Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Mariella De Santis
4 Inediti
Con commento di Laura Cantelmo
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Note di poetica
Quello che so di me e che posso dire persistente nel tempo, è l’attenzione al ritmo, l’avversione per l’eccesso di aggettivazione e alle parole di moda. Per quello che invece riguarda quello che meglio saprebbe dire un critico, quello che so è che mi interessa lavorare su un progressivo contenimento dell’IO quale oggetto di osservazione e l’allenamento a guardare nel buio, nelle zone di penombra. Sono di indole temeraria e mi trovo spesso a fissare il sole come un’abitante del tempio di Segesta. Da qui l’eccesso vestito di quotidiano, direi un’operazione di incorporamento, più che altro…
Mariella De Santis
GLI ENTUSIASMI IMPERFETTI
Da un ricordo del 1992 a Milano.
Manca poco all’arrivo del giorno
in cui ci commuoveremo per come eravamo
per gli entusiasmi imperfetti che davano ali
all’eccesso, allo scompiglio chimico necessario
a stare viventi, vaganti, ridenti.
Noi sapevamo che più tristi, più spenti, più veri
avremmo forse reso più rapido il nostro saluto al mondo.
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ARRIVANO
C’ è un momento in cui arrivano né ospiti né invasori ma arrivano.
E sempre in quel momento è difficile, impossibile, più esattamente, imboccare la via di fuga.
I treni presi, le porte chiuse, le carezze mancate sembrano disporsi in fila pressando, premendo la bolla di poca aria che diventa gemito, rantolo, lamento.
Mi disse: com’è difficile a morire. E intanto accartocciava tra le dita il lenzuolo pulito. Per lei arrivarono i demoni, quelli stessi che aveva tentato di domare per una vita. Angeli accorsero su me che le liberai le dita strette intorno al vuoto.
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Roma, Fermata del metrò: Flaminio.
Flaminio è parola di avvento perché in sé tiene odore di fuoco
quello stesso che lambì e vinse città di carne assediate da paura.
Nel nome del luogo si avverte memoria di sacerdoti devoti,
timore di incerta ventura. Nei rari giorni di favonio tanti in città
sono inquieti. Forse avvertono sotto le rovine un crepitìo, temono
un ritorno di fiamma, il compiersi di un destino.
* Gli insegnamenti
Per Armando, Amelia e gli altri…
Gli insegnamenti ricevuti stanno anche lì, tra il lavello d’acciaio e il mio fianco tornito mentre colmo d’acqua un vaso e con una mano libero dal crespo rosso le piccole rose.
Non so se ancora vive l’insegnante elegante a cui porsi un bouquet variegato. Mi spiegò che la carta crespa colorata non va tenuta in acqua perché avvizzisce i fiori. Anche se sembra farli più belli quando li avvolge. Ma non sempre è poi vero, aggiunse.
Seguì un discorso leggero che diceva di chimica e botanica. Iniziammo quindi a leggere con attenzione un capitolo della mia tesi. Trattava delle solite cose, o almeno, quelle a cui io guardavo. Povertà, volontariato, sud Italia. Bene, mi disse. Sta facendo un ottimo lavoro.
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Breve bio
Nata a Bari nel 1962, ha vissuto in molti luoghi e per 22 anni a Milano, attualmente a Roma e con una casa nella brianza lecchese. Si è occupata di animazione culturale sin dal 1993, organizzando rassegne, readings spesso connessi a tematiche civili. Pubblica il primo libro dopo la segnalazione al premio Montale del 1991. Ha lavorato come drammaturga per il teatro, come autrice per la Radio della Svizzera italiana e come editor. Ha collaborato con artisti e musicisti di musica classica contemporanea. Ha pubblicato libri di prosa, poesia, teatro, saggi. Ha fondato riviste nazionali e internazionali. Attualmente è cofondatrice e redattrice di Dromo, rivista per un terzo pensiero. L’ultimo libro di poesia è del 2013, La cordialità edito da Nomos in edizione bilingue per la cura di Anthony Robbins. Di prossima uscita è La ministeriale, intervista impossibile ad un’onorata scrivania di potere nella collana curata da Paolo Lagazzi e Daniela Tomerini per La vita felice.
