Mi compiaccio con tutti i partecipanti e presenti alla XIII Edizione di PoesiArte Quintocortile – organizzata come sempre con la collaborazione di Milanocosa –, per la qualità e varietà dei loro contributi sul tema ConDivisioni, proposto quest’anno. Di cui si sollecitava, come sempre, l’espressione dei molteplici livelli di sensi e significati. Ho richiamato in apertura e chiusura delle due giornate il principio di indeterminazione della fisica quantistica: “Il modo in cui si guardano le cose influenza quello che si crede di vedere”.
Penso che riguardi profondamente anche la poesia e l’arte, se intesi in un senso non ornamentale e se ci aiutano a non cristallizzare i nostri punti di vista o la visione (come ho scritto, nucleo significante del tema) del mondo, in particolare se complesso, liquido e dominato dalla oligarchia tecnologica e finanziaria globalizzata in atto. Un’azione appassionata di conoscenza immersa nel processo vitale, quale quella evocata anche dall’immagine del coltello e del pane della locandina-comunicato. Quale quella incarnata da tutta l’azione creativa dell’amico fraterno Giuliano Zosi, cui abbiamo voluto dedicare questa Edizione.
Poeti, artisti e contributi musicali hanno offerto lampi di lingue, creando un’atmosfera, tipica di Quintocortile, in un flusso di scambi e metamorfosi vivificanti delle nostre visioni, quanto più entrano in relazione profonda con l’altro. Quanto più generano molteplicità di relazioni tra atomi e briciole del contesto, tra divisioni e condivisioni, che aiutano a non perdere il senso del pane comune che ci fa vivere.
Grazie perciò, in primo luogo alle amiche referenti di Quintocortile, e a tutti coloro che hanno contribuito a creare tale caleidoscopio di sensi (A.V.)
Vedi comunicato a:
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Questa tredicesima edizione di Poesiarte Milano ha un titolo che porta in sé unione e divisione allo stesso tempo quasi emblema dei conflitti globalizzati ovunque dilaganti: ‘condivisioni’ di idee, di luoghi, di culture o ‘con divisioni’ di idee, luoghi, culture? Condividere gli oggetti materiali spesso vuol dire dividere, spezzare, tagliare: come succede con un profumato pane fragrante. Forse il concetto di condivisione (se escludiamo quello dei Social che resta comunque sempre immateriale) possiede in remoto il germe che conduce a tutte le modifiche che avvengono nelle culture e nel mondo.
Oltre 50 tra artisti, poeti e musicisti si confronteranno sul tema.
In particolare si è organizzata una mostra-esperimento in cui gli artisti, suddivisi in coppie, hanno condiviso-diviso un elemento colorato fornito dalla Galleria inserendolo poi nelle loro opere.
Sintonie e differenze come tornasole della realtà: saranno dialoghi armonici o tremendi intricati conflitti?
Un gioco, ma non tanto!
Quintocortile
ConDivisioni
Ogni parola è fonte di più sensi e significati. Condivisione è particolarmente ricca, sia perché può riferirsi a campi concreti o affettivi, sia per la concatenazione sillabica che la compone. Il con iniziale rovescia il senso della parte restante, divisione, che può riguardare ambiti militari, matematici, artistici, socioculturali. E che contiene, a sua volta, una sorta di scrigno profondo, visione, fonte di contrapposizioni, separazioni, o del loro opposto.
Vogliamo esplorare, con testi e immagini, queste catene di sensi che la realtà sociale, economica e culturale contemporanea ci offre in un caleidoscopio, spesso degradato e regressivo, ma anche capace di esempi ed esperienze esaltanti. Un versante positivo incarnato dalla ricchezza creativa e umana di Giuliano Zosi – compositore, musicista, poeta sonoro e socio fondamentale di Milanocosa – cui dedichiamo la ricerca di PoesiArte del 2016.
Adam Vaccaro
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Seguono i testi pervenuti di:
Adam Vaccaro, Laura Cantelmo, Giancarlo Fascendini, Maddalena Capalbi,
Annamaria De Pietro, Marta Rodini, Alessandra Paganardi, Carmelo Pistillo,
Mauro Ferrari, Antonella Doria, Maria Carla Baroni, Beppe Mariano,
Luigi Cannillo, Maria Pia Quintavalla
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Testi
Coltello necessario (dedicato a Giuliano Zosi)
(immenso spettacolo e lunare
accerchiato da una vita accanita
che sguarnita e inarresa annusa
come un orso ferito
al cuore
ma conviene ripartire da te
da questa punta di miele la mattina
per viaggiare lungo gli orli
dell’orrore. Amore
unico coltello necessario
a fare dell’orrore un ventre aperto
2002
(Da Seeds, Chelsea Editions, New York, 2014)
Adam Vaccaro
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Strada di notte
Notti insonni. La nebbia sotto casa
ritaglia ombre, fantasmi dell’inverno.
