Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Mauro Macario
Inediti 2021
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Nota di lettura di Laura Cantelmo
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Nota di poetica
La poesia è preesistente al compito in classe. Ritengo davvero intrigante la protopoesia, l’evento che la determina, quasi sempre ignoto al lettore. Ogni poesia ne contiene un’altra, incompiuta, embrionale, extrauterina a rischio abortivo, anzi che non verrà mai alla luce. Io sono lì, in quell’interstizio. La poesia non è un’esclusività del mondo letterario come vorrebbero gli accademici, perché alla poesia non importa la scocca, il veicolo che s’intende usare per animarla e rappresentarla. Non è la provenienza unilaterale che la certifica. È la poesia che decide quel giorno dove andare, con chi uscire, a chi concedere la chiave d’entrata. Tutti i pascoli interdisciplinari si aprono al suo passaggio. A proposito del momento creativo della scrittura, il mio Maestro e amico Léo Ferré diceva “Je suis dicté“, il cui senso suona così “Sono dettato“ – “Vengo trascritto“. Il suo genoma è anarchico. Le poesie presenti appartengono a una raccolta intitolata Piccole Infinitudini, che sto terminando e che verrà pubblicata nel 2022.
Mauro Macario
IL GLADIATORE
L’amore è ghiandola lirica
secerne fluidi e sogni
in dosi mischiate o separate
a leggere bene il bugiardino
si rischia lo shock anafilattico
perché l’amore
non è politicamente corretto
è impasto perverso
tra cultura civile
e clava preistorica
ti offre violino
e molari strappacarne
per difenderti dall’estasi
tua nemica
solo nel Colosseo
in mezzo ai leoni
con quel violino maledetto
non ne uscirai vivo
dice Cesare Augusto Morrison
non c’è salvezza per l’amore sublime
è una carica a tempo
presto o tardi
esploderai insieme ai tuoi sogni
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GHOST DANCE
Basterebbe Cavallo Pazzo
il suo urlo di guerra
in diretta da Little Bighorn
per Radio Madre Terra
il cavallo poggia gli zoccoli
sopra le orme di Amstrong e Aldrin
nel 1869
basterebbe Alce Nero
inviato speciale
in Afghanistan
in Birmania
a Lampedusa
ad ogni elezione papale
con le sante tribù
dei Sioux Lakota
Cheyenne
Araphao
a farla finita
con la nuova America
abbiamo bisogno di poco
e non abbiamo niente
l’America è in ogni paese
del mondo
genocidio delle identità
locali
fatte a pezzi e vendute
negli empori dei rigurgiti
tra clienti artificiali
senza essere affamati
saccheggiano l’eccesso
con furia eucaristica
il Grande Spirito
serve solo a smacchiare.
*
AL BUON RITIRO
Un villaggio abbandonato
senza epoca certa
ignoto alle carte
in attesa di crollo
stracci
detriti
tetti sfondati
porte schiodate
la vita dismessa
tra finestre rotte
corridoi pericolanti
è qui che vorrei vivere
senza scendere a valle
mai più
raggomitolato in un angolo
a rischio di pioggia
morto di gelo
fagotto sconosciuto
tra le rovine di un cimitero
fresato dal tempo.
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VECCHIE PELLICOLE
Si potessero cedere i ricordi
a un antiquario
non mandarli al macero dell’estinzione
esporne uno alla volta al passeggio serale
meglio a notte fonda
quando escono i sensibili
a scegliere un momento nella vita degli altri
portandosi a casa un reperto da salvare
l’antiquario sa a che epoca risale il frammento
dove è stato trovato
chi l’ha donato
per quale ragione
difficile stabilire un prezzo
quanto vale un abbandono d’amore
la caduta di un’illusione
una morte consanguinea
la nostalgia di anni sepolti
tutto sia venduto all’asta
a un collezionista di buone intenzioni
rimpianti
rimorsi
tarli
occasioni perdute
sono a saldo.
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NOTIZIA BIOBIBLIO
Mauro Macario è nato il 21-02-1947 a Santa Margherita ligure. Ha svolto l’attività di regista in Rai, in cinema, e in teatro. E’ poeta e scrittore. Ha pubblicato nel 2017 il volume Le trame del disincanto (Puntoacapo editrice) che contiene tutte le sue raccolte dal 1990 in poi : Le ali della jena – Crimini naturali – Cantico della resa mortale – Il destino di essere altrove – Silenzio a Occidente – La Screanza (Premio Eugenio Montale Fuori di casa, 2012) – Metà di niente (Premio Lerici Pea 2015).
