Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Leopoldo Attolico
INEDITI 1986-2016
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Con un commento di Adam Vaccaro
Nota di poetica
La mia – tutta personale – deontologia è sempre stata volta a rispettare ad un tempo chi legge e l’oggetto del ricordo, quindi ad esperire una classicità intesa come chiarezza di significati. Nondimeno mi ha sempre intrigato moltissimo l’invenzione verbale sulla scrittura in accezione giocosa/ironica/autoironica e paradossale.
Credo che il disimpegno impegnato dei versi, nella sua valenza antimelodrammatica/antielegiaca, può costituire una delle possibili modalità per rappresentare, commestibilmente e senza ulteriori traumi, anche lo strutturatissimo male di vivere contemporaneo.
Leopoldo Attolico
Refluens
PASQUA ’93
Celebriamo la liturgia della Pasqua
come evento senza tempo
in cui nulla di nuovo accade
e tutto è memoria.
E misuriamo quanto in questi giorni
essa, la Pasqua, racconto fondante della
cultura occidentale, giaccia in noi, impensato.
Eppure è in esso l’idea del futuro che realizza
i desideri profondi: che la storia umana
può avere un senso, un fine e una fine
Gli uomini di chiesa hanno paura di pensare
e ripetono l’insignificante; gli uomini di cultura e
di scienza non credono al pensiero del destino;
al massimo lo sentono come un banale avvenimento,
come cronaca minore, di una Storia senza più volto
Eppure la Storia bussa con urgenza in questi giorni
con tanta più forza quanto meno siamo disposti ad ascoltarla.
Vi è un crocifisso che non risorgerà nella Pasqua del ’93;
il popolo di Bosnia
ANTAGONISTI MANCATI
(Gli orrendi anni ’80)
Alla mia generazione è sempre mancata
l’ambizione dei guastatori; di agire e sparire
col genio della guerriglia di Garibaldi
La mia generazione è stata interessata
a battersi le mani e a questuare voti
in una realtà banale e dispersiva
di apparizioni e umori salottieri,
di saldi di stagione fra dame e cicisbei
Gli sono mancate le palle
quelle che fanno voltare le spalle
al disvalore delle vane parole,
non solo per disaffezione
ma per amore
soltanto per amore
IO E LORO
In questa epoca di emotività a entropia crescente
il valore che dò alle parole mi ha insegnato
che hanno un profondo senso della vergogna
e soffrono se usate male
Quindi niente strip-tease intellettuale
o cuccia calda di sentimentalismo deamicisiano:
solo un silenzioso sfiorarsi di gomiti,
nel comune destino di riconoscerci inadeguati
ANTELUCANA
L’ironia nelle risate dei gabbiani sul Lungotevere
raggiunge il poeta rampante in attesa sotto casa
del critico famoso che porta a spasso il cane
alle cinque di mattina
Alle cinque di mattina
è facile assegnare all’intraprendenza
un decoro, una plusvalenza,
ma il solfeggio di gabbiani impertinenti
può rovinare la festa
LA GIOIA NEI COLORI
(In ricordo di Achille Serrao )
Ora che ormai
soltanto un’eco può sorprenderci
lasciandoci negli occhi i resti di un sorriso,
per contro
i tuoi colori sono il pane di una consuetudine,
di una relazione feconda e ineludibile
Quando la sua crosta scricchiola
con il suono più vicino all’amore,
risillaba le parole che lo fanno esistere
e le traduce in sensi e luoghi
in gioia inestinguibile
effusiva come una scolaresca di bambini in gita
UN ATTIMINO
Niente di che, è solo un attimino,
spettacolo verbale in cui è ormai smaltita
ogni residua forma di consenso e rifiuto.
È tutto passato in giudicato
Pensiamo un attimino
e custodiamolo come valore di riflusso,
riconoscendogli la perla della blandizia e
dell’impazienza, che il Tempo ascrive
all’attimo fuggente,
insopportabilmente lungo
LA POSTA (LA VITA?) IN GIOCO
Ah la posta
la posta è alta
la posta ce la giochiamo tutti
almeno una volta nella vita,
per tutti arriva prima o poi
di forno o di credenza
o di trepido fuoco
un mezzogiorno che incendia la vita,
ma il rien ne va plus, in ogni caso
non risolve mai la partita
ma rinvia, ogni volta
all’attesa un poco paranoica
di una prossima volta,
a un chissà come e quando
tormentato e tormentoso
nel suo orizzonte problematico e ansioso
da spleen democristiano senza capo né coda…
Perché è lei infatti, l’inveterata,
che continua a farci la posta,
lei, sempre lei, la posta,
perché in fondo non vi si rinuncia mai,
perché possiamo sempre rifarci
nel rigiocarcela con lo stesso fervore di speranza
che la mantiene in vita,
magari per rimetterci ancora
e ancora rilanciarla
e ancora consumarci in attesa che lei bontà sua…
Ma la posta non arriva mai.
