Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
*****
Maria Luisa Vezzali
Inediti da
IL BUCO NEL TEMPO
Con nota di lettura di Luigi Cannillo
Nota di poetica
I versi qui riprodotti provengono da un’opera in fieri dal titolo Lo spettro di casa (dal 2023 al 1977 e ritorno), che consta di tre sezioni: Il buco nel tempo, La finestra sul cortile e Nell’anno abbacinante. Le tre parti sono pensate come sorta di capitoli di un “romanzo” che scaturisce dal ripiegamento sull’interiorità che hanno originato i mesi di segregazione in casa durante il lockdown con la relativa concentrazione sulla facoltà memoriale. Da qui è partito un viaggio a ritroso verso un tempo – il 1977 – e un luogo – il quartiere popolare della Bolognina – che rappresentano un incipit identitario fondamentale nella costruzione dell’individuo che ora sono. Mentre la prima sezione trasporta nella coscienza di un’adolescente bolognese in un periodo che è stato cruciale anche per la storia della città e dell’Italia, la seconda offre uno sguardo sull’ambiente e sui suoi abitanti. Nella terza, infine, il viaggio ritorna al presente per riflettere sulla potenza della memoria e sulla sua miseria quando “funghisce su di sé”, sulle contraddizioni della contemporaneità e sulle faglie della scrittura. Da quanto detto, emerge con chiarezza quanto la poesia non rappresenti per me l’accensione imprevedibile dell’ispirazione, ma la laboriosa, obliqua ipotesi di un progetto, all’interno del quale i testi si tengono l’un altro e dialogano metricamente, linguisticamente, tematicamente. All’interno del quale nella dialettica di interno ed esterno, techne e inconscio, tradizione e ricerca tento di capire qualcosa di più su di me e sul mondo.
Maria Luisa Vezzali
It has a hole in it. Not only where I
concentrate.
Jorie Graham
Elementi:
mattoni
vetro
asfalto
ossa
carne
tempo
Circostanti:
un’ombra
un cortile
affitti popolari
garage
buio
Suoni:
uno stereo
acque sotterranee
un piano
gli uccelli
la ferrovia
*
1. Uno sguardo all’angolo fuori
tra gli infissi della finestra
Un gesto incerto infesta in attesa
osserva il tuorlo dell’interno
proiettato da anni a venire
Un risucchio mammifero dal foro
Tutto quello che nasce – pensa –
produce calore
*
2. Le scie di calore restano – pensa –
come funi tese tra le pareti
Si distinguono a distanza di tempo
per sottili bave di perla sospese
L’impronta non passa con il passare
dei traslochi, degli inquilini
migra il corpo attraverso le digressioni
le periferie del linguaggio
*
3. I giorni si arrampicano sul tetto
tra le piume cadute e le foglie
si avvolgono intorno al camino
sbirciano dal pozzo strinato della cappa
i discorsi sfalsati che salgono
particole libere di cenere
Tutto quello che nasce – pensa –
perde calore
*
4. La camera da letto sfrigola
ha fiori rosa alla carta da parati
un poster di Jim Morrison giovane
appeso all’anta dell’armadio
La lampadina azzurra
ha la stessa trasparenza della pelle
L’immagine sembra liquida
nella cabina subacquea dei lenzuoli
*
Nota Biobiblio
