Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
*****
Andrea Diella
Inediti
Con nota di lettura di Adam Vaccaro
***
Nota di poetica
In un mondo che guarda sempre di più la sua superficie specchiandosi in essa e lasciando gli angoli più profondi e sublimi dell’esperienza di vita, negli angoli più scuri di una via, nascono i miei versi intrisi di esistenza di strada, d’amori, musica e ribellione vissuta fino all’osso, per lasciare un messaggio, seppur spesso criptico, di riflessione per tutti e far venire a galla tutto quello che c’è di magnifico, negli abissi degli spiriti che osservano tutto da dentro al di fuori di noi stessi.
Andrea Diella
*
Biografia
Andrea Diella nasce a Milano il 20 settembre 1989 e vive a San Giuliano Milanese. Batterista da molti anni, ha lavorato in vari settori e scrive poesie fin da giovanissima età arrivando nel dicembre 2022 a finire di scrivere la sua prima opera “Nife” pubblicata dalla casa editrice Montabone.
*
Ai guerrieri della luce
Saranno solo verdi
pianure nelle cale
delle anime perse
una luce giocherà il bianco
a scacchi
il nero
solo un ricordo
bagnato dalle nostre acque
limpide che presto riavremo
le nostre spade le carezze
tra le genti col sorriso
magia nera trafitta da
potenti sguardi consapevoli
ruggiranno le viscere
della nostra terra
dimagrita.
*
Vicino Mantova
Piove e c’è il sole,
quando vola il fumo
tra le coste delle nuvole,
lo scorcio di una luna
che gioca tra gli abissi
del cielo non può annegare
il campanile che tocca
il tempo,
tra sinfonie
sotto I miei occhi rondini
sospesi sui tetti
planano oltre ritmi
d’ala
palpebre vivaci
virano nelle storie
delle finestre di chissà
chi, di un paese
vicino Mantova.
*
Oltre i frangiflutti
Tocco di cassa
nelle viscere d’apnea giù e
il respiro, su
rigoglioso di squame d’acqua,
seguono il ritmo nello stile
libere braccia, lamano onde di
nuvole distorte dal cervello,
affaticato sui lembi onnipotenti
di chi sa che
Il gioco vale un vessillo rosso
a riva
sillabe discendono, nei
miei abissi di fame
lungo la schiena vigile,
ci sono caravelle elettriche oltre
sapete?!
Un tuono riempie i miei polmoni
di stridule zanzare!
Sanguino, sugli scogli finalmente
e l’ombra delle ciglia
sussurra all’orizzonte,
fate silenzio!
attimo
fotografato dal cuore
Giro, apro le spalle e
Mi tuffo
In me.
*
Nota di Lettura
Il moto intenzionale di questo giovane autore, è quello di una oscillazione proficua tra interiore ed esteriore, per acquisire dati di conoscenza da condividere sulla tavola umana su cui vogliamo cibarci, scambiarci i nutrienti dei quali con umiltà e orgoglio siamo portatori. Moto auspicabile, per poter arricchirci insieme, e godere di lampi di serenità e felicità, di quelle relazioni gioiose, fulcro del pensiero di Baruch Spinoza, che rendono la vita umana piena e degna di essere vissuta.
Questo programmino dovrebbe essere di tutti coloro che con penna o pc tra le dita, provano quella spinta a mettere nero su bianco, partorendo formichine brulicanti che, purtroppo spesso, sono concentrate a cibare illusoriamente solo se stesse. L’individualismo, cuore dell’ideologia neoliberista dominante, non può non generare derive egolaliche e narcisistiche in ogni campo, compreso quello della poesia.
Nella sua basilare e apparentemente sguarnita dichiarazione di poetica, Diella tocca perciò un tema enorme, che riguarda la funzione originaria e profondissima del poièin, un albero e frutti, di cui negli inizi immemori era del tutto secondario il nome di chi avesse portato sulla tavola l’ultima gemmazione o succo in forme appese ai suoi rami. Perché era scontato fossero gemme collettive, impossibili per un singolo, ridicolo, delirante e supponente voce di Dio – Vate che conosce i misteri della creazione dal nulla, in un fiat che ha già in sé, tutti i grani di sapienza e conoscenza, cui gli altri devono solo inchinarsi senza chiedere alcunché.
Tuttavia, qualunque dichiarazione di poetica, anche la più auspicabile, saranno solo i testi a dire se offrono forme rispondenti, o crollo in frantumi patetici dei propri disegni teorizzati. Questi testi, credo siano echi corrispondenti, con guerrieri della luce che cercano di ricongiungersi ad “anime perse”, “tra pianure nelle cale”, “le nostre spade le carezze/ tra le genti col sorriso/ magia nera trafitta da/ potenti sguardi consapevoli”. Un testo ricco di immagini, ritmi e salti gioiosi tramite “sillabe” che ”discendono, nei/ miei abissi di fame/ lungo la schiena vigile”, “bagnato dalle nostre acque/ limpide che presto riavremo”. È una luce generata, nonostante il necessario “tuffo in me”, da un noi, per quanto annaspante e labile tra “lembi onnipotenti”. La speranza di altri frutti può nascere solo da tale possibile grembo condiviso, capace di dire ancora: “una luce giocherà il bianco/ a scacchi/ il nero/ solo un ricordo”.
Adam Vaccaro
Ringrazio infinitamente per lo spazio dedicato da Adam Vaccaro e per la sensibile nota di lettura.
Mi compiaccio, caro Andrea, del tuo riscontro!