Anticipazioni – Alessandro Assiri

Pubblicato il 15 maggio 2020 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
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Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Alessandro Assiri

Inediti
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Con un commento di Laura Cantelmo

Nota di poetica
Sempre più facile sarebbe definire la poesia per negazione, eppure la Pessoiana affermazione che il poeta sia un fingitore, non mi ha mai trovato d’accordo, mi piace la poesia che somiglia a chi la scrive, la poesia che ci mette la faccia, perché se è vero, come credo, che non esista la poesia civile deve essere vero che esiste la civiltà della poesia. In fondo come sosteneva Raboni amo la “poesia che si fa”. Che si fa lingua, e dunque qualunque scrittore dovrebbe rispondere in primo luogo a questa.

Alessandro Assiri

La vita è esser vivi
Le spalle al muro
Senza poter finire
Poi farsi posto
Aspettare in due
Perdonarsi di morire

*

Giravi attorno ai tuoi toni di rosso
Giusto il tempo per ricordare il vino
Guardavo i tuoi piatti d’ossa
I ritornati inverni
Il letto sfatto che respira

*

Io ho paura di altre ossa da sentire
Paura di vedere che cali fuori e cresci dentro
Paura di quello che era spento
Ho paura degli spigoli delle ginocchia fatte ad angoli
Ho paura del tuo pane, del frigo con dentro le catene
Ho paura di dirti mangia almeno i cereali
Di non riuscire a guarire i tuoi mali
ho paura tuoi capelli sul cuscino
Di scappare prima di esserti vicino

*

Sai che dalla guerra non si guarisce
Come dalla sofferenza che se anche la scordi agisce
Ti ho lasciato le parole in filastrocche e cianfrusaglie
In appunti in malestorie
Ti ho lasciato le parole per portarle a casa
Per liberarle dalla vergogna dal suo odore
Per cambiarle voce ti ho immaginato camminare veloce
Che non fossi tu quella di schiena
Che solo di spalle somigliasse a un’altra
E io potessi pensarti da padre. Saperti salva

*

Nota biobiblio
Alessandro Assiri nasce a Bologna nel 1962. Vive tra Trento Bologna e Parigi. Si occupa a vario titolo di letteratura e progetti culturali per editori italiani e francesi. Collabora con riviste cartacee e telematiche. Ha all’attivo numerose pubblicazioni di poesia e critica.

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Nota di lettura

“Mi piace la poesia che somiglia a chi la scrive, la poesia che ci mette la faccia”. Alessandro Assiri introduce così la sua poesia della quale offre qui pochi ma significativi esempi.
Dunque, la poesia deve partire dalla vita stessa, lasciarne intravedere senza infingimenti, ora in controluce ora en plein aire, il respiro e il singhiozzo, palesando il segno che essa lascia nell’animo e nel corpo in tutte le sue manifestazioni. Poiché è vero che la parola, componente sostanziale – benché non unica – della nostra relazione col mondo, attraversando il corpo, che le dà voce e intonazione, ci permette di elaborare la narrazione dell’Io e delle sue invisibili e concrete articolazioni. Giustamente, nell’ordine in cui sono disposti i testi, la vita è il primo tema ad accompagnarci nello svelamento del mondo del Poeta, consentendoci di decodificarne le dinamiche e le emozioni. Il dramma dell’essere vivi come dato puro e semplice comprende un confronto impari nel quale ci troviamo soli e inermi – “le spalle al muro” – senza alternative, reiterando poi la stessa solitaria sfida, seppure “in due”, fino a individuare un patto che comporta senso di rimpianto e insieme di tenerezza verso la vita stessa: “perdonarsi di morire”.
Paura e sofferenza, tema ossessivo di questo complesso e contraddittorio confronto con l’esistenza, scandisce il percorso di “ossa…spigoli…dei vincoli ineludibili come catene” nei precipizi segnati dai rapporti con un Altro emotivamente molto vicino seppur difficile da raggiungere. Nel voler porgere aiuto offrendo la giusta dimensione dell’amore si percepisce il senso di impotenza, il desiderio di fuggire pur volendo fortemente restare. In questa liturgia del dolore all’interno di una dinamica di “guerra”, la parola è investita di un ruolo taumaturgico, ora tenera filastrocca infantile, ora monito paterno da conservare come un tesoro. Una parola che si spera, ma senza convinzione, salvifica.
Il Poeta si è messo a nudo nella sua assenza di speranza, facendo scorrere parole innervate da immagini forti e dolenti. Questa è e vuole essere “la civiltà della poesia” secondo un Autore come Assiri, che rifiuta giochi verbali, eccessi del significante e infingimenti – quelli che Pessoa riteneva presenti in ogni poeta.
Che la poesia non possa avere un ruolo “civile” esprimendo le istanze e i drammi di una comunità, ma solo quello inerente all’individuo e alla comune pena del vivere sembra essere la cifra che connota una generazione a cui è stata ormai negata ogni illusione. Su questo, che traspare dolorosamente dai versi di Assiri, si dovrà riflettere con serietà e consapevolezza in un mondo che afferma nei fatti l’esistenza della società sostanzialmente come agglomerato di individui abbandonati al loro personale destino e non come consesso umano che vive di intrecci relazionali interconnessi.

Laura Cantelmo

One comment

  1. Alessandro ha detto:

    Ringrazio gli amici di Milanocosa per l’attenzione alle mie parole e l’ospitalità concessami nel loro spazio.

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