T. Antonilli

Poesia e Oltre a Campobasso

Pubblicato il 29 maggio 2023 su Eventi Suggeriti da Maurizio Baldini

TIZIANA ANTONILLI e ADAM VACCARO

Linguaggi poetici a confronto

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Dialoga con gli Autori

ANTONIO D’AMBROSIO

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8 giugno 2023 – H 18,30

CASA DEL POPOLO

Campobasso

Spazio autogestito

“condividiamo saperi, diffondiamo dubbi, diffidiamo dei poteri”

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Google-Il nome di Dio – Letture-8

Pubblicato il 20 aprile 2022 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Adam Vaccaro, GOOGLE – IL NOME DI DIO – In quattro quarti di cuore.
puntoacapo – Collezioneletteratura 15 euro.

Nota di lettura di Tiziana Antonilli

GOOGLE – IL NOME DI DIO in quattro quarti di cuore, questo è il titolo dell’ultima raccolta poetica di Adam Vaccaro, poeta bonefrano che vive a Milano da oltre 60 anni e lì attivo anche come prezioso animatore culturale.
Google è la nuova, pervasiva divinità. Come Don DeLillo coglieva i caratteri di sacralità pseudoreligiosa nei centri commerciali americani agli albori del consumismo nel romanzo White noise, così Vaccaro popola i suoi testi con le icone della religione tecnologica e con il corollario dei nuovi padroni della nostra anima: le app, i telefonini, gli algoritmi, il profiling. La tecnologia ha oltrepassato il limite dell’utilità ed è approdata al condizionamento, alla manipolazione, siamo in pieno capitalismo della sorveglianza.
I testi di Vaccaro navigano nel mare tempestoso di questi temi. Lo sguardo dell’autore abbraccia anche il tema dei luoghi comuni di un linguaggio, il nostro, sempre più massificato che ha catturato anche le menti giovani e ha appiattito le coscienze. Siamo ridotti all’obbedienza, e l’unico sogno è alimentato dal gratta e vinci. Qui, però, si inserisce la necessità della poesia. ‘Che sia un coltello impietoso’, auspica Vaccaro, che restituisca dignità a una società decadente come la nostra, spazzata dai venti feroci del neoliberismo, che sia uno strumento di rivolta, di disubbidienza.
Nell’ultima sezione della raccolta appaiono immagini di speranza: l’origano molisano e il suo profumo, la suocera staffetta della Resistenza, simboli di ideali che rischiano di annegare ‘nell’acqua putrida di mafia’. E testi dedicati ai bambini, il futuro per un’umanità dolente che, anche se malata di distopia, ha, forse, in sé i semi di un futuro utopico.
Leggiamo alcuni versi significativi. Il telefonino come oggetto d’amore. ‘Piano piano quest’oggetto fatto di plastica metalli/ ed elettroni ignoti che da sconosciuti invisibili cuniculi/ ti entrano nella carne nella testa nel cuore con bit di un ago’.
Un’ironica ode al Bymbi: ‘Oh bimbi, è qui il Bymbi/…ti frullo t’impasto /ti cuocio e tu dentro non/ saprai più chi sei’.
I nuovi padroni del mondo: ‘Soros dal cuore d’oro/ dacci oggi il tuo miliardo/ quotidiano che ci fa correre’.
E ancora: ‘Ora è il tempo degli intelligenti cretini/ che credono di sapere capire mentre/ seguono pifferai’.
La nostra falsa libertà: ‘da questa libertà decantata da chi /tiene il guinzaglio che ci tiene’.
Infine ricordiamo il sottotitolo della raccolta: in quattro quarti di cuore. Spiega Adam Vaccaro: ‘Una prassi poetica svolta nella tensione di adiacenza tra le lingue della propria totalità e intelligenza. Che oscilla dal cuore nero che la nega, al rosso che ribolle ribelle, al viola della paura, al bianco della fonte più profonda, che ricongiunge in sé tutti i colori nel diamante del bisogno resistente di rinascere e ripartire.’

