Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Vanda Grazia De Giorgi
Tre inediti
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Con una nota di Luigi Cannillo
Poetica dell’autore
Tra le masse omologate e al tempo della stratificazione del definito, non trovi più uno spazio. Inizio la mia sperimentazione poetica come desiderio di altro luogo, non ricordo il giorno, non ricordo dove, ricordo solo le parole, come rumore intenso che si muovevano nella mia testa, cercando di scappare dal dimenticato. Lo sguardo della poesia, si era scatenato nella Neoavanguardia per smascherare l’ideologia di massa. E la poesia si era risvegliata penetrata dalla tensione irriverente e caustica verso l’intoccabile conformismo allo scopo di non sentire addosso il cappuccio del potere riavvolto nella lusinga ideologica.
In questo gioco di manipolazione linguistica osservatrice di due realtà, una interna e una esterna, a muso in giù ho scavato nell’acuità sensoriale allo scopo di romperne la comoda latitanza. Nel consueto inquieto che non guarisce scelgo la Poesia.
Vanda Grazia De Giorgi
Buchi di guerra
Nel trasgressivo spazio
ciarliero di perverse eresie
inquieto lo sguardo sente
nel caldo sedotto di sangue
la goccia d’alba attirata come
mosca sul giorno insaziabile
di sbaglio e Tu snobberai
l’urlo sbavato sull’affilata arma
e ingloberai un impoetico noi nel
grido di Allah invocato in grembi
di preghiere invattate a un indivenire
munto di cenere
Semantico inizio
Nella vita d’un passato
si confonde l’ingenua poesia
disgiunta dalla bassa soglia
incisa nel cuore bambino
e nel vapore di una notte
si spezza l’esile unità di fossile sentire
Intrusione appunto di
metamorfosato dubbio
acqua e fuoco selvaggio
sui fianchi oleosi d’un Sud
ubriaco di luce raccolta
su tronchi d’ulivi
faccia d’una terra effusiva
di rugose carezze
fotografate nei tratti
piegati dentro cupole
d’anni migranti su
anfiteatri corteggiati
da nuovo scoperto
Approdo
Dissacrato
sghignazzato giorno
indifferente indossi un tempo
senza risposte e
nel contrario tratto mondo
pietre svagate nel vento ospitano
l’esodo (acciottolato di memorie)
L’esibita scena scopre anonime
insegne su galleggianti ore
striscianti nella nebbia
e l’urlo consumato rotola
sulla frantumata fatica
allentata in serrato buio
arenato (sull’arena di Lampedusa)
Nell’accucciato accaduto la voce chinata del poeta …
Ingannate speranze vagate come
uccelli in altrove esilio sbiadito di
esistenze spacciate su intonaci caduti
rigati di condanna di un non-domani
Invano cercare l’infruttuoso senso
nel distratto dire sobborgato e
guazzato all’ombra di corti barocche
Insonne resta l’abbandono ammanettato
squarciato da pallida bugia impudica.
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Nota biobibliografica
Vanda Grazia De Giorgi salentina di nascita, ha esordito nella poesia negli anni ’80 in un progetto di poesia e nuove riviste letterarie del’900 al castello Carlo V, in una atmosfera di scambi e partecipazioni con illustri poeti.
Attraverso questa costante, presente nella sua ricerca, opera all’interno di un Laboratorio di scrittura poetica presso l’Università di Lecce e pubblica con l’Incantiere, rivista fondata con i nomi prestigiosi della docenza letteraria. Laureata alla Facoltà di Giurisprudenza e abilitata in Consuling Diritto del Lavoro (Bari), cura l’evento “Voci di Donne” da lei ideato e confluito presso lo spazio culturale della Fondazione di Luciana Palmieri, stimata docente dell’arte. Vanda Grazia De Giorgi ama definirsi come altra esistenza nella sfera del “Io vedo e sento”.
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Nota di lettura
La tensione alla ricerca nella poesia di Vanda Grazia De Giorgi è evidente, già a una prima lettura, dalle scelte stilistiche dell’autrice: dalla struttura dei testi, che si sviluppano in blocchi tra i quali i segmenti, le fratture, gli apparenti salti semantici producono l’effetto di sollecitare il lettore a una percezione vigile e aperta anche a soluzioni espressive non convenzionali. All’interno di questi gruppi di versi poi non mancano neologismi e soluzioni formali inconsueti, in particolare nell’aggettivazione dei gruppi nominali: “sghignazzato giorno”, “dire sobborgato”, “metamorfosato dubbio”, “preghiere invattate”.
Al di là delle scelte stilistiche l’autrice esprime l’impegno della propria ricerca dissacrando e dissestando il pensiero comune omologato, attraverso uno sguardo tagliente sui contesti che ci circondano, le occasioni di pensiero critico che ci presenta quotidianamente la realtà storico-sociale, il “grido di Allah invocato in grembi/ di preghiere […]” o il “[…]serrato buio/ arenato (sull’arena di Lampedusa)”. I luoghi dell’esodo, del viaggio e dell’approdo convivono poi in queste poesie con il paesaggio del Sud, il luogo dell’origine.
La sperimentazione poetica quindi, come scrive Vanda Grazia De Giorgi, inizia “come desiderio di altro luogo”, come spostamento, smarcamento dalle lusinghe ideologiche, dal conformismo e dalla omologazione. E approda a una manipolazione linguistica bifronte, che si confronta sia con l’inquietudine interiore che con la realtà esterna.
Luigi Cannillo