penetrante
vide nel cuore originale
primavere scorrono ancora
dentro una generazione
di colpo passata misura
si slaveranno nelle piogge tropicali
anche quel poco d’età degli animali
se strappi la vita al mare la butti
nella notte spessa e senza sogno
tutto il vivente senza sogno
cuore della materia ormai sfibrato
sangue colato nella muta aurora
voce che si esercita a significare
isole che hanno tronchi ma muoiono di onde
per forza dico lo dico nella colma misura
andate andate al vostro destino….
[testo pubblicato sulla rivista Odissea,anno II n. 5, maggio-giugno 2005]
I boschi
Certi boschi sono abbandonati.
Il solo pensiero mi dà una dimensione
conturbante. Sapere che ci sono
civette, cuculi, il chiurlo il lucido gufo
rapaci di bosco spersi e inquieti,
mi traccia la vecchiezza del mondo;
mi snerva anche il loro passaggio
solitario, impedito a volte
dall’intreccio stancante dei rami,
da una bolla di caucciù nei tronchi.
[dalla raccolta Ritratti, Campanotto,1993]
***
Che fare dell’annoso vulnus, diaspro
di decenni che trovo le stesse
persone marchiate dallo stesso mio
senso di fallacia, questa specie di taglio
pulsante tra l’aorta e sangue,
farne niente tanto cosa pesa,
quanto vespe della carcassa
appiattita nell’inutile calura.
Una ferita che non fa male nè bene,
da qualche decennio registrata
in scartoffie, a segni rossi, e
fatalmente consegnata alla vita.
[inedito]
Rosa Luxemburg
Buio oltre la musica che si propaga.
La tromba è il rifiorire dei sensi.
Respiriamo l’un dell’altro il respiro.
La storia è quel che non volevamo.
Le croci degli schiavi in rivolta:
dopo Spartaco, l’impero dorato,
straniamento della storia alle donne.
Che cosa ci siamo inventati…
il latifondo, il solo concetto
faceva impazzire l’indagatore
d’esperienza totale, d’arte d’amore.
La limpieza de sangre…
alla tenera carne s’aprivano
le inquisizioni, il precipitato
d’estasi del barocco; pollice verso
sul sacro della donna hanno posto
i dogmi i colletti bianchi i padri.
Sono tornati gli spartachisti,
un parlare pieno di idee
immaginazione esperienza totale.
Non li abbattete come la Luxemburg,
dai cieli gelidi dei municipi
al carcere femminile alla Barminstrasse,
nei sensi rivolta dadaismo,
nel grido degli operai ai soldati:
“Fratelli, non sparate!”
ricordo di Rosa rosa segnata
pianto che rifiorisce in petto
buio oltre la musica che si propaga
forse voce piumata che ritorna.
[testo pubblicato sulla rivista Odissea,anno II n. 3, gennaio-febbraio 2005]