E presto
sarà affidata
ai privati
Leopoldo Attolico vive ed opera a Roma, ove è nato il 5 Marzo 1946. I suoi titoli di poesia: Piccolo spacciatore, Il Ventaglio, 1987, raccolta antologica di versi giovanili premiata l’anno successivo con il Mecenate da una giuria presieduta da Giorgio Bassani; Il parolaio, Campanotto, 1994, con prefazione di Luigi Fontanella e una gouache di Ernesto Treccani; Scapricciatielle, El Bagatt, 1995, compendio di poesia performativa, con prefazione di Vito Riviello e due chine di Giacomo Porzano, premio Franco Matacotta; Calli amari, Edizioni di Negativo, Bologna-Roma, a c. di Roberto Roversi, 2000; Mix, Signum Edizioni d’Arte, 2001, con sette disegni di Ermes Meloni; Siamo alle solite, Fermenti, 2001, con prefazione di Giorgio Patrizi e due chine di Giuseppe Pedota; I colori dell’oro, Caramanica, 2004, con prefazione di Giuliano Manacorda; La cicoria, Ogopogo Edizioni d’Arte, 2004, con due chine di Cosimo Budetta; Mi (s)consenta, Signum Edizioni d’Arte, 2009, con sette opere di Ester Ciammetti; La realtà sofferta del comico, Aìsara, 2009, con prefazione di Giorgio Patrizi e post.ne di Gio Ferri. Numerose le sue letture nei Licei e nelle Università , e le presenze in festival e reading nazionali ed internazionali. Suoi testi ed interventi critico-teorici sono apparsi in antologie, repertori, quotidiani e nelle principali riviste letterarie. Una scelta della sua produzione è presente presso Chelsea, New York, 2004, nella traduzione di Emanuel di Pasquale. E’ stato tra i redattori di Poiesis e lo è attualmente di Capoverso. L’inedito Piccola preistoria, 1964-1967, è stato pubblicato in e-book dal blog La Recherche,www.larecherche.it, 2012.
Nota di lettura
La linea espressiva di Leopoldo Attolico è tesa tra i poli sintetizzati nella nota di poetica: esercizio (classico) di memoria e transitività di sensi e significati, cercando forme dell’ossimoro di disimpegno impegnato rispetto al “male di vivere contemporaneo”. Dunque, misura con Tempo ed Etica in un difficile disincanto, anche in questi testi inediti innervati negli ultimi tre decenni.
Incroci ironici e antielegiaci, scevri di jeu de mots gratuiti, come sassi necessari al passaggio sulle acque spesso torbide, agitate e drammatiche del presente. In cui il Soggetto Scrivente non si chiama fuori (non può, se la scrittura si fa taglio interno/esterno dell’esistenza), infilzandosi anzi con spietata lucidità tra i colpevoli di tali mali. Vedi “Antagonisti mancati”, con il graffio beffardo rivolto a una intera generazione, che non ha saputo rispettare e rispettarsi dando valore alle parole, rincorrendo “umori salottieri” e cerchi ombelicali. È una scrittura, dunque, di misura sociale “In questa epoca di…entropia crescente”, “nel comune destino di riconoscerci inadeguati”. Impietose accuse e autoaccuse, che non sempre è possibile vestire di ironia e autoironia, per cui gli accenti diventano sarcastici o di secca denuncia. In “PASQUA ‘93”, ad esempio, nella sequenza calma e insieme martellante dei ritmi, prevale il tema tragico di un popolo (di Bosnia) crocifisso. Metafora, ahimè, di decine di altri popoli martoriati da guerre, fame e altre forme di violenza, esportate da questa o quella potenza dell’Occidente.
Ma lo spirito romano ricompare per lampi di disincanto, che squarciano la cappa tendente al nero con “L’ironia nelle risate dei gabbiani sul Lungotevere”; o nell’amore che ritrova spazi e segni nella bella poesia dedicata ad Achille Serrao: bisogna continuare a dare vita al sogno di trasmettere “gioia inestinguibile/ effusiva come una scolaresca di bambini in gita”, tra colori e rumori di carretti maledetti e faticosi. L’ironia sa anche riemergere – “Pensiamo un attimino/ …/ all’attimo fuggente,// insopportabilmente lungo” – irridendo e rovesciando il senso vezzoso di certi tic verbali del cicaleccio mediatico. Un’ironia che trova fuochi verbali d’artificio vivificanti, come nel testo finale, in cui i vari significati della parola “Posta” giocano ma a tutto vantaggio di un’apertura di pensiero critico, che sta al fondo di questa scrittura: “Ah la posta/ la posta è alta…/ per tutti arriva prima o poi/ …un mezzogiorno che incendia la vita” (bellissimo verso), “l’inveterata,/ che continua a farci la posta,/ … // Ma la posta non arriva mai./ E presto/ sarà affidata/ ai privati”.
Adam Vaccaro
“…voltare le spalle/ al disvalore delle vane parole, / non solo per disaffezione / ma per amore /
soltanto per amore
La stessa genesi, speculare, capovolta, che porta, davanti ai testi di Leopoldo Attolico a porsi di fronte, a incunearsi negli scarti, mai prevedibili. Ecco, a questo, soprattutto, portano questi inediti (e quasi tutto ciò che ho letto di Attolico). Un procedere, di forma e di senso, sempre teso e attrattivo, acutissimo.
Grato , sentitamente !
Un pensiero cordiale
leopoldo –