Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa
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Alina Rizzi
Dalla raccolta inedita “Un’estate”.
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Con un commento di Adam Vaccaro
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Nota dell’Autrice
Scrivo per la mia personale sopravvivenza psichica. Non ci sono altri modi per dirlo. Amo i libri, in prosa e in versi, li consumo quotidianamente più del cibo. Sono il mio centro di gravità, il perno attorno a cui ruotano i giorni, i mesi, gli anni. Scrivere mi serve per legittimare ciò che vivo, ciò che incontro, ciò che osservo. Ma mi servono anche i libri degli altri, per innescare un dialogo che sia profondo e onesto. Non mi interessa discutere di correnti, stili, canoni. Mi considero un’outsider, nel senso letterale e poco allettante di una “che sta al di fuori”, poi se ne pente, ma di solito ci ricasca.
Scrivere per me è una fatica, come si può intendere dai testi inediti qui proposti, ma irrinunciabile. Quello che mi ritorna, in commenti, considerazioni, recensioni, è sempre una grande gioia, un luminoso momento di apertura, e la conferma di un incontro avvenuto, di un ponte che sono riuscita ad attraversare grazie alla forza delle parole.
Alina Rizzi
SCRIVERE
Dell’ennesimo giorno
buttato da riti scoscesi
non ricavo che parole
tronche all’origine disperse
in ore chiare e appuntite.
SE RINUNCIO
Se rinuncio alle parole perdo
fili d’anima intrecciati a
quotidiane domande e mi
trasformo in un’effige perfetta
un sarcofago dorato.
INCORNICIO LIBRI
Incornicio libri perché non tutto
vada disperso e mi ricordi cosa
è stato di me raccontando
del tempo rappreso in rari
densi anfratti in nere immagini.
DI MATTINA
L’aria più limpida del mattino
respirava senza voltarsi
senza guardarsi china
su fogli lisci perfettamente
un mondo intonso ancora
possibile prima dell’ombra
allungata sul prato
una leggera brezza
di suoni e voci più vicine
che sbiancavano ogni intento.
GENTE CHE SE NE VA
Era un tempo distillato
dall’afasia e dalla penuria
già scandito dal ricordo
come una condanna
come una previsione
il rito sapiente della perdita
di sé, dell’amica, dell’uomo
figure inchiodate al racconto
che dentro il buio
ancora piene risuonano.
TEMPO PASSATO
Più passa il tempo
più rimpicciolisco
cade a terra la pelle
vecchia mi rivesto
d’un abito immacolato
senza neppure un fucile
carico nell’angolo.
NELLL’ORA MEDIANA
Vertigine nell’ora mediana
del pomeriggio storpiato
tra valli verdissime
fino alle cime invase
dal sole di maggio
dal merlo instancabile
sulla rubinia immobile
così vicina al silenzio.
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BREVE BIBLIOGRAFIA
Alina Rizzi è nata a Erba (CO). Giornalista e scrittrice, si dedica da sempre a realizzare iniziative rivolte alla valorizzazione del mondo femminile. Ha vinto premi letterari e partecipato a diverse antologie, tra cui una americana: LA DOLCE VITA (Running Press, 2013).Ha pubblicato: AMARE LEON (Pizzo Nero Borelli, 1998, da cui il regista Tinto Brass ha tratto il film “Monamour”), i romanzi PASSIONE SOSPESA e DONNE DI CUORI (Pizzo Nero Borelli, 2004 e 2010), COME BOVARY (TravenBook, 2005) e SCRIVIMI D’AMORE (Leone, 2014). NATASCHA E IL LUPO drammaturgia in IO E L’ALTRA ( Edizioni Joker), i volumi di racconti BAMBINO MIO. QUELLO CHE LE MADRI NON DICONO, (Il ciliegio, 2014) e PELLE DI DONNA (Bonfirraro, 2015). In versi: ROSSOFUOCO (Lietocolle, 2002), IL FRUTTO SILLABATO (Dialogo, 2004), LA DANZA MATTA ( Ismecalibri, 2011)., ARITMIE (New Press, 2016), oltre diverse plaquette con le edizioni “Pulcinoelefante” e “Alla pasticceria del pesce.”. Il suo blog: costruzionivariabili.blogspot.it
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Nota di lettura
Scrivere o morire, si potrebbe dire leggendo questi testi di Alina Rizzi. Scrivere e leggere come produzione di aria senza la quale il ciclo vitale si interrompe e precipita nella sua impossibilità, nella sua negazione e nel nulla. Una dichiarazione e una condizione senza scampo, che non hanno alcun obiettivo salvifico relegato al solo piano spirituale, ma agiscono dentro la totalità della dramatis personae, generata e creata dalla scrittura: quel Soggetto Scrivente cui il Soggetto Storicoreale affida, deve affidare, la sua possibilità di continuare a esistere, come spirito e come corpo. Meglio: come unità anima-corpo o psicosoma, molteplice e al tempo stesso inscindibile nel suo percorso vitale e drammatico, mentre attraversa dal nulla al nulla il fiume della complessità che gli ha dato vita.
Fiume che rimane o appare incurante della vicenda singola, per cui quest’ultima deve inventare sassi e trampoli di resistenza, di ricerca del tempo più lungo possibile di attraversamento. Invenzione come inventio, sia dunque come ritrovamento, che come creazione.
Un moto – ed è uno snodo testuale di fondo che va rimarcato – di desiderio, di tensione, di senso e di obiettivo che, però, si esplica e si invera (solo) nell’incontro con l’altro. Il che dovrebbe essere una banalità, ma non lo è rispetto a molti testi contemporanei ornati e appagati dalla coltivazione del proprio giardino ombelicale. Diventa perciò sostanziale esprimerlo per farne motore della proprie parole, che sono “tronche all’origine disperse”, e non vogliono rimanere “domande” chiuse in “un’effige perfetta/ un sarcofago dorato”. Perché sono parole in cerca de “L’aria più limpida del mattino”, in cui respirare e trovare “una leggera brezza/ di suoni e voci più vicine”, in “un tempo distillato/ dall’afasia e dalla penuria”, “della perdita di sé”, anche se “figure inchiodate al racconto/ che dentro il buio/ ancora piene risuonano.”
Un crinale che genera una “Vertigine” espressa con l’allegoria allusa “dal merlo instancabile/ sulla rubinia immobile/ così vicina al silenzio.
Adam Vaccaro
Grazie infinite ad Adam Vaccaro e alla redazione per aver accolto e condiviso “la mia lettera al mondo”, in un giorno di “vertigine” che va quietandosi in questo plumbeo primo novembre.
brava,molto brava Alina,sia in prosa che in poesia riesci sempre a intrigare il lettore! complimenti
Grazie Lucetta!