Anticipazioni – Massimo Silvotti

Pubblicato il 1 aprile 2018 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Massimo Silvotti

Poesie inedite

***
con una nota di Luigi Cannillo

***

Oscillando come vecchia altalena cigolante, questi pochi inediti, estrapolati da una raccolta tuttora in divenire, collocano il pensiero al centro di una dicotomia di vissuti e di realtà probabilmente inconciliabili. L’ossimoro del pendolo che nel suo moto perpetuo tenderebbe reiteratamente verso una propria stasi, ma è attratto da una terra che non ce la fa più a trattenerlo.

Massimo Silvotti

 

Natura morta, al tempo del Realismo terminale

cercai in Cezanne la linea
incurvata del tavolo
e attesi la sua frutta rotolasse
attraverso i miei sensi
e da lì scivolasse obliquamente
al di qua della vita

ho allargato le braccia per accoglierla,
ma anziché la sua polpa
succosa …

… veramente
da un po’ di tempo io stesso mi sento,
nella tela del quadro

Omaggio a Friedrich Holderlin

non sono più colloquio
non sento più alcun oggetto, a poco
a poco inaridisco

hai memoria di quel vecchio pilone
del telegrafo … ecco, non dissimile

Distanze

mai si conobbero mora e castagna
solo il bosco sapeva
e dell’una e dell’altra

assai differente la fissità
di due auto in un piazzale semi vuoto

panopticon (esiti)

coacervo di corpi raggrumati
eternamente sospesi nel limbo
tra un di dentro e un di fuori
oscillare di sbarre nella cella;

sgarbatamente l’impiccato …

Fragranze

immaginarsi sasso
nel fragrante fragore della pioggia
o radice, l’acqua che ti blandisce

rapisce questo senso
estetico della vita di ieri
come la tastiera di un pianoforte
soprattutto, quando è incline al silenzio

l’infedeltà del presente

aridore nel campo
raschiato a forza dalla mietitrice
macinatrice vitrea e compulsiva
il tuo inerziale incedere traspira
un afrore oleoso,
d’autunno

*

Massimo Silvotti (Bruxelles, 1963): artista, poeta, drammaturgo, saggista; ideatore di performance e curatore di mostre; è direttore del Piccolo Museo della Poesia di Piacenza (unico museo della poesia in Europa), e membro permanente di Piacenza Musei. Ha collaborato con Istituzioni culturali (pubbliche e private), artisti e poeti contemporanei.
Ha ideato e curato numerose mostre e performance, in diversi Musei e Istituzioni Culturali italiane; ha al suo attivo mostre pittoriche personali e collettive (in Italia e all’estero) di grande prestigio. è autore di manifesti artistici e ha ottenuto premi e riconoscimenti nazionali e internazionali. Ha scritto libri e saggi, pubblicati su riviste letterarie e di cultura e quotidiani, e collabora con numerose riviste letterarie e organi di stampa.

*

Nota di lettura
Queste poesie inedite di Massimo Silvotti sono particolarmente caratterizzate da un rapporto dialettico tra statica e dinamica. Alcuni elementi richiamano alla staticità, ruotano attorno a un punto fermo: il quadro di Cezanne, il pilone del telegrafo, la fissità di due auto, un sasso, un campo. Da questo punto centrale si articola il movimento fisico oppure un percorso inteso in senso metaforico: così il rotolare e lo scivolare della frutta (e del tempo), l’oscillare delle sbarre, l’incedere della mietitrice; oppure, simbolicamente, il processo di inaridimento, il silenzio. Si arriva così a effettuare lo spostamento, a chiudere il cerchio, in un caso perfino con un movimento a ritroso – l’osservatore che rientra nel quadro – , ma anche nell’opposizione tra i frutti che vivono nello stesso bosco e le distanze delle auto nello stesso piazzale. La struttura del panopticon, individuata da Foucault come simbolo del potere pervasivo nella società contemporanea, consiste in un punto centrale di osservazione attraverso la rotazione circolare dello sguardo.
Non può essere estranea a questo movimento di dinamica poetica l’attività di Silvotti come artista. È l’occhio a percepire figure e fenomeni, la visione che sollecita la poesia; è la percezione della realtà che contribuisce a operare collegamenti e a esprimersi in forma poetica.
Nella nota dell’autore viene così esplicitato il movimento pendolare fra stasi e spostamento per il quale si esprimono divaricazione e dicotomia. A queste diverse condizioni possiamo attribuire anche la suddivisione in strofe, anche monoverso, nelle quali si articolano le poesie sottolineando, ad ogni battito pendolare degli a capo, un passaggio, una oscillazione tra elementi diversi, comunque organizzati nello sviluppo complessivo del testo. Come se proprio nella progressione testuale si potesse tentare la sintesi di tali dicotomie.

