Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Anna Spissu
Poesie incivili – Inediti
Con nota di lettura di Laura Cantelmo
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Nota di poetica
Ho sempre pensato alla poesia come a una porta che permette di attraversare il reale e di raggiungere una dimensione più profonda della vita, sia che si tratti di guardare il mondo circostante sia che si tratti del nostro mondo interiore. In questo senso ritengo che la poesia sia “profetica”, (qualità che appartiene alla sacralità) perché permette di comprendere sentimenti e avvenimenti che la ragione spesso allontana. Il mio percorso poetico privilegia l’esplorazione dei sentimenti con uno sguardo particolare al mondo femminile ma non è esente dal sentire civile in senso ampio del mondo che ci circonda.
Anna Spissu
Un giorno i pesci racconteranno
Nella loro lingua muta
un giorno i pesci racconteranno
di averli sentiti gridare.
Diranno di averli mangiati
per compassione
perché nemmeno da morti
fossero più della razza umana.
Lo racconteranno al dio del mare
che governa un regno senza confini,
il dio del mare lo griderà al dio del cielo
che governa le nuvole
ed è la dimora degli uccelli.
Il dio del cielo parlerà al dio della terra
e gli chiederà conto
degli umani morti per guerra
naufragio,fame e indifferenza.
Il dio della terra parlerà ai pochi
che saranno rimasti,
chiederà conto
della sua generosa vastità,
dei monti, delle pianure,
delle coste, delle colline
e dei deserti.
Chiederà quanto serviva per vivere
senza tutti quei morti.
*
Corpi di donne
A volte penso
che esista davvero:
un sottomondo che ogni sera
cronaca la sua violenza
nella mezz’ora del telegiornale
come il catalogo dell’inferno,
il resoconto quotidiano del male
scritto col sangue sacro
di chi patisce la morte
la paura e la violenza.
Ultimamente il sottomondo
sputa con fragore
corpi di donne e ragazze
pietre, coltelli, spari,
mani sulla bocca
non ti muovere
ti ucciderò
ti farò tutto il male
che posso e finché posso.
Sputa così forte
che si ha paura,
davvero paura
che un giorno o l’altro
sfondi la porta di casa nostra
o ci raggiunga per strada,
sull’autobus o in qualunque posto
che frequentiamo
senza neppure il tempo
di chiedere perché,
di dire che noi,
nella vita, cercavamo
di essere umani.
*
Se viene un nemico
Se viene un nemico
fai quel che conviene fare
per prima cosa con i nemici:
cerca un accordo, una composizione.
Se non ci riesci
devi pensare a difenderti
a volte sei costretto a combattere
e determinato a vincere.
In quest’ ultimo caso
senti il peso, la forza e la necessità
di procurarti un’armatura
contro i colpi che arrivano:
il male fa male
ferisce di sangue rosso
perfino senza tagli.
Comunque vadano le cose
lentamente diventi parte dell’arma
e dell’armatura.
La guerra è il nemico che ti ha vinto.
*
L’inganno
Arriva qualcuno
e promette quel sogno
che volevamo
a costo della vita.
Avevamo sete
e abbiamo bevuto,
fame e abbiamo divorato.
Lamentiamoci con la sete,
con la fame insistente
perché molto
dipendeva dal vuoto,
dal vortice della bufera.
*
Le molte sere
Si è lavato con cura le mani, più volte:
ci vogliono mani pulite per passare la soglia
colore del sangue,
candore per essere uno strumento.
Lui può passare da una fessura, ma loro sono tanti,
ha davanti una notte intera per spalancare le porte.
In più non li conosce neppure, non sa il loro nome.
Ha messo a letto i bambini,
baciato sua moglie
e ringraziato il cielo.
C’è voluta fatica e fortuna
per avere tanta felicità.
Ha imbrogliato nei conti,
ha rovinato più d’uno con un tratto di penna,
ma la vita è così,la sua scelta era vincere,
avere successo.
Non conta niente, fa un lavoro stupido
pulisce e basta, mastica chewingum
per dimenticare.
Ha chiuso la porta del ripostiglio.
Ha aspettato lei, era una sera celeste
sognava un figlio da quella notte tiepida,
ricamava tenerezza e parole
da regalare.
Viaggiavano insieme, la spalla contro la spalla
e le mani aggrappate a un bastone di speranza.
Il vagone della metropolitana era una casa d’aria.
Ma tutto questo era prima, prima dell’urto, della polvere, del fuoco,
della morte a groviglio e dell’odore dei cadaveri.
Se ci fosse un giornale dall’aldilà,
si saprebbe con certezza che all’orrore,
nessun dio aveva partecipato.
