Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Anna Maria Farabbi
Testi e testimonianze dell’amore civile: nella Grande Guerra e in una comunità terapeutica.
Con un commento di Luigi Cannillo
La prima poesia dell’amore civile: mi riferisco alla tregua spontanea accaduta nella Grande Guerra, durante la vigilia di Natale: i soldati dei due schieramenti hanno disubbidito, cantando insieme e incontrandosi. Cito Aldo Capitini e Louise Michel.
Le altre poesie si riferiscono all’esperienza che sto vivendo nella comunità terapeutica psichiatrica a doppia diagnosi, Asad, di Torre Certalda in provincia di Perugia.
I testi sono stati pubblicati nell’opera Dentro la 0, Kammer edizioni, Bologna, 2016
Anna Maria Farabbi
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la quinta poesia dell’amore civile
il mio canto d’amore appartiene alla poesia civile
perché con la mia lingua suono
malgrado tutto il profondo desiderio del tu
gli amanti disubbidiscono alla banalità delle armi
sono disertori che spalancano le trincee del fronte
cantando con il nemico alla vigilia di natale
scelgono non l’esercito ma il servizio civile
nella nonviolenza di aldo
arano la città praticando la passione tensiva della parola
seminando la democrazia dal basso
sono quelli che rimboccano il corpo fradicio
dei clandestini scaraventati dal mare
nell’inferno dell’infermeria da campo
riconoscimi intera amore sono l’amante che ti viene
alle labbra l’anna
che si spoglia davanti al falò della tua notte
mentre di giorno sradica le barricate
cantando con louise e le altre
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uno. la poesia biologica nel manicomioarca
non è un eremo né una tana di montagna
ma è anche un eremo e una tana di montagna è
un manicomioarca sorto dalla roccia del mio appennino
tra cinghiali e lupi che vogliono sfondare la porta
aquile reali in picchiata come fulmini volatili
in cerca di cibo e io
io non sono una viandante né una pastora né una contadina di montagna
ma sono anche una viandante una pastora una contadina di montagna una
che con le mani raccoglie il mare e lo porta
ai matti
lo posso fare perché ho la poesia in corpo
mi sono presentata a psichiatri e psicologi guardiani dell’arca
per condividere il canto e la creazione
con i dannati acefali
praticando con loro il miracolo lirico del baratto:
non con attenzione ma per questione di vita o di morte
del resto come è nella natura della poesia
poesia biologica lo ripeto biologica
che consegna la sua armonica potenza all’inferno
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sei. a lezione dai miei matti ni: primo ritratto
mi ha detto che non può aprire gli occhi
perché gli uscirebbe la luce dal corpo
chi vede perde molto di sé
rimaniamo zitti sentendo il vuoto
del refettorio che è una cassa acustica
dentro cui vola in assolo il corpo nero
di una mosca
che lui cieco afferra al volo
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sette. a lezione dai miei matti ni: secondo ritratto
malgrado tutto ricama il bianco con pazienza esatta
conducendo la narrazione del filo in un gesto
di assoluta bellezza
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otto. a lezione dai miei matti ni: terzo ritratto
scende la fronte a terra
pregando dentro il suo corpo integralista
ubbidiente e smemorato
che il suo dio maschio bellissimo e terribile
spalanchi l’arca e la sua testa
e lo comandi:
issam issam issam delle mie meraviglie
separati da anna
non dirle che è buona la gioia che mangi con lei
pecchi se scivoli nella sua lingua laica
mentre canta
ogni volta dopo la preghiera si scorda
e torna sorridendo con noi a tavola
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nove. a lezione dai miei matti ni: quarto ritratto
cammina da automa su e giù per il refettorio
aspettandomi
mentre la sua ombra delira
tra le fughe del pavimento
lo so che giuseppe diventa nervosamente veloce
mentre è morso dal suo silenzio animale
passo salutandolo gli dico
a bassa voce che anche questa volta