Luigi Cannillo

20 comments

  1. Paolo Valesio ha detto:

    Complimenti, Massimo. Lessi con molto interesse, a suo tempo, alcune tue poesie. Auguri per tutti gli sviluppi.

    • Massimo Silvotti ha detto:

      Grazie Paolo, come credo di averti detto, queste poche poesie e qualche altra sono ferme da tempo, quasi dovessero riposare. Ogni tanto ne escono altre così distanti. Vedremo.

  2. Fabia Ghenzovich ha detto:

    Molto interessanti le poesie di Silvotti, così efficacemente rese tra il dentro e i fuori e l’esperienza vissuta per immagini raccontate anche attraverso lo sguardo del pittore. Complimenti all’autore.

  3. Massimo Silvotti ha detto:

    Ringrazio di cuore Luigi Cannillo, che ha saputo evidenziare un tratto a mio avviso saliente. Staticità e dinamicità sono concetti che a loro volta possono essere ulteriormente declinati; o sbucciati come una cipolla con differenti finali, persino inaspettati. Ad esempio, statico è ciò che s’incarna, dinamico è ciò che passa o che ci lasciamo passare. E ancora, esistono qualità differenti nella staticità -dinamicità; c’è una staticità feconda, commovente, sterile ecc. ecc. Una dinamicità metaforica e/o agghiacciante. Invito infine a considerare la variabile tempo, nel senso Bergonsoniano.
    Una nota a parte circa Natura morta al tempo del Realismo terminale; come è del tutto evidente non una poesia realista terminale, ma un rimando al manifesto di pittura del Realismo terminale (da me ideato) La prospettiva rovesciata – Il punto di fuga siamo noi.

  4. giancarlo baroni ha detto:

    Complimenti sinceri a Massimo Silvotti per questi suoi versi che mostrano una ammirevole maturità stilistica. Originali, sicuri, i versi amalgamano assai bene la concretezza delle cose con la loro allusiva dimensione metafisica.

  5. Gilda Rotello ha detto:

    Puntualmente interdetta dalla dicotomia statico-dinamica che caratterizza sia l’opera figurativa che poetica di Massimo Silvotti, a me caro come guida, amico e per sensibilità artistica.

  6. Daniela Quieti ha detto:

    Giungano rallegramenti vivissimi a Massimo Silvotti per le efficaci e significanti immagini poetiche, capaci di emanare le “fragranze” del dipanarsi esistenziale con grande intensità lirica e attrazione emotiva: “rapisce questo senso / estetico della vita… / come la tastiera di un pianoforte… “, come l’incedere del tempo, il senso di caducità dell’essere e dell’esistere. Un caloroso saluto!

  7. Maria Teresa Lazzara ha detto:

    Le Poesie di Massimo Silvotti mi sono molto piaciute. I motivi esistenziali di staticità e dinamicità sono efficacemente tradotti in poesia.Si avvicina al Realismo Terminale ma con una propria originalità e sensibilità molto coinvolgente.