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Spazi di Poesia a Bonefro

Pubblicato il 15 agosto 2021 su Resoconti Esperienze da Adam Vaccaro

Spazi di Poesia a Bonefro

Il progetto Spazi di Poesia, che ho ideato e organizzato per Bonefro, mio paese di origine, e che è stato molto ben esposto in un Articolo (che riallego) di Rosalba Le Favi per la Voce di Mantova, sintetizza il mio percorso di ricerca di una poesia intesa come linguaggio totale, fondato su due termini: Identità e Adiacenza. Poesia cui non basta dare forma a giardini di suoni e immagini (ricordando anche la lezione di Antonio Porta) chiusi e appagati di sé, ma aprirsi a scambi vivificanti con l’Altro e l’Oltre il Sé, che pure è la casa del senso cercato. Sono nuclei di senso, che l’attuale fase di sviluppo del capitalismo globalizzato tende a negare alla radice, e implicanti quindi ricerca di visione altra e pensiero critico. Non a caso ho scelto e coinvolto al mio fianco voci di critica come John Picchione (da decenni fonte di scambi vivificanti) e di poesia (come Gabriella Galzio e Tiziana Antonilli), nonché autrici di immagini, in foto e pittura (come Carmen Lalli e Mirella Sotgiu), al fine di comporre un caleidoscopio di linguaggi multimediali.

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Spazi di Poesia – Comune di Bonefro

Pubblicato il 18 luglio 2021 su Eventi Milanocosa da Adam Vaccaro

Comune di Bonefro
Assessorato alla Cultura
in collaborazione con
Associazione Culturale Milanocosa
Presenta alla
Sala Auditorium del Convento S. Maria delle Grazie
12 Agosto 2021 – h. 17,30

SPAZI DI POESIA
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A cura di
Adam Vaccaro
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Il Suono e l’Immagine – L’Ascolto e l’Identità – L’Ego, l’Eco e l’Altro
L’Occhio che conosce e riconosce
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Un percorso nel linguaggio totale della Poesia
con interventi di

Tiziana Antonilli, John Picchione, Adam Vaccaro
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Contributi sonori, testi e immagini di
Barbara Gabotto, Giacomo Guidetti, Gabriella Galzio
Carmen Lalli, Mirella Sotgiu

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Anticipazioni Zoom – 3a Terna

Pubblicato il 26 maggio 2021 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni Zoom
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Adam Vaccaro ti sta invitando a una riunione pianificata in Zoom.

Argomento: Zoom meeting invitation – Riunione Zoom di Adam Vaccaro
Ora: 30 mag 2021 06:30 PM
Amsterdam, Berlino, Roma, Stoccolma, Vienna

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Anticipazioni -Tiziana Antonilli

Pubblicato il 15 aprile 2020 su Anticipazioni da Adam Vaccaro

Anticipazioni
Vedi a: https://www.milanocosa.it/recensioni-e-segnalazioni/anticipazioni
Progetto a cura di Adam Vaccaro, Luigi Cannillo e Laura Cantelmo – Redazione di Milanocosa

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Tiziana Antonilli

Inediti
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Con un commento di Adam Vaccaro

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Nota dell’Autrice
Credo in una poesia di resistenza, che cerca il suo baricentro nella posizione etica. Una estetica, quindi, che trae alimento dalle ‘stanze interiori’ e contro il commercio del ‘valore di scambio‘. Il linguaggio è ormai sempre più terreno di scontro tra democrazia e controllo, fra imprevedibilità e massificazione. La poesia, in quanto forma più alta del linguaggio, si è posta contro, suo malgrado. Tuttavia, la poesia non deve niente a nessuno e sarà vitale e scomoda solo se continuerà a essere libera da ogni forma codificata di pensiero.

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Le stanze di Tiziana Antonilli

Pubblicato il 3 marzo 2020 su Recensioni e Segnalazioni da Adam Vaccaro

Quattro quarti con Resto
Tiziana Antonilli, Le stanze interiori, Progetto cultura, 2019

