Commento e Testi a PoesiArte – Quintocortile 2016

Pubblicato il 11 giugno 2016 su Arte e Mostre da Adam Vaccaro

Mi compiaccio con tutti i partecipanti e presenti alla XIII Edizione di PoesiArte Quintocortile – organizzata come sempre con la collaborazione di Milanocosa –, per la qualità e varietà dei loro contributi sul tema ConDivisioni, proposto quest’anno. Di cui si sollecitava, come sempre, l’espressione dei molteplici livelli di sensi e significati. Ho richiamato in apertura e chiusura delle due giornate il principio di indeterminazione della fisica quantistica: “Il modo in cui si guardano le cose influenza quello che si crede di vedere”.

Penso che riguardi profondamente anche la poesia e l’arte, se intesi in un senso non ornamentale e se ci aiutano a non cristallizzare i nostri punti di vista o la visione (come ho scritto, nucleo significante del tema) del mondo, in particolare se complesso, liquido e dominato dalla oligarchia tecnologica e finanziaria globalizzata in atto. Un’azione appassionata di conoscenza immersa nel processo vitale, quale quella evocata anche dall’immagine del coltello e del pane della locandina-comunicato. Quale quella incarnata da tutta l’azione creativa dell’amico fraterno Giuliano Zosi, cui abbiamo voluto dedicare questa Edizione.

Poeti, artisti e contributi musicali hanno offerto lampi di lingue, creando un’atmosfera, tipica di Quintocortile, in un flusso di scambi e metamorfosi vivificanti delle nostre visioni, quanto più entrano in relazione profonda con l’altro. Quanto più generano molteplicità di relazioni tra atomi e briciole del contesto, tra divisioni e condivisioni, che aiutano a non perdere il senso del pane comune che ci fa vivere.

Grazie perciò, in primo luogo alle amiche referenti di Quintocortile, e a tutti coloro che hanno contribuito a creare tale caleidoscopio di sensi (A.V.)

Vedi comunicato a:

XIII RASSEGNA POESIARTE MILANO – ConDivisioni

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Questa tredicesima edizione di Poesiarte Milano ha un titolo che porta in sé unione e divisione allo stesso tempo quasi emblema dei conflitti globalizzati ovunque dilaganti: ‘condivisioni’ di idee, di luoghi, di culture o ‘con divisioni’ di idee, luoghi, culture? Condividere gli oggetti materiali spesso vuol dire dividere, spezzare, tagliare: come succede con un profumato pane fragrante. Forse il concetto di condivisione (se escludiamo quello dei Social che resta comunque sempre immateriale) possiede in remoto il germe che conduce a tutte le modifiche che avvengono nelle culture e nel mondo.

Oltre 50 tra artisti, poeti e musicisti si confronteranno sul tema.

In particolare si è organizzata una mostra-esperimento in cui gli artisti, suddivisi in coppie, hanno condiviso-diviso un elemento colorato fornito dalla Galleria inserendolo poi nelle loro opere.

Sintonie e differenze come tornasole della realtà: saranno dialoghi armonici o tremendi intricati conflitti?

Un gioco, ma non tanto!

Quintocortile

ConDivisioni

Ogni parola è fonte di più sensi e significati. Condivisione è particolarmente ricca, sia perché può riferirsi a campi concreti o affettivi, sia per la concatenazione sillabica che la compone. Il con iniziale rovescia il senso della parte restante, divisione, che può riguardare ambiti militari, matematici, artistici, socioculturali. E che contiene, a sua volta, una sorta di scrigno profondo, visione, fonte di contrapposizioni, separazioni, o del loro opposto.

Vogliamo esplorare, con testi e immagini, queste catene di sensi che la realtà sociale, economica e culturale contemporanea ci offre in un caleidoscopio, spesso degradato e regressivo, ma anche capace di esempi ed esperienze esaltanti. Un versante positivo incarnato dalla ricchezza creativa e umana di Giuliano Zosi – compositore, musicista, poeta sonoro e socio fondamentale di Milanocosa – cui dedichiamo la ricerca di PoesiArte del 2016.

Adam Vaccaro

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Seguono i testi pervenuti di:

Adam Vaccaro, Laura Cantelmo, Giancarlo Fascendini, Maddalena Capalbi,

Annamaria De Pietro, Marta Rodini, Alessandra Paganardi, Carmelo Pistillo,

Mauro Ferrari, Antonella Doria, Maria Carla Baroni, Beppe Mariano,

Luigi Cannillo, Maria Pia Quintavalla

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Testi

Coltello necessario (dedicato a Giuliano Zosi)

(immenso spettacolo e lunare

accerchiato da una vita accanita

che sguarnita e inarresa annusa

come un orso ferito

al cuore

ma conviene ripartire da te

da questa punta di miele la mattina

per viaggiare lungo gli orli

dell’orrore. Amore

unico coltello necessario

a fare dell’orrore un ventre aperto

2002

(Da Seeds, Chelsea Editions, New York, 2014)

Adam Vaccaro

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Strada di notte

Notti insonni. La nebbia  sotto casa

ritaglia ombre, fantasmi dell’inverno.

