Anticipazioni – Marco Plebani

Pubblicato il 8 aprile 2025 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Marco Plebani
Inediti
Con nota di lettura di Luigi Cannillo

Nota di poetica
Questa mia ricerca è stata diretta verso un linguaggio che prevedesse il cosiddetto “grado zero della scrittura”: assertività al minimo, bandito ogni orpello stilistico, lessico oggettivato, eliminazione di arcaismi, di apocopi e anastrofi, anche se, qualora lo leggeste, troverete che la lirica di stampo tradizionale sopravvive come atto di ribellione consapevole. A ciò aggiungo che le liriche prevedono, in alcune, “follie tutte mie” a cui non ho potuto resistere: onomatopee isteriche e non-sense.

***
Le bolle nere sul pavimento nero della palestra pallavolaia
non esistono più, permanenza nella capacità dell’uomo
a richiamo della coscienza
di nozioni del momento anteriore rispetto all’attuale.
Sugli avambracci a elevazione muscolo-scheletrica da rinforzo
in rinforzo acetato e il pelume.
Fregata la squadra più forte della provincia del capoluogo di provincia.

Una fotografia in tutto l’universo.

Mura rimaste nella rimembranza
da ristrutturazioni manomessa.

Le bolle nere sul pavimento nero della palestra non esistono più dalla pavimentazione verde.

***
Lontano dalla cucina, nella camera da letto ternaria.

Stipulato patto d’eccezione
siglato da increspatura lieve delle due regioni laterali della faccia,
tra bordo inferiore d’orbita,
linea d’impianto nasale,
commessura delle labbra,
confini della mandibola,
per visionare autotrasporti psichedelici su YouTube.

***
Figlio.

Frutto cespitoso, caula breve dentro, con, su iridi di nocciola nera
che continuano rizomatosi, pubescenti, lo
incontri
un odore in rilevo,
dentro ridotta piramide nasale
sul piano meridiano della faccia.

La casa è areale di specie.

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Colori a cera dimenticati nei mesi iperborei,
impugnati con la destra a coltello squartaio,
senza motricità fine creano linee ondulate verbali
e punti silenziosi violentissimi.
Sulla griglia di carta riciclata
un’abrupta grammatica metafisica kandiskiana.

Un bambino non sa nulla della grammatica metafisica kandiskiana.

***
Monacolina K abbraccia olio di pesce
in fermento associato al riso rosso
generano squeeze diarroico
esagerando peristalsi d’angoscia.

Esclusorio lunedì mattina dalla rosa.

Le confezioni per il colesterolo in perle
sono due maracas per una sequenza inversa.

***
Ottantenne snello, sguardo oltre la palazzina
fuoriuscita dal bonus 110 che non vede nemmeno.
Demente consapevole.
In Corso Cavour
con l’indice davanti alla bocca,
ma per zittire nessuno, immobile,
gambe piegate all’indietro in
posa plastica di Lisippo.
Seduto come un impiccio
sulla soglia del bar.
Non ascolta la corolla estiva delle ragazze
che travasano profumo, esperienze d’aperitivo.

Lui annusa il fiore della sua lapide.

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Il bradisismo a Pozzuoli
risparmierà conchiglie alle
corinzie di marmo cipollino.

Geologici gusci rilevatori.

Quando la terra respira l’acqua scende,
quando espira l’acqua sale.
Le conchiglie amplessano sgnignirignisgni
a risucchio nella pietraia.
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Nota Biobiblio
Marco Plebani, nato a Jesi il 20/8/1978. Originiario di Montefano (MC). Convivo con Silvia e mio figlio Manuel a Macerata e qui insegno materie letterarie nella scuola media “E. Fermi”. Qualche volta trascorro il tempo nelle chiese, anche senza pregare. Sono un rockettaro, ma approdato per sopraggiunta età all’ascolto dello slowcore e del jazz. Fotografo e strimpellatore occasionale.
Mi piaceva imparare qualche film a memoria negli anni ‘80. Libri editi, premiazioni e concorsi, festival: “Un giorno qualsiasi” (Ed. OTMA, Milano, 2011); “Decimo Dan” (Ed. La Gru, Latina, 2022); “Versante Marche” (2024) (concorso regionale) segnalazione; Festival “Terra di Mare” (Grosseto) (2024); Festival della poesia marchigiana “La Punta della Lingua” (2024).

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Nota di lettura
Gli inediti di Marco Plebani perseguono un approccio antilirico che si attua attraverso un riposizionamento del Soggetto e l’utilizzo di strumenti linguistici stranianti. Lo stesso autore si riferisce nella sua nota di lettura a una ricerca diretta verso un linguaggio che preveda il cosiddetto „grado zero“ della scrittura: un’espressione neutra, basica, che non indulga al poetichese o alla retorica sentimentale ancora oggi imperante nonostante le ricerche delle Avanguardie e le nuove testualità che da quelle ricerche si sono sviluppate. Accantonata ogni assertività, utilizzato un lessico oggettivante, caratteristiche di Plebani restano in alcune poesie anche quelle che lui stesso definisce „follie“ irresistibili legate al suo estro individuale: „onomatopee isteriche e non-sense“.
I testi mantengono talvolta una compattezza tematica riconoscibile nel loro sviluppo. Tra questi le poesie che concludono il percorso presentato. Un ottantenne snello „demente inconsapevole/ in Corso Cavour/ con l’indice davanti alla bocca,/ ma per zittire nessuno, immobile, / gambe piegate all’indietro in/ posa plastica di Lisippo“ esprime inconsapevolmente, una penosa divaricazione/sovrapposizione di percezioni contrastanti: „non ascolta la corolla estiva delle ragazze“ ma piuttosto „Lui annusa il fiore della sua lapide.“ in una manifestazione ormai da „demente inconsapevole“ che ne sottolinea la vicinanza alla morte. L’ultimo testo affanca piuttosto momenti più sincopati ad altri più espositivi, li intreccia all’inserto nominale e al finale basato sulla simmetria delle parti e sull’estro inventivo: la forma verbale „amplessano“ e l’onomatopea suggerita dal risucchio nella pietraia. In altri inediti le „follie“ autorali si sprigionano nei paradossi „Fregata la squadra più forte del della provincia del capoluogo di provincia“, i nonsense apparenti. „un odore in rilevo / dentro una ridotta piramide nasale“, le slogature linguistiche: „Frutto cespitoso, caula breve dentro, con, su iridi di nocciola nera“, la versificazione frastagliata ripartita su frasi di lunghezza estremamente rilevante e altre consistenti di un solo lessema. E naturalmente ancora l’uso di neologismi o di un lessico inventivo o desueto: „palestra pallavolaia“, „commessura“, „coltello squartaio“.
In ogni caso la poesia di Plebani ci porta verso l’inconsueto e l’anticonvenzionale. Talvolta in modalità enigmatica: „Le bolle nere sul pavimento nero della palestra non esistono più dalla pavimentazione verde.“ E rappresenta una forma di consapevolezza particolare rispetto a quella che l’autore individua come „lirica di stampo tradizionale“ che nei suoi versi sopravvive talvolta „come atto di ribellione consapevole“: „Mura rimaste nella rimembranza/ da ristrutturazioni manomessa.“ L’intenzione e l’effetto ottenuto riguardano sia l’autore nella stesura dei propri testi che i lettori, chiamati a avvicinarsi ai testi stessi con disponibilità aumentata, con l’elasticità appropriata per entrare tra le pieghe di questo tipo di poesia e prepararsi alle sorprese e alle scoperte che lo aspettano.

Luigi Cannillo

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