  8. Giorgio Bonacini ha detto:

    Bellissima, insieme alla altre, la poesia “Distanze” per la sapienza, la leggerezza
    e la naturale visione di immagine e pensiero fusi in parola. Un caro saluto. Ciao

  9. roskaccio ha detto:

    Complimenti! Versi ben scritti e davvero interessanti!
    Aspetto con ansia di leggere i prossimi…
    Buon divenire!

  10. LILIANA VASSALLO ha detto:

    Davvero splendide, TUTTE.
    Le emozioni arrivano dense ma scandite da un ritmo determinato dal susseguirsi di immagini particolari, efficaci, nella loro incisiva immediatezza.
    COMPLIMENTI

  11. “Queste poesie inedite di Massimo Silvotti sono particolarmente caratterizzate da un rapporto dialettico tra statica e dinamica” così scrive Luigi Cannillo accompagnando la pubblicazione di questi versi, mentre Fabia Ghenzovich sottolinea il rapporto “tra il dentro e il fuori”, a me piace indicare la presenza di un dialogo, da poeta a poeta o artista (Holderlin, Cezanne), da soggetto a oggetto (io, quadro), da individuo a natura (piogga, sassi etc.) o, al contrario, il vuoto e l’assenza costitutivi di certe realtà (la cella, l’impiccato) o la distanza tra le cose (un frutto, un’auto). Una poesia che mostra notevoli potenzialità di raccontare il reale in un modo nuovo, senza egolatrie, ma con la chiara presenza di un io che sa avvicinare e allontanare le cose con uno sguardo che non si lascia condizionare dalla più affermata tradizione lirica.

    • Massimo Silvotti ha detto:

      Ho faticato, ho anche resistito, ma in effetti mi sto portando verso il reale. Ancora un po’ lascio che il tempo intercorra; che il quotidiano si sedimenti. Un quotidiano durissimo da metabolizzare. Circa il soggetto in poesia, personalmente credo ci sia presenza dell’io, ogni qualvolta ciò che è offerto alla nostra comprensione venga sia attraverso immaginazione sia attraverso intelletto. Con un comprendere subitamente assorbito dal sentire. Grazie delle considerazioni.

  12. Una prova davvero notevole, Massimo. La “similitudine” rovesciata si abbina nella tua poesia alla “prospettiva” rovesciata e Cezanne irrompe dentro il lettore/spettatore con un moto sensoriale che riporta al veggente Rimbaud “attesi la sua frutta rotolasse/ attraverso i miei sensi/ e da lì scivolasse obliquamente/al di qua della vita” per poi rovesciarsi di nuovo nella dimensione del quadro. Un dentro e fuori affascinante, una dialettica quasi metafisica.
    Ma in queste tue poesie tutto è dialettica, tutto è “colloquio” tra natura e cose, e quando manca ci sente come “quel vecchio pilone del telegrafo … ecco, non dissimile” Complimenti!

    • Massimo Silvotti ha detto:

      Cara Giusy, i tuoi complimenti sono particolarmente graditi perché le tante cose che ci accomunano rendono più difficili considerazioni e giudizi. Hai ragione, tutto è colloquio; non so, anche fosse soltanto un accorato appello.

  13. paolo maurizio bottigelli ha detto:

    Ciao Massimo queste tue parole sospese …qualcosa che sta prima della forma è attesa …movimento c’è il dubbio della vita sopportato nella poesia nel sempre diseguale delle parentele letterarie i tuoi versi di/segno che veloce si apre e che altrettanto veloce si chiude illumina una sempre nuova ricerca sempre accanita ogni parola non è forse un ecce homo? cio che è la poesia uno scoppio di parole…un abbraccio

  14. Fabrizio Bregoli ha detto:

    Testi interessanti per densità espressiva. Mi piace l’improvvisa svolta semantica che spesso li contraddistingue, con esiti che il lettore non si aspetterebbe. Un autore che non conoscevo e che mi è piaciuto leggere.

  15. Doriana ha detto:

    Complimenti Massimo per le tue poesie!
    Davvero originali, vitali e leggere…
    Scarne, ma non disadorne.
    Fanno pensare. Grazie per questo dono.

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