Anticipazioni – Valentina Murrocu

Pubblicato il 3 luglio 2024 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Valentina Murrocu
Inediti

Con nota di lettura di Laura Cantelmo

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Nota di poetica
La mia scrittura nasce dalla priorità del momento percettivo su quello nominativo, muovendo da una sovraesposizione alla realtà: oggetti, corpi, sensazioni, pensieri, proiezioni mentali fanno parte dello stesso orizzonte di senso, non ci sono momenti privilegiati di accensione o una gerarchia. L’esistenza si rivela pertanto come orizzontale. Da questa priorità della percezione deriva la volontà di lasciar vedere o intravedere le contraddizioni della realtà per come si manifesta. Il restituire la complessità del mondo nella scrittura e con essa un’idea di mondo è ciò che muove e anima la mia scrittura. Da questo orizzonte di senso non è esclusa la realtà cruda e la violenza delle immagini, anzi, si potrebbe dire che la mancata edulcorazione di scene ripetute di violenza rappresenta il momento estetico per eccellenza.

Valentina Murrocu

1
Le adolescenti si muovono in branco per non sentirsi esposte, parlano in dialetto stretto escludendo alcune delle amiche, non comprendono ancora come saranno a trent’anni, le trentenni le osservano, si guardano come le mani dall’esterno, il paesaggio dal finestrino le riporta a una memoria condivisa.

2

La giornata cominciava negli incontri casuali, in quella incertezza che sta al fondo delle relazioni: la ragazza scompare un poco tra i passanti, si agita internamente nel saluto. Poi le cose usuali, la rottura alla cassa nel gesto dei contanti, l’uscita, gli incontri ulteriori che aprono la mattinata.

3
Una volta ebbe la fortuna di avere un animale domestico, ma sopravvisse una quantità trascurabile di anni, non si rattristò nemmeno in quella occasione, il mistero della morte la affascinava e ne reprimeva l’istinto vitale. Contattarono un medico quando le sue condizioni di salute si fecero precarie, millantava la presenza di eserciti oscuri pronti ad espugnare le abitazioni, soffriva per la presenza ingombrante della morte.

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Nota biografica
Valentina Murrocu (Nuoro, 1992) si è laureata in Storia e Filosofia presso l’Università di Siena; vive a Nuoro e tiene un laboratorio di poesia contemporanea in un centro diurno. È autrice dei libri di poesia “La vita così com’è” (Marco Saya Edizioni 2018) e “L’altro mondo” (Vita Activa Nuova 2023); un suo testo in prosa compare nell’antologia “L’ordine sostituito” (déclic 2024). Collabora con “Poesia del Nostro Tempo” e con il blog “Recensire il mondo”.