Adam Vaccaro

Questo libro di Tiziana Antonilli, attraverso le sue quattro sezioni, sembra disegnare un percorso da fermo o circolare. Che parte dal mondo intrasoggettivo e dall’oscurità della solitudine, e somma approcci, aperture e colori diversi, interpolando, osservando, dando nomi all’Altro: persone, orizzonti, territori. Se il bilancio non risulta esaltante, e il moto tende a ripiegare al punto di partenza, la cesura non è a somma zero o lunare. C’è un resto, di un disegno più spiraliforme che di cerchio. Perché le domande, o la domanda di fondo, riguardano la mancanza di senso, che non può placarsi con una passeggiata chiusa che narra da casa a casa.
“Celebra lo schermo/ la breve vita di un pomeriggio:/ corto d’autore con lama rossa finale./ Per dare un filo al narrare/ e ai lividi senso/ si punta alla cima più alta/ ma si ingolfa presto la notte/ la penultima dell’inverno/ e bitume ricopre in fretta/ i titoli di coda.! (p.50). È una poesia che in-forma il nucleo-cuore della ricerca, delusa ma non arresa, dell’Autrice: “Non è cammino per piedi scalzi/ o con scarpe di bassa lega”, davanti al “pianto di chi vive a valle/…/ mentre l’inverno stringe allo stesso modo/ becero i polmoni! (p.51). Il percorso procede per immagini accese, non tanto su frammenti, quanto su ri-evocati squarci di vita. La tecnica è quella di uno spot mobile che illumina scorci, tranci, riportati dal Soggetto Scrivente nella propria stanza, che in tal modo assume un senso sia interiore che materico, di casa del Soggetto Storicoreale.
Diventa insomma, questo, il luogo adiacente che congiunge un piano e l’altro della molteplicità identitaria. Diventa esercizio di resistenza (senso sottolineato anche nella prefazione di G. Linguaglossa) e di ripresa di vita, per cui siamo ben oltre un senso intimistico del titolo. La stanza non è chiusa ma aperta, per non farne loculo, davanti al quale non ci resta che piangere. Il Resto, seppure deludente, è fonte di arricchimento di pareti illusoriamente sicure. Ché gli apporti dall’esterno all’interno non sono solo di arredo, per rendere meno triste e spoglia la dimora intima, ma testimoni e costruttori per tutti i livelli dell’identità soggettiva di una visione per la quale Senso e Altro sono due nomi della stessa Cosa, l’uno specchio dell’altro. Talché non può essere perseguito il bisogno vitale del primo, senza abbracciare, dibattere e combattere la terribile, violenta, affascinante complessità del secondo. Sostanza e materia, oggi, di realtà metropolitana, globalizzazione ecc..
Moto, Altro e (ricerca di) Senso sono i pilastri su cui si regge la struttura del libro, tutti nomi di apertura e interminabilità fenomenologica, che non trae alimento da un Essere – dio o altra ideologica fissità – ma da esseri, non solo antropologici, costituenti la poiesi della totalità: “com’è lungo il pomeriggio/ quanta festa ha in serbo/…/ Si rivoltano i vermi/ la luce avanza”, mentre “rantolano l’ultimo freddo gli stracci/ agli angoli delle strade” (p.24); “ombretto rosso sole/ inanellava il blu/ inarreso dello sguardo/…/ allora sembra di nuovo possibile/ che uno schiocco di dita/ ci inabissi all’istante”. Il verso suggerisce una torsione: nell’istante. Ma quale istante? Un infimo insignificante frammento, o quello che per un attimo ci inabissa nel nulla?
Il che comporta un’altra domanda: quale nulla? Del nichilistico pensiero unico dominante l’orizzonte neoliberista della postmodernità, o quel punto zero della oscillazione esistenziale – esplosione orgasmatica, biologica e mentale – da cui può ripartire la rinascita e la “Pienezza dell’esserci” (p. 34)? Punto su cui (ricordo Seamus Heaney), i versi offrono una ulteriore chiosa alla complessità relazionale tra identità singole/collettive.
Né chiusure psicotiche, né aperture inermi. Né casa chiusa, né fiducia acritica. Il brillìo e il dono di ogni tipo di relazione, non deve annullare la ricchezza delle duplicità, cadendo nell’illusione fusionale – di coppia o collettiva. La fonte vitale è molteplice, la sola “ricca d’acqua” che può “irrigare la vigna” (p.29) comune.
Il senso è dunque di percorrere l’inverno, per rinnovare dalla sua “pancia ruvida e nera…gli anni sottratti” (p.26) alle rinascite; e se il bilancio è in rosso e “Briciole hai ricevuto” (p.81), “nel mondo sconquassato/ …/ nella notte del senso” (p.87), se anche “fluttuavi/ da una malinconia all’altra” (p.92), perché “da noi l’alba è prematura” (p.51) e “l’estate è votata al fallimento” (p.95), il compito e il senso non arreso dell’amore antropologico, comanda: “va’ dissoda semina/ non altro t’affolli le ore” (p.41). È il moto vitale dalla notte al giorno, dall’inverno a possibili stagioni luminose della memoria, sempre presenti e sempre passate, in cui “la luce inventava il mare…Durata l’attimo che ci conquistò la meta/ la speranza” (p.43); tra “i germogli notturni…nel ciclo dei gesti, /quelli che aprono e restano/ lasciando dischiuso/ dei finiti il cerchio” (p.44).
Chiudo questa lettura con i bellissimi versi di p. 63: “certi che il Vuoto si sarebbe cibato di noi/ sgorga/ dal lago immobile che si piega sui larici/ duplicandoli in nascite infinite” (p.63). Versi che ci parlano dello spaziotempo furente, liquido e statico in cui siamo, dicono di quel noi e di quel Resto che rimane, che ci chiama e non può essere ridotto a zero: è solo da lì che può essere continuata la rincorsa vitale del Senso.
Febbraio 2020

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