Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Murizio Soldini
Inediti
Con nota di lettura di Luigi Cannillo
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Nota di poetica
La mia poetica? Non mi affido ad alcuna progettualità operativa, se non a un continuo lavorìo di fondo sulla parola, che si articola a partire dall’esistenza e da una prospettiva performativa in un work-in-progress tutto immerso nel mare magnum della vita. Non scrivo a partire da idee a priori e dall’ego, ma cerco di partire dalla materia, dall’humus, dal fango col quale ci si sporca le mani nelle meccaniche terrestri e nelle loro dinamiche. Sono prioritari il dato reale ed esperienziale, i sensi, le percezioni, gli accadimenti, le cose e le persone. Di qui alla scrittura il passo è breve come un fulmine. In una dimensione prettamente fenomenologica. Il tentativo ultimo è dare un senso, al di là dei sensi, all’esistenza. Sono in controtendenza nello stare ancora(to) nel Novecento e nel non aderire al mainstream attuale votato per lo più al nichilismo minimalista, tanto più ché la mia ricerca è tesa anche al canto, che ormai è quasi del tutto dismesso dalla maggior parte dei poeti contemporanei.
Maurizio Soldini
ALL’ALBA
un ingresso à rebours la visione del canto
e più che un’audizione la porta del paradiso
terrestre da poter toccare con mano luce
in questo concerto inatteso a febbraio
fuori luogo e fuori stagione appena l’alba
che ne sarà dunque dell’altra primavera
se verrà ancora e se s’appaleserà buio
magari in un inferno celeste di tuoni e lampi
quando non ne riconosceremo l’apocalisse
abbigliata come un tramonto invernale
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INCIAMPI
quel giorno è lecito chiedersi come
agli inciampi è dovuta la caduta
sempre che non ci sia null’altro
a dare un volto all’altra dimensione
della sorte quando l’evento giace
a terra senza motivo d’un pensiero
se accade accade qualsivoglia cosa
e il tempo non arretra nei cunicoli
della memoria del già stato
il dado è tratto e allora va dimenticato
da subito perché il dolore schianta
gli assi della spiegazione e il dolore
attenua la percezione della frustrazione
per farci alzare dagli inciampi si vola
verso il futuro al senso d’una rosa
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NEL NOVECENTO
con gli dei abbiamo soltanto giocato
pro tempore e scalavamo l’olimpo
per vivere in pace
per stare in disparte
con loro assenti e presenti
invisibili ma in carne e ossa
poi lanciavamo le pietre
le fionde fatte dai rami
buche e biglie americane
cerbottane e pallini verdi
non puntate negli occhi
erano le gesta epiche degli eroi
erba e pozzolana i tacchetti
e una palla di cuoio marrone
farfalle lucertole e ragni
e un oratorio per essere umani
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la convalida s’attesta nel gambo
superata la soglia che scavalca
il terreno sgranato nelle faglie
un tappeto di foglie lo protegge
e scalda col tepore di febbraio
a scanso delle febbri di stagione
neve e piogge fanno da contraltare
quando la terra nel profondo bolle
e manda i suoi tremori in superficie
un germinare nel cominciamento
la vita che s’affaccia sul balcone
che col sole s’appresta alla riscossa
un’abitudine presta ad ogni età
per concepire il senso a questa vita
alla parola nel frastuono dei rumori
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verso le crode alludono gli sguardi
al paradiso dove gli immolati santi
si prostrano al silenzio del cielo
nuvole e sole giocano a nascondino
come le anime perdute nel crogiuolo
qua in terra ci prestiamo all’avventura
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Nota bio-bibliografica
Maurizio Soldini è nato a Roma, dove vive e lavora. Ha collaborato per diversi anni con i quotidiani Il Messaggero e Avvenire e con diverse Riviste tra le quali Sulle tracce del Frontespizio. Ha pubblicato sette libri di versi. Nel 2019 con il libro di poesia Lo spolverio delle meccaniche terrestri (Il Convivio Editore, 2019) è stato finalista nella cinquina del XXXI Premio Internazionale di Poesia Camaiore-Belluomini. Nel 2021 ha pubblicato Il sodalizio con gli specchi (Il Convivio Editore). A ottobre 2022 è stato pubblicato il libro di poesia Nella nudità del tempo (Il Convivio Editore).
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Nota di Lettura
Gli inediti di Maurizio Soldini sono accomunati da una notevole dinamicità della composizione grazie al dispiegamento di diversi elementi stilistici convergenti. La struttura dei testi è articolata in strofe tra le quali il flusso del testo (senza iniziali maiuscole, né punti fermi) si dipana seguendo non solo la corrente del pensiero ma le figure di suono, ripetizioni (dolore – dolore), assonanze (dado – tratto, faglie – foglie) e allitterazioni (febbraio – febbri) oppure la sintassi ricca e articolata, ma anche gli enjambements (Paradiso / terrestre) o forme di sospensione tra una strofa e l’altra.
A questo movimento incessante, “immerso nel mare magnum della vita”, tra lampi, slanci e inciampi, contribuisce l’oscillare tra opposizioni di senso che si inseguono con rimandi anche indiretti: scalda – tepore, febbraio – febbri – neve e piogge – bolle – tremori – germinare – sole. Al fondo, vibra anche la varietà dei piani percettivi, spesso incrociati attraverso la sinestesia: la visione del canto – toccare con mano luce – buio – tuoni e lampi – un volto all’altra dimensione – senso di una rosa – assenti e presenti invisibili ma in carne e ossa – gli sguardi al paradiso – silenzio del cielo (oltre si riferimenti all’opposizione caldo – freddo già citati). Tutto concorre a caratterizzare un paesaggio stilistico estremamente vitale.
Tutto questo non deve e non può essere considerato come rivestimento esteriore del testo. Né sterile pedanteria da parte di chi legge. L’uso della strumentazione poetica è strettamente connesso al senso ma non ne è semplicemente espressione: ne e è sostanza.
Nella sua lucida nota di poetica Soldini sottolinea come il suo progetto di scrittura sia “un continuo lavorio di fondo sulla parola” ma parta dall’esistenza e dalla materia e “dal dato reale ed esperienziale”: “Il tentativo ultimo è dare un senso, al di là dei sensi, all’esistenza.” Nella prima questo tentativo trova slancio nel concerto inatteso all’alba per proiettarsi nel Tempo e nel poter ipotizzare l’avvento dell’apocalisse nelle sembianze di un tramonto invernale. Oppure, nel secondo testo, Inciampi, che mantiene un tono interrogativo come il precedente, in una proiezione/inciampo/slancio “verso il futuro al senso di una rosa”.
Nell’ultimo testo, Nel Novecento, l’entità assoluta si fa tempo storico ed età, secolo ricco di memorie personali, di gesta epiche compiute da piccoli eroi. Il percorso di formazione successivo si sviluppa nei riferimenti al mondo naturale e nell’approfondire la ricerca di senso verso la parola e verso l’alto, “verso le crode”, nell’avventura terrestre del vivere.
Al Tempo come contemporaneità anche letteraria è dedicata l’ultima parte della Nota dell’Autore. Soldini si definisce – ed effettivamente è – in controtendenza rispetto al mainstream attuale e alla sua deriva minimalista, dalla quale il canto è ostentatamente assente. Il suo lavorio a fondo sulla parola e sul senso manifestano una sorta di benefica inattualità, lontana da ripiegamenti nostalgici e dal manierismo neo orfico. In un percorso esistenziale che ha coltivato nella riscossa “un’abitudine presta ad ogni età/ per concepire il senso a questa vita/ alla parola nel frastuono dei rumori”.
Luigi Cannillo