Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Vincenzo Mastropirro
Inediti
Con una nota di Laura Cantelmo
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Nota dell’autore
Ho ricevuto in eredità da mia madre, la sua lingua: il dialetto e i suoni che ho dentro e che sono riuscito fin ora a sbrogliare da questo gomitolo di parole. Poi ci sono le note e quelle me le son prese da solo. Non sempre riesco a scindere la forma linguistica da quella sonora e intercambio la riga al pentagramma a seconda del momento. Probabilmente faccio quello che fa ogni buon contadino, raccolgo quello che prima la terra mi offre. Ho scritto prevalentemente in dialetto, ricevendo apprezzamenti e stima di molti amici poeti e critici letterari ma, non sempre utilizzo la stessa modalità stilistica. Qui ho deciso di proporvi alcune poesie in italiano e una in italiano/dialetto per la mia innata curiosità di bambino. È impossibile prescindere dalla mia formazione musicale, si ritrova nella metrica ed anche nei contenuti di queste liriche, ma…sono un “poemusico” e per me, sia in italiano che in dialetto, ogni parola ha il suo suono poetico e, come amante della “bellezza”, cerco di esaltarla in qualunque forma in cui essa mi sia concessa.
Vincenzo Mastropirro
Ho avuto un flauto d’oro
ma il mio suono era povero
soffiavo e soffiavo ma niente
l’aria non aveva voglia di uscire
tutto si intasava nel tubo prezioso.
Ho avuto un flauto d’oro
ora lo so, non possedevo niente
l’oro non vale se non sai suonare
non serve se il fiato arranca.
Ora suono col flauto di latta
ho in bocca anime povere
suono solo per me.
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T’insegnerò l’attesa
Aspetta, aspettami
sulle scale di casa
senza mura, né tetti.
Aspetta, aspettami
sul ciglio della strada
dove cresce erba bruciata.
Aspetta, aspettami
tra i solchi di un vecchio disco
arato da una canzone di plastica.
Aspetta, aspettami
con le mani giunte
senza pregare nessuno.
Aspetta, aspettami
con tutta la mia assenza
aspetta e t’insegnerò l’attesa.
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Lascerò la musica
terrò la poesia sul balcone
lancerò fogli lastricati d’inchiostro.
Mi spoglierò d’inverno
terrò magliette per l’estate
saprò come ridere dopo l’abbandono.
Il corpo arretrerà
come un mucchietto di cenere
e sotto il fuoco ci sarà acqua bollente.
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Provano a saltare nel vuoto
senza l’appiglio di un gancio.
Sospesi nel cielo nascono i poeti
con la corda intorno al collo di bottiglia
dove il liquido nero, sporca la lingua.
Provano a giocare col cappio allentato
e cambiano il collo perché la bottiglia soffre.
Pendono per un attimo la testa in giù
trovano gli spazi giusti tra un verso e l’altro
tolgono la punteggiatura e si lasciano andare.
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Mastica la tua lingua
mezzequèisce, mastica
senti il sapore della tua carne
assàpre, assapora
bevi il tuo sangue macchiato
vèive, bevi
avvelenati come fanno i dittatori
accìdete, ucciditi
scarabocchia gli ultimi righi a quadretti
fo sciscke, scarabocchia
poi togliti di torno e riempi altri fastidi
sparìsce e nan dò cchjù fastidje.
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Vincenzo Mastropirro è di Ruvo di Puglia (Ba), vive a Bitonto (Ba). Flautista, compositore, poeta, didatta. Ha inciso oltre 20 CD essenzialmente col Trio Giuliani e col Mastropirro Ermitage Ensemble e altre formazioni. In poesia, pubblica: Nudosceno – LietoColle ed. Faloppio (Co) 2007; Tretippe e Martidde – Questo e Quest’altro ed. PerroneLab Roma 2009 ripubblicata e ampliata nel 2015 da SECOP edizioni Corato (Ba); Poèsìa sparse e sparpagghiote – Poesia sparsa e sparpagliata ed. CFR Piateda (So) 2013; Timbe-condra-Timbe – Tempo-contro-Tempo (puntoacapo ed. Noviligure 2016); Notturni (Terre Sommerse ed. Roma 2017); Sud…ario- Passio Christi Passio Hominis (SECOP edizioni Corato 2019); Pezzecatìdde – Briciole (Cofine ed. Roma 2019) e si distingue anche in campo poetico, scrivendo in lingua e dialetto. Compare in numerose Antologie e Blog letterari. Tra i numerosi premi letterari, gli è stato conferito il Premio LERICI/PEA 2015 – Sezione poesia in dialetto “Paolo Bertolani” e recentemente ha vinto il prestigioso premio “Giannone” Città di Ischitella 2019.