ho assolutamente bisogno di lui se per favore
mi aiuta a utilizzare il buio
della mia piccola lavagna nomade
su cui segno con gessetti colorati
il cordone ombelicale dell’io al noi
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dieci. a lezione dai miei matti ni: quinto ritratto
urla con vagito terrorizzato
è furibonda ha perso definitivamente tutto
mentre gli operatori la tengono e con un ago la spengono
io la raccolgo svegliando le cellule
del suo nome cognome del volto mentre si apre
al mio filo di voce
betti vieni a tavola ti stiamo aspettando
traccia con noi il profilo della tua mano sul foglio
i primitivi nella disperazione scrivevano la roccia così
per assorbire l’energia minerale dalle linee del palmo
guarivano
lasciando che l’intera comunità
guardasse le loro vecchie impronte
come rivoli dell’io come bellezza di fiumi fossili
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undici. a lezione dai miei matti ni: sesto ritratto
insegnava biologia animale non la ricorda
un giorno ho proposto alla sua mano
rattrappita e tremante
una penna bianca di ghirlandaia
da intingere dentro un’antica ampollina di inchiostro vegetale
con esercizio calligrafico zen
ha scritto il punto
e lo ha letto a alta voce guardandomi
dicendo
io sono la papilio ulysses bicolore
con in corpo l’azzurro più possibile che è ora
con in corpo il nero più possibile che è stato prima di ora
Nota biobliografica
Anna Maria Farabbi – poeta narratrice saggista traduttrice. Tra le sue ultime pubblicazioni, ricordiamo nel 2013: per la poesia Abse, Il ponte del sale; per la narrativa: leièmaria, Lietocolle; per la narrativa ragazzi Caro diario azzurro, Kaba edizioni; per il teatro: la morte dice in dialetto da Rossopietra. Nel 2014 è uscito per la saggistica: Perugia, da Unicopli; per la poesia per ragazzi: Talamimamma da Terra d’ulivi. Nel 2015, per Terra d’Ulivi ha curato l’opera postuma di Claudia Ruggeri, Uovo in versi e, ugualmente postuma, Erotica di Maria Grazia Lenisa per Lietocolle. Questi testi fanno parte dell’opera Dentro la O, Kammer Edizioni, 2016. Nel 2017 uscirà la cura con traduzione dell’opera di Michel Louise per Il Ponte Editore.
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Nota di lettura
La poesia “dell’amore civile” di Anna Maria Farabbi comprende quanto letteralmente evocato dai due elementi della definizione. È poesia come forma d’amore nell’impulso che la anima, nel “desiderio del tu” nei confronti di temi e soggetti considerati: quegli “amanti” che, proprio in quanto tali, disertano, soccorrono, seminano democrazia attraverso l’agire e l’uso della parola. Quel fuoco d’amore a cui la Poesia, la poeta, non può sottrarsi, con “la poesia in corpo”.
Il secondo elemento, il “civile” si dipana dal primo testo, che rinnova una passione antimilitarista oggi trascurata in poesia e nel pensiero comune ma sempre necessaria, e si articola nella stazione successiva, che ha al centro i pazienti della comunità terapeutica psichiatrica. Con tensione e impatto costanti, nella successione delle diverse situazioni e nei ritratti in cui si sviluppano le singole poesie, il valore dell’antiautoritarismo si afferma coerente così sia nella sfera pubblica che in quella del disagio individuale.
A essere eversiva è specificamente la scrittura poetica di Anna Maria Farabbi, con le sue slogature, le sue esplosioni, nella scansione delle pause anche all’interno dei singoli versi. E ancora: negli accostamenti arditi fra immagini in sequenza, nella scelta radicale degli elementi dell’esperienza vissuta per accennare a storie e testimonianze, provocare la lettura sensibile. Uno degli elementi caratterizzanti questi testi così vibranti è il ruolo di rilievo assegnato alla scrittura come espressione del sé anche nelle situazioni di maggiore straniamento, nel simbolico ricamare il bianco del tessuto e, più avanti, il nero della lavagna e nello scrivere sulla roccia e, infine, nell’esercizio di calligrafia dal quale si libera la farfalla bicolore, si solleva liberata.
Luigi Cannillo