Anticipazioni – Franco Buffoni

Pubblicato il 1 ottobre 2016 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni

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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Franco Buffoni

Inediti: Dall’odore che hanno le reti da pesca; Questa pioggia svizzera; Di quando ci incrociammo nel 2001; Moderni boscaioli; Incidente sul lavoro.

Con un commento di Luigi Cannillo

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La mia genealogia “tematica” è più appenninica che lombarda, o meglio, è giuliano-friulana con Saba e il primo Pasolini, poi bolognese, quindi passa per la Perugia di Penna per giungere alla Roma di Bertolucci. Mi è lecito schematizzare in questo modo: Saba-Pasolini-Penna-Bertolucci vs Sereni-Erba-Risi-Giudici-Raboni? Forse sì. Ma tentando una conciliazione, grazie alla definizione di poetica che proprio il codificatore di Linea lombarda, Luciano Anceschi, ci ha lasciato: “La riflessione che gli artisti e i poeti compiono sul proprio fare, indicandone i sistemi tecnici e le norme operative, le moralità e gli ideali” è la poetica. Ecco allora che, se le mie moralità e i miei ideali si trovano maggiormente a proprio agio nella linea appenninica, i miei sistemi tecnici e le mie norme operative – la mia officina, insomma – rimane saldamente legata a “quella faccenda di laghi e di discorsi in un gran parco verdissimo” che è la poesia in re, prosciugata e scabra, dei miei maestri lombardi, Sereni in primis. Non a caso, forse, anche geograficamente, oggi io sono un lombardo che vive a Roma.

Franco Buffoni

Dall’odore che hanno le reti da pesca

Dall’odore che hanno le reti da pesca

Umide nella sabbia di Vernazza

Dal sapore d’arance in Inghilterra

Al mattino terrazzo

Dal colore del cielo negli ultimi

Giorni d’agosto a Cadenabbia

Dal rumore dell’acqua alla cascata

Sul Passo della Rossa,

Di anno in anno cose d’estate

Passate in giudicato e ritrovate

Io so

Che quando sarà l’ultima volta

Quando davvero non ne avrò più voglia

L’ultima volta sarà già passata.

*

Questa pioggia svizzera

Sarà forse l’odore di questa pioggia svizzera

Discesa tutta insieme all’improvviso,

Ma il vero punto non è riuscire a non pensarci

E tanto meno inventarsi nuove forme

Di vita per il dopo, ma sin dall’inizio

Educarsi a concepire

La vita con la morte,

In inscindibile unità. Per l’evidente buon motivo

Che se inevitabile è la morte

Altrettanto non può dirsi

Del concepimento. Da qui il mio bisogno

Di sommo disaccordo

Con chi questa vita ritiene non sia

La nostra unica chance.

*

Di quando ci incrociammo nel 2001

Di quando ci incrociammo nel 2001.

Ti offrii anche un caffè

All’oncologico di via Ripamonti,

Sussurrasti: ripasso

Con tatto

E l’accento straniero,

La mano sinistra della tua costanza

Che ribadiva non sarà nulla

Un cambio di indirizzo

Tutto sostanzialmente come prima

Una voltura.

*

Moderni boscaioli

Oppure procedere come moderni boscaioli

Che più non schiantano a terra alberi interi

Ma li accorciano

Sezione per sezione

Chiavando con la spada tronchi monchi,

La cruna d’un ago da cucito

Infilando

Col ditale d’argento avvolto all’indice.

Il dito si fa sughero e corteccia,

Muove passi e nel bosco sezionato

Lascia correre vegani salutisti.

*

Incidente sul lavoro

Un urlo come un tonfo ero al computer

Mi affacciai, tacque di colpo lo stridere di fresa,

Trambusto e poi frastuono d’ambulanza.

La vita non ha prezzo ma un esperto

Sa comunque valutarne le parti,

Di solito al primo accertamento

Quantificando le capacità lavorative,

Poi grazie ad apposite tabelle

Calcolando persino il danno morale

La pecunia doloris, per l’appunto, Vito

Il tuo braccio.