*
La rabbia
Cieca
prepotente
inutile
dannosa
cattiva
stupida
ignorante
malvoluta da tutti
contraria alla ragione
al cuore, alla bellezza
all’universo e alla vita
eppure quando arriva
siamo deboli e indifesi
e le diciamo di sì
così lei entra dalle minuscole fessure
di quelle due lettere,
dilaga come le bufere dell’inverno
e ci lascia alberi sconquassati
dal troppo vento e dalla pioggia incessante.
*
Il male
Sono una persona buona,
questo dicono gli altri di me
e io stessa lo credo.
Tuttavia ieri ho telefonato
a una persona
con l’intento preciso
di farla soffrire.
Volevo che il dolore
di cui mi ha lasciato padrona
come la regina di un regno
fosse anche suo, che patisse,
gli andasse di traverso la cena,
si frantumasse il sonno
e si annerissero a lungo i sogni
per il dolore causato
a chi avrebbe dovuto proteggere.
Volevo e l’ho fatto.
Le lettere del mio nome
sono bruciate una a una
cadendo nel buio,
le fiamme erano alte.
Forse così è il male:
un grande fuoco
che si spegne nell’oscurità
e perde il suo nome.
*
Bibliografia
Poesia: Il rumore del tuono (Manni ed. ); L’Amore imperfettibile (Gammarò ed.), Milonghe del Nord (Gammarò ed.), La vita trasparente (E-book Amazon), Parole per un addio (e- book Amazon), Lettere da Atlantide (Caosfera ed), Diario di una donna risorta (CTL editore). Narrativa: Il pirata e il Condottiero (Corbaccio ed/ Liberodiscrivere ed.), Lowelly il Mago (Betelgeuse ed).
*
Nota di lettura
La poesia di Anna Spissu si muove all’interno dei sentimenti, dei buoni sentimenti, con lo spiccato desiderio di lottare contro il male, che sotto varie forme si incontra nei giorni della vita di tutti, devastandola. Devastazione che a volte colpisce la stessa Autrice, essendo il male insito nella natura umana, in agguato dietro le nostre azioni che ne vengono macchiate inesorabilmente (“La rabbia”).
Il male investe principalmente la sfera pubblica ed è visto da un’ottica femminile come violenza gratuita contro gli innocenti, contro il corpo della donna. Nel “catalogo dell’inferno” l’Autrice addita l’informazione che ogni giorno sguazza nella palude dell’odio, dando voce alla sconfinata violenza di una disumanità minacciosa, contro cui è difficile trovare alcuno scudo di difesa.
Un catalogo del male e dell’inganno (“L’inganno”), specchio di un sentimento diffuso, in questo tempo crudele di guerre e pandemie, che negli animi feriti scava una sfiducia sempre più cupa sulla salvezza dell’umanità, della sua “anima” come apertura e disponibilità all’incontro con l’Altro. Una diffidenza crescente nella redenzione, nelle possibilità di luce, di pietà che pare incisa a futura memoria sopra una lapide – ”lentamente diventi parte dell’arma/ e dell’armatura./ La guerra è il nemico che ti ha vinto.// ”(“Se viene un nemico”). Laddove, in una esplicita confessione, riconosciamo anche in noi stessi il predominio del male (“Il male”), l’impossibilità della redenzione nasce dal vuoto che noi, cieche prede di una inesauribile fame di vita, ci portiamo dentro. È proprio l’illusione di colmare quel vuoto che ci ha disarmati di fronte all’inganno che qualcuno ci ha teso (“L’inganno“).
Lo sguardo dell’Autrice si immerge poi nel fondo marino, cimitero infinito dove i pesci, muti testimoni della tragedia dei migranti, mangiando per pietà i corpi dei naufraghi cercano di cancellare in loro l’onta di ogni traccia di appartenenza alla razza umana. Scena truce, da cui si eleva un appello alla giustizia agli dei del mare, del cielo e della terra, urlato in un linguaggio scarno eppure intenso, di profonda partecipazione.
Anna Spissu si esprime in un linguaggio semplice e incisivo. In un racconto (“Le molte sere”) senza rima e con pochi artifici retorici, scevro da belle immagini e proprio per questo efficace nella severa denuncia della “banalità del male”, il tono serio e rattenuto lascia filtrare la disperazione. Una prosa poetica che poco concede alla fantasia, concentrata sui valori dispersi da un’umanità arida e indegna del proprio nome. Una forma di testimonianza, potremmo dire. Poesia dei sentimenti con ricerca di transitività e condivisione.
Laura Cantelmo
Grazie molte a Milanocosa e Laura Cantelmo per il suo sguardo sapiente sulla mia poesia. Sono grata e onorata!
La Spissu riesce a compiere mirabilmente una difficile impresa:fare poesia di denuncia con un linguaggio semplice,
senza mai cadere nella retorica.
Ho apprezzato molto le sue composizioni.
Grazie mille per l’apprezzamento, Anna.