LA POESIA DEL POST-CONTEMPORANEO
LA POESIA DEL POST-CONTEMPORANEO
LA POESIA DEL POST-CONTEMPORANEO
LETTURA DI CINQUE POETI DELLA STAGNAZIONE
Forum sul libro di
GIORGIO LINGUAGLOSSA, Dalla lirica al discorso poetico – Storia della poesia italiana (1945-2010), Roma, Edilet, 2011
Dante Maffia
Gli interventi sporadici sulla poesia italiana dal dopoguerra ai giorni nostri si sono succeduti con una cadenza e una frammentarietà che hanno creato molta confusione ingenerando l’illusione che tutti i gruppetti organizzati dai furbetti dei vari quartieri fossero diventati un pezzo di storia rilevante e da cui non si può prescindere. In realtà le operazioni compiute, quasi tutte, non solo hanno il difetto della faziosità, ma mancano dello sguardo complessivo, quello che permette la visione dell’insieme in una dinamica di scambio e di rifiuto, di scontro e di accettazione, di evoluzione e di involuzione. Anche alcune antologie hanno contribuito all’ipertrofia di autori inesistenti sul piano poetico, ma potenti perché funzionari di grandi case editrici o baroni di università prestigiose. Si pensi a quella curata da Krumm, a quella quasi leghista quasi lombarda curata da Cucchi e Giovanardi, a quella ridicola curata da Daniele Piccini.
Giorgio Linguaglossa e-mail:
via Pietro Giordani, 18 glinguaglossa@gmail.com
00145Roma tel. 06 54 14 192 .cell. 329 3158490
Roma, 8 luglio 2011
Gent. mi interlocutori
Oggetto: Dalla lirica al discorso poetico. Storia della poesia italiana (1945-2010)
Roma, EdiLet, 2011 pp. 410 € 18,00
È uscita la storia della poesia italiana dal 1945 al 2010, il risultato di trenta anni di studi e di riflessioni sulla poesia italiana del Novecento. Uno strumento, ritengo, utile per capire qual è l’eredità che il Novecento lascia alla poesia italiana, le profonde modificazioni subite dalla forma-poesia nel corso di questi ultimi 65 anni e le sue possibilità di sviluppo per il futuro. Il libro tenta di rispondere ad alcuni pressanti quesiti:
OGGI, NEL POST-MODERNO, NELLA SUA FASE DI STAGNAZIONE
Antonio Porta, Tutte le poesie (1956-1989)
di Calpestare l’Oblio
Azione poetica corale contro l’oblio delle morti migranti
Il collettivo “Calpestare l’oblio” ha ricevuto l’invito a partecipare nella notte tra Sabato 30 aprile e Domenica 1 maggio a Firenze, nel contesto della “Notte Bianca”, a Poesia in Azione. Il nostro intervento “performativo” è previsto per le 02:00 (circa) a Piazza Santissima Annunziata.
Per questa occasione abbiamo deciso di proporre agli autori di “Calpestare l’oblio” di prendere parte ad una vera e propria performance corale intitolata “Macchine d’oblio”.
Lo spunto critico è scaturito da una riflessione sul degradante scenario internazionale degli ultimi mesi, dominato dalle solite logiche di guerra e dominio imperialista mascherato avidamente da “intervento di pacificazione e sostegno alle lotte di liberazione del mondo arabo”. Da potere a potere, sulle deboli e sfiancate spalle dei civili, alle spalle della “rivoluzione”. Una guerra che continua a provocare morte, follia, disperazione, le cui conseguenze più visibili giacciono sulle spiagge di Lampedusa se non sui fondali mediterranei mangiate dai pesci. Quello che vogliamo mettere in scena è l’oblio sistematico delle macchine del potere mediatico, che alternano momenti di sovraesposizione cinica e spietata (in particolar modo in momenti estremamente critici per coloro che governano questo paese) ad un oblio altrettanto predeterminato in cui gossip, nani, papponi e ballerine invadono la scena rendendo tutto grotesque e paradossale. Il concetto di morte e il senso fortemente politico di quelle morti, di quelle migliaia di lenzuola bianche stese nel deserto libico come sulle spiagge dell’isola siciliana, perdono definitivamente ogni valore, la propria sacralità, rendendo inoltre possibile, addirittura “condivisibile”, in un paese che non ha più nulla di civile, la dimostrazione ultima di vilipendio della dignità umana inscenata da gran parte della classe dirigente italiana.
Partendo proprio dall’immagine ossessivamente televisiva dei “lenzuoli” abbiamo pensato di ricreare sul palco la medesima scena, di stenderci noi poeti ed autori in fila, coperti da lenzuoli bianchi, e di alzarci ad uno ad uno per andare a leggere il nostro testo di fronte al pubblico. L’idea è semplice e speriamo fortemente comunicativa.
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