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Nota di lettura
Il respiro ritmico del verso libero di questi testi di Mariella De Santis, con oscillazioni tra diverse misure canoniche, come la varietà degli endecasillabi, favorisce il tono elegiaco e l’andamento narrativo del discorso culminante nella prosa poetica dell’ultimo componimento, “Gli insegnamenti”.
Si basa sull’elaborazione di una delle parole chiave – eccesso – l’ineludibile bilancio del tempo andato ne “Gli entusiasmi imperfetti”, evitando accuratamente di scadere nella nostalgia per i giorni in cui l’esuberanza giovanile rispondeva al bisogno di sentirsi vivi e forse anche immortali. Da qui, oltre che dai riferimenti al campo semantico della fine, della perdita, scaturiscono riflessioni sia sul presente che sul passato. Va notato che ogni chiara allusione alla morte viene evitato come troppo esplicita, eccessiva. Nello sviluppo dei nuclei tematici il riferimento diacronico è affidato ai tempi verbali – il presente connota un fatto o un argomento contingente da cui si sviluppa la riflessione sul passato, che è il tempo della memoria, o sul futuro e sull’inesorabilità del destino. Ed è dall’intreccio delle sequenze temporali che il discorso si estende all’universale da cui nasce la poesia, la sostanza filosofica della poesia.
Con l’avanzare della maturità e di una maggiore pacatezza, nella sfera del ricordo si insinua nel soggetto scrivente la consapevolezza di quanto corpo e mente favoriscano con rapidità e discrezione, lo spegnimento della hybris giovanile che aveva alimentato entusiasmi “imperfetti”, preparando il lento ingresso nella sfera dell’ombra. Anche nella poesia “Arrivano”- titolo che include una sorta di minaccia – si avverte il presagio della fine. Il vaglio delle omissioni, delle azioni mancate in questo caso si fa pungente, tanto che l’immagine finale di una persona morente tormentata dal permanere dei propri demoni mostra la difficoltà del distacco dal mondo aggrappandosi simbolicamente a un lenzuolo, all’ultimo lembo di realtà che prelude al vuoto.
Il senso dell’incombente pericolo e della precarietà ritorna in “Roma, Fermata del metrò: Flaminio”. L’etimologia stessa del termine Flaminio – dal latino flamma – allude a una paventata quanto inevitabile catastrofe, forse un nuovo incendio di Roma, di cui tutti i passeggeri sembrano percepire con inquietudine l’approssimarsi.
Nella prosa de “Gli insegnamenti” la minuzia dei dettagli nello scenario tranquillamente intimo e familiare della cucina costituisce per De Santis un espediente che ritarda il disvelamento dell’aridità di spirito della sua interlocutrice. L’ironia del titolo si colora di sarcasmo allorché indifferenza e fatuità emergono nell’irrispettoso commento di un’insegnante che disconosce la passione e l’impegno civile – “povertà, volontariato, sud Italia”- nella tesi di laurea dell’Autrice: una lezione di vita, un vero “insegnamento” sulla miseria umana di chi, come insegnante, dovrebbe rappresentare un modello.
Insieme al tono velatamente malinconico, si ripropone alla fine il procedimento che si era notato nei testi precedenti – dal particolare quotidiano all’universale – e come in un racconto si individua il punto di vista, quello del narratore oggettivo, che non esplicita il proprio giudizio con aggettivi o altri indicatori, realizzando quel “contenimento dell’Io” che l’Autrice si prefigge come sua cifra stilistica.
Laura Cantelmo
Leggo con piacere i testi di Mariella De Santis. Mi arriva qualcosa di nuovo… poesia,prosa e,nella bellezza della metafora, inserita con maestria,il ritmo. Interessanti i richiami etimologici e la narrazione priva di “io” assolutizzante.
