Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Stefano Vitale
Poesie inedite
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Nota di lettura di Luigi Cannillo
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Nota poetica
Le poesie sono tratte dalla raccolta inedita dal titolo provvisorio “Si resta sempre altrove …”.
La silloge comprende poesie scritte tra il 2016 e il 2020 che rappresentano un consapevole momento di transizione. Anzi è proprio il tema del passaggio, del transitare da un stato all’altro, da una condizione all’altra, magari anche solo da una percezione all’altra della luce o di una voce, a caratterizzare questo lavoro. Così ci si sofferma sul continuo ed oscuro “travaso di luce”, quale necessaria ricerca di chiarezza che ci accompagna come un destino, oppure ci lasciamo sorprendere dall’apparire di una nuova vita accolta nel gioco di sguardi di volti sconosciuti. Ma non basta: abbiamo bisogno di compensare , ovvero di trovare una speranza anche nelle perdite, per superare le cadute, sospesi come siamo tra silenzio e desiderio della gioia. Infine c’è la transizione dal reale alla scrittura, forma “perfetta” perché inconclusa, della nostra ricerca di senso: la parola è sempre un riflesso che però ci rimanda ad nuovo cammino. È per questo che in fondo “si resta sempre altrove”. Ma in questa raccolta la novità è che la poesia “pensante” si fa più evidentemente lirica, offrendo una nuova sfaccettatura del percorso poetico. Poesia che riflette su se stessa, eludendo l’autoreferenzialità; poesia che posa il suo sguardo sulle circostanze concrete dell’esperienza (è il titolo di una delle sezioni in cui è più evidente il passo lirico) che ci fanno essere quello che siamo: esseri in divenire.
Stefano Vitale
Travasi di luce
Soli, nella morte plurale
si resta sempre soli
tra alti muri d’ascisse e percentuali
scompaiono le storie singolari.
Soli, a riannodare un flebile respiro
con le vite degli altri
dove cresce lo scempio del silenzio
e si frange il cristallo del vento.
Soli, nel gioco feroce dell’amore
tra temporali di vita felice
e gusci di noce abbandonati
su spiagge di lacrime e sassi.
Soli, semi di girasole, anima d’acero
di parole disperse senza dolore
o forse soltanto talpe pazienti
nel buio a scavare travasi di luce.
*
Nasce un frutto nella brezza invernale
sollievo della vita che torna sui suoi passi
lucido compasso che traccia il cerchio
oltre il riflesso bianco dei neon.
Ad occhi chiusi soppesi gli sguardi
d’animali sconosciuti che odorano di terra
e che la terra seguono stupiti
in estasi sottomessi …
a Camilla
*
Compensazione
Bello pensare che siamo di più
di quel che perdiamo,
di più di quel che per caso incontriamo.
Il silenzio sbadato talvolta protegge
altre volte è la gioia che fugge
in quest’oscillare di fragili fili
si cela il riposo che ancòra cerchiamo
Avvolti da questi pensieri
svoltiamo l’angolo allegri e distratti
e il tram del mattino è appena passato.
*
La voce, soltanto la voce
I.
La voce, soltanto la voce
ci trattiene a questa terra
fruscìo di luce e di piume,
oltre il piombo l’agguato del gelo
è radice che sogna
nel frastuono del temporale
mon cœur s’ouvre à ta voix. *
II.
A dirci vivi
può bastare l’ombra
tremolìo della mano
stampigliata sul muro
primitivo sgomento
rapimento notturno.
III.
Verrà infine il tempo
delle cose senza più nome?
Saremo anche noi maschere bianche
senza più suono di preghiera
senza più lumi accesi nella sera?
IV.
Le parole, pensa
inventano l’oggetto
come il sole la luna
un riflesso: perfetto.
