W.M. Cerini

Peter Russell – Vita e Poesia

Pubblicato il 13 ottobre 2021 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Peter Russell – Vita e Poesia
A cura di Wilma Minotti Cerini
Edizioni Il Foglio, Piombino (LI), 2021, pp.871

Adam Vaccaro

È un libro persino delimitante nomarlo così, non solo per le sue dimensioni di quasi 900 pagine, perché è un’opera che è un immenso atto di amore per una poesia sentita e vissuta come inscindibile dalla complessità e totalità della vita. Il che implica una dedizione che coinvolge tutti i sensi, compreso quello del sacro. Wilma Minotti Cerini costruisce in effetti una sorta di altare, nominalmente dedicato a Peter Russel, ma che va ben oltre, verso la pur “piccola famiglia di poeti” – ricorda Giuseppe Conte nella sua nota in aletta – “che hanno una tempesta di contenuti, visioni, e che ambiscono a far passare attraverso la propria poesia una complessa, colta, alta, nobile, combattiva concezione della cultura e del mondo”. Una famiglia di “poeti che ci comunicano vitalità e speranza nella disperazione: come Blake, e Whitman, come Pound e D.H Laurence”.
In questo libro oceanico, rispondente al titolo, di vita e poesia, Wilma ha immesso non solo i testi e le opere di Russell, ma le sue radici culturali alimentate “sia dal mondo classico greco-romano, come dal Vangelo piuttosto che …dagli scritti vedici della Upanishad indiane” e dalle “più svariate forme di civiltà…A tutte era interessato, approfondendo e comparando la storia, la filosofia, la poesia”, lungo la storia dai tempi più lontani a quelli contemporanei, attraversandoli con impegno e partecipazione anche personali, come nell’ultima guerra mondiale. “Peter era assetato di conoscenza”, sintetizza L’Autrice nella sua introduzione, attraverso “la padronanza di varie lingue” (compresi il Parsi musulmano ed Ebraico), viaggi e spostamenti dall’America all’Europa al Medio-Oriente (dove in Persia prima dell’avvento komeinista, insegnò Filosofia all’Accademia Imperiale di Teheran). Ma, aggiungo, al versante umanistico e letterario occorre unire quello scientifico, talché a Russell corrisponde l’immagine dell’Uomo Vitruviano di Leonardo, teso a incarnare la tensione alla totalità di tutte le discipline, che va oltre la superazione tra le due culture e sintetizzata da lui in termini esemplari: “Poesia per me…è la rappresentazione del Tutto in ogni cosa”.
Il suo percorso trova poi il porto finale in Italia, prima a Venezia e poi in Toscana, e direi non a caso. Perché qui riconosce il “Paese (più, ndr) confacente a se stesso”, costruito in tempi e luoghi che avevano generato Virgilio, Dante e Petrarca”, modelli unici e insuperabili. Modelli da cui trae l’apertura al mondo, e che gli consente accenti critici, come in un intervento pubblico del 1990, verso un mondo in cui “il danaro viene prima delle persone”. Accenti conditi di sapienza anche autoironica e sarcastica rispetto alle condizioni sociali in cui opera il poièin, il fare poesia. È uno status, nel quale chi “lavora” con un compito assegnato, vede il poeta come senza professione, per cui è giustificato non retribuirlo dal momento che il suo “oggetto” non ha alcun “valore monetario”. Resoconto rafforzato da “poeti e poesie che non hanno nessun valore”, di “esempi…di egoismo”, o di patetici egotismi, Russell non manca di citare che poi ci “sono altri che hanno un certo seguito, per motivi politici anziché poetici”. Oltre ai molti per i quali “La poesia è diventata un hobby, come il collezionismo o l’allevamento dei canarini”.
. In questo quadro dominato dalla logica del danaro, “Potete pensare che questa è una ingiustizia…nel senso più profondo di Platone”, e “Non ci deve sorprendere…che persino Karl Marx nei Manoscritti economici e politici, 1849, abbia detto la stessa cosa”. Ma, conclude Russell, che chi “deve lavorare otto ore al giorno, nel tempo libero viene inevitabilmente assalito dai poteri ubiqui e irresistibili dei ‘mass-media’, e perciò confonde le vere arti creative con l’intrattenimento o divertimento”, i quali, aggiungo, hanno il compito assegnatogli di cancellare le capacità di pensiero tout-court, e ancor più quello di riflessione critica. Per cui sono pochi coloro che sanno gustare “La vera poesia del sentimento e della consapevolezza intellettuale, cioè spirituale, o – per usare un termine platonico – noetico, cioè mente intuitiva…facoltà sovra personale”
Di questi vitali e culturali attraversamenti, il libro testimonia gli intrecci di amicizie e scambi con i maggiori protagonisti della cultura internazionale, da Pound a Eliot, da Frost a Hemingway, a Pasternak, solo per citarne alcuni. E, per quanto riguarda letterati, poeti e critici italiani, nel libro è ricostituito integralmente il panorama di interventi, contributi e recensioni, di poeti e critici, che vanno da Franco Loi a Francesco De Napoli, al già citato Giuseppe Conte a Giorgio Linguaglossa, solo per citarne anche qui alcuni.
Il libro, dunque, di cui questa mia nota ha il solo obiettivo di stimolare interesse e lettura in chi non avesse ancora avuto occasione di toccare le acque dell’oceano Peter Russell, è stato concepibile e realizzabile solo da un altro oceano di passione quale quello di Wilma Minotti Cerini, autrice a sua volta di vari libri di poesia. La quale, nel corso di qualche decennio ha accumulato testi e testimonianze di un percorso di vita, arte e cultura tra i più straordinari del secolo scorso – dalla nascita a Bristol, nel 1921, alla morte a Pian di Scò (AR), dove è sepolto. Un percorso e una somma di opere che hanno spinto C. Azeglio Ciampi a proporlo per il Nobel. Un libro somma di amore, per il quale possiamo e dobbiamo dire grazie alla sua Autrice.