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Nota di Lettura
Musica e Poesia. Due linguaggi che i compositori hanno spesso intrecciato, ampliando l’effetto sonoro della partitura musicale mediante l’intersecarsi di immagini visive da cui sgorga l’armonia del suono, quasi in una completa fusione degli elementi. Vincenzo Mastropirro è flautista compositore e al contempo poeta e in quanto tale si direbbe che l’operazione del comporre poesia come se si trattasse di note sul pentagramma tenda a realizzare e a fondere la sonorità dei due linguaggi, quella della parola e quella delle note, obbedendo al proprio destino legato indissolubilmente al suono. A tutta questa ricchezza contribuisce, grazie alla sua ricca gamma cromatica, anche l’uso del dialetto pugliese, sua lingua materna ed espressione primigenia per eccellenza.
Le anafore del testo poetico ripropongono le ripetizioni tipiche delle composizioni di musica da camera e intessono il discorso aggiungendo ad ogni verso gradatamente nuovi elementi (vedi “Aspetta, aspettami” in “T’insegnerò l’attesa”) come se il poeta procedesse in qualità di compositore musicale introducendo delle variazioni all’interno di una partitura. Tra musica e poesia l’Autore sembra tentato di prediligere la seconda (“Lascerò la musica/ terrò la poesia sul balcone/”) annullandosi in essa fino a che dalle ceneri del corpo sgorghi “l’acqua bollente”, nella certezza che l’energia creativa – “il calore” – r/esisterà comunque.
Il Poeta vuole dunque dirci che la sua missione sarà sempre quella di creare senza distinguere nettamente il medium comunicativo, mettendo in campo procedure e ricerche espressive giocose o spericolate (“Provano a saltare nel vuoto”)? La risposta potrebbe trovarsi nel testo che mescola italiano e dialetto: ”Mastica la tua lingua” suggerisce una fusione dei linguaggi di cui corpo e sangue restano sostanza vitale delle due forme compositive, quella musicale e quella poetica, fino a che il poeta arriva ad annullarsi in esse. Dilemma che cerca di evitare la scelta di campo ribadendo l’inesorabile viluppo tra le due arti entro cui l’Artista invano cerca di districarsi, ponendosi ”il problema infinito della traduzione da linguaggio a linguaggio, che è cosa diversa dalla traduzione da lingua a lingua” (v. Giuliano Zosi, Musica/Poesia, sedizioni, Mergozzo 2014). Implicitamente, tuttavia, la sua pratica di scrittura testimonia del desiderio di restare legato ad entrambe coltivandole con passione per trarne interessanti risultati e trasmettendo felicemente energia dall’una all’altra.
Laura Cantelmo
…gentilissima Laura Cantelmo, la sua lettura è perfettamente calzante. Ha messo bene in evidenza il parallelismo tra musica e poesia, in equilibrio tra ritmo del verso e musicalità della parola. Ecco perché, la chiave di lettura in queste poesie che ho proposto in “anticipazioni” è centrata perfettamente. Aver messo l’accento anche sul dialetto, è un’altra peculiarità del mio versificare e qui lo faccio alternando versi tra italiano e dialetto nell’ultima poesia. Altre sono le mie raccolte solo nella “mia lingua”, ma qui ho preferito un nuovo esperimento che vedrà la luce in maniera più ampia nella prossima raccolta. Per questo la ringrazio molto e le invio i miei saluti.