Anticipazioni – Anna Maria Farabbi

Pubblicato il 15 novembre 2016 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni

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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Anna Maria Farabbi

Testi e testimonianze dell’amore civile: nella Grande Guerra e in una comunità terapeutica.

Con un commento di Luigi Cannillo

La prima poesia dell’amore civile: mi riferisco alla tregua spontanea accaduta nella Grande Guerra, durante la vigilia di Natale: i soldati dei due schieramenti hanno disubbidito, cantando insieme e incontrandosi. Cito Aldo Capitini e Louise Michel.

Le altre poesie si riferiscono all’esperienza che sto vivendo nella comunità terapeutica psichiatrica a doppia diagnosi, Asad, di Torre Certalda in provincia di Perugia.

I testi sono  stati pubblicati nell’opera Dentro la 0,  Kammer edizioni, Bologna, 2016

Anna Maria Farabbi

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la quinta poesia    dell’amore civile

il mio canto d’amore appartiene alla poesia civile

perché con la mia lingua suono

malgrado tutto    il profondo desiderio del tu

gli amanti disubbidiscono alla banalità delle armi

sono disertori che spalancano le trincee del fronte

cantando con il nemico alla vigilia di natale

scelgono non l’esercito ma il servizio civile

nella nonviolenza di aldo

arano la città praticando la passione tensiva della parola

seminando la democrazia dal basso

sono quelli che rimboccano il corpo fradicio

dei clandestini scaraventati dal mare

nell’inferno dell’infermeria da campo

riconoscimi intera amore    sono l’amante che ti viene

alle labbra    l’anna

che si spoglia davanti al falò della tua notte

mentre di giorno sradica le barricate

cantando con louise e le altre

***

uno.  la poesia biologica nel manicomioarca

non è un eremo né una tana di montagna

ma è anche un eremo e una tana di montagna    è

un manicomioarca sorto dalla roccia del mio appennino

tra cinghiali e lupi che vogliono sfondare la porta

aquile reali in picchiata  come fulmini volatili

in cerca di cibo    e io

io non sono una viandante né una pastora né una contadina di montagna

ma sono anche una viandante una pastora una contadina di montagna    una

che con le mani raccoglie il mare e lo porta

ai matti

lo posso fare     perché ho la poesia in corpo

mi sono presentata a psichiatri e psicologi   guardiani dell’arca

per condividere il canto e la creazione

con i dannati acefali

praticando con loro il miracolo lirico del baratto:

non con attenzione ma per questione di vita o di morte

del resto come è nella natura della poesia

poesia biologica    lo ripeto    biologica

che consegna la sua armonica potenza all’inferno

***

sei. a lezione dai miei matti ni: primo ritratto

mi ha detto che non può aprire gli occhi

perché gli uscirebbe la luce dal corpo

chi vede perde molto di sé

rimaniamo zitti     sentendo il vuoto

del refettorio che è una cassa acustica

dentro cui vola in assolo il corpo nero

di una mosca

che lui cieco afferra al volo

***

sette. a lezione dai miei matti ni: secondo ritratto

malgrado tutto   ricama il bianco con pazienza esatta

conducendo la narrazione del filo     in un gesto

di assoluta  bellezza

***

otto. a lezione dai miei matti ni: terzo ritratto

scende  la fronte a terra

pregando dentro il suo corpo integralista

ubbidiente  e smemorato

che il suo dio maschio bellissimo e terribile

spalanchi l’arca  e la sua testa

e lo comandi:

issam issam    issam delle mie meraviglie

separati da anna

non dirle che è buona la gioia che mangi con lei

pecchi se scivoli  nella sua lingua laica

mentre canta

ogni volta dopo la preghiera si scorda

e torna sorridendo con noi a tavola

***

nove. a lezione dai miei matti ni: quarto ritratto

cammina da automa su e giù per il refettorio

aspettandomi

mentre la sua ombra delira

tra le fughe del pavimento

lo so che giuseppe diventa nervosamente veloce

mentre è morso dal suo silenzio animale

passo salutandolo    gli dico

a bassa voce    che anche questa volta

ho assolutamente bisogno di lui    se per favore

mi aiuta a utilizzare il buio

della mia piccola lavagna nomade

su cui segno con gessetti colorati

il cordone ombelicale dell’io al noi

***

dieci. a lezione dai miei matti ni: quinto ritratto

urla con vagito terrorizzato

è furibonda ha perso definitivamente tutto

mentre gli operatori la tengono e con un ago la spengono

io la raccolgo  svegliando le cellule

del suo nome cognome del volto mentre si apre

al mio filo di voce

betti vieni a tavola    ti stiamo aspettando

traccia con noi il profilo della tua mano sul foglio

i primitivi nella disperazione scrivevano la roccia così

per assorbire l’energia minerale dalle linee del palmo

guarivano

lasciando che l’intera comunità

guardasse le loro vecchie impronte

come rivoli dell’io come bellezza di fiumi fossili

***

undici. a lezione dai miei matti ni: sesto ritratto

insegnava biologia animale    non la ricorda

un giorno ho proposto alla sua mano

rattrappita e tremante

una penna bianca di ghirlandaia

da intingere dentro un’antica ampollina di inchiostro vegetale

con esercizio calligrafico zen

ha scritto il punto

e lo ha letto a alta voce guardandomi

dicendo

io sono la papilio ulysses bicolore

con in corpo l’azzurro più possibile   che è ora

con in corpo il nero più possibile    che è stato prima di ora

Nota biobliografica

Anna Maria Farabbi – poeta narratrice saggista traduttrice. Tra le sue ultime pubblicazioni, ricordiamo nel 2013: per la poesia Abse, Il ponte del sale; per la narrativa:  leièmaria, Lietocolle; per la narrativa ragazzi Caro diario azzurro, Kaba edizioni; per il teatro: la morte dice in dialetto da Rossopietra. Nel 2014 è uscito per la saggistica: Perugia, da Unicopli;  per la poesia per ragazzi: Talamimamma da Terra d’ulivi. Nel 2015, per Terra d’Ulivi ha curato l’opera postuma di Claudia Ruggeri, Uovo in versi e, ugualmente postuma, Erotica di Maria Grazia Lenisa per Lietocolle. Questi testi fanno parte dell’opera Dentro la O, Kammer Edizioni, 2016. Nel 2017 uscirà la cura con traduzione dell’opera di Michel Louise per Il Ponte Editore.

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Nota di lettura

La poesia “dell’amore civile” di Anna Maria Farabbi comprende quanto letteralmente evocato dai due elementi della definizione. È poesia come forma d’amore nell’impulso che la anima, nel “desiderio del tu” nei confronti di  temi e soggetti considerati: quegli “amanti” che, proprio in quanto tali, disertano, soccorrono, seminano democrazia attraverso l’agire e l’uso della parola. Quel fuoco d’amore a cui la Poesia, la poeta, non può sottrarsi, con “la poesia in corpo”.

Il secondo elemento, il “civile” si dipana dal primo testo, che rinnova una passione antimilitarista oggi trascurata in poesia e nel pensiero comune ma sempre necessaria, e si articola nella stazione successiva, che ha al centro i pazienti della comunità terapeutica psichiatrica. Con tensione e impatto costanti, nella successione delle diverse situazioni e nei ritratti in cui si sviluppano le singole poesie, il valore dell’antiautoritarismo si afferma coerente così sia nella sfera pubblica che in quella del disagio individuale.

A essere eversiva è specificamente la scrittura poetica di Anna Maria Farabbi, con le sue slogature, le sue esplosioni, nella scansione delle pause anche all’interno dei singoli versi. E ancora: negli accostamenti arditi fra immagini in sequenza, nella scelta radicale degli elementi dell’esperienza vissuta per accennare a storie e testimonianze, provocare la lettura sensibile. Uno degli elementi  caratterizzanti questi testi così vibranti è il ruolo di rilievo assegnato alla scrittura come espressione del sé anche nelle situazioni di maggiore straniamento, nel simbolico ricamare il bianco del tessuto e, più avanti, il nero della lavagna e nello scrivere sulla roccia e, infine, nell’esercizio di calligrafia dal quale si libera la farfalla bicolore, si solleva liberata.

Luigi Cannillo

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