L’occhio spaurito, avanzano a strappi

sussultano nel terrestre inferno,

a uno schiocco di tram disperso

tra i groppi delle  brume.

Chiamate a strane mete, al probabile

riparo, la coperta arrotolata , il fardello

della vita  è difeso, conteso  da laceri

fratelli che predano giacigli.

A volte con le memorie di un mondo

arrugginito,  la coperta è scambiata,

la sigaretta divisa,  il caffè

passa di mano e un tempo fatuo

si trasforma in mito. Dentro la notte

che non riposa  a volte sgorga

la sorgente dell’amore. A volte

con levità ci si scambia la vita.

Laura Cantelmo

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Condividere il pane

e i pesci e il vino

i passi e il tempo

e ogni mattino

condividere pioggia

e il sole in faccia

fino a che parta

l’intesa della notte

E pochi intanto dentro

qualche stanza

si dividono terre

e vite e i mari

tirano righe sopra

qualche carta

Giancarlo Fascendini

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IMPLORATIO (SUPPLICA) in 3 tempi

I

Allora spiega perché notizie alla radio

parlano di affamati, di chi gioca con la pace

e abbraccia con noia la terra fecondata

i campi di grano sono il desiderio violento

dei pirati  che  divorano

anche le lacrime della fame.

La proprietà – dicono –  è del salvatore

generato da te che dorme

nella pancia piena di grazia

e non indica nessuna terapia

per rimuovere l’oblio

intanto siamo alla mercé delle stelle

e nessuno ci vede così perduti

ma il cordone lega e  trattiene

il lievito madre sezionato

che è cibo santo e meraviglia

e domina primordiale

il corpo insultato.

II

Donna santa santa donna

se il limite si manifesta nella disperazione

allora strappa fa che si interrompa

fa che l’insufficienza dell’io maturi nella

tenda iperbarica sterilizzata pronta per l’ascesi,

così che la materia si riduca in poltiglia

Maria non resta che quel pane preparato da te sola

e che giace nella cavità della dissoluzione.

III

Che il sole trovi la strada e lanci il raggio

tra gli occhi ancora chiusi

ripulirà e scioglierà

le stelle di ghiaccio,

la luce

in un solo abbraccio

ricucirà ogni bene

e tutti gli ospiti del mondo

per saziare il sogno.

Maddalena Capalbi

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Biglietto d’invito a santa Teresa d’Avila

per condividere una bibita fresca

Vorrei che fosse in settembre o in aprile,

quando l’aria di dio abbassa la musica,

dentro un portico d’ombre bianche e nere

– e ocra quanto una noce. Sarei davvero felice,

Teresa Cepeda da Avila, suora carmelitana,

se tu ed io potessimo incontrarci una volta

– gonne fruscianti delicati inchini,

scarpe da strada, borse da viaggiatrice,

in pausa ognuna dal suo calendario.

Ma tu non mi parlare dell’angelo balestriere

né dell’architettura dei giardini –

né io ti parlerò del dizionario

e dell’architettura dei giardini –

cosí la voce nella voce si ascolta.

Ce ne staremo noi fra il giorno e la sera

alle cadute d’angolo di una tovaglia sottile,

i limoni tagliati a metà nella linda fruttiera

e la conca di acqua e rame che bilica

vibrando a pelle freddo fresco divario

una confinaria legge della fisica.

Staremo quasi in silenzio, nell’ora mediana.

Annamaria de Pietro

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A Ipazia

così poco contava per Ipazia il corpo…

nè rimpianto di pelle nè frizione

ma le paratìe dell’essere alzare

e i suoi dubbi; dove sgorgava

la distanza fra le stelle e la misura,

ellissi, eclissi e il nome loro proprio.

Pensiero di pensiero come culla

in cui raccogliere la veste sua di donna.

