Anticipazioni – Gabriella Galzio

Pubblicato il 15 gennaio 2017 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni

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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

*****

Gabriella Galzio

Dall’inedito “Il Velo e la Veste, breviario delle stagioni”, anticipazione della sezione “Flora e la bufera”

Con un commento di Luigi Cannillo

***

Questo breviario di poesia è un libro in versi delle stagioni.

Sempre dimorando nello stesso luogo, questo breviario è stato scritto in un tempo ciclico, circolare, nell’arco di sette anni, ogni anno, a ogni stagione, ritornando su sé,approfondendone la visione, la contemplazione.

Gabriella Galzio

Così il nobile vive con la grande moltitudine:  egli vela il suo splendore e rimane pur chiaro.

(Da I Ching. Il libro dei mutamenti)

Anche se annunciano bufera

noi celebriamo la dea Flora!

***

Oggi il mondo appare franto

ed io, franta con lui

tuoni in lontananza

approssimano la turbolenza

e noi, sospesi, inquieti, guadiamo questo transito

che è più di un’epoca, più di una stagione

solo ieri era la festa

in un tripudio di luce

un grido di poiana inaccessibile

un volo una vertigine

ora è un metallico bagliore

metallico e sinistro avvento di una mutazione

il futuro che mi chiama

è il restauro della terra

rimarginare crepe, muri, ghirlande

a impreziosire i muri, l’opera grande

nella grande moltitudine,

assidua, invisibile

***

Fuori è tempesta

bello l’ascolto nell’affondo cosmico

stando al riparo della casa…

ma dentro cerco

di mettere a tacere

i rumori della città, i “rumours”

i rimorsi, le occasioni mancate, i brevi idilli

il fatto è

che la città

non mi conquista più

non più completamente, ma mi agita

mi lascia concitata, di nuovo mi deporta

da questa quiete cosmica o sonora

ventosa turbolenza, questa parte di me

che sbatte come una porta, battente

sull’altra, affrancata da inquietudini

un rombo, la campagna, nell’urbana moltitudine

sbandata, disgregata, vince chi aggrega

chi riunisce, chi relige, prega

civiltà che frana

non ci resta che la fede animale

all’erta, selvatica, indomata

***

Ero

un’immobilità di sassi

un saettìo di pitoni

una pitonessa

e tu ad altissimo

dispendio energetico

un articolo di lusso!

due figure che s’inarcano

un balenìo di staffili

fuoco e fiamme!

arcaico furore

prima di abbattersi

deflagrare

***

ancora sono qua

raccatto pezzi, m’approvvigiono

di quelle poche risorse

acqua fame freschezza

passo la sete alla notte

mi anniento di amarezza

non suscito pena

eppure sono qua

animale dolente

non si sa come

***

Che ne è stato di me?

Di quella lama affilata?

Di quell’acquea sorgente da niente risparmiata

da tutto penetrata?

Lasciarmi ancora andare all’oro del fluire, dello scorrere

al fiume di lava incandescente…rinascere spiumata fiera ardente

scattante curva della schiena, vibrante che non esita

a rientrare in scena…

tu ricordami così, così dimenticami

***

Si rianima il giardino

al grido della poiana

e in quell’acuto è vivo

vivo ed altissimo

spirito libero

Nota biobibliografica

Gabriella Galzio, poeta, vive tra l’Oltrepo Pavese e Milano. Libri di poesia. Ha pubblicato Fondali, La buia preghiera (Campanotto), Sofia che genera il mondo (I Quaderni del Battello ebbro), Apocalissi fredda (Agorà), Ishtar dagli occhi colmi (Moretti & Vitali) finalista al premio “Sibilla Aleramo”, e La discesa alle Madri (Arcipelago).Ha fondato e diretto “Fare anima. Semestrale di poesia, poetica e cultura”(ediz. Studio d’Autore). Ha partecipato a programmi RAI sulla poesia (“L’altra edicola”, “Festival di Sanremo della poesia”) ed è presente in antologie. È stata tradotta negli USA per il Festival – e l’omonima antologia poetica – “Le acque di Hermes” (Università di Charleston), e in Germania (poesie e intervento poetologico per la rivista “Matrix”) . Ha curato l’antologia poetica “Gli Argonauti. Eretici della poesia per il XXI secolo” (Archivi del ‘900). Traduzione e curatela. Ha curato guida alla lettura e selezione dei testi del Divano occidentale-orientale di J. W. Goethe (Fabbri-Rizzoli), ha curato e tradotto poesie di Sarah Kirsch (Testuale e Poesia). Per La poesia del mondo (Guanda), ha tradotto Hafez e altri poeti persiani e turchi. Insieme a Danilo Bramati, ha curato e tradotto l’antologia poetica Shakespeare in amore (Salani).

***

Nota di Lettura

I versi iniziali – con il riferimento alla dea Flora – e il testo conclusivo incastonano le poesie in un percorso che tende verso una nuova vita, una forma di rigenerazione, di “rimarginazione”. Una nuova fioritura, e possibili frutti nel giardino, sul quale risuona alto e vitale il richiamo della poiana.

Ma quanto e quale cammino, per arrivare a intravedere la luce della primavera. “Annunciano bufera” è proprio il primo verso, e i lembi della ferita sono la raffigurazione di un mondo franto, di una persistente turbolenza. In questo transito a essere rimarginati devono essere i lembi di un “prima” e di un “ora”, la festa e la mutazione, tra un soggetto e una moltitudine, un esterno e un interno, tra i quali oscillano le prime poesie. E, ancora, tra l’isolamento consentito dalla campagna e “l’urbana moltitudine […] disgregata”.

“Non ci resta che la fede animale”, la cui energia serpeggia nella seconda parte degli inediti di Gabriella Galzio: testi dinamici nei quali la meditazione lascia il posto a immagini di efficace matericità e sintesi plastica, in versi brevi e definitivi insieme ad altri più estesi e incalzanti, fino al compimento del transito, della metamorfosi consentita da un guado accidentato, attraverso un tormentato passaggio nel tempo, nella forte simmetrica chiusa: “Tu ricordami così, così dimenticami”.

Luigi Cannillo

2 comments

  1. beppe mariano ha detto:

    “il futuro che mi chiama
    è il restauro della terra
    rimarginare crepe, muri, ghirlande
    a impreziosire i muri, l’opera grande
    nella grande moltitudine,
    assidua, invisibile”

    Grazie Gabriella per la bellissima sequenza lirica e in particolare per la succitata metafora del fare poesia.

  2. vera santoro ha detto:

    Gabriella sei tu? Ti ricordi di me? Sono Vera Santoro. è una vita che ti sto cercando, mi sono rivolta anche a tuo fratello, ma mi ha detto che non sapeva darmi tue notizie.
    Se la cosa ti può fare piacere contattami.
    Un abbraccio amica mia sempre carissima, Non ti ho mai dimanticata. Hai avuto, sempre nel mio cuore, un posticino dove hai vissuto con me in tutti questi anni.

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