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SOGNI E ALTIFORNI

Pubblicato il 21 gennaio 2019 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

SOGNI E ALTIFORNI
di Gordiano Lupi e Cristina de Vita

Come un moto circolare in cui la fine si colloca con l’inizio e viceversa e di un percorso circadiano di un tempo chiamato vita, si ha una visione del vissuto e dei cambiamenti che, talmente distanti da se stessi, ci fanno rimpiangere ogni cosa, persino un vino forse pessimo fatto probabilmente ancora con il vecchio sistema della pigiatura con i piedi, all’odore di un’osteria ormai perduto nel tempo, dalle sedie impagliate, il tutto sovrastato dall’odore dal fumo bianco dell’acciaieria vanto e gloria economica di Piombino e della plausibile risorsa di sogni da realizzare e realizzati, pur con un lavoro molto pesante e quotidiano
Adesso il fumo della Acciaieria è spento per sempre, come un corpo in decomposizione che mantiene ancora una struttura esteriore, un sogno finito, ed è la fine della speranza di un futuro per molti. Anche certi vicoli si sgretolano come inanimati come quelli che conducono allo stadio Magona, anch’esso vanto di un tempo glorioso neppure tanto remoto.
Il protagonista chiave del romanzo è Giovanni, di ritorno da un’ubriacatura di successo calcistico in serie A nella sua amata Inter a S.Siro, torna alle origini di ogni cosa e trova tutto cambiato, è costretto a fare dei parallelismi sui ogni cosa, di un vissuto e di un modo di vivere il momento tra “ un attimino “che ha sostituito un “cioè, nella misura in cui…”
Piombino e le memorie con suo padre o le storie inventate dal nonno, che sapevano tanto di fantasia, ma che era il collante tra loro.
Piombino del campo di Magona dove un tempo con un calcio al pallone si mandavano in porta anche dei sogni che di realizzavano, come per Tarik, marocchino di Piombino dal piè veloce, partito per Torino dove di sogni ne realizza due: come attaccante nella serie A della Juventus ma soprattutto la ricomposizione della sua famiglia moglie e figlio in una situazione economica di benessere.
Era, allora, il tempo dei radiocronisti. “Tutto il calcio minuto per minuto” veri scopritori di talenti. Il tempo delle indelebili amicizie che si cementeranno oltre i sogni che si realizzano e che porteranno per un certo periodo lontano con un sicuro ritorno, poiché anche i sogni realizzati rinserrano la memoria del passato e quell’amicizia vera che non si ossida.
Neppure la villa di Salivoli dove vive con la madre, è un sollievo Per Giovanni al rimpianto di un amore lasciato sul lungomare di Trani quando giocava in serie C col Molfetta: Debora, mano nella mano, qualche bacio, la luce nei loro occhi, giuramento di amore eterno. Quando i sogni rimangono tali e tutto il resto sfuma nella nebbia si vive in un rimpianto sospeso tra quanto si è perduto e quanto avrebbe potuto essere.
Unica nota a Piombino rimasta intatta è l’amicizia, soprattutto con Paolo persona che non ha vissuto con le testa nei sogni ma li ha realizzati, innamorato di Celia una bella ragazza cubana, se l’andrà a prendere per farla sua moglie, e Celia sarà il collante alle serate con le sue cene dove i ricordi tornano vividi e dove Giovanni può sentirsi ancora a casa in una città dalle case affumicate da ripulire, delle parti storiche da restaurare e di librerie letterarie che aggregavano. Non c’è altro modo che buttarsi in politica spiega Paolo a Giovanni, in una Lista Civica dove ci si potrà battere su argomenti ben definiti, chiede a Giovanni di farne parte, lui lo farà solo come auditore.
Sarà Leonardi l’allenatore del Venturina a risollevare la tristezza di Giovanni, malato di rimpianto, offrendogli la possibilità di allenare come responsabile il settore giovanile. Alla fine del campionato, un viaggio a Creta e quarant’anni dopo un’amichevole con la squadra giovanile di Trani ripercorrerà mentalmente la sua storia con Debora: dolce, bella, innamorata: Non hanno sognato insieme. Lui ha seguito il suo sogno e lei la sua delusione. La rivedrà? Ne ha timore, dopo quarant’anni..
Tutto l’epilogo di questo romanzo si svolte nella seconda parte dal titolo” Sinfonia d’autunno – La voce di Debora di Cristina de Vita. Tutto da scoprire in questo romanzo così commovente e coinvolgente che, per quanto mi riguarda, considero un vero capolavoro

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Anticipazioni – Wilma Minotti Cerini

Pubblicato il 15 ottobre 2018 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Wilma Minotti Cerini

Testi inediti

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Con un commento di Laura Cantelmo

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La mia non rientra in una poesia concettuale, ma in una ricerca incessante di visione oltre il percepibile umano, nella tensione di avvicinarmi e enucleare il motore invisibile che muove le piccole e grandi cose della vita, e che all’umano è dato solo immaginare, mai di raggiungere e conoscere appieno. La poesia come forma che cerca di toccarne i bordi.

Wilma Minotti Cerini

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ENIGMI

Come le fratture di una rupe,
il mio corpo nasconde cicatrici
che la vita indifferente,
riverbera a piene mani,
in questo vivere fragile
tra esaltazioni e lame taglienti.

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