Seguono i volumi Alphaville (2020) e L’opera nuda (2021), sempre con Puntoacapo editrice. E’ stato tradotto in Francia nell’antologia La débacle des bonnes intentions (La rumeur libre, 2016).
Nel 2004 ha scritto il romanzo Ballerina di fila, per le edizioni Aliberti (ripubblicato ora con Puntoacapo), vincitore del premio Il Delfino per la narrativa. Ha diretto e interpretato Una stagione all’inferno, di Arthur Rimbaud, e Alma Matrix di Léo Ferré. Ha tenuto reading in Italia, ospite più volte al Festival Internazionale di Genova, ideato da Claudio Pozzani e in Francia e in Spagna, per il Festival Voix Vives. E’ presente in numerose antologie.
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Nota di lettura
Quanto più amara trapela l’idea della vita di un Autore, tanto più dirompente si manifesta la sua energia vitale in tutto ciò che dice. A volte succede. Il disincanto è tanto più cocente quanto più potente è l’amore per la vita. Colpisce, in questi pochi inediti di Mauro Macario l’aspro scettiscismo sulle emozioni e i sentimenti più profondi e necessari, come l’amore, su tutto il corollario di illusioni da cui esso scaturisce, insieme alle altre esperienze di cui è intessuto il nostro essere nel mondo. Leopardi ce ne ha splendidamente e dolorosamente edotti e insieme a lui tutto il pensiero nichilista.
Interessante è anche l’idea che il testo letterario nasca non tanto dal pensiero – o dall’anima del Poeta – ma da un impulso pre-razionale, “Protopoetico”, un nucleo pressante che nutre in sé la potenzialità di generare contemporaneamente altri e infiniti testi. Un’esperienza, questa, non nuova per chi scrive, che Macario affida alla metafora di un parto a rischio abortivo, la cui pulsione vitale si pone a metà strada tra la scrittura automatica surrealista e la poesia concepita da un impulso irreprimibile dell’inconscio, come quello sperimentato dal romantico Coleridge nel comporre Kubla Kahn e che il grande cantautore francese Léo Ferré, amico di Macario e amato da molti di noi, lapidariamente esprimeva con ”Je suis dicté”.
Il rifiuto della lirica, della ricerca del bello e del “sublime” nella forma, mette coerentemente a nudo nella crudezza del linguaggio il profondo disincanto verso l’estasi amorosa e verso la vita stessa, destinate inesorabilmente al fallimento, pur rappresentando il nucleo pulsante di molta poesia lirica: “non ne uscirai vivo” dice il Poeta e non a caso un fuggevole accenno a Jim Morrison dei Doors (“Il gladiatore”) evoca l’intreccio fatale di Eros e Thanatos nelle sue canzoni e nella sua tragica esistenza.
Ma il Poeta, per Macario, deve alzare il proprio sguardo sul mondo e parlare agli altri – operazione meritoria di cui gli siamo grati. Spostandosi quindi dall’ambito privato alla tragica condizione politica ed ambientale della “Madre Terra”, in “Ghost Dance” la visione si dilata come un grand’angolo fotografando in modo icastico il ruolo invasivo e devastante degli Stati Uniti ”in ogni paese del mondo”, con una critica severa verso il predominio globalizzante di un modello culturale e socio-economico volto a stravolgere con la sua furia consumistica “le identità locali”.
Fuggire: ecco dunque l’unica possibilità di salvezza da questa realtà inaccettabile, ridotta a un cumulo di macerie – lasciare questa “vita dismessa”, dismettendo tutto e infine raggomitolarsi tra le tombe di un cimitero abbandonato. E infine lì vivere – e notiamo che comunque è importante vivere – nel rifiuto del mondo.
Laura Cantelmo
Ringrazio Laura Cantelmo per questo suo bellissimo commento che in una sintesi esaustiva e profonda penetra il nucleo centrale della mia poetica. Non è solo questione di intelligenza analitica, ma soprattutto di percezione intuitiva. Esattamente come per la poesia.
Grazie di cuore, Mauro, poi dirà Laura.
Grazie sentite a Mauro
Macario. Cerco di approfondire con tenacia qualsiasi testo he mi viene proposto e sono felice di essere riuscita a penetrare nel suo mondo articolato, ricco di sensibilità e di umanità. Complimenti!