Maria Luisa Vezzali (Bologna 1964), docente di Materie letterarie nella scuola superiore, è traduttrice di Adrienne Rich (Cartografie del silenzio, Crocetti 20202, e La guida nel labirinto, Crocetti 20212, premio per la traduzione dell’Università di Bologna) e Lorand Gaspar (Conoscenza della luce, Donzelli 2006). Per Raffaelli (2011) ha curato un’edizione dell’Anabasi di Saint-John Perse. In poesia ha pubblicato L’altra eternità (Edizioni del Laboratorio 1987), Eleusi marina (in “Terzo quaderno italiano” a cura di Franco Buffoni, Guerini e Associati 1992), dieci nell’uno (Eidos 2004, disegni e sculture di Mirta Carroli), lineamadre (Donzelli 2007, premio Anterem/Montano), Forme implicite (Allemandi 2011, gioielli e disegni di Mirta Carroli), Tutto questo (Puntoacapo editrice 2018, premio don Luigi Di Liegro 2020). Suoi testi sono tradotti in inglese, spagnolo, francese, tedesco, svedese e arabo. È comparsa in numerose riviste e antologie, tra le quali Sotto il cielo di Lampedusa. Annegati da respingimento (Rayuela 2014), Sotto il cielo di Lampedusa II. Nessun uomo è un’isola (Rayuela 2015), Officine della poesia/1. Bologna (Kurumuny 2018) e Lunario di desideri (a cura di V. Guarracino, Edizioni Di Felice 2019). È stata invitata al Festival di Mantova nel 2011 e nel 2022, al Festival dell’Autobiografia di Anghiari nel 2018, a Vola Alta Parola nel 2021, nonché in varie edizioni di PoesiaFestival, Pordenonelegge e Bologna in Lettere. Ha tenuto lezioni sulla scrittura delle donne all’interno del “Corso di Etica e Politica in prospettiva di genere” dell’Università di Bologna. Fa parte dell’Associazione Orlando e del collettivo di traduttrici WiT (Women in Translation), che ha prodotto Audre Lorde, D’Amore e di lotta (Le Lettere, ottobre 2018). www.marialuisavezzali.com
*
Nota di lettura
Il lockdown e il periodo successivo hanno sollecitato diverse tipologie di scrittura: saggi, narrativa o poesia, tutte modalità di testimonianza della percezione del pericolo, della costrizione oppure dell’isolamento o della fragilità. Nel riprendere la parola dopo il silenzio e la riflessione può emergere, come nel caso di Maria Luisa Vezzali, anche la “concentrazione sulla facoltà memoriale”, l’affiorare di luoghi e tempi fondamentali per la costruzione e lo sviluppo dell’identità. I testi presentati in questa occasione sono anticipazioni di un possibile “romanzo in versi”. Arricchiti dalla lucida e generosa nota di poetica, ci offrono le tracce di una memoria nata sì da “un ripiegamento sull’interiorità” ma che si è sviluppata “sulle faglie della scrittura” attraverso luoghi e contesti spaziotemporali. Anche nella scelta della disposizione grafica, nella sequenza a cascata del primo testo e nella versificazione delle poesie successive, articolate invece in distici.
Non sono in contraddizione o opposizione, le due modalità. La prima accentua con uno stile nominale gli elementi costitutivi degli eventi – si potrebbe dire la scena di una rappresentazione teatrale o un set cinematografico. La seconda articola quella struttura in fatti e riflessioni nello spazio degli otto versi. La superficie del testo viene animata anche emotivamente dall’uso del corsivo, nella funzione e con l’effetto di fare traspirare dagli ambienti e dalle loro descrizioni il pensiero del Soggetto, l’esperienza in prima persona di chi vive e nomina i luoghi e gli avvenimenti. Vediamo per esempio una finestra, una stanza, più case, un camino, una camera da letto. Gli spazi più prossimi alludono alla costruzione dell’identità. Si tratta di spazi radicati, nella memoria e nel territorio, ma attraversati da una corrente che li sposta, attraverso sguardi e gesti, attraverso traslochi e migrazioni. Scie, funi, il tuorlo “proiettato da anni a venire”, su quelle dinamiche anche sotterranee si sviluppano spunti di ispirazione: “L’impronta non passa con il passare/ dei traslochi, degli inquilini// migra il corpo attraverso le digressioni/ le periferie del linguaggio”. Anche le immagini appaiono liquide, come il poster di Jim Morrison nella camera da letto.