L’occhio spaurito, avanzano a strappi
sussultano nel terrestre inferno,
a uno schiocco di tram disperso
tra i groppi delle brume.
Chiamate a strane mete, al probabile
riparo, la coperta arrotolata , il fardello
della vita è difeso, conteso da laceri
fratelli che predano giacigli.
A volte con le memorie di un mondo
arrugginito, la coperta è scambiata,
la sigaretta divisa, il caffè
passa di mano e un tempo fatuo
si trasforma in mito. Dentro la notte
che non riposa a volte sgorga
la sorgente dell’amore. A volte
con levità ci si scambia la vita.
Laura Cantelmo
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Condividere il pane
e i pesci e il vino
i passi e il tempo
e ogni mattino
condividere pioggia
e il sole in faccia
fino a che parta
l’intesa della notte
E pochi intanto dentro
qualche stanza
si dividono terre
e vite e i mari
tirano righe sopra
qualche carta
Giancarlo Fascendini
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IMPLORATIO (SUPPLICA) in 3 tempi
I
Allora spiega perché notizie alla radio
parlano di affamati, di chi gioca con la pace
e abbraccia con noia la terra fecondata
i campi di grano sono il desiderio violento
dei pirati che divorano
anche le lacrime della fame.
La proprietà – dicono – è del salvatore
generato da te che dorme
nella pancia piena di grazia
e non indica nessuna terapia
per rimuovere l’oblio
intanto siamo alla mercé delle stelle
e nessuno ci vede così perduti
ma il cordone lega e trattiene
il lievito madre sezionato
che è cibo santo e meraviglia
e domina primordiale
il corpo insultato.
II
Donna santa santa donna
se il limite si manifesta nella disperazione
allora strappa fa che si interrompa
fa che l’insufficienza dell’io maturi nella
tenda iperbarica sterilizzata pronta per l’ascesi,
così che la materia si riduca in poltiglia
Maria non resta che quel pane preparato da te sola
e che giace nella cavità della dissoluzione.
III
Che il sole trovi la strada e lanci il raggio
tra gli occhi ancora chiusi
ripulirà e scioglierà
le stelle di ghiaccio,
la luce
in un solo abbraccio
ricucirà ogni bene
e tutti gli ospiti del mondo
per saziare il sogno.
Maddalena Capalbi
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Biglietto d’invito a santa Teresa d’Avila
per condividere una bibita fresca
Vorrei che fosse in settembre o in aprile,
quando l’aria di dio abbassa la musica,
dentro un portico d’ombre bianche e nere
– e ocra quanto una noce. Sarei davvero felice,
Teresa Cepeda da Avila, suora carmelitana,
se tu ed io potessimo incontrarci una volta
– gonne fruscianti delicati inchini,
scarpe da strada, borse da viaggiatrice,
in pausa ognuna dal suo calendario.
Ma tu non mi parlare dell’angelo balestriere
né dell’architettura dei giardini –
né io ti parlerò del dizionario
e dell’architettura dei giardini –
cosí la voce nella voce si ascolta.
Ce ne staremo noi fra il giorno e la sera
alle cadute d’angolo di una tovaglia sottile,
i limoni tagliati a metà nella linda fruttiera
e la conca di acqua e rame che bilica
vibrando a pelle freddo fresco divario
una confinaria legge della fisica.
Staremo quasi in silenzio, nell’ora mediana.
Annamaria de Pietro
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A Ipazia
così poco contava per Ipazia il corpo…
nè rimpianto di pelle nè frizione
ma le paratìe dell’essere alzare
e i suoi dubbi; dove sgorgava
la distanza fra le stelle e la misura,
ellissi, eclissi e il nome loro proprio.
Pensiero di pensiero come culla
in cui raccogliere la veste sua di donna.
