Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Antonella Bukovaz
Inediti
Con nota di lettura di Laura Cantelmo
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Nota di poetica
Il mio è verso libero, e lungo. Narro, come fosse una storia, gesti e vicende e cose. La poesia breve solitamente la tengo per me. Mi serve per restare tra parole che incespicano, riluttanti al ritmo, notturne e inutili. Le rileggo spesso e sempre le boccio e mai le cancello. Ma ora vivo un tempo stranito, non sento i confini, io, donna cresciuta qui, con Caporetto alle spalle. Le coordinate geografiche e politiche saltano continuamente sotto questo immutabile cielo.
Antonella Bukovaz
domenica 2 dicembre 2018, cielo luminoso e stabile
a volte il giorno è solo un’attesa e del tempo
ha bisogno la foglia lucida d’orchidea
preferirebbe piuttosto che sogno essere nulla
lasciare all’infinito fermo il germoglio
che scriva piano il nome del giorno
*
domenica 13 ottobre 2019, cielo macchiato di cielo
quando non basta ubriacarsi
e nemmeno tenere fermo il pensare
è buio e stridor di denti
perché tutto trema e trema
trema la superficie e lo scorrere
e il blaterare e il dlin del cellulare
non c’è straordinario
e tutto il normale è arrivare al mattino
serotonina e sauvignon
biscottino, caffettino
e andare
*
mercoledì 20 novembre 2019, cielo invisibile
nella dipendenza entra di buon’ora
un pensiero a lei contrario e inghiotte
la colazione: brioches con uvetta e latte di riso
asfalto di foglie macere dal balcone
e l’idea che siano di passaggio
con i miei occhi le ho viste
le fibre lacere, l’attesa marcia
e poi via si scende e si sale
e qualcosa cade e ancora accade
e si sfanga il giorno e parte del pomeriggio
rientra poi cigolando
è un attimo versarsela
per accogliere la chiusura, l’arsura
e il contrario svanisce, e lei impera
gioiosa ariosa sinuosa maestosa
lei serale osa contrapporsi di peso
al limpido mattino
*
mercoledì 27 novembre 2019, il cielo credo ci sia ancora
che qualcuno mi parli!
una voce, per addormentarmi e dormire
una notte intera dormire
senza mattino che aspetti
e al risveglio avere ancora le parole
addosso come un sacco amniotico
uscire! riconoscermi!
*
giovedì 5 dicembre 2019, cielo celeste madonna
l’astratto del pensiero
è insopportabile come sabbia
tra le dita dei piedi
e mi fa sorridere la linea dei gelsi
che prevede ordine tra le zolle dei campi
nel fondo di ciò che pensi
s’intesora la vecchiezza del concreto
l’estro del mondo che vuole la prova
*
giovedì 19 dicembre 2019, cielo immaginario
imprecise, diventano ideali
nella costruzione delle idee
nella conta dei morti
nel generare poeti
e se ne fottono del dire, fare, pensare
sono maree
le utopie
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Notizia Biobiblio
Antonella Bukovaz è originaria di Topolò-Topolove, borgo sul confine italo-sloveno. La prima pubblicazione è Tatuaggi (Lietocolle, 2006) seguito da al Limite (Le Lettere, 2011) con dvd, in collaborazione con il video maker Paolo Comuzzi e con il musicista Antonio Della Marina, seguono 3X3 parole per il teatro_3X3 besede za teater (ZTT-EST 2016) e Compagnevole animale (B#S edizioni, 2022), e casadolcecasa/domljubidom (Miraggi Edizioni, 2022).
Sempre con E.S. Croce ha realizzato la video-lettura di Viaggio in Armenia di Osip Mandel’stam su progetto dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. Con il musicista e artista sonoro Claudio P. Parrino ha realizzato l’audio installazione La stazione di Zima tratta dal poema di Evgenij A. Evtušenko e Per un teatro clandestino, dedicato a T. Kantor di Antonio Neiwiller. Insegna nella scuola bilingue di San Pietro al Natisone- Špeter (Ud).
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Nota di lettura
Voglio iniziare in modo irrituale questa mia riflessione sugli inediti di Antonella Bukovaz citando un passaggio della nota di poetica di questa Autrice italo slovena: “Ma ora vivo un tempo stranito, non sento i confini, io donna cresciuta qui, con Caporetto alle spalle. Le coordinate geografiche e politiche saltano continuamente sotto questo immobile cielo.”
Non è un caso che la stessa Poeta riferisca della propria inquietudine di abitante di un luogo emblematico della nostra storia, carico di contraddizioni sui valori identitari derivanti dalla cosiddetta Grande Guerra, sugli interrogativi legati alle radici e all’appartenenza.
Possiamo immaginare che proprio di lì abbia origine il suo smarrimento, nel tempo in cui le identità sono oggetto di contesa, la cui importanza viene ora sottolineata come imprescindibile, ora definita retaggio di un passato ormai superato sotto l’incommensurabile “cielo” comune a tutti noi e che pesantemente ci sovrasta, ambigua metafora di un mondo che si scontra sempre più spesso in nome di finti valori e loschi interessi economici e di dominio.
Sarà dunque il suo disagio di presunta apolide da attribuire a quel trovarsi a cavallo tra due stati, tra due culture, ma soprattutto alla condizione immutabile del “cielo” che si estende indiscriminatamente e in modo straniante sull’intero mondo.
I testi brevi, dall’andamento prosastico richiamano ogni volta nei titoli la condizione di quel “cielo” comune e al contempo estraneo, che incombe su di lei. Un’inquietudine condivisa da molti, forse da troppi, ormai, sia vecchi che giovani.
Un malessere esistenziale che turba il sonno, che alimenta nevrosi e dipendenze di vario genere, facendo saltare e annientando utopie ormai vanificate da una schiacciante impossibilità di sognare, a tal punto che il giorno non è percepito come normale vissuto, ma come tempo da “sfangare”, eloquente definizione della fatica e della pena del vivere. Pertanto “non basta ubriacarsi”, poiché “è buio e stridor di denti/ perché tutto trema e trema” e la solitudine diventa desiderio di una parola rassicurante, materna e amorosa, affinché la notte consenta il sonno e il mattino riporti le parole in cui riconoscersi e quell’ordine nei pensieri che renderebbe più umana e agevole l’esistenza. Ordine che tuttora conserva in modo anacronistico e quasi sorprendente i campi e le coltivazioni delimitate dalla geometrica precisione dei filari di gelsi, eredità di un passato sempre più lontano.
Il breve diario che scorre in queste prose poetiche, della poesia accentua la ricerca della parola intensa, della metafora e del neologismo che irradia significati, con cui comunica il senso di alienazione causato da una crisi culturale e antropologica. È una sequenza ricca di sensi di questa Autrice dalla vita non banale, fitta di momenti creativi, di relazioni e frequentazioni umane e culturali di notevole spessore.
Laura Cantelmo
grazie Laura, e grazie a tutto lo staff di Milanocosa, per aver accolto con così tanta cura questi testi brevi, che alla mia definizione “dolenti” un’amica mi ha risposto: “perchè dolenti? fanno respirare!”. Laura cara, la tua nota di lettura ha fatto respirare me e ha dato al mio respiro una maggiore ampiezza.