È il tempo stesso ad essere entità dinamica in sé – a volte ce ne rendiamo conto solo in un momento successivo. Al dinamismo si riferiscono anche i giorni, i discorsi, seppure “sfalsati”, nel vortice ascensionale interno al camino, l’elemento che collega interno ed esterno, basso e alto. La cenere non risulta solo come effetto di un disfacimento, ma anche metamorfosi di una sostanza originaria, “particole libere di cenere/ Tutto quello che nasce – pensa –/ perde calore”. Comunque, nella dialettica cosmica tra vita e distruzione, come nel tuorlo “proiettato da anni a venire”, è in atto una dinamica di (auto)rigenerazione. Con una spinta antica ma verso nuove forme e funzioni.
È interessante infine l’osservazione conclusiva della Nota dell’autrice rispetto al proprio lavoro poetico: “la laboriosa, obliqua ipotesi di un progetto” nel quale “l’accensione imprevedibile dell’ispirazione” non resti una estemporanea e velleitaria esaltazione, ma una energia iniziale che successivamente entri in dialogo con la costruzione dei testi e l’architettura dell’opera, i suoi aspetti tematici, linguistici e metrici. Anche qui in un processo di sviluppo dinamico di riflessione /comprensione che coinvolge sé e il mondo e che solo nel dialogo fra le sue componenti può legare poesia a etica e ricerca.
Luigi Cannillo
Grazie di cuore, Luigi, per la tua interpretazione. È davvero fondamentale il concetto di spostamento, sfasatura, in questi testi! E tutto risulta così chiaro letto da te…. molto più chiaro anche a me stessa 🙂
Mi fa piacere che le mie intuizioni siano accolte e condivise da te. La diffusione di inediti dovrebbe proprio avere la funzione di suscitare un riscontro, una lettura anche oltre le intenzioni originarie di scrittura. E prima che l’Opera sia conclusa e pubblicata. Con la nostra rubrica ci proponiamo appunto una sorta di incontro con autori e autrici attraverso loro scritture che siano ancora in una fase “progettuale”. Buona continuazione!
Bello, quando le nostre proposte e i nostri commenti ricevono onde di ritorno, in primo luogo da parte dell’Autore. Non tutti hanno chiara l’importanza di questa moltiplicazione di sensi, che va al di là dell’ovvia attesa di riscontro. Con questa rubrica, come puntualizza Luigi, continuiamo a cercare insieme all’attenzione per le ricerche e i laboratori in corso, questa moltiplicazione è vitale. Ma devo dire che con Vezzali non mi sorprende. Chi, come lei, vive la poesia come matericità e “cosa” (termine per me fondante, non solo di Milanocosa) che espande verso l’Altro la celebrazione appagata del solo colloquio intimo, ha costitutivamente il bisogno dell’interscambio. E’ una espansione credo più accesa e necessaria per una visione e prassi di poesia “in re”, rispetto a quella “ante rem”. I punti di partenza decidono anche i punti di arrivo.
È davvero vitale e da parte degli autori andrebbe cercata più spesso un’interazione mentre stanno scrivendo. Lo si faceva comunemente in altri anni. Adesso sono moltiplicate le letture pubbliche del testo fatto e finito, chiuso, applausi e basta. Grazie Adam del vostro lavoro
Il dover rimanere chiusi nelle case ha dato vita alla necessità di ripensarci e di alla direzione verso cui ci stiamo dirigendo.
Non è stato solo un momento estemporaneo e personale, ma a coinvolto tutti e tutti nel mondo.
L’attenzione qui si rivolge alle cose vicine oppure non vicine, ma guardate da una finestra, da un interno, con un accenno forse, al film “La finestra sul cortile”. Si scoprono cose che prima erano rese opache dall’abitudine? Così pare ad esempio per l’anta di un armadio che è sempre stata lì, ma merita ora uno sguardo piu attento. E come mai c’è ancora una così vecchia foto li?
Così queste quotidianità nutre il tempo della pausa, di nuove fondanti riflessioni.