Così poco contava per Ipazia il corpo…
che accolse le conchiglie nella carne
tagli viventi confitti nella storia…
Marta Rodini
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CON-DIVISO
La mente si fa labbra –
tutto l’arcobaleno bevuto
nei sorsi disperati dell’infante –
la tavolozza risuona nel pentagramma
il rigo torna vuoto
le note cancellate diventano parole
di un banchetto feroce
soltanto la mancanza posso darti
neppure so di cosa
come un cieco la leggi con le dita
fra le pieghe del petto
sulla pelle più disposta al sangue
i polmoni gettano via il respiro
sento gridare la gioia
Alessandra Paganardi
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Adesso che sei vinto per sempre,
che lasci a me la tua versione del cielo,
cadendo al di là delle righe infelici,
anch’io esco dai libri e ti seguo
o forse non vedo più che ogni stella
è rivale di luce, tra le carte di un morto
ogni parola spiegata una curva sul buio.
da Liturgia del fratello in Le due versioni del cielo (La Vita Felice 2013)
Carmelo Pistillo
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Vedere al buio
Qualcuno il giorno, cogliendo un riverbero
tra sguardo e mondo; altri la notte
invade d’ombre e di ripensamenti;
ma la puntura aguzza della mente
o il suo mugghiare sordo
è il risvegliarsi aspro
chiedendo nome e luogo,
cercando di connettere
il senso usato delle cose a quella nebbia
– un mondo di spigoli ed inciampi,
di trappole mascherate opposto
alla pacata diurnità del tocco amico –
lo sforzo di vedere la linea retta
o immaginare una via di fuga,
la guida certa cui tendere la mano
mentre gli occhi lentamente accolgono
la gloria e lo spavento di vedere al buio.
Mauro Ferrari
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Vedrai …
batte ancora il cuore
in pancia alla terra
selvaggio fra il fugace
e l’eterno più pesanti
del chàos sempre vedrai
corpi nel tempo in carne
e ossa a margine sempre
resistono restano sul
confine feroce sulla soglia
fra armonia e orrore
al dolore inevitabile al
silenzio necessario dell’oblio
a perdersi resistono in deserti
della mente megalopoli di
dòlmen… (bucano i cieli )
dove pietre bestie animali
intelligenti e parassiti
pensanti tutti sovrasta
indolore l’errore del
vitello d’oro
…
da Millantanni (2000-2010), edizioni del verri 2015, Milano
Antonella Doria
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RIEMPIAMO LE PIAZZE DI SOGNI INCARNATI
Suole il grande capitale
dislocare officine
quali pedine
sulla scacchiera del mondo
usare esseri umani
come attrezzi da buttare
quando avariati.
Vogliono
comunisti e comuniste
costruire sindacati
nelle fabbriche e nei campi
del mondo intero
da collegare
quali fiamme di torri medievali
di colle in colle
allacciate nella notte
fino a formare
una lunga catena di fuoco
e far mutare il vento della Storia.
Nell’attesa
Riempiano le piazze di sogni incarnati.
Maria Carla Baroni
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INSIEME A FIORIRE
Finalmente corrottosi lo scheletro
dell’inverno, al primo vagito di primavera
insieme riscopriamo il bosco:
il verde ancora pavido,
gli alberi convalescenti.
Via via che avanziamo
si fa più fitto l’intrico, ne veniamo presi,
ognuno nel suo intimo annuvolato.
Quasi rimpiangiamo la radura di cemento
la topografia degli asfalti.
Già galoppano temporali, alti,
lungo folgorata cielostrada.
Cominciamo insieme a fiorire
da “Il passo della salita”, 2007, Lyra, Interlinea
Beppe Mariano
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Un soffio dalla buca a bisbigliare
le battute della messa in scena,
tutta la nostra sapienza
il fondo di un cassetto chiuso
Sospinti dalla penombra altrove
anziché diradarsi tenebre montano
notti l’una sull’altra germogliate
È al buio che rinascono ai sensi
paesaggi e figure
le nostre fessure raggiungono
visione assoluta
Finché l’ala torbida di universo
sembra spiumarsi in volo
venarsi di apparente aurora
Più dello sguardo intrepido
più dei riverberi era l’animo,
la paura ostinata a suggerire
so che ci siete, uscite fuori,
so che ci siete
Luigi Cannillo
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Esiste la deliziosa
prossimità, non il perfetto amore.
E intanto
lunghi tragitti tratti
erosi da pianto, polvere
di sentieri assembrati angoli della mente che
stavano per sfollare e – sostano,
campi desertici
trasferimento, letto come strada
silenzio non ancora pace.
La fila delle estati come capi da abbattere,
la vita che stanca, ma che percorriamo in pianura
muri che possono rompersi quando piove
insegne che cigolano e pesano
divenuta grande sapeva
di correre un giusto segreto.
Superiorità superstite della strada sul cammino
alla testa un elmo discordante
da qualche parte doveva
pur produrre cozzo inarrestabile nel rumore
di un corpo u n altro corpo
ma tutto passa si trasforma preghiera.
Maria Pia Quintavalla