Con ritardo mi dedico a ringraziare ognuno che abbia avuto la gentilezza e la generositá di leggermi e condividere il proprio pensiero. Ti ringrazio Angela per raccogliere quanto tu chiami qualcosa di nuovo che è quel nuovo che sentiamo quando incontriamo una cara amica con cui pur non incontrandosi di persona,si è in un dialogo incessante.E sí,io sono per una dislocazione dell’Io sempre piú convinta.Un abbraccio.
Gli scritti di Mariella De Santis rapiscono il cuore e, al tempo stesso, lo ancorano a immagini, sentimenti, esperienze, comuni a tanti esseri umani. Ma l’ancora è un velo di organza, leggero, che lascia intravedere ma non costringe, anzi. Con pudore rendono sostenibili elaborate sofferenze, arricchiscono il tesoro di ognuno, fatto di ricordi e sentimenti.
Cara Stefania,grazie.Hai colto quella che è anche una mia attitudine esistenziale: porgere e non costringere.E questo cerco in arte,poesia,letteratura un salto,uno slancio verso l’impensato reso possibile dall’azzardo di chi scrive.Grazie.
Io no so analizzare la poesia, il mio cervellino no sa più fare niente , ma la ricevo nel cuore e dopo un attimo c’è un ballo di parole musicali, di canzoni brevi intorno a me che mi lasciano un profondo benessere : …”il compiersi di un destino” …. “gli entusiasmi imperfetti” …. “libero dal crespo rosso
le piccole rose” ….
Dolcissima Eva Marie,con te si vola sempre in spazi s
Il mistero bello e amaro della vita si sublima nelle parole, rinasce in una forma che non faccia male. L’offerta per salvare se stessi e gli altri conosce la fatica, il compromesso, e l’accendersi di orizzonti ancora senza nome.
Più che di “io contenuto” parlerei di condivisione dell’io.
l’At-tenzione di Laura Cantelmo è prezioso contributo
Carissima Eva Marie,con te si vola sempre in spazi siderali.E in questi spazi si balla,fa musica e arriva al vero e buono della vita.Grazie col cuore.
Maria Teresa,conosci le rese umane e le arditezze della scrittura e prodiga illumini le vie impervie dentro le quali noi scriventi ci dimeniamo cercando cercando l’assurda perfezione degli stiliti.E grazie al cielo,non la troviamo.
Trovo in questa versatile poesia di Mariella una rara capacità di fronteggiare un destino accennato e quasi presagito, condividere una compassione sull’ultimo crinale, e perfino descrivere con sotiile ironia la difficile percezione della profondità etica del suo lavoro nel sociale. Riuscito il suo distanziamento dall’io.
Grazie Amnaamaria,sí l’ironia è una maestra di continenza.E ci ricorda la risata che scatenó Baubò.Parole sagge le tue,le vostre,quali che siano i punti di osservazione.SEMPRE GRATA.
Maria Teresa,conosci le rese umane e le arditezze della scrittura e prodiga illumini le vie impervie dentro le quali noi scriventi ci dimeniamo cercando cercando l’assurda perfezione degli stiliti.E grazie al cielo,non la troviamo.
E ora, finalmente, godendo del sole potente di Puglia e del suo cielo piú curvo e alto che altrove,posso tributare merito e gratitudine alla dedizione di Laura Cantelmo. Occuparsi della poesia altrui è un modo di partecipare alla vita di tutti,alimentando la condivisione di quel bene comune che è la poesia.Leggo con interesse spunti di riflessione ai quali spesso non si puó arrivare da soli.Una cosa è l’immagine di noi osservata in uno specchio,altra è quella che gli altri vedono guardandoci ovvero leggendoci.Molto mi ritrovo nella notazione che individua il percorso dal particolare all’universale.Anche se la nostra esistenza è ispirata a grandi tensioni,è nella piccola vita che ci spetta che possiamo tentare di farne militanza quotidiana.Il tema della morte è colto da Laura Cantelmo nel suo predicato di trasformazione. Ancora grazie quindi per questa luce che andrá ad illuminare il lavoro di scavo che spero di poter continuare.