Anticipazioni – Margherita Parrelli

Pubblicato il 3 marzo 2024 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Margherita Parrelli
Inediti

Con nota di lettura di Laura Cantelmo

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Nota di poetica

“Così, di nuovo, mi resi subito conto che i poeti non fanno ciò che fanno per sapienza, ma per una qualche disposizione naturale (physei) e come divinamente ispirati (enthousiazontes), alla maniera dei profeti e dei veggenti: anch’essi, infatti, dicono molte cose belle, ma non sanno nulla di ciò che dicono”.
Apologia di Socrate

Sapere di dire cose belle che non si sanno, mi sembra una definizione della mia poetica molto ambiziosa quanto al giudizio estetico, ma decisamente vera quanto alla sapienza che non possiedo.
Certo è che vivo il fare poesia come un atto dialogico, in cui la parola si spogli della verità, resti in ascolto dell’altro, un altro che è al contempo me e altro da me, poiché non vi è identità personale se non nella relazione con l’alterità. La mia parola poetica cerca di stare nuda nei giorni e denudata aspira a restare in ascolto, si declina negli atti e negli oggetti quotidiani, cerca di nominare il reale, tenendo a mente l’impossibilità del nominarlo e la prevalenza che l’esperienza sensibile ha rispetto al dire, anche al dire poetico. Così sono alla ricerca di un canto della concretezza, composto di parole disarmate, che provino a dialogare, che siano parte di un dialogo che si dà grazie all’incontro. In tal modo tento di interrompere il senso di precarietà e di isolamento dell’esistenza, nutrendo la speranza che non rinuncia all’utopia, al luogo che non esiste, poiché è qui e ora da sempre. È sufficiente saperlo incontrare.

Margherita Parrelli

Morire in pace è possibile
se hai vissuto all’ombra
di un olmo o di un pioppo
o di una palma longilinea
o anche di un arbusto salmastro.
Se hai goduto anche solo un giorno
dei raggi di sole nel mese di gennaio
e della pioggia in primavera
che rinvigorisce il verde.
Morire in pace è possibile
se non hai inseguito la terra
cercato di arrivare di partire
di mettere la parola fine.
Dalle labbra una canzone
appena un motivo accennato
di bocca in bocca in un cerchio
in un punto qui che è l’orizzonte
un orizzonte di pace

*

Parlami delle tue abitudini.
Dei fiori finti che tenevi alla finestra
del loro arancio contro il cielo grigio
di te che li fissavi con incanto
dell’odore di caffè appena prima
dell’alba, dei capelli raccolti
e sfuggenti, del sapone da barba
del suo profumo in bagno
dei pantaloni ripiegati sulla sedia
in attesa del giorno dopo.
Fammi guardare con i tuoi occhi
la foto di voi due giovani sposi
di figli e di nipoti
se non fossero nati
li avresti ancora accanto.

*

Vorrei avvicinarmi a te
bagnarmi nella stessa tua acqua
dormire una sola notte insieme
per ricomporre i frantumi
in uno sguardo comune
affidare alla fragilità
la sconfitta dell’onnipotenza.
Amare ogni singola cosa
e non lasciare nulla d’intentato
per estirpare la guerra dal cuore.

*
Nota Bioblio

Margherita Parrelli è nata a Roma nel 1967, dove si è laureata in filosofia ed è tornata a vivere dopo quasi venti anni passati tra Gran Bretagna, Francia e Germania. Ha lavorato come freelance per il Bayerischer Rundfunk, la RAI, Il Mattino di Napoli e come insegnante di italiano alla Volkshochschule di Monaco di Baviera. Attualmente si occupa di donne vittime di violenza ed è consulente familiare.
Ha publicato cinque raccolte poetiche: L’orizzonte tra le mani (Lieto Colle, 2011), Falling Down (La Vita Felice, 2014), Penelope e Antigone – poemetto (La Vita Felice, 2017), Incontro, (La Vita Felice, 2022) Tieni la pace in mano, (Edizioni Rhegium Julii, 2022).
Per le sue poesie ha ricevuto diversi riconoscimenti.