Così poco contava per Ipazia il corpo…

che accolse le conchiglie nella carne

tagli viventi confitti nella storia…

Marta Rodini

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CON-DIVISO

La mente si fa labbra –

tutto l’arcobaleno bevuto

nei sorsi disperati dell’infante –

la tavolozza risuona nel pentagramma

il rigo torna vuoto

le note cancellate diventano parole

di un banchetto feroce

soltanto la mancanza posso darti

neppure so di cosa

come un cieco la leggi con le dita

fra le pieghe del petto

sulla pelle più disposta al sangue

i polmoni gettano via il respiro

sento gridare la gioia

Alessandra Paganardi

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Adesso che sei vinto per sempre,

che lasci a me la tua versione del cielo,

cadendo al di là delle righe infelici,

anch’io esco dai libri e ti seguo

o forse non vedo più che ogni stella

è rivale di luce, tra le carte di un morto

ogni parola spiegata una curva sul buio.

da Liturgia del fratello in Le due versioni del cielo (La Vita Felice 2013)

Carmelo Pistillo

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Vedere al buio

Qualcuno il giorno, cogliendo un riverbero

tra sguardo e mondo; altri la notte

invade d’ombre e di ripensamenti;

ma la puntura aguzza della mente

o il suo mugghiare sordo

è il risvegliarsi aspro

chiedendo nome e luogo,

cercando di connettere

il senso usato delle cose a quella nebbia

– un mondo di spigoli ed inciampi,

di trappole mascherate opposto

alla pacata diurnità del tocco amico –

lo sforzo di vedere la linea retta

o immaginare una via di fuga,

la guida certa cui tendere la mano

mentre gli occhi lentamente accolgono

la gloria e lo spavento di vedere al buio.

Mauro Ferrari

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Vedrai …

batte ancora il cuore

in pancia alla terra

selvaggio fra il fugace

e l’eterno   più pesanti

del chàos   sempre vedrai

corpi nel tempo  in carne

e ossa  a margine sempre

resistono   restano   sul

confine feroce  sulla soglia

fra armonia e orrore

al dolore inevitabile  al

silenzio necessario dell’oblio

a perdersi resistono  in deserti

della mente   megalopoli  di

dòlmen…   (bucano i cieli )

dove  pietre  bestie  animali

intelligenti   e   parassiti

pensanti   tutti  sovrasta

indolore   l’errore del

vitello d’oro

da Millantanni (2000-2010), edizioni del verri 2015, Milano

Antonella  Doria

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RIEMPIAMO LE PIAZZE DI SOGNI INCARNATI

Suole il grande capitale

dislocare officine

quali pedine

sulla scacchiera del mondo

usare esseri umani

come attrezzi da buttare

quando avariati.

Vogliono

comunisti e comuniste

costruire sindacati

nelle fabbriche e nei campi

del mondo intero

da collegare

quali fiamme di torri medievali

di colle in colle

allacciate nella notte

fino a formare

una lunga catena di fuoco

e far mutare il vento della Storia.

Nell’attesa

Riempiano le piazze di sogni incarnati.

Maria Carla Baroni

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INSIEME A FIORIRE

Finalmente corrottosi lo scheletro

dell’inverno, al primo vagito di primavera

insieme riscopriamo il bosco:

il verde ancora pavido,

gli alberi convalescenti.

Via via che avanziamo

si fa più fitto l’intrico, ne veniamo presi,

ognuno nel suo intimo annuvolato.

Quasi rimpiangiamo la radura di cemento

la topografia degli asfalti.

Già galoppano temporali, alti,

lungo folgorata cielostrada.

Cominciamo insieme a fiorire

da “Il passo della salita”, 2007, Lyra, Interlinea

Beppe Mariano

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Un soffio dalla buca a bisbigliare

le battute della messa in scena,

tutta la nostra sapienza

il fondo di un cassetto chiuso

Sospinti dalla penombra altrove

anziché diradarsi tenebre montano

notti l’una sull’altra germogliate

È al buio che rinascono ai sensi

paesaggi e figure

le nostre fessure raggiungono

visione assoluta

Finché l’ala torbida di universo

sembra spiumarsi in volo

venarsi di apparente aurora

Più dello sguardo intrepido

più dei riverberi era l’animo,

la paura ostinata a suggerire

so che ci siete, uscite fuori,

so che ci siete

Luigi Cannillo

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Esiste la deliziosa

prossimità, non il perfetto amore.

E intanto

lunghi tragitti tratti

erosi da pianto, polvere

di sentieri assembrati angoli della mente   che

stavano per sfollare e – sostano,

campi desertici

trasferimento, letto come strada

silenzio non ancora pace.

La fila delle estati come capi da abbattere,

la vita che stanca, ma che percorriamo in pianura

muri che possono rompersi quando piove

insegne che cigolano e pesano

divenuta grande sapeva

di correre un giusto segreto.

Superiorità superstite della strada sul cammino

alla testa un elmo discordante

da qualche parte doveva

pur produrre cozzo inarrestabile nel rumore

di un corpo  u n  altro corpo

ma tutto passa si trasforma preghiera.

Maria Pia Quintavalla

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