Anticipazioni – Alessandro Cabianca

Pubblicato il 15 ottobre 2021 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Alessandro Cabianca

Quattro inediti
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Nota di lettura di Luigi Cannillo

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Nota di poetica
Concepisco la poesia non come ispirazione ma come visione del mondo, in cui quindi ogni singola poesia è concatenata alle altre in una struttura che fa di ognuna un piccolo passo nella progressione di una costruzione, o decostruzione, del reale. Nei testi che seguono, si può intravedere poco il rapporto con tutti gli esseri, non solo gli umani, animali, piante, oggetti, luoghi, fonti dei processi di “germinazione” e di costruzione progressiva di ogni mio testo, a partire da una parola, da un verso o da una atmosfera precedente. Come pure da un evento, da un contesto, dall’immaginifico creativo che ci viene dalla cultura o dalla storia o da personaggi che hanno segnato tracce su cui la società si è evoluta. E che sia il lettore a valutare come in questi quattro testi agiscono queste mie argomentazioni,

Alessandro Cabianca

ULTIMA VOCE

Ho scritto parole
che il vento d’aprile ha già disperso,

a non dire di me o dell’infinito

(come da sempre cancellano le brezze
le voci dei boschi,
solo di sé riflesso e di chi le coglie,

siano il merlo che svaga
o l’allodola e il fringuello).

La sola ultima voce resta impressa sui tronchi
o sui tralicci o sulle luminarie,

voce ultima sospesa,
esile o faticosa,

miele dolcissimo o veleno.

*

FULIGGINE

Dentro la nera fuliggine di un fuoco
che tutto ha consumato,
foglie, alberi, case,

qualche cosa perdura:

un’ombra, una parvenza, un guizzo, un’impressione.

Saranno anime dolenti,
che intendono tornare qui,
dove hanno conosciuto la desolazione,

o anime gaudenti,
decise a nulla perdere,

non il presente e neppure ciò che è stato.

Noi, più semplicemente,
il fuoco lo chiamiamo fuoco
e la fuliggine cenere residua,

e quando il fuoco avrà smesso di bruciare,
sapremo quel che è anima e quel che è cenere.

*

NOMI

Solo gli strumenti oramai
registrano lo scorrere del tempo:
l’orologio, dal ticchettio infinito,
il termometro dei freddi inverni,
l’anemometro, anima dei venti,
e altri, molti, dai nomi misteriosi.

È bene che l’usignolo non cessi il suo gorgheggio,
ma al pieno sole, non all’aria mattutina,
al sonno ed al torpore,
alla rugiada.

(Nella nebbia puoi ritrovarti o perderti,
ignorare le cose, il mondo,
crederti felice).

*

PERDITE

Ora non basta il soldato a dare l’allarme:
il fuoco che distrugge arriva da lontananze siderali,
scende fin dentro le viscere della terra
e incenerisce tutto sul suo cammino.

E l’uomo? Ritorna acqua che svapora,
un po’ di fumo
e quel che resta della cenere.

*
Nota biobiblio
Alessandro Cabianca, narratore, drammaturgo, saggista e poeta. Nato a Cornedo vicentino nel ’49, risiede a Padova dove organizza corsi, incontri di poesia ed eventi letterari. Ha pubblicato in Poesia: Sopra gli anni, Il gioco dei giorni, Le vie della città invisibile, I guardiani del fuoco, L’ora dello scorpione, Testimoni del tempo, Influssi; un romanzo: Cinquecento. Papi, duchi, eretici e mariuoli;
tre tragedie Medea. La perfezione dell’ombra, Clitennestra. La saga degli atridi, Antigone. Libertà e destino
il drammaTorquato Tasso; saggistica, per CLEUP: Ottiero Ottieri-Dalla Olivetti alla Bicètre, Persone e maschere nei versi di O. Ottieri, Quattro secoli di poesia. Antologia della poesia veneta dal 1500 al 1800. Inoltre, due saggi su Musica e poesia, scritti con il maestro Matteo Segafreddo: Armonie d’insieme-Poesia e musica dal mito al ‘900, Cromatismi contemporanei-Una terza dimensione poetico-musicale. Cura la Collana di Poesia L’oro dei suoni, Proget Edizioni. Ha fondato il Gruppo90-ArtePoesia e il P.I.P. (Pronto Intervento Poetico). Ha fondato l’Associazione culturale Padova sorprende che cura il sito internet e la rivista omonima (online e cartacea) sui tesori artistici e culturali di Padova e della provincia.