*

Nota Di Lettura
Nell’introdurre i suoi inediti, Margherita Parrelli, argutamente, fa riferimento a Socrate, al suo giudizio sui poeti “divinamente ispirati”, ossia a quell’immagine che a lungo, nel tempo, è servita per definire il potere sciamanico e quasi divino dei poeti, ovvero quell’abbandonarsi a una sorta di trance nel comporre poesia. La grande sapienza socratica arrivava con molto anticipo a individuare la funzione dell’inconscio – o della rêverie, come la chiamava Bachelard – nella scrittura in versi e quindi alla quasi totale inconsapevolezza cui porta l’ispirazione.
Oltre a ricalcare la massima socratica – «io so di non sapere» – possiamo assumere l’affermazione di Parrelli di non possedere la sapienza come il riconoscimento dell’emergere quasi incontrollato dell’Es nei suoi versi. E pur nella consapevolezza dell’assoluto mistero e dell’indicibilità del reale, l’Autrice introduce nella sua scrittura un elemento di verità oggettiva, avendo come punto di partenza l’esperienza sensibile, il proprio vissuto.
Nei testi da cui parte la nostra analisi ricorrono parole che fanno riferimento a un medesimo campo semantico, quello della con/divisione, del dialogo e quindi della relazione, dell’entrare nell’intimità più profonda con l’Altro per vedere con i suoi occhi, del conoscerne la quotidianità nei momenti più banali e al tempo stesso fondamentali, come il «dormire insieme».
Il desiderio di unione è necessità profonda di conoscenza dell’Altro attraverso sé stessi, per trovare o, meglio, per recuperare un’unità nella frantumazione delle esperienze e dei rapporti, accettando la propria fragilità, dopo aver deposto l’arma dell’onnipotenza. Trovando, infine, un antidoto a tutti gli aspetti della decomposizione dei rapporti interpersonali che ci ha portati ad essere individui, e non esseri sociali (ricordiamo l’affermazione di Mrs. Thatcher che abbiamo, poco alla volta, introiettato: «La società non esiste, esistono gli individui»), per ritrovarci inesorabilmente più soli, pronti ad entrare in competizione con l’Altro, in quanto avversario e non sodale.
Senza riferimenti a una visione generale della realtà socioculturale in cui viviamo, Parrelli dà voce al suo profondo, umanissimo desiderio di pace come superamento dell’individualismo, del proprio particulare, per aprirsi all’Altro – formula necessaria per entrare in una logica di armonia.
Desiderio di pace e non di guerra: «Amare ogni singola cosa/ e non lasciare nulla d’intentato/ per estirpare la guerra dal cuore». Sentimenti che dolcemente conducono all’accettazione di minuscoli sprazzi di gioia e all’apprezzare nel quotidiano le cose più umili, «l’odore del caffè /…/del sapone da barba». E che dire di quel desiderio inconscio di «bagnarmi nella stessa tua acqua», come in un ritorno alla vita prenatale, nella brama totalizzante di rinascere insieme? Sono versi d’amore: un desiderio di fusione che avvolge e possiede chi ama qualcuno/a e allo stesso tempo ama la vita, riuscendo a morire in pace, avendo vissuto all’ombra degli alberi, godendo di un raggio di sole invernale in un orizzonte di pace, senza velleità nell’avere «inseguito la terra».

Laura Cantelmo

5 comments

  1. Eleonora ha detto:

    Ho il privilegio di conoscere Margherita Parrelli da molti anni. Una donna profonda, con una bellissima scrittura.

  2. Margherita Parrelli ha detto:

    Grazie Laura per la tua nota di lettura che coglie il senso della mia scrittura con acutezza e sensibilità. È un privilegio essere stata letta da te e avere avuto uno spazio su Milanocosa.

  3. Teresa ha detto:

    Le parole di margherita sono la sua seconda natura. Emozioni e affetti si stringono intorno alla capacità di esprimere il segreto bisogno dell’altro e di un dialogo vivo e costante che tutte e tutti sperimentiamo. Ma lei lo fa provare. Grazie

  4. Adam Vaccaro ha detto:

    Grazie dei commenti e riscontri, che danno forza al nostro impegno
    Adam

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