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Notizia Biobibliografica

FRANCO BUFFONI ha pubblicato Suora carmelitana (Guanda 1997), Il profilo del Rosa (Mondadori 2000), Guerra (Mondadori 2005), Noi e loro (Donzelli 2008), Roma (Guanda 2009), Jucci (Mondadori 2014), Avrei fatto la fine di Turing (Donzelli 2015). L’Oscar Poesie 1975-2012 (Mondadori 2012) raccoglie la sua opera poetica. Dirige il semestrale Testo a fronte. È autore dei pamphlet Più luce, padre (Sossella, 2006) e Laico Alfabeto (Transeuropa 2010) e dei romanzi Zamel (Marcos y Marcos 2009), Il servo di Byron (Fazi 2012), La casa di via Palestro (Marcos y Marcos 2014), Il racconto dello sguardo acceso (Marcos y Marcos 2016). [www.francobuffoni.it]

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Nota di lettura

Per “il lombardo che vive a Roma” i luoghi della propria origine sono ben più che evocativi; sono maestri di vita e di morte. La percezione però travalica i confini, in queste poesie si estende a Vernazza, alla Svizzera, all’Inghilterra,  ricreando una geografia che riconfigura territori e frontiere secondo nuove coordinate: “Educarsi a concepire / la vita e la morte / in inscindibile unità […]”. Odori, colori e sapori si fanno percepire e godere da sempre e per sempre, in quella unità.

È la vita come “unica chance” a illuminare anche il male, i “cambi di indirizzo” finali, o a rendere quasi coreografia il procedere dei boscaioli che, recidendo gli alberi, spianano la strada non solo ai runner salutisti che attraversano il bosco ma alla stessa circolarità per la quale convivono e si alternano il taglio e la vita. Quella stessa vita, vissuta e valorizzata fino in fondo in quanto unica, nella quale perfino l’amputazione causata da un incidente sul lavoro viene cinicamente quantificata e monetizzata.

È la “linea appennica” di Franco Buffoni a conciliare nelle tematiche le idealità: gli elementi  naturali nello svolgersi del loro ciclo vitale. Anche questa linea travalica i confini e si intreccia all’esperienza dei maestri lombardi: nel tono sobrio e senza retorica, nell’andamento lineare, negli scorci di narratività, nella modalità di scansione espressiva dei versi, nelle chiuse definitive. E, per la breve esistenza/eternità di ogni poesia, nella capacità di modellare versi anche proprio recidendo, sezionando, spianando, e lasciando così che si compia il respiro.

Luigi Cannillo

2 comments

  1. adam ha detto:

    Chi conosce un po’ le mie ricerche intorno al fare poesia, sa che condivido in toto la “nota” di Franco Buffoni, e in particolare la tensione a una “poesia in re”, lucidamente elaborata da Luciano Anceschi. Alla quale credo sia problematico addebitare contrapposizioni quali Saba-Pasolini-Penna-Bertolucci vs Sereni-Erba-Risi-Giudici-Raboni, richiamate anche da Buffoni, ma con intelligente interrogativo e dubitativo. La poesia in re non è una formuletta, è una sfida (per me) tra le più difficili della scrittura poetica, che non basta a definire una poetica. A mio parere è però la linea espressiva (di richiamo dantesco) preferibile e necessaria, ma certo non sufficiente per una poesia di qualità. Per questa intervengono mille altri fattori e concause che riguardano le lingue coinvolte in un testo. Con questi versi inediti Buffoni incorpora tale tensione, che coinvolge e fa sentire il bisogno forte di chi scrive di essere presente e misurarsi con la complessità della vita, al fine di restituire il graffio sulla pietra del vissuto condiviso.

  2. Laura Cantelmo ha detto:

    La vita e la morte, attraverso metafore silvane e tragedie sul lavoro, sulla fragilità del corpo colpito dal male (o forse no), sulla nostra voglia di vivere, nonostante.
    Un modo per affrontare Eros e Thanatos che sfugge al piagnisteo, con versi forti e trasparenti nella loro eloquenza.
    Grazie Gigi, grazie Adam per le vostre riflessioni che arricchiscono la nota scritta dal poeta stesso. Ma soprattutto grazie a Franco Buffoni per questa trasparenza, pur nella profondità dell’assunto.

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