Anticipazioni – Sabrina De Canio

Pubblicato il 11 maggio 2022 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
*****

Sabrina De Canio
Inediti 2022
***
Nota di lettura di Adam Vaccaro

Nota di poetica
Per me la poesia, cornice di tutte le arti, è inutile ma necessaria, qualifica la nostra umanità ed è un atto di resistenza umana.

Sabrina De Canio

Servo e padrone

Di chi è il mondo?
Di chi è quell’altipiano?
Di chi è il sole,
il fiume, la pioggia e l’uragano?
Quanto costa
la mia voce libera
dal nodo che la strozza.
La testa morde la coda
con espressione indemoniata
se l’agguanta
la ritorce con furore.
Non riconosce
lo stesso cuore.

*
Androide sociale

Sophia ancora non fa sesso,
non ha libero arbitrio
e non sbaglia quanto l’uomo.
Empatia e compassione
ad alta programmazione digitale
come il parcheggio coi sensori.
E non porta hijab.

Quando troveremo
fenditure apparentemente colmabili
(da una Hanson Robotics)
nelle scuole e negli ospedali
a rassicurarci che l’arte non è fallita
(ma l’uomo sì?)
spiega ai Rohingya
che oggi
per ottenere la cittadinanza
basta un sistema chatterbot.
Luzi direbbe che Sophia
è più brava di Rimbaud?

*
Sennait

Che bella Sennait
bambina obbediente
ad un banco troppo grande.
Burattini,
impiccati per eccesso di immaginazione
le gambe,
appesi
chilometri di montagna robusta,
secchi d’acqua
dal pozzo fino al villaggio.
La schiena
dritta per sembrare all’altezza,
il fiato
corto come cannuccia tagliata.
Che bella Sennait
s’aggrappa con un sorriso
al sapore amaro
del pane di taaf.

*
Dalit tea

Pesante il cesto
di foglie leggere
leggero il mio cesto
per la scuola di un figlio.
Quante foglie
ancora
prima di sera
e il mio sandalo vola
giustizia di suola
in faccia al potente
da chi non ha niente.

*
Sul confine

Sul confine
che trattiene il cammino
fitte nei piedi
trafitti dai passi
a comporre la fila
della vergogna
come vagoni ordinati
in attesa di niente

*
Sabrina De Canio (Piacenza, Italia) è poetessa, traduttrice, condirettrice generale del Piccolo Museo della Poesia Chiesa di San Cristoforo di Piacenza e direttrice dell’area internazionale del museo. Nel 2020 è stata pubblicata Libera nos a malo, silloge poetica in edizione bilingue (italiano e bosniaco). Nel settembre 2019 ha vinto il primo premio assoluto al Festival Internazionale di Poesia La piuma di Zivodrag Zivkovic, a Zenica, in Bosnia Erzegovina. Le sue poesie, tradotte in svariate lingue.

*
Nota di lettura

Poetica e versi dell’insofferenza a nervi scoperti, ritmi conseguenti come serpenti che mordono anche se il veleno non è nella loro bocca ma nel vituperio di squarci di vita incarnati dagli ultimi del mondo che si ammanta della civiltà più avanzata e immaginabile: “Quanto costa/ la mia voce libera/ dal nodo che la strozza./ La testa morde la coda/ con espressione indemoniata”
Questi versi di una scrittura che si autodefinisce inutile e necessaria ne danno conto con una sorta di telecamera e corti come in presa diretta priva di ogni lagna, ma “se l’agguanta/ la ritorce con furore” in noi, facendo sentire, prima di capire, che la carne umana di cui offre immagini e lampi, sono vive e sorrette dallo “stesso cuore” che batte in noi.
Una poesia di carne, di viscere rovesciate su un tavolo di cui non puoi non sentire il fetore del mondo che le produce e ignora. Ma tu non puoi ignorarle, altrimenti sei della stessa ignobile falsa autocelebrazione. È un dito di fuoco cui devi rispondere: “Di chi è il mondo?/ Di chi è quell’altipiano?/ Di chi è il sole, il fiume, la pioggia e l’uragano?”
Non nasconderti, non voltare il tuo bel viso verso un alto indifferente, non immergerti nel mare cloaca della rimbambilandia massmediatica che ti farcisce di menzogne e droghe consumistiche. Vieni qui e prova una volta a stare “Sul confine/ che trattiene il cammino”, dove “fitte nei piedi/ trafitti dai passi/ …/ della vergogna
come vagoni ordinati/ in attesa di niente”.
Non serve piangere o declamare sogni di giustizia che rimarranno pere cotte con caramello e cioccolata a calmare un po’ il cuore afflitto e generoso. Se l’orizzonte è fatto di niente, tu dillo e poi si vedrà se diventerà seme capace di radicarsi anche tra i sassi o diventerà carbone nero di una morte che continua a mietere vittime su vittime. Che sono qui, vive e amare nostre sorelle, appese al nostro cuore chiuso: “Che bella Sennait/ bambina obbediente” tra “chilometri di montagna robusta,/ secchi d’acqua/ dal pozzo fino al villaggio./ La schiena/ dritta per sembrare all’altezza”, mentre “s’aggrappa con un sorriso/ al sapore amaro/ del pane di taaf.”
Poesia necessaria ed efficace, questa di Sabrina, innervata tra ritmi secchi, modernissimi, e immagini spoglie quanto vivide, che fanno sentire quanto “Pesante il cesto/ di foglie leggere”, e intanto ”il mio sandalo vola/ giustizia di suola/ in faccia al potente/ da chi non ha niente.”

Adam Vaccaro

3 comments

  1. Mario M. Gabriele ha detto:

    Poesia che domanda e chiede risposte esistenziali, traffica coerenze a volte di chiusura ermetica andando a fondo della grammatura umana, avvalendosi di citazionismo e plurilinguismo, nel tentativo di catalogare il sistema Mondo sulle pluralità delle sensazioni soggettive e delle visualizzazioni.

  2. Adam Vaccaro ha detto:

    Grazie Mario del tuo commento, anche a nome di Sabrina
    Adam

  3. Massimo Silvotti ha detto:

    Poesia é rabbia, e soprattutto indignazione, riposta in un cassetto, paradossalmente ordinato. Sabrina, ovvero la sua poesia, perché le due “realtà” collimano perfettamente, é un carrarmato di cioccolato, dove però la frustata è autentica e il cioccolato è l’anima possibile. Una poetessa a tutto tondo, dove “il di più” non è nemmeno contemplato. Esiste un unico, assoluto, imperativo categorico: vivere e comprendere di aver vissuto.

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