*Samson et Dalila, opera in tre atti su libretto di Ferdinand Lemaire
musica di Camille de Saint-Saëns – Atto II, scena 3
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Stefano Vitale (1958), è nato a Palermo, ma vive e lavora a Torino. Nel 2003 ha pubblicato (con Bertrand Chavaroche e Andy Kraft) la plaquette Double Face (Ed. Palais d’Hiver, Gradingnan, Francia), nel 2005 Semplici Esseri (Manni Editore, Lecce). Per le Edizione Joker ha pubblicato Le stagioni dell’istante (2005) e La traversata della notte (2007). Nel 2012 Il retro delle cose per le edizioni Puntoacapo; nel 2013 per PaolaGribaudoEditore la raccolta di poesie Angeli (con illustrazioni di Albertina Bollati) Nel 2015 ha curato (con Maria Antonietta Maccioccu) la raccolta di poesie Mal’amore no edito da Se Non Ora Quando. Nel 2017 ha pubblicato presso l’editore La Vita Felice la raccolta La saggezza degli ubriachi e nel 2019 Incerto confine ancora in collaborazione delle illustrazioni di Albertina Bollati per PaolaGribaudoEditore. Sue poesie sono pubblicate in riviste, siti, blog e antologie. È presente sul sito “Ossigeno nascente. Atlante della poesia in Italia,” a cura dell’Università di Bologna. Sue poesie sono tradotte in inglese sul “Journal of Italian Translation” e sul sito Italian Poetry. Cura la rubrica “Oggetti smarriti” di critica letteraria dedicata alla poesia su www.ilgiornalaccio.net.
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Nota di Lettura
Il progetto di Stefano Vitale ha alcuni punti di riferimento esplicitati chiaramente nella sua Nota di poetica. Se ne possono sottolineare alcuni, particolarmente pregnanti: la “consapevolezza”, la “transizione” e la “speranza”. I versi vengono originati e sollecitati dal reale e, proprio per un effetto di transizione, si articolano nel testo. La poesia è quindi approdo di un divenire di fenomeni ed esseri viventi. Sarebbe difficile non riconoscere in questi inediti, tratti da una raccolta che comprende poesie scritte tra il 2016 e il 2020, molte sollecitazioni suggerite dal periodo che stiamo vivendo con gli effetti della pandemia: il male, la morte, lo smarrimento, ma anche una sottile irriducibile speranza nella vita. Così l’idea del transito si rispecchia anche nei Travasi di luce che filtrano dai muri delle statistiche, dal silenzio, dal buio entro il quale operano “talpe pazienti”. In uno slittamento di significato si passa dall’aggettivo “soli” al sostantivo “sole” attraverso l’immagine dei semi di girasole. Il transito auspicato è consegnato alla preziosa fragilità e alla vitalità irriducibile del seme, come allo scavare della umile talpa.
Le poesie scelte da Vitale sembrano porsi come testualità forti e indifese allo stesso tempo, nella metrica essenziale e scandita dalle anafore di Travasi di luce o nelle linee misurate dei testi successivi basati sulla riflessione. Più che frammenti appaiono nella forma di cristalli di lirica “pensante” su elementi vitali, come la voce oppure l’ombra: “A dirci vivi/ può bastare l’ombra/ tremolio della mano/ primitivo sgomento/ rapimento notturno.” Oppure esplicitano interrogativi particolarmente pressanti in questo periodo. “Verrà infine il tempo/ delle cose senza più nome?/ Senza più suono di preghiera/ senza più lumi accesi nella sera?” Il gioco delle rime si affianca alle assonanze o al ritmo dei settenari, nei richiami e nei passaggi di suono e senso che li caratterizzano.
Si potrebbe rilevare un aspetto emergenziale, in queste poesie. Per la tematica stringente, la sintesi espressiva, la ricerca di valori definitivi, nell’apprensione per le sorti della specie ma anche nel metterne in luce le risorse e le possibilità di riscatto: “Bello pensare che siamo di più/ di quel che perdiamo,/ di più di quel che per caso incontriamo// […]// Avvolti da questi pensieri/ svoltiamo l’angolo allegri e distratti/ e il tram del mattino è appena passato.” Ma proprio l’emergenza sembra far scattare una forma di oltranza nel percepire un orizzonte che si restringe pericolosamente e cercare allora di travalicarlo, di immaginare la transizione a uno scenario successivo. E di oltranza si potrebbe parlare anche come compito della scrittura, nel riferirsi alla voce poetica, ala nominazione degli elementi che si mantengono e sviluppano nel divenire. Saper conservare una forma di integrità della parola e la propria spinta resistente oltre ogni contingenza.
Luigi Cannillo
Bellissime parole Stefano. Un abbraccio forte forte da parte nostra..!!