*

Nota di lettura

Gli inediti di Alessandro Cabianca si possono leggere anzitutto a partire da un’affermazione della sua nota di poetica la quale sembra orientarci verso ciò che questi testi non sono: “si può intravedere poco il rapporto con tutti gli esseri […] fonti dei processi di “germinazione” e di costruzione progressiva di ogni mio testo […].” A partire da questa forma di negazione/sottrazione la lettura delle poesie avviene come attraverso un filtro traslucido che lascia parzialmente in ombra eventi e contesti originari e privilegia piuttosto l’”immaginifico creativo” così definito dall’autore stesso.
Nell’alveo del flusso poetico che si sviluppa secondo quella prima affermazione restano conferme di tale sottrarsi, del non dire, rafforzato da riferimenti al cancellare oppure al consumarsi, o all’essere residuali di una condizione precedente fino al suono di una ultima voce; oppure nel ritrovare traccia del fuoco in fuliggine o cenere o perfino, immaterialmente, in anime. Il consumarsi, sostanzialmente l’esistere, avviene attraverso un processo di metamorfosi: la materia vive nel suo processo di dissoluzione una modalità di trasformazione per la quale l’atto finale la sigilla in una nuova forma, in un nuovo stato e una nuova funzione: “La sola ultima voce resta impressa sui tronchi/ o sui tralicci o sulle luminarie” Oppure: “Saranno anime dolenti,/ che intendono tornare qui,/ dove hanno conosciuto la desolazione,// o anime gaudenti,/ decise a nulla perdere,/ non il presente e neppure ciò che è stato.”
C’è nei testi di Cabianca lo sviluppo di una trama concettuale particolarmente articolata. Oltre a quanto già osservato riguardo al processo della sottrazione e della metamorfosi ricorrono antitesi e opposizioni: brezze-voci, miele-veleno, dolenti-gaudenti, orologio-usignolo, ritrovarsi-perdersi. Ciò che spetta alla poesia è qui il compito di effettuare una sintesi tra gli opposti gia a partire dell’atto di enunciarli e di esprimere un proprio specifico linguaggio: quello di Cabianca mantiene un andamento lineare ma articolato e collegamenti nitidi nell’argomentare e nell’uso di una formulazione elastica e sinuosa, con versi di varia lunghezza, isolati o raggruppati a formare brevi sequenze di senso.
Infine, ma non meno importante, resta alla poesia il compito di percepire o ipotizzare un unico estuario per quegli aspetti in apparente conflitto. Si tratta della possibile sintesi tra sensibilità nei confronti della materia e slanci metafisici, tra consapevolezza dei fenomeni e mistero dei nomi, tra eventi reali e figure retoriche. Così esemplarmente l’ultima poesia della sequenza, Perdite, si sviluppa lungo la linea di costruzione che inanella nello stesso compatto percorso lontananze siderali-fuoco-terra-fumo prima della strofa/domanda conclusiva. Nel contesto di un cosmo e un ambiente collassati, Cabianca si interroga (ci interroga) affermando: “E l’uomo? Ritorna acqua che svapora,/ un po’ di fumo/ e quel che resta della cenere.”

Luigi Cannillo

3 comments

  1. massimo pamio ha detto:

    Poesia che germina poesie, poesia che consiste e insiste nella e della stessa sostanza e dinamica biologica della natura, epigrafica storia degli elementi e della loro alchemica unione, epitome d’una visione metafisica che parla di ciò che separa l’anima dalla cenere. Grande, grande Cabianca

  2. Adam Vaccaro ha detto:

    Grazie Massimo, anche a noime di Alessandro, per la tua costante, acuta attenzione ai nostri post.

  3. Laura Cantelmo ha detto:

    Quella di Cabianca è una poesia la cui profondità pensosa si esprime in termini e figure retoriche che alleggeriscono la compattezza della scrittura, non a caso l’immagine della cenere dà il senso di questa pesante e al tempo stesso lieve presenza dell’ombra e della vanitas vanitatum. Complimenti ad Alessandro nonché alla nota critica di Luigi Cannillo.

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