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Nota di lettura
Non stupirà che sia una poeta in giovane età a cimentarsi in una composizione in prosa, definendola forma poetica. Fu nell’Ottocento francese che per la prima volta i poeti del Romanticismo inglese vennero tradotti sotto forma di poème en prose. Nel caso di Valentina Murrocu, pare essere la naturale scelta di sperimentare una forma orizzontale, priva di schemi metrici, come liberazione dalle forme chiuse, simile a quella intrapresa dai simbolisti francesi con il verso libero. Evolutasi in prosa, quella sfida agli schemi aprì le porte al rinnovamento della poesia del Novecento, quella dei futuristi italiani e poi, tra i grandi, a Dino Campana, ignorando tranquillamente “la distanza da Croce”, come avrebbe detto Antonio Prete.
L’Autrice stessa afferma che la sua prosa poetica intende “lasciar vedere o intravedere le contraddizioni della realtà […] restituire la complessità del mondo” e in ciò ravvisiamo lontani echi di Rimbaud e, in definitiva, di gran parte della poesia, se la si intende come indagine tesa a individuare “l’invisibile/udire l’inaudito” (e qui ancora ci soccorre il giovane Rimbaud, benché con uno spirito storicamente e psicologicamente molto diverso da quello di Valentina Murrocu).
I tre brevi testi sottoposti alla nostra indagine appartengono, nello stile, nell’ariosità del discorso, nella scelta dei vocaboli, a quella che crediamo corretto definire prosa poetica, alla ricerca di un’oggettività nel descrivere la realtà quotidiana partendo “dalla priorità del momento percettivo su quello nominativo, muovendo da una sovraesposizione alla realtà: oggetti, corpi […] (che)fanno parte dello stesso orizzonte di senso.” Il privilegiare la percezione sul “momento nominativo” sembra voler ridurre l’importanza della parola, della ricerca della “parola giusta”, nella sua ricchezza polisemica, che tende ad alludere e ad evocare più che a nominare. Mirando ad ottenere un descrittivismo pittorico che si costituisce nella presenza di elementi del reale appartenente allo “stesso orizzonte di senso”, l’Autrice tende a raggiungere un effetto di “straniamento” che potremmo definire “brechtiano”.
Ciò che emerge dal testo n°1, che colpisce per la lievità della narrazione, è l’evidente assenza di una compiaciuta ricerca delle parole, l’annullamento del paradigma significante/significato, nella composizione di un quadretto che contrappone le “adolescenti […] in branco” e “le trentenni” che le guardano. In questo testo il discorso verte sul divario che separa donne giovani e meno giovani. Evidente qui la propensione al frammento di impronta pittorica, senza alcuno “slittamento semantico”, quello che in poesia crea effetti stranianti, accentuando la percettibilità più che la comprensione razionale del linguaggio poetico. Ed è proprio la percettibilità del linguaggio appartenente alla poesia ad essere dichiarata dalla stessa Valentina Murrocu come elemento topico della sua scrittura.
Il testo n°2 richiama la stessa icasticità che si incontra nella scrittura di Giampiero Neri. Quell’apparente semplicità nella descrizione, le figure sfuggenti, immerse nella quotidianità, nella presunta banalità che le rende, paradossalmente, uniche, frutto di una rigorosa limatura con un effetto, nonostante tutto, poetico in senso tradizionale.
Il testo più efficace sembra essere il terzo, dove il tema centrale è la percezione della morte, declinata nei vari momenti dell’esistenza del soggetto del breve racconto. In poche righe si delinea il profilo di un personaggio dalle sfumature apparentemente psicotiche, nel suo paradigmatico atteggiamento che va dall’indifferenza della morte altrui, al delirio, fino alla sofferenza (o alla paura) della propria. Qui, come nei testi precedenti, l’io scrivente, legato a una forte tendenza all’oggettività, non esprime alcun giudizio, limitandosi a rappresentare la situazione nel suo divenire.
In definitiva, l’impegno precipuo di questo tipo di scrittura è la spersonalizzazione, la cancellazione dell’”io lirico”, basato su di una presa di distanza dal culto della parola. Tensioni spesso prevalenti in molta poesia contemporanea.

Laura Cantelmo

2 comments

  1. Valentina M ha detto:

    Non so se il testo più riuscito sia il terzo, ma concordo nell’affermare lo slittamento dei testi verso la prosa. Mi ha colpito molto l’aver colto l’effetto che è voluto e ricercato di straniamento; ho apprezzato la definizione di “frammento di impronta pittorica” e il soffermarsi sulla percettibilità del linguaggio poetico più che sulla sua comprensione razionale. In ultimo, ma non per importanza, concordo sulla volontà di non fornire giudizi sulla realtà, di limitarsi allo sguardo distaccato, a percepirla nel suo darsi.

    Valentina

  2. Laura Cantelmo ha detto:

    Grazie del suo messaggio, Valentina. Mi sembra interessante nella sua scrittura la ricerca di un oggettività quasi fotografica della realtà. Se è vero che lei non esprime giudizi, la scelta dei temi che lei tratta, evidenzia alcuni aspetti della vita e della società che in fondo sono già un’impostazione critica, l’individuazione di un problema. Grazie e